Velletri, Andreozzi su sentenza Davide Cervia: “Solidarietà alla famiglia, un esempio per tutti i cittadini onesti”

VELLETRI (RM) – «Anche se sono passati ventisette anni, quando sento parlare di Davide Cervia provo un sentimento di rabbia e indignazione. Pensare a un uomo e a una persona perbene strappato alla sua famiglia, alla moglie e ai figli, con tutto quello che è successo in termini di depistaggi, omissioni e mancate verità è qualcosa che non si può tollerare».

L’Assessore ai Beni Comuni, Sergio Andreozzi, commenta così la sentenza di martedì scorso che ha visto la condanna del Ministero della Difesa per violazione del diritto alla verità. Un responso, quello del Tribunale, che non è di certo risolutivo ma rappresenta una piccola vittoria: «Ho sempre espresso la mia solidarietà alla famiglia Cervia, a Marisa, Erika e Daniele, e sono fermamente convinto che questa sentenza non basti. Tuttavia la dignità con cui i familiari di Davide hanno condotto le loro battaglie, sin dagli albori della fondazione del Comitato per la verità, è un esempio per tutti i cittadini onesti».

Secondo Andreozzi «le mancanze dello Stato nei confronti di una storia come questa sono inaccettabili, così come le istituzioni colpevolmente sono state silenziose e non hanno dato il loro sostegno e il loro apporto concreto alla giusta causa di una famiglia». «La sentenza» – ha concluso l’Assessore – «mi fa venire in mente i sit-in, i servizi in televisione con la Raffai, la fiaccolata lungo il Corso, la fondazione del Comitato in cui in tanti abbiamo creduto, ma soprattutto la sofferenza e le angherie che hanno dovuto subire questi nostri concittadini.

Personalmente esprimo ancora una volta di più, in prima persona, la mia vicinanza alla famiglia Cervia e spero che la ricerca della verità non si fermi per questo rapimento di Stato che rappresenta una delle pagine più scure della storia italiana. Non è di certo un caso che una simile notizia non sia su tutti i telegiornali e sulle prime pagine dei quotidiani nazionali. Un’altra faccenda che mi disgusta».