VALMONTONE LA BEFFA DEL PARCHEGGIO MULTIPIANO, UNA CATTEDRALE TUTTA “ITALIANA” NEL DESERTO

di Cinzia Marchegiani

Valmontone (RM) – In Italia le opere fantasma sembrano un “cult de noartri”, colate di cemento e costruzioni faraoniche lasciate mangiare dal tempo e dagli atti vandalici, e come sempre riportano la gravità della gestione dei comuni nel territorio, che oltre a spendere soldi pubblici, non riescono neanche a garantire un servizio al cittadino. Questo è il caso del parcheggio multipiano realizzato presso la stazione ferroviaria di Valmontone. Doveva accogliere le auto dei pendolari, accedere direttamente alla stazione ferroviaria,  e dare respiro a quel piccolo parcheggio creato su un piazzale che a detta di un cittadino sembra più una discarica.


LA DENUNCIA DEL CITTADINO

Un cittadino  ha contattato il nostro giornale dichiarandosi stanco di questa situazione poiché a pagare le conseguenze sono espressamente i pendolari. Ha inviato le foto riguardanti sia il parcheggio esterno dove le macchine possono parcheggiare al prezzo di un euro su un piazzale che, tranne qualche romanella alla meno peggio di asfalto, lascia il fondo sempre pieno di pozzanghere e fango. Non solo, non si capacita come mai una struttura multipiano di recente costruzione adiacente la stazione adibita a terminal bus e a parcheggi completata e mai aperta al pubblico è stata lasciata al deterioramento del tempo e degli sciacalli, mentre è costretto a parcheggiare su un piazzale fatiscente che sembra più una discarica:”Segnalo altresì che l'illuminazione pubblica di questi luoghi nonché del sovrapassaggio rimangono spente nelle ore di serali e notturne, esponendo i poveri utenti delle ferrovie a qualsiasi forma di pericolo." Dichiara il cittadino.

E l’amarezza dell’utente è grande, soprattutto perché occorre ricordare che un pendolare non può scegliere l’orario del rientro a casa, ci viene spiegato che si ha sempre paura di perdere anche per un minuto il treno alla stazione e dover prendere quello successivo, il posto oltre a non avere controllo per la sicurezza ora è lasciato al buio. 

IL FALLIMENTO DEL PROGETTO, LA STORIA DELLA SOCIETA’ PARTECIPATA DEL COMUNE

Una storia piena di ombre che a quanto pare lascia solo molti quesiti, poiché la Società Valmontone Stazioni a partecipazione comunale che doveva gestire quest’opera pubblica sembra aver lasciato un milione di debiti e la ditta che ha provveduto alla sua realizzazione non è stata pagata. Con un comunicato del 9 dicembre 2013, apparso sul sito ufficiale del Comune di Valmontone, si informava i cittadini che avveniva la definitiva conclusione della procedura di liquidazione della Valmontone Stazioni, avviata nel 2010.

CORTE DEI CONTI SEZIONE REGIONALE DI CONTROLLO PER IL LAZIO

Si legge che nell’adunanza del 15 luglio 2008 composta dai magistrati:Vittorio Zambrano, Presidente Rosario Scalia Consigliere, Antonio Frittella Consigliere relatore, Giuseppe Borgia Consigliere, Maria Teresa Polverino Consigliere, Maria Luisa Romano Primo Referendario, in considerazione della relazione concernente le risultanze del rendiconto 2006 del Comune di Valmontone, redatta dal revisore unico in ottemperanza alle prescrizioni dell’art. 1, comma 166, della legge n. 266/2005 ed in conformità alle linee-guida fissate dalla Corte dei conti pur in assenza di specifiche segnalazioni concernenti la sussistenza di gravi irregolarità contabili, ha esposto dati evidenzianti profili sintomatici di una situazione finanziaria non rispondente a criteri di sana gestione.
A seguito dell’esperimento di apposita istruttoria (nota del magistrato istruttore n. 1958 del 22/04/2008) l’organo di revisione ha trasmesso ulteriore documentazione ed elementi conoscitivi integrativi i quali non hanno consentito di superare tutte le criticità contestate. Il Magistrato istruttore, pertanto, ha ritenuto la necessità di promuovere il deferimento all’esame collegiale, ai sensi e per gli effetti dell’art. 1, co.168, L.F. 2006.

5. PRESUNTA VIOLAZIONE DELL’ART. 2447 C.C.

In relazione alla contestata mancata adozione delle misure previste dal Codice civile per la perdita conseguita al 31/12/2006 dalla società Valmontone S.p.A., interamente partecipata dal comune di Valmontone, l’Amministrazione ha fornito, con le controdeduzioni trasmesse in data 11 luglio u.s., esaurienti chiarimenti atti a precisare le procedure adottate. A tal fine appare peraltro opportuno puntualizzare che l’art. 7, comma 7, della legge n. 131/2003, affida alle Sezioni regionali di controllo della Corte dei conti, tra l’altro, la verifica della “sana” gestione finanziaria degli enti locali e, l’art. 1, comma 168, della legge 266/05 prevede che (le sezioni medesime) “qualora accertino, anche sulla base delle relazioni di cui al comma 166, comportamenti difformi dalla sana
gestione finanziaria…..adottano specifica pronuncia”.

