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Editoriali

Vaccini: svolta autoritaria, non ‘dovere morale’

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Dopo l’amara esperienza del deprecato ventennio fascista, finita la guerra, il pensiero dominante dei padri costituenti è stato quello di evitare una seconda esperienza come quella del fascismo mussoliniano. Tutti i riflettori quindi si sono concentrati su chi, preso dalla nostalgia, avrebbe voluto ritornare all’orbace, alle marcette, alle adunanze ‘oceaniche, alla premilitare per i ragazzini, e a quello che una volta si chiamava ‘sabato fascista’, e che poi, sotto altro regime, ha preso il nome di ‘settimana corta’: almeno in questo molti sono stati accontentati, rivendicando il sabato festivo come una conquista sindacale.

Democrazia, dunque, se mai questa parola in Italia ha avuto senso. Ma ciò che sta accadendo in questi giorni (e che speriamo cessi al più presto) con lo sbandierato ‘obbligo vaccinale’, negato sia dalla Costituzione Repubblicana, sia dai Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, e, se non bastasse, dalla Risoluzione del Consiglio d’Europa n. 2361 del 2021, dal titolo: ‘Considerazioni sulla distribuzione e somministrazione dei vaccini contro il Covid 19’, (in particolare al punto7.3.1 e al punto 7.3.2) ha l’amaro sapore di un ricatto e di una costrizione che fa leva su ciò che sia la nostra Costituzione, e sia la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo dichiarano assolutamente sacro e imprescindibile, cioè il lavoro. Non vogliamo parlare delle tante incongruenze e delle poche trasparenze che hanno accompagnato questa tragedia fin dall’inizio, non ci spetta e non ci compete. A fronte di centinaia di morti, ci sarà qualcuno che potrà meglio andare a fondo di tante situazioni anomale, come quella dell’azione legale di un gruppo di familiari di morti (di Covid o di terapia?) presso un ospedale tarantino. Ma sventolare un obbligo vaccinale che, sia pure in presenza di una legge, sarebbe, insieme alla legge che lo rendesse possibile, incostituzionale e contrario a qualsivoglia iniziativa democratica.

Ci sono, e c’erano anche all’inizio della dichiarata ‘pandemia’, terapie atte a guarire dal Covid 19: l’esempio ci viene dalla guarigione, all’Ospedale Spallanzani di Roma, di due cinesi curati con un integratore da pochi euro, la Lattoferrina. Una notizia che, data da un tiggì della RAI, è subito sparita in quelli successivi. Tranne a ricomparire tempo dopo, nella risposta ad una domanda della conduttrice di un programma domenicale su RAI 1, che tratta di salute. Infatti, alla domanda rivolta ad un virologo, di quelli che sempre vediamo in televisione da qualche tempo, la conduttrice s’è vista rispondere che sì, la Lattoferrina inibisce l’ingresso della proteina nelle cellule. Ma non era quello il messaggio che doveva passare. Senza parlare della sieroterapia, che guarisce ad horas, e di altri supporti medici che sarebbe troppo lungo enumerare. Non vogliamo, per quanto possibile, entrare nel merito del trattamento dei soggetti positivi: anche se la ‘vigile attenzione e tachipirina per tre giorni’ ad alcuni è sembrata un incoraggiamento ad ammalarsi. Dubitiamo che i grandi virologi, infettivologi e ricercatori non ne fossero al corrente: ma questa è solo una nostra opinione.

Il nostro tema è diverso: quanto è ‘morale’ costringere una persona a farsi inoculare un vaccino, o presunto tale, in nome di un ‘dovere morale’, quando dai fatti riportati dai media ufficiali (e non dai social) sappiamo che nessun vaccino rende immune chi lo assume, lasciandolo, come riscontrato, portatore di una carica virale simile a chi il vaccino non ha assunto? E che significano la seconda e la terza dose di tali vaccini, se non funzionano, e in pratica non si sa fino a che punto siano efficaci (e se lo siano) e per quanto tempo? E che significa ciò che riporta FIRST ON LINE sul web, in data 7 agosto a firma di Ugo Bertone:

“Per i Pharma Usa profitti record trainati dai vaccini contro la pandemia. Per Moderna utile trimestrale raddoppiato e per Pfizer si profila un fatturato di 33,5 miliardi a fine anno. E il secondo trimestre si preannuncia anche più ricco”.

Legittimo sospettare che, stante il fatto che il vaccino non ‘immunizza’, come si affrettano a dichiarare i telegiornali, (più corretto sarebbe chiamare ‘vaccinati’ e non ‘immunizzati’ i soggetti che hanno ricevuto la dose, ma tant’è, la guerra psicologica passa anche attraverso questi squallidi escamotage), questa grande campagna di vaccinazione (o di inoculazione di terapia genica sperimentale) non prescinda dai profitti delle case farmaceutiche.

