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Wo Long: Fallen Dynasty, il soulslike ambientato nella Cina medievale

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Wo Long: Fallen Dynasty, la nuova avventura d’azione di Team Ninja, è un titolo veramente difficile da valutare. Gli sviluppatori dietro questo dramma fantasy cinese mescolano molti elementi interessanti che danno vita a un’avventura complessa, sicuramente non esente da difetti, ma che nel complesso riesce a nostro avviso nel suo intento, ossia garantire una sfida adeguata a tutti quei giocatori che vogliono mettersi alla prova con combattimenti complicati. Wo Long: Fallen Dynasty è ambientato nel 184 d.C., un periodo che vide la Cina impegnata con la rivolta dei Turbanti Gialli. Si tratta di un evento a livello storico molto importante, cruciale per la dinastia Han, che vide il proprio declino iniziare a terminare in quella rivolta che venne sì repressa, ma che permise all’epoca dei Tre Regni di iniziare e fiorire. A far scattare la scintilla fu la rivolta dei contadini che decisero di ribellarsi al potere: erano circa 300.000 di loro e pretendevano che venisse instaurato un regime egualitario, annullando quel mandato del cielo che aveva messo la famiglia Han al governo. La rivolta riuscì a estendersi in tutta la Cina, coinvolgendo l’intera nazione e cambiando per sempre la storia del popolo cinese negli anni a venire. L’evento vide come protagonisti numerosi soldati che fecero la storia della Cina e che Wo Long celebra riportandoli in vita, in una forma più epica e molto più videoludica, con l’intento di dare loro il giusto peso che meritano nella storia: parliamo di Cao Cao, nonché di Zhang Jiao, fino all’eremita Hong Jing, tutti pronti a fornire supporto in battaglia e fare in modo che l’intervento del protagonista possa essere finalizzato al debellare una piaga che Team Ninja ha deciso di proporre all’interno del costrutto narrativo: dei demoni nati dall’Elisir, una droga che è stata capace di dare dei poteri sovrumani a chi decide di assumerla. Va da sé che ci troviamo dinanzi a un pretesto narrativo che non fa dell’intreccio narrativo la parte più interessante: Wo Long infatti ha nel gameplay la propria forza, la propria prestanza, la propria unicità. Wo Long: Fallen Dynasty, come detto, basa la sua esperienza sul gameplay e sul combat system. Nelle circa venti ore impiegate per portare a termine la main quest, quindi senza prendere in considerazione tutte le missioni secondarie abbiamo imparato a padroneggiare le novità che Team Ninja ha inserito nel suo ultimo titolo. Partiamo col dire che la continuità con Nioh è visibile, sia in quelle che sono le armi proposte, tanto per il ritmo del combattimento, spesso aggressivo e quasi sempre non votato alla riflessività, se non all’inizio.

