Connect with us

Cronaca

WHY NOT, LUIGI DE MAGISTRIS ASSOLTO

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 3 minuti Accusato di abuso d'ufficio per le intercettazioni riferite alle utenze di alcuni parlamentari acquisite senza le relative autorizzazioni nel 2006

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

Redazione

Assolto perché il fatto non costituisce reato. È la motivazione con cui i giudici della Corte d'Appello di Roma, hanno assolto il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris dall'accusa di abuso d'ufficio per la vicenda legata all'inchiesta calabrese «Why Not». La stessa decisione riguarda Gioacchino Genchi, che insieme a De Magistris era stati condannato a un anno e tre mesi in primo grado. In primo grado de Magistris e Genchi furono condannati a un anno e tre mesi per abuso d'ufficio per le intercettazioni riferite alle utenze di alcuni parlamentari acquisite senza le relative autorizzazioni nel 2006, quando l'attuale sindaco di Napoli era pm a Catanzaro e titolare dell'inchiesta.

Il sostituto pg Pietro Catalani aveva chiesto l'assoluzione dei due imputati per due episodi legati ai casi dei parlamentari Pisanu e Pittelli e la dichiarazione di prescrizione, riferita agli altri sei episodi che avevano riguardato i politici Sandro Gozi, Romano Prodi, Clemente Mastella, Antonio Gentile, Domenico Minniti e Francesco Rutelli. Ai giudici della terza Corte d'appello, presieduti da Ernesto Mineo, è bastata un'ora scarsa di camera di consiglio per chiudere la vicenda con una doppia assoluzione.

"Per me è la fine di una profonda sofferenza". Collegato al telefono, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha commentato così con il suo difensore, l'avvocato Massimo Ciardullo, la notizia dell'assoluzione. "Sono convinto di avere svolto il mio mestiere di magistrato nel pieno rispetto della Costituzione e della legge", ha detto De Magistris, molto emozionato

L'inchiesta Why Not Il nome Why Not deriva da quello di una società di outsourcing la cui attività rappresenta uno dei filoni principali dell'indagine. L'inchiesta registra un momento di svolta il 18 giugno 2007 quando il pm de Magistris fa eseguire dai carabinieri 26 perquisizioni nei confronti di altrettanti indagati. Tra loro vi è anche Pietro Scarpellini, consulente "non pagato", come precisò all'epoca Palazzo Chigi, della Presidenza del Consiglio dei ministri. Nell'inchiesta risultano indagati, inoltre, Luigi Bisignani, consulente della Ilte spa, e Giancarlo Pittelli, senatore di Forza Italia. Un ruolo centrale nella vicenda sarebbe stato svolto dall'imprenditore Antonio Saladino, allora presidente della Compagnia delle Opere della Calabria. L'inchiesta ruota attorno anche a presunti contatti tra Saladino e l'allora Presidente della Commissione europea Romano Prodi, poi smentiti dalle inchieste. Negli atti dell'inchiesta figurano anche alcune intercettazioni telefoniche riguardanti colloqui tra Antonio Saladino e il ministro della giustizia Clemente Mastella, la cui posizione è stata successivamente archiviata per insussistenza dei fatti.

Durante l'indagine si registra l'iniziativa di Clemente Mastella che chiede al Consiglio superiore della magistratura il trasferimento di de Magistris: il CSM ha dapprima rimandato la decisione a dicembre 2007. Alla fine, sia de Magistris che i suoi collaboratori sono stati rimossi dall'inchiesta. La vicenda ha creato un grave conflitto, senza precedenti, tra le Procure di Salerno e Catanzaro, creando un caso nazionale che ha visto anche l'intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il pm de Magistris e il ministro Mastella, per motivi opposti, sono stati entrambi oggetto di minacce.

Altri indagati nell'inchiesta sono il generale Paolo Poletti, capo di stato maggiore della Guardia di Finanza, Nicola Adamo (Ds), in quella fase vicepresidente della Regione Calabria, Mario Pirillo (ex-Margherita, poi Partito Democratico Meridionale), assessore regionale all'agricoltura, e un consigliere regionale dei Ds, Antonio Acri. Il 19 ottobre 2007, la procura di Catanzaro, nella persona di Dolcino Favi (avvocato generale dello Stato e procuratore generale reggente a Catanzaro), ha avocato a sé l'inchiesta, sottraendola a de Magistris per presunta incompatibilità. Il Pg facente funzioni ha inoltre disposto che la notizia venisse ufficialmente comunicata al P.M. solo il 22 ottobre. In un'intervista a la Repubblica, de Magistris dichiarerà, infatti, di esserne venuto a conoscenza da notizie di stampa.