Ma torniamo all’argomento principale, la deriva autoritaria imposta da questo governo Draghi che ‘tira diritto’ (vi ricorda qualcosa?) nonostante navighi controcorrente, incurante dei morti di vaccino (dei quali, ufficialmente, non è possibile stabilire la correlazione col vaccino stesso, ma che comunque sono morti, oppure le persone che hanno riportato, in maniera dimostrabile, un danno fisico irreversibile) è un fatto che tutti i giorni leggiamo sulle prime pagine dei giornali.

In pratica, a nessuno può essere inoculato il vaccino, o il prodotto di una terapia genica sperimentale, senza che lui vi acconsenta. È di questi giorni la comunicazione dell’FDA americana del termine della fase sperimentale del vaccino Pfizer, il che lo renderebbe quanto meno un ‘vaccino’.

Esiste una corrente filosofica, che parecchi medici allopatici farebbero bene a considerare, l’Olismo. Una definizione più precisa la troviamo sul web:

“Principio filosofico e metodologico di alcune scienze per il quale i sistemi complessi sono irriducibili alla mera somma delle loro parti, in modo tale che le leggi che regolano la totalità non possano mai essere riducibili alla semplice composizione delle leggi che regolano le parti costituenti.

PARTICOLARMENTE

In biologia, tesi secondo la quale, assumendo l’organizzazione dei viventi secondo livelli gerarchici (da quello atomico-molecolare agli ecosistemi), ogni livello superiore mostra valori di funzionalità e di autoorganizzazione superiore a quello che scaturirebbe dalla semplice somma degli elementi di cui è composto e che costituiscono il livello immediatamente precedente.

Definizioni da Oxford Languages

 In parole povere: siamo tutti fatti nella stessa maniera, abbiamo tutti lo stesso numero di organi interni e così via, ma ognuno di noi è diverso da un altro. Non si può quindi adottare la stessa cura per tutti. La visione olistica ci conduce a curare non la malattia, ma la persona. I ‘bugiardini’ esistono proprio perché questo principio è stato riconosciuto, e quindi il farmaco che può giovare ad alcuni, può essere nocivo ad altri. Il ‘Consenso informato’ che si fa firmare a chi deve ricevere il vaccino, serve proprio a questo: riconoscendo i limiti di una terapia (I vaccini non sono una terapia, ma una prevenzione, e non andrebbero fatti in presenza di terapie ad hoc, come accade nel nostro caso), i fabbricanti si proteggono dai danni collaterali, scaricandone la responsabilità su chi il farmaco deve assumere. Ed è chiaro che questi non ha alcuna nozione di medicina o di probabili conseguenze negative.

Concludendo, questa smania di ‘vaccinare’ l’80% della popolazione entro il 15 settembre, spingendo in tutti i modi su chi non desidera essere vaccinato, ricorda molto un regime autoritario al quale non vorremmo appartenere. Gli strumenti sono molti, a cominciare dal Green Pass, per finire alla sospensione dal lavoro con relativa sospensione dello stipendio. Questo non è democratico. La democrazia non è il regime perfetto, ma non riusciamo ad immaginare di meglio. L’impressione che si ricava da questa accelerazione è che si voglia smaltire il maggior numero di dosi di vaccino prima che questa pressione debba forzatamente cessare: cosa che ci auguriamo accada al più presto, e senza danni per chi vuole soltanto tornare ad una forma di normalità e al proprio lavoro, senza sentirsi ogni momento costretto e insidiato.

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  1. Fabio

    30 Agosto 2021 at 23:06

    E quale sarebbe la soluzione per il MONDO allora, coi mezzi che abbiamo nel 2021?

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Morte Franco Migliacci, la lettera di un amico

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Caro Franco! La notizia della tua scomparsa mi ha colto di sorpresa, pur sapendo che non stavi bene, non ci si rassegna mai alla dipartita di una persona cara. Ora, assorbita la triste notizia, sento il bisogno e desiderio di scriverti per inviare al vento i miei sentimenti di grande affetto nei tuoi confronti.

Il primo giorno, quando il mio amico fraterno e collega Renato Coppola, musicista che lavorava alle edizioni della RCA, ci presentò, fui molto emozionato, consapevole di aver conosciuto uno dei pilastri della musica italiana. Poter frequentarti quasi giornalmente per vari interessi musicali, mi riempiva d’orgoglio, tanto più, andando avanti nel tempo, mi facevi sentire il tuo affetto come un fratello maggiore, fino a farmi collaborare nell’ascolto dei giovani che arrivavano per le audizioni alla casa discografica.