Il proprio alter ego virtuale, personalizzabile in tutto e per tutto grazie a un editor profondissimo e attento a ogni minimo dettaglio della corporatura, dopo ogni uccisione raccoglierà della Forza Vitale che gli permetterà di aumentare di livello: al posto dei consueti templi di Nioh e falò di Dark Souls, in Wo Long si hanno a disposizione delle bandiere presso le quali andare a gestire il proprio inventario, ricaricare le fiaschette della vita ma soprattutto sviluppare il proprio level-up. La build si costituisce di 5 elementi a seconda delle proprie esigenze e al modo in cui si vuole approcciare il combattimento: ognuno di essi è legato a uno specifico elemento naturale e richiameranno delle caratteristiche peculiari degli scontri. Il fuoco ad esempio incrementerà il danno, la roccia invece la difesa, l’acqua la capacità di essere furtivi, permettendovi di andare a personalizzare tutti gli aspetti e l’approccio alla sfida da parte vostra. Nella build che abbiamo creato, ci siamo resi conto di quanto l’acqua potesse essere messa in disparte. Le fasi stealth, infatti, ci sono sembrate davvero troppo approssimative, spogliate di qualsivoglia interazione con l’ambiente e banalizzate da un cono visivo degli avversari a dir poco incomprensibile. Ciò che abbiamo potuto apprezzare, invece, riguarda l’utilizzo delle magie, utile non solo per la varietà offerta, ma anche per essersi rivelate fondamentali negli scontri più ostici andando a ridurre la barra della crisi. Così come accadeva in Nioh ogni avversario oltre alla barra della vita possiede anche una seconda barra, lo Spirito, che una volta riempita lo porterà a concedere una breve finestra per un attacco letale, che infligge un ammontare di danni notevole: questo accade sia per i boss che per gli avversari standard. Per andare a ridurre l’ampiezza di questa seconda barra ci si può affidare alle magie elementali, così da andare a ridurre centimetri importanti al fine di infliggere, poi, il danno massimo possibile. Al di là di questo aspetto, sono molto utili molte magie non solo di attacco, ma anche pronte a garantirvi dei perk delle statistiche, oltre che delle evocazioni, per quanto queste siano molto confusionarie e non abbastanza godibili dal punto di vista estetico. Ciò Da sottolineare l’ottimo lavoro svolto per le armi da usare durante gli scontri. In Wo Long non ci sono bocche di fuoco a disposizione, ma soltanto lame o martelli da attacchi melee, oltre ovviamente a qualche soluzione dalla distanza come pugnali, archi e balestre. Con 13 tipi di armi a disposizione una volta che si è trovata quella più congeniale al proprio stile di gioco sarà difficile che separarsene, proprio come accadeva in Nioh, dove poi l’aumento delle statistiche presso un fabbro vi avrebbe portato ad affezionarvi troppo a quella scelta compiuta, non separandovene più. Sull’aspetto delle armi a disposizione, tra l’altro, Team Ninja ricade in quello che era un problema già affrontato con i precedenti loro titoli: ossia la quantità di loot generato veramente enorme, tutto pronto per essere cestinato a dovere nel momento più opportuno.

Altro aspetto chiave da tener presente in Wo Long è il poter deviare gli attacchi avversari. Davvero fondamentale nella prima boss battle, la cui difficoltà è stranamente più alta di tutto ciò che si potrà trovare subito dopo e nelle ore successive. In sostanza si tratta di indovinare il giusto timing per poter deflettere qualsiasi attacco avversario, anche quelli letali, e guadagnare una finestra di contrattacco tale da permettere al giocatore di infliggere una buona dose di danni, non solo agli HP ma anche allo Spirito. Questa appena descritta rappresenta la più affascinante delle feature da combattimento di Wo Long e quella che bisogna senz’ombra di dubbio imparare a padroneggiare così da diventare in poco tempo infallibili negli scontri e pronti a evitare qualsiasi attacco avversario. Inoltre, dal punto di vista registico sia il deviare che l’affondare con un colpo letale sono gradevoli da vedere e danno non poche soddisfazioni mentre si eseguono. Lungo il cammino del protagonista si avrà la possibilità di scontrarsi con ciò che rappresenta un altro elemento di focale importanza nelle produzioni di Team Ninja: i demoni. Se in Nioh era tutto stracolmo di entità sovrannaturali, in Wo Long nessuno ha deciso di trattenersi. Al di là dei soldati che si trovano all’inizio, poi si cede il passo a entità la cui creazione è talmente pittoresca da rendere difficile la descrizione: alcuni sembreranno dei troll provenienti dalla tradizione asiatica, altri invece delle viverne munite di zampe da ragno, pronti a scagliarsi contro il giocatore come se fosse carne da macello. La varietà stilistica è davvero alta, così come è di fino la costruzione dei vari ambienti, che offrono un level design sempre molto accorto e denso di strade secondarie da andare a sviscerare per il canonico farming, mai inutile in questi contesti.