Per completezza d'informazione, bisogna aggiungere che Favi già nel 1989 era stato oggetto di attenzioni da parte del CSM e della Camera dei deputati per «essere dedito a sistematiche violazioni di norme, in particolare di quelle poste a presidio dei diritti fondamentali dell'individuo» e che egli avocò "Why Not" giusto una settimana prima che scadesse la sua carica a procuratore e quando il CSM aveva già nominato il procuratore titolare, attuando l'avocazione in una forma particolarmente aggressiva (facendo, cioè, aprire la cassaforte dell'ufficio all'insaputa del PM e prelevandone tutti gli atti d'inchiesta).

Infine, anche la presunta incompatibilità sostenuta da Favi (riguardante l'iscrizione sul registro degli indagati del ministro Mastella, che aveva chiesto il trasferimento di de Magistris), si è rivelata inesistente poiché Mastella era stato iscritto come senatore, mentre le intercettazioni disposte dalla procura (come risulterà, a febbraio 2009, ai giudici di Salerno) erano perfettamente legittime poiché non vi era modo di associare preventivamente l'utenza usata anche da Mastella a un parlamentare. Il 21 gennaio 2012 il GUP di Roma Barbara Callari rinvia a giudizio Luigi de Magistris e Gioacchino Genchi con l'accusa di aver acquisito in modo illegittimo, nel 2009, i tabulati telefonici di alcuni parlamentari. De Magistris ha definito l'inchiesta "infondata"

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Cronaca

Andria, blitz nei negozi e ristoranti: boom di “lavoratori in nero”

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Numerosi i controlli effettuati dai militari dell’Arma a diversi esercizi commerciali bar e ristoranti nel centro di Andria dove sono state rilevate sanzioni amministrative e ammende per un totale di circa 20.000 euro.
Nei giorni scorsi i Carabinieri della Compagnia di Andria, coadiuvati da personale del Nucleo
Ispettorato del Lavoro eseguivano delle attività ispettive in alcuni ristoranti del comune di
Andria dove venivano riscontrate diverse violazioni del Testo Unico Sicurezza sul Lavoro,
entrato in vigore nel 2008, che costituisce indubbiamente il principale riferimento legislativo sul tema della sicurezza dei lavoratori.
Gli articoli contestati sono diversi e riguardano principalmente l’omessa sorveglianza sanitaria e la formazione dei lavoratori nonché la presenza di alcuni lavoratori senza relativo contratto, i cosiddetti “lavoratori in nero”, privi della tutela assicurativa contro gli infortuni e le malattie
professionali.
Sono state elevate sanzioni amministrative e ammende pari a circa 20.000 euro e nel contesto
ispettivo veniva applicato anche il provvedimento della sospensione dell’attività imprenditoriale a seguito degli accertamenti dei lavoratori irregolari e gravi violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro.
Continueranno nei prossimi giorni i controlli da parte dei militari in tutta la Provincia BAT al
fine di ridurre, soprattutto con l’inizio della stagione estiva, il fenomeno del lavoro a nero.

Continua a leggere

Cronaca

Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 2 minuti

image_pdfimage_print

I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



Continua a leggere

Cronaca

Settimo Milanese, tenta di violentare due minorenni : in manette un 22enne

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

A Settimo Milanese, i Carabinieri della locale Stazione hanno arrestato, in esecuzione ad una ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal GIP del Tribunale di Milano, su richiesta della locale Procura della Repubblica, un ventiduenne di nazionalità ecuadoriana, ritenuto responsabile del reato di tentata violenza sessuale ai danni di due minori, una classe 2010 e l’altra 2012, entrambe residenti in quel centro.

La misura scaturisce dall’attività investigativa, avviata dalla Stazione di Settimo Milanese nel mese di gennaio del 2023, che ha consentito di ricostruire in maniera dettagliata due distinti episodi avvenuti rispettivamente il 30 gennaio 2023 ed il 19 febbraio 2024 e che hanno visto quali vittime le due ragazze.

Dalle indagini condotte si è accertato che la prima vittima, mentre stava passeggiando con il proprio cane, veniva pedinata dall’uomo che dopo averla raggiunta all’interno dello stabile condominiale in cui la stessa vive, la avvicinava in prossimità dell’ascensore ed improvvisamente iniziava a stringerla a sé con la forza. In tale circostanza solo la pronta reazione della ragazza che riusciva a divincolarsi dalla presa riusciva ad interrompere il proposito delittuoso dell’uomo.

Nel secondo caso gli accertamenti investigativi espletati hanno consentito di appurare che lo stesso soggetto, con un’azione criminale pressoché identica, aveva avvicinato un’altra ragazza minore all’uscita da scuola, pedinandola fino all’ingresso del condominio in cui la stessa abita e dopo essere salito con quest’ultima all’interno dell’ascensore, all’apertura delle porte l’uomo, con una mossa repentina, la afferrava per il maglione tentando di tirarla verso di sé. Anche in questo caso la pronta reazione della minore, che riusciva a guadagnare la fuga, aveva consentito di evitare ulteriori conseguenze.

L’arrestato è stato condotto presso la propria abitazione e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, come disposto dalla competente Autorità Giudiziaria.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti