Urban Fishing, la moda di pescare in città arriva dal Regno Unito: una tendenza da “prendere all’amo”?

Questo sport che guarda all’ambiente si sta imponendo anche in Italia, grazie soprattutto al lavoro svolto dai Consorzi di bonifica all’interno dei centri abitati

Si chiama “Urban Fishing” e dall’Inghilterra è arrivata anche in Italia: è la moda bizzarra di pescare in città, un po’ come forma di anti stress un po’ però con un obiettivo ambientale. Infatti potrebbe dare spazio a una pratica utile per la manutenzione di bonifica all’interno dei centri abitati.

Sarà una tendenza da “prendere all’amo”? Immaginate dopo una giornata stressante in ufficio di fare una passeggiata fino al fiume o al torrente vicino a casa vostra e… pescare.

È il concetto dell”Urban Fishing”, una disciplina anglosassone inventata dal restauratore fluviale britannico Theo Pike, autore del libro “Trout in dirty places”. In questo testo, l’esperto indica 50 luoghi nel Regno Unito dove è possibile pescare le trote a pochi passi da un centro urbano.

L’intervista al Dottor Massimo Gargano Direttore Generale dell’ANBI a Officina Stampa del 18/02/2021

A seguire questa “moda urbana”, sono al momento soprattutto gli “streeters”, in gran parte giovani, che si cimentano dalla pesca ultralight di pesci di media pezzatura, a sessioni più impegnative di grossi predatori ittici, sempre nel rispetto delle normative anti-Covid.

Ora questa moda si sta imponendo anche in Italia, grazie a un lavoro svolto dai Consorzi di bonifica all’interno dei centri abitati

Alcuni lavori di ‘manutenzione gentile’ svolti dai Consorzi di bonifica, come per esempio il lavoro di bonifica effettuato sul torrente Mugnone, che scorre a Firenze, hanno dimostrato che è possibile rendere i fiumi urbani non sono solo scarichi di liquami, ma luoghi pieni di vita. In questo caso, alcune sistemazioni idrauliche hanno permesso di rallentare il flusso d’acqua proprio sotto i ponti, creando zone ombreggiate ideali per il rifugio e la riproduzione di pesci e anfibi e migliorando così l’intero ecosistema.

L’immagine emblematica della metamorfosi operata dal Consorzio di bonifica 3 Medio Valdarno non è l’unico caso in Italia, però: Adria nel Polesine è già la ‘capitale’ dell’urban fishing italiano.

“C’è ancora molto da fare, ma l’esperienza fiorentina dimostra che ci si può riuscire -, commenta il presidente dell’Anbi (l’associazione dei consorzi di bacino), Francesco Vincenzi -. È indispensabile la collaborazione di tutti i soggetti che insistono sul corso d’acqua, ad iniziare dal contrasto agli scarichi abusivi“.

“I centri urbani devono riappropriarsi di un corretto rapporto ambientale con i corsi d’acqua, troppo spesso costretti dentro argini innaturali – indica infine Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Per questo, ribadiamo la necessità di un Piano Nazionale di Invasi medio-piccoli e multifunzionali, comprendente  anche aree di laminazione delle piene, da posizionare ai confini dei grandi agglomerati urbani per evitare che alvei cementificati o tombati risultino insufficienti di fronte all’estremizzazione degli eventi meteo, conseguenza della crisi climatica.”