La meccanica che sicuramente farà più piacere a chi incontra difficoltà nell’affrontare i nemici più ostici è quella legata ai Rinforzi. Tutti i guerrieri che si possono incontrare nel corso del viaggio riusciranno a dar man forte al protagonista, fino a un massimo di due unità, ogni volta se ne avrà bisogno. A loro si può impartire l’ordine di lanciarsi all’assalto, usandoli sia come arieti di sfondamento che come esche, o di seguire i movimenti del giocatore, fino a poterli resuscitare entro un determinato lasso di tempo, pena la loro sparizione dal campo di battaglia. A loro è legato anche un sistema di level-up, basato sul sistema del giuramento, in grado di aumentare a seconda del tempo trascorso insieme a combattere e ai danni inflitti agli avversari. Più sarà alto il livello di giuramento che intercorre tra giocatore e combattente controllato dall’ IA più saranno i benefici in battaglia ottenuti. Altra novità di Wo Long è quella legata al Morale, una unità di misura che viene azzerata all’inizio di ogni missione e che può raggiungere il valore di 25 come massimo. Più alto sarà il morale e più saranno possenti gli attacchi: per questo la chiave di ogni vittoria sarà quella di accumulare quanti più punti possibili evitando di perderne morendo. Cercare le bandiere dove riposare, nonché quelle secondarie che serviranno solo come checkpoint, permetterà di andare a rimpinguare questo valore che in battaglia riveste un ruolo chiave. Per quello che concerne l’aspetto tecnico, Wo Long permette di scegliere tra due diverse modalità di gioco: quella che favorisce la fluidità e quella che invece esalta la qualità visiva. Durante la nostra prova su Xbox Series X abbiamo preferito la prima, per poter godere dei 60fps in funzione di quel ritmo sempre molto forsennato che richiede Wo Long: ciò che possiamo dirvi è che per quanto l’estetica di gioco sia affascinante, tecnicamente il titolo non brilla, ma anzi, a tratti sembra un titolo di qualche anno fa. Nessun passo in avanti clamoroso, né nei dettagli, né dell’utilizzo del sistema di illuminazione, anzi abbiamo notato anche un pop-up degli asset sul lungo raggio che distrugge un po’ la magia dell’esplorazione. Tirando le somme, Se siete alla ricerca di un Soulslike dall’alto tasso di sfida, che possa offrirvi una sfida esaltante e che non possegga necessariamente uno stile grafico all’avanguardia allora Wo Long è senza ombra di dubbio quello che fa per voi. Disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, il titolo offre una grande rigiocabilità e una sfida assolutamente alta per coloro i quali amano mettersi alla prova.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 9

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Dragon’s Dogma 2, il gdr fantasy targato Capcom torna su pc e console

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Dragon’s Dogma 2 è il sequel dell’omonimo gioco di ruolo per Pc e console uscito 12 anni fa. La nuova creazione targata Capcom perfeziona la formula ludica del capitolo precedente, eliminando tutti quegli elementi di ridondanza che appesantivano il gameplay aggiungendo una serie di aspetti che rendono l’esperienza di gioco molto più scorrevole e gradevole. Ma facciamo un piccolo passo indietro, a vantaggio di chi si avvicina a questo universo per la prima volta. Il ritmo di gioco del titolo si pone esattamente a metà tra un andamento compassato e la frenesia di uno “stylish-action”. Ed è proprio grazie a questa evoluzione che Dragon’s Dogma 2 incontrerà i gusti di una fetta di pubblico più ampia e appassionerà sia giocatori di vecchia data che nuovi. Ma partiamo dal principio, il nuovo gdr del colosso del gaming nipponico è ambientato in un universo di fantasia dove Vermund e Battahl, i due principali regni in cui è diviso il mondo, sono in pieno conflitto. Secondo la legge la corona spetta di diritto all’Arisen, un guerriero marchiato da un drago e destinato a sconfiggerlo per liberare il mondo dalla suo dominio di terrore. Si tratta quindi di una figura importante e rispettata, eppure al risveglio del protagonista ci si trova in cella, nonostante il marchio dimostri che sia proprio lui o lei (a seconda della scelta fatta) l’Arisen. Il fatto poi di soffrire di amnesia non gioca proprio a favore dell’eroe, ma ben presto si scopre il motivo dietro questi eventi: qualcuno si sta spacciando per l’Arisen al posto del giocatore, e sta facendo di tutto per impedire di reclamare ciò che spetta lui di diritto. Inizia così una lunga avventura per scoprire sia le menti dietro al complotto che stanno manipolando non solo la memoria del protagonista, ma soprattutto la situazione geopolitica del mondo, sia per adempiere al già scritto destino e sconfiggere l’enorme drago causa del marchio. Come i fan di vecchia data avranno già notato, la trama è molto simile alla storia del primo Dragon’s Dogma. Dragon’s Dogma 2 infatti più che un sequel sembra quasi un reboot di quanto visto 12 anni fa, una sorta di riproposizione del gioco originale con tutti gli elementi che all’epoca il creatore Hideaki Itsuno non era riuscito ad inserire. Nel 2012 Il progetto di Itsuno era molto ambizioso, ma complici un budget estremamente ridotto, idee troppo avanzate per la tecnologia dell’epoca e il fatto che si trattasse del primo vero RPG open world per Capcom, il risultato finale fu comunque buono, ma la sensazione generale fu che il titolo aveva un grande potenziale ma che non riuscisse a esprimerlo al massimo. Dragon’s Dogma 2 ripropone quindi una storia molto simile al gioco originale, ambientata in un mondo parallelo a quello precedente, mantenendo sì diversi punti in comune, ma migliorandoli, a partire dal sistema di Pedine, la caratteristica principale del gioco. Le Pedine altro non sono che NPC che accompagnano l’Arisen nel corso dell’avventura, ma caratterizzati da una intelligenza artificiale particolare che li rende più simili possibile a dei veri giocatori umani. L’idea era quella di avere una sorta di esperienza multiplayer all’interno di un titolo per giocatore singolo, e se già nel 2012 il risultato era promettente, le tecnologie moderne hanno permesso ad Itsuno di avvicinarsi maggiormente alla sua visione originale, anche se ancora con qualche limitazione.