Causa vari miei incidenti ero tornato in Italia, dopo aver girato il mondo con il complesso “I CARDINALI” quasi sette anni, il morale a terra per la delusione di dover ricominciare tutto d’accapo, tu hai contribuito in maniera determinante nel farmi riacquistare fiducia ed entusiasmo nella musica. Gli anni passati con te ed i tuoi amici di sempre, Jimmy Fontana e Lilly Greco, sono indimenticabili, grazie all’allegria che emanavate, nonostante la vostra severa professionalità e capacità lavorative. Un periodo pieno di aspettative ed ottimismo che ha segnato positivamente la mia vita per sempre. Un periodo in cui avevo bisogno di risorgere, avere nuovi interessanti propositi, guardare avanti con fiducia ed ottimismo, e, tutto questo è successo grazie a te, con i tuoi consigli ed i tuoi eterni sorrisi arricciando il naso, raccontandomi tanti aneddoti inediti della tua vita.

Parlare di te come artista è superfluo, visto tutto quello che hai creato. Hai lasciato un segno indelebile non solo nell’ambito nazionale, ma ci hai inorgogliti agli occhi di tutto il mondo con il tuo volare, insieme al grande Mimmo Modugno. Un’opera rivoluzionaria per quei tempi, che solo un grande talento, come sei stato tu, poteva inventare, dimostrando successivamente, che non era soltanto una meteora, diventando un pilastro e pezzo importante della storia della musica italiana. Tutti gli italiani ti sono grati per il tuo contributo alla nostra cultura, ma, personalmente voglio ringraziarti per avermi concesso la tua amicizia, i tuoi consigli e tutte quelle ore spensierate che ben coniugavano lavoro ed allegria.

Sono sicuro che ora sarai di nuovo con molti dei tuoi amici, creando e divertendovi in contesto idilliaco, sperando di poterti incontrare di nuovo. Grazie Franco…tuo Marietto…

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L’avventura di vivere a Roma tra maleodori, mezzi pubblici stracolmi, borseggiatori e chi più ne ha più ne metta

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Non passerà molto tempo che, nella nostra eterna città, saremo costretti a girare con le maschere antigas, per non essere storditi dalle putride esalazioni dei cassonetti, che, nel periodo estivo si acuiscono in maniera esponenziale

Quando si parla di avventura romana, non ci si riferisce al turista o, al pendolare che entra nella città, bensì, al cittadino residente, che suo malgrado diventa l’eroe dei nostri tempi, cercando di sopravvivere alle avversità giornaliere, superando i continui ostacoli che vediamo normalmente nei video games.

A fine giornata, ci sentiamo tutti degli Indiana Jones, felici di essere ancora vivi, pensando, che dopo il meritato riposo del guerriero, si riprenderà la battaglia del giorno dopo. Nella vita avventurosa da affrontare però, non ci saranno soltanto le difficoltà delle forze del male, ma per rendere più eccitante la disputa, si dovrà combattere anche contro le istituzioni, quelle stesse che dovrebbero garantire una vita civile e giusta.

Non passerà molto tempo che nella nostra eterna città, saremo costretti a girare con le maschere antigas, per non essere storditi dalle putride esalazioni dei cassonetti, che, nel periodo estivo si acuiscono in maniera esponenziale.

A questa disdicevole situazione, si aggiunge il grado di civiltà raggiunto dalla società moderna, che, per menefreghismo, cattiveria e spirito di rivalsa, ignara del danno che procura a se stessa, aggrava il tutto, non soltanto nel non fare la differenziata, ma portando di tutto vicino ai cassonetti, compresi rifiuti speciali pericolosi, come possono essere olii da scarto, che puntualmente, altri delinquenti, soltanto per il loro macabro piacere, spargono per terra, inquinando in maniera irreversibile.

Da notare, che per le persone perbene e civili, è difficile arrivare vicino ai contenitori per poter fare la differenziata.

Partendo al mattino da questo primo inconveniente, il cittadino cristiano, si fa il segno della croce e si prepara mentalmente ad andare in prima linea al fronte. Purtroppo le persone con meno possibilità finanziare, di solito hanno auto non proprio nuove, e per questo devono essere punite perché inquinano, costrette di conseguenza a prendere i mezzi pubblici. Finalmente inizia la vera avventura. I nervi si irrigidiscono, la pressione si alza (peggio per chi ne soffre), il volto si incattivisce e cambia continuamente colore, a secondo del prolungarsi dell’attesa del bus o della metro, che rappresenta una vera incognita, indecifrabile soprattutto per i turisti stranieri, che, pur essendo stati catechizzati nei loro paesi, si scontrano stupiti, con la reale incertezza, flessibilità e superficialità italiana.

Fa male sentire criticare il proprio paese, malgrado la ragione sacrosanta di chi viene a visitare la nostra bistrattata città, quindi, bisogna ingoiare il rospo amaro.

L’attesa dei mezzi pubblici è quasi sempre logorante e causa un aumento notevole del numero dei viaggiatori. A questo punto, entra in gioco il grado di civiltà della società attuale. Ci si prepara come dei centometristi per riuscire ad entrare, pronti a colpi proibiti contro gli avversari che ti guardano con odio e disprezzo, incuranti del sesso e dell’età delle persone. Lo scontro frontale è cruento, perché i passeggeri all’interno, hanno la pretesa di voler uscire prima di chi deve entrare, ed è inevitabile udire qualche grido di dolore per le gomitate ricevute, il tutto condito da parolacce e maledizioni da entrambe le parti.

Conquistato eroicamente il posto all’interno, si riprende il fiato per proseguire il viaggio. Quasi tutti immersi nei propri telefonini, per questione di vita o di morte, ignari di tutto quello che accade intorno, e, poco importa se i borseggiatori, platealmente, circondano la malcapitata preda, derubandola a volte con la forza e, costringendola a gridare aiuto nell’indifferenza totale.

Vietato intromettersi e compromettersi, questo il motto che vige attualmente nel nostro paese, altrimenti si corre il rischio di prendere botte, qualche coltellata e, nella migliore delle ipotesi, essere denunciati per aver trattenuto il borseggiatore o borseggiatrice, contravvenendo all’interruzione del pubblico lavoro.

Chi è debole è giusto che subisca, chi ha problemi economici è abituato a stringere la cosiddetta cinghia, e quindi può benissimo mettersi sulle spalle nuovi debiti e comprare un’auto nuova per non inquinare. In futuro, avremo nel nostro paese, una minoranza della popolazione che sarà sempre più obesa, e la maggioranza che sfoggerà una linea perfetta, a volte di una magrezza eccessiva.

Però, si può optare per i mezzi pubblici, che rappresentano una vera lotteria, comprando preventivamente un Kit antisommossa. Dimenticavo di dire, che bisogna affidarsi   principalmente alla Fede.

Buona fortuna a tutti.

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Banca Popolare del Lazio, Capitani: “Cari soci vi basti la parola del Presidente!!!”

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Riceviamo e pubblichiamo la nota dell”imprenditore agricolo e socio della Banca Popolare del Lazio Domenico Capitani.

“Forse l’errore del Presidente di chiamarsi Banca Popolare del Lazio e non presidente del CDA, nel presentare la lista dei candidati unici al “nuovo” CDA, pur rimanendo un errore formale, sottace la vera natura dell’uomo di sentirsi “padrone” della banca.

Cosa che si rileva anche in altre occasioni, come per esempio nei comunicati stampa o pseudo interviste in cui parla di acquisizioni o scelte strategiche che avrebbero bisogno dell’approvazione della vera proprietà della banca ovvero “l’assemblea dei soci” in presenza, VERA SOVRANA , essa si, della banca, così come si sbandierano i successi, se successi fossero, come il “salvataggio” della Banca della Tuscia, banchetta con un unico sportello e non si cita il fallimento molto dispendioso della BPL dell’acquisizione più volte annunciata della Banca Val Camonica.

Così come non si parla della anch’essa annunciata, con comunicati e articoli stampa, ristrutturazione dell’Ottobre 2020 che prevedeva la collaborazione con Banca Cassinate e Popolare di Fondi (che smentiranno immediatamente).

Sembrerebbe per noi umani che andiamo a “tentoni”. Si parla dell’aumento delle filiali come fosse una conquista napoleonica. La BPL sono 30 anni che aumenta le sue filiali, loro evidentemente hanno solo il merito di averne regalate tante Banca Blu che non è di proprietà 100% BPL. Chi ci avrà guadagnato?! Per non parlare dei risultati di bilancio, si fanno percentuali sull’anno precedente che non esisteva e si ottiene un prestigioso + 80,26%.
In verità ci sarebbe molto da discutere sul risultato ottenuto, dieci filiali ottengono un utile di 7,8 milioni , 53 filiali Blu Banca ottengono un utile di 11,1 milioni. Forse era meglio tenersele.
Apprendiamo inoltre dal comunicato che la banca avrebbe acquisito una società di brokeraggio assicurativo finalità diventare banca-assicurazione.

Cari soci vi basti la parola del Presidente!!!”

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