VIDEO POKER: PASSATEMPO O PATOLOGIA? COME RICONOSCERE I SEGNALI E COME INTERVENIRE.

A cura della dott.ssa Catia Annarilli Psicologa – Psicoterapeuta, Centro Psicologia Castelli Romani

  La distinzione tra “piacere del gioco” a cui dedicare qualche momento ogni tanto sfidando la fortuna e “gioco d'azzardo patologico” è estremamente importante perché permette di chiarire aspetti delle due situazioni aiutando a rintracciare la linea che da gioco ricreativo fa diventare il rapporto con il gioco una vera e propria dipendenza patologica. 

Il gioco d'azzardo consiste nello scommettere beni, per esempio denaro, sull'esito di un evento futuro.

La perdita di controllo sul proprio comportamento, è la caratteristica più importante della dipendenza patologica dal gioco, aspetto questo che invece rimane intatto nel gioco ricreativo che resta sempre un comportamento volontario e controllato.

Questa patologia spinge a giocare in maniera compulsiva, per vivere l'eccitazione del rischio, che spesso è tanto più forte quanto più alta è la posta: anche se la persona conosce perfettamente il funzionamento del gioco d'azzardo, continua a giocare senza riuscire a fermarsi, che stia vincendo o perdendo, finché non avrà perso tutto. Per questo spesso si ritiene che il malato di gioco d'azzardo non giochi per vincere, ma per perdere. Non importa quale sia il tipo di gioco, ciò che va considerato è il rapporto di dipendenza compulsiva che la persona mostra, pertanto si può parlare di poker di roulette ma anche di scommesse sulle partite di calcio o del video poker del bar di provincia sotto casa e il fenomeno riguarda sia gli uomini che le donne.  

Per alcuni giocatori, i giochi d'azzardo restano dei piacevoli passatempo a cui dedicarsi magari durante il periodo natalizio o quando ci si ritrova con gli amici e pur dimostrando una vera e propria passione non manifestano aspetti di dipendenza patologica riuscendo a gestire il gioco, il tempo e le risorse economiche da dedicarvi. Il giocatore compulsivo invece mostra delle caratteristiche più rigide e si trova ad affrontare diverse fasi dai confini spesso sfumati:  dal gioco occasionale a quello abituale, da gioco a rischio fino al gioco compulsivo.  

Il gioco d’azzardo patologico si configura come un vero e proprio problema caratterizzato da una graduale perdita della capacità di autolimitare il proprio comportamento di gioco, che finisce per assorbire, direttamente o indirettamente, sempre più il tempo quotidiano, creando problemi secondari che coinvolgono la famiglia, i rapporti di lavoro, i rapporti sociali compromettendo fortemente le risorse economiche, creando situazioni di disagio profondo fino a sfociare in comportamenti antisociali come truffe o rapine i cui proventi si pensa possano sanare i debiti ma più spesso per trovare le risorse economiche per continuare a giocare con l'illusione ancora più grandiosa di una vincita che permetta di coprire ogni debito innescando un circolo vizioso che raramente si riesce ad interrompere senza una seria richiesta di aiuto.

I giocatori ricreativi e patologici, considerati lungo un continum, possono essere così categorizzati:

 

1. il giocatore sociale che considera il gioco come un occasione per socializzare e divertirsi e sa governare i propri impulsi distruttivi;

2. il giocatore problematico che usa il gioco per sanare dei problemi sociali da cui sfugge o a cui cerca soluzione;

3. il giocatore patologico in cui la dimensione del gioco quasi scompare per lasciare spazio ad un comportamento distruttivo che è alimentato da altre serie problematiche psichiche;

Un giocatore veramente dipendente è una persona in cui l’impulso per il gioco diviene un bisogno irrefrenabile e incontrollabile, al quale si accompagna una forte tensione emotiva ed una incapacità, parziale o totale, di ricorrere ad un pensiero riflessivo e logico. L’autoinganno e il ricorso a ragionamenti apparentemente razionali assumono la funzione di strumenti di controllo del senso di colpa che alimentano un circolo vizioso autodistruttivo  in cui se il giocatore dipendente perde, giustifica il suo gioco insistente col tentativo di rifarsi e di riuscire almeno a riprendere i soldi persi, se vince si giustifica affermando che è il suo giorno fortunato e deve approfittarne, sottolineando una temporanea vittoria che supporta, attraverso una realtà vera ma alquanto instabile e temporanea, questa affermazione interiore o esteriore.

La dipendenza dal gioco è una patologia che può essere curata attraverso una psicoterapia mirata, le persone che ne sono affette raramente riescono spontaneamente a chiedere aiuto ma la famiglia, o le persone che gli sono accanto spesso si accorgono di comportamenti anomali che vengono messi in atto per potr continuare a giocare come la sottrazione di denaro, gli ammanchi economici, le assenze prolungate o le numerose bugie, riuscire ad identificare per tempo questi segnali può essere di grande aiuto al giocatore patologico e permettergli di iniziare un percorso di cura prima di cacciarsi in danni più grossi e seri.

La dipendenza dal gioco è una dipendenza patologica a tutti gli effetti, per alcuni versi non diversa dalla dipendenza da alcool o droghe e come tale deve essere trattata. La psicoterapia si è dimostrata nel tempo un approccio assolutamente valido e risolutivo.

 

Dott.ssa Catia Annarilli

Psicologa – Psicoterapeuta

cell.3471302714

catia.annarilli@gmail.com

www.centropsicologiacastelliromani.it

 

1. Alonso-Fernandez Francisco, 1996, La dipendenza dal gioco. In Le altre droghe, EUR, Roma.

2. AA.VV., 1994, DSM-IV, Masson