Nel caso in esame la Sezione ritiene necessario evidenziare alcuni aspetti emersi dall’esame degli atti trasmessi, al fine di valutare la “virtuosità” delle scelte gestionali del comune di Valmontone:
a) dalla documentazione inoltrata sembrerebbe emergere che il pieno assolvimento dell’oggetto sociale della Valmontone Spa – Società di trasformazione urbana, costituita il 25/1/2006 con Capitale sociale di euro 120.000, fosse condizionato al trasferimento “di alcuni terreni di cui il comune di Valmontone aveva la promessa di cessione da parte
della Federservizi”;
b) con la deliberazione consiliare n. 101 del 18/10/2006, veniva deciso il conferimento di alcune aree alla Valmontone Stazioni Spa, nonché si manifestava la disponibilità a predisporre idonea garanzia per l’accensione di un mutuo necessario al completamento dell’opera. Tale volontà dell’amministrazione, è bene evidenziare, veniva espressa prima dell’approvazione del bilancio di esercizio 2006, cioè prima della rilevazione della perdita di euro – 79.760,00, la cui entità, incidendo fortemente sul capitale sociale, rendeva obbligatoria la convocazione dell’assemblea per deliberare la trasformazione della società o la riduzione del capitale con conseguente ripristino della stesso ad una cifra non inferiore al minimo. Nessuna documentazione che attesti il verificarsi di tali adempimenti è stata inoltrata, né risulta sia stata adottata una deliberazione di riconoscimento del debito fuori bilancio sebbene si tratti di fattispecie riguardi una fattispecie diversa da quelle elencate all’art. 194 TUEL, derivante dalla perdita della Valmontone spa, perdita
interamente a carico del bilancio comunale.
c) con Verbale del Consiglio di Amministrazione del 30 aprile 2008 viene accertato, a fronte di perdite registrate di euro 161.973 (anni 2006 e 2007), lo scioglimento della Società, ai sensi dell’art. 2484 c.1, n.4, C.C. e la revoca delle deliberazioni di accensioni di mutuo e/o richiesta di fido bancario e la vendita di locali commerciali.
Nel suddetto verbale si legge tra l’altro che: “a seguito della mancata realizzazione dell’operazione di conferimento da parte del socio unico comune di Valmontone – mediante la quale la società avrebbe dovuto ripianare le perdite verificatesi negli esercizi 2006 e 2007, ammontanti complessivamente ad euro 161.973,00- si è verificata la causa di scioglimento contemplata dall’art. 2484 c. 1, n. 4 del codice civile.”

Quanto sopra riportato induce la Sezione a una duplice considerazione:
1. la mancata iscrizione in bilancio delle suddette perdite e la conseguente assenza di rilevazioni in contabilità finanziaria dell’operazione di conferimento dei terreni alla STU, rilevabile solo dal Conto del Patrimonio, qualora il conferimento fosse andato a buon fine;
2. la previsione dell’Ente di provvedere alla copertura delle perdite societarie con conferimenti di beni del patrimonio immobiliare, quindi con risorse che non sono riferibili alla gestione corrente, mentre le perdite societarie, avuto riguardo al Principio contabile punto 95 e alla giurisprudenza consolidata delle Sezioni regionali di controllo (cfr. parere Sezione regionale di controllo Toscana n. 10P/2007; parere Sezione regionale di controllo Piemonte n. 15/2008; Sezione regionale di controllo Abruzzo, deliberazione n. 578/2007; Sezione regionale controllo Puglia, delib. 65/F/2007; Sezione regionale controllo Marche, delib. N.22/2007), costituiscono spese di parte corrente e non in conto capitale.

A tale proposito, è da evidenziare che nella nozione di spese in conto capitale, ciò che prevale è l’impiego di risorse finanziarie volte ad acquisire beni a fecondità ripetuta, ovvero beni non solo destinati al consumo, ma in grado di prestarsi ad un uso ripetuto nel tempo e di costituire delle vere e proprie dotazioni permanenti a disposizione dell’ente locale; tale nozione di spesa in c/capitale, pertanto, non si concilia con quella di perdita societaria che, al contrario, corrisponde ad un decremento del patrimonio.

Da quanto descritto emerge che l’Ente non ha agito nel rispetto dei principi di sana gestione, anzi ha costituito una società in house in cui il perseguimento dello scopo sociale era parzialmente condizionato da un evento che l’ente stesso non poteva “controllare”, tale scelta gestionale ha comportato un costo per la collettività amministrata pari al valore del conferimento in denaro per il capitale versato oltre alle successive perdite che graveranno nel bilancio 2008. In proposito, appare utile ricordare che in base alle disposizioni in vigore (artt. 27 e ss. della legge n. 244/2007) l’Ente con deliberazione consiliare avrebbe dovuto provvedere alla verifica della sussistenza dei presupposti per il mantenimento della partecipazione nella STU e, in occasione della verifica del rispetto degli equilibri di bilancio, avrebbe dovuto individuare le risorse per la copertura della perdite realizzate dalla Valmontone Spa.

La struttura multipiano lascia un'amara desolazione, poiché rappresenta la solita cattedrale nel deserto, costruita in un comune, che doveva offrire un servizio per la comunità non solo di Valmontone, ma anche dei comuni limitrofi, ad oggi con difficoltà non si comprendono le procedure ostative all’apertura al pubblico, e la constatazione oggettiva che proprio per la mancata funzione e manutenzione della costruzione già realizzata, l’opera stessa sta diventano uno sfregio proprio per gli utenti che si vedono impossibilitati alla sua fruizione.

L’Osservatore d’Italia si attiverà per cercare di contattare le Ferrovie dello Stato e il Comune stesso, per poter dare risposte certe agli utenti che ad oggi sembrano lasciati all’oscuro di tutto, anche della luce che dovrebbe essere un deterrente per personaggi malintenzionati, ad oggi quel parcheggio sterrato sembra più una meta notturna per focosi amanti!