Per chi si stesse chiedendo: come funziona esattamente il sistema di Pedine? Eccovi la risposta. Per comprendere bene il tutto è necessario partire fin dal principio, esattamente da quando il gioco chiede di personalizzare l’aspetto del proprio Arisen. L’editor è piuttosto completo e profondo, e se si ha la pazienza necessaria si possono passare diverse ore a modificare ogni minimo dettaglio per creare l’eroe che più rispecchia il proprio gusto estetico. Lo stesso viene richiesto per realizzare la Pedina personale che accompagnerà il proprio eroe nel corso dell’avventura. Progredendo nel gioco si possono reclutare fino a due altre Pedine, ma la particolarità è che saranno quelle create da altri giocatori, che a loro volta saranno in grado di reclutare la Pedina da noi inventata. Si crea così un circolo vizioso in cui le Pedine “viaggiano” tra i vari mondi, ma non lo fanno in maniera passiva: anzi, apprendono e condividono le loro conoscenze. Può capitare infatti di reclutare la pedina di un giocatore che è più avanti nella storia e che ha già completato le missioni che si sta cercando di affrontare in quel preciso momento. In questo caso non sarà raro sentire la sua Pedina dare informazioni su dove andare o consigli strategici su come affrontare i mostri. Un dettaglio non da poco, considerato che Dragon’s Dogma 2 è piuttosto avaro di marcatori e lascia al giocatore il compito di capire cosa fare e dove recarsi spargendo indizi ma senza quasi mai dare vere e proprie indicazioni. Spesso si attivano quest semplicemente perché camminando si sente una conversazione di alcuni NPC che parlano di qualche stranezza nei dintorni, e avere una Pedina in grado di dare qualche informazione preziosa è un aiuto utilissimo. Bisogna quindi sempre essere con occhi spalancati e orecchie aguzze per evitare di restare bloccati, anche se capita raramente visto che basta esplorare per essere inondati di eventi e attività da svolgere. A volte le quest si accumulano in maniera soverchiante, tanto da essere difficile stare dietro a tutto, specialmente con le missioni a tempo. Ma niente panico, se il gioco viene affrontato con un certo criterio sarà possibile fare la maggior parte delle cose senza troppo stress. Dragon’s Dogma 2 lascia un’enorme libertà al giocatore su come affrontare l’avventura, ma spesso ignorando o svolgendo alcuni compiti ci saranno conseguenze buone o cattive rispetto alla situazione. Ad esempio se si viene a sapere di qualcuno perso in un bosco pieno di lupi, non ci si deve stupire se, rimandando troppo la missione, ad un certo punto andando nel bosco si trovino solo dei vestiti insanguinati al posto di qualcuno da salvare. La mappa di Dragon’s Dogma 2 è grande circa quattro volte quella del predecessore, ma rimane densa di attività e punti di interesse che rendono meno tediosa un’altra delle sue caratteristiche, ovvero l’assenza di cavalcature e forti limitazioni sui viaggi rapidi. Per buona parte del tempo quindi si è costretti a girare a piedi, una precisa scelta di design che aveva già creato forti controversie nel gioco originale, ma su cui Itsuno è rimasto intransigente nella sua visione. Progredendo nella storia si sbloccano delle particolari pietre da poter posizionare in qualsiasi punto della mappa per trasformarle in punti di teletrasporto, ma il loro utilizzo è limitato e a nostro avviso va riservato esclusivamente in casi di estrema necessità. In alternativa si può chiedere un passaggio alle carovane che partono dai centri abitati, ma non è raro subire imboscate o attacchi da mostri selvatici pronti a distruggere il mezzo e costringere i giocatori non solo ad una battaglia ma anche a continuare comunque a piedi il viaggio. Rimanendo in tema di battaglie, le Pedine svolgono quasi sempre egregiamente il loro dovere, posizionandosi correttamente ed eseguendo azioni offensive o di supporto che non sfigurerebbero davvero se fossero controllate da un giocatore umano. Se poi, come già detto, provengono da un mondo dove hanno già affrontato sfide simili, possono fornire un ulteriore supporto sia strategico, svelando i punti deboli della creatura da uccidere, sia pratico andando a svolgere le azioni che più si addicono alla situazione. Per quanto le Pedine siano quindi una parte centrale dell’esperienza di Dragon’s Dogma 2 non bisogna dimenticare mai tuttavia che il vero protagonista è l’Arisen.

Per quello che riguarda il combat system, si può dire che rispetto al passato ha subito poche modifiche. Presente ancora la classica alternanza di attacchi leggeri, pesanti e abilità in base a quale delle dieci Vocazioni disponibili si decide di seguire all’inizio. Le Vocazioni altro non sono che le classi di appartenenza del proprio pg, partendo da quelle di Base classiche Guerriero, Mago, Ladro e Arciere, passando per le Ibride Arciere-Mago, Cavaliere Mistico, Eroe Leggendario e Illusionista, fino ad arrivare alle Avanzate Distruttore e Stregone. Se si è appassionati di giochi di ruolo, si può già immaginare come si differenziano gli stili di combattimento delle varie classi già dal nome, ma tra queste spiccano le novità dell’Illusionista e dell’Eroe Leggendario. Il primo sfrutta molto la potenza dell’intelligenza artificiale di Dragon’s Dogma 2, e armati solo di un semplice incenso si potrà essere in grado di portare caos e distruzione tra le file nemiche grazie a potenti allucinazioni che inducono gli avversari a scontrarsi tra loro, oppure giocare d’astuzia e ad esempio creare l’illusione di un ponte dove c’è un burrone e godersi i malcapitati piombare senza alcuna speranza nel vuoto senza capire cosa sia successo. Si tratta di una Vocazione piuttosto difficile da padroneggiare, che richiede di muoversi nelle retrovie, e soprattutto nelle prime fasi può sembrare più debole rispetto ad altre da subito più efficaci, ma una volta presa la mano vi assicuriamo che è in grado di dare grandi soddisfazioni. Discorso simile va fatto per l’Eroe Leggendario, che sulla carta è il sogno degli indecisi visto che permette di cambiare Vocazione e arma permettendo combinazioni di ogni tipo. All’atto pratico si rivela una classe impegnativa e pensata per i giocatori più esperti, con cambi non proprio immediati e soprattutto una complessa gestione dell’equipaggiamento per via del peso di tutte le armi. L’Arisen infatti è forte ma non è una bestia da soma, e organizzare un equipaggiamento funzionale che non limiti troppo i movimenti per una sola Vocazione è già una sfida, vi lasciamo immaginare cosa voglia dire gestirne più insieme. Spendendo i punti abilità si possono sbloccare nuove tecniche da utilizzare sul campo, inoltre alcuni potenziamenti possono essere trasferiti anche ad altre Vocazioni, invogliando quindi a cambiare spesso classe per sperimentare nuovi stili di combattimento senza dover ogni volta ricominciare da zero ma avere già una base solida su cui poter fare affidamento. Altra caratteristica dei combattimenti di Dragon’s Dogma 2 che torna dal precedente capitolo è la possibilità di afferrare i nemici, permettendo ad esempio di aggrapparsi alla zampa di un mostro enorme e arrampicarsi fino a raggiungere un punto debole per poi colpirlo. Per quello che concerne la longevità di Dragon’s Dogma 2, la storia principale può essere conclusa in circa 30 ore, ma esplorando al massimo l’enorme mappa il numero può come minimo raddoppiare. Il gioco inoltre ha una forte rigiocabilità, poiché molte missioni possono avere esiti diversi a seconda delle scelte fatte o semplicemente della casualità, ed è praticamente impossibile vedere tutto in un’unica run. Rimanendo in tema, un’altra delle scelte di design di Dragon’s Dogma 2 che sicuramente creano controversie è quella di avere un unico file di salvataggio. Non è possibile quindi creare personaggi multipli o crearsi dei “checkpoint” per riprendere da un punto e fare scelte diverse, ma si ha sempre la “pressione” che ogni scelta conta, perché non si può più tornare indietro. A questo si aggiunge anche il fatto che se una Pedina o un NPC muore è perso per sempre. Per chi se lo stesse chiedendo questo può succedere anche con personaggi importanti legati ad alcune missioni. Fortunatamente però si possono usare specifici oggetti per riportare in vita qualcuno, ma sono piuttosto rari e vanno anch’essi usati con molta parsimonia. Tecnicamente parlando Dragon’s Dogma 2 si difende piuttosto bene, donando sempre un colpo d’occhio piacevole e un ottimo livello di dettaglio. Quello che convince meno tuttavia è il frame rate limitato a 30 fps su console. Ottima invece la colonna sonora e il doppiaggio disponibile in inglese o giapponese e testi localizzati in italiano. Tirando le somme, il nuovo gdr di Capcom è senz’ombra di dubbio un titolo da avere se si ama il genere. Giocandolo ci si accorge che è un prodotto che vive di esagerazioni, da affrontare lentamente con curiosità e spirito di avventura. Se si decide di accettarne le regole, il mondo fantasy imbastito da Itsuno regalerà un combat system davvero appagante, estremamente creativo e ricco di momenti epici. Le quest non lineari e una mappa estremamente densa sono elementi che avrebbero potuto condurre il titolo di Capcom verso vette di eccellenza assoluta, tuttavia a frenare la salita ci hanno pensato un’intelligenza artificiale non sempre performante, qualche piccolo problema di bilanciamento tra le classi e alcune macchinosità di troppo. Dragon’s Dogma 2 rimane comunque un prodotto di altissimo livello e lasciarlo perdere a nostro avviso è un errore da non commettere assolutamente.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Robotaxi Tesla, il trasporto pubblico del futuro è in arrivo l’8 agosto

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Elon Musk ha sganciato una nuova bomba attraverso X (l’ex Twitter). A quanto detto dal Ceo sembra propio che Tesla presenterà un robotaxi a guida autonoma il prossimo 8 agosto. I modelli Tesla con Fsd (Full Self-Driving) “saranno sovrumani a tal punto che sembrerà strano in futuro che gli esseri umani guidino automobili, anche se esausti e ubriachi!” ha detto in un post su X lo scorso marzo. Musk ha anche affermato che i proprietari di veicoli Tesla con Fsd potranno far sì che le loro auto fungano da robotaxi, anziché rimanere parcheggiate. Nonostante il suo potenziale, l’introduzione dei veicoli a guida autonoma negli Stati Uniti è stata finora incerta e difficile in quanto sia i legislatori che il pubblico esprimono preoccupazioni sulla sicurezza. San Francisco è stata un banco di prova per la tecnologia. I robotaxi di Google Waymo in città sono stati presi di mira da vandali contrari ai veicoli autonomi, mentre Cruise, di proprietà di GM, ha sospeso a tempo indeterminato il suo servizio di robotaxi alla fine di ottobre, dopo che diversi incidenti hanno scatenato una repressione da parte delle autorità di regolamentazione della California. Anche la funzione “pilota automatico” di Tesla è stata messa sotto esame e accusata di aver “gonfiato” le proprie capacità per favorire le vendite. La rivelazione del robotaxi di Tesla arriva poco dopo che Reuters ha reso noto che la società ha abbandonato il piano di produrre un modello di auto elettrica low cost, con un prezzo di circa 25mila dollari per favorirne l’adozione nel mercato di massa. Musk ha però negato la notizia. La società cinese di veicoli elettrici Byd nel quarto trimestre ha strappato a Tesla lo scettro di regina mondiale dell’elettrico per vendite.

F.P.L.

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MW3, la stagione 3 porta un numero incredibile di novità

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MW3 (qui la nostra recensione) si amplia ancora una volta con l’arrivo della stagione 3, ma questa volta lo fa in maniera a dir poco mastodontica. Mercoledì 3 aprile è arrivato su Pc, Xbox e Playstation, uno dei più grandi rilasci di contenuti nella storia di Call of Duty. Un’esperienza completamente connessa, grazie alla massiccia integrazione di contenuti con Warzone Mobile. Il Gruppo Konni ha lasciato un segno indelebile su Fortune’s Keep e ora sta occupando un altro territorio: la famigerata Rebirth Island che torna in Warzone. La stagione 3 rilascia inoltre uno dei più grandi drop di mappe multigiocatore di sempre, con ben sei nuove mappe Core 6v6. Sono incluse anche quattro armi base gratuite, otto parti aftermarket, partite classificate (tra cui Resurgence su Rebirth Island), l’arrivo di Makarov e Snoop Dogg e due nuovissimi operatori per il Battle Pass premium, Banshee e Hush. Con la Season 3 sarà possibile giocare nella modalità Cattura la Bandiera, ma sono in arrivo anche Minefield, One in the Chamber e, più avanti nel corso della stagione, le playlist Scorta e Vortex. Inoltre arrivano nuovi perk e, nel corso della stagione, una nuova Tactical EMD Mine a un nuovo Enhanced Vision Goggles. Ma andiamo ad esaminare più nello specifico le novità in arrivo.

Le novità in arrivo su MWZ:

La storia di Dark Aether continua: i giocatori potranno mettersi in gioco in una missione di salvataggio su larga scala dopo che la dottoressa Jansen è entrata in una nuova e terrificante regione dell’Etere Oscuro. In arrivo anche la “Terza Frattura”: un paesaggio di vuoto etereo che ospita orrori che inducono alla follia, tra cui una nuova e diabolica variante di Discepolo. I giocatori potranno fornire supporto di fuoco a Ravenov e trovare la dottoressa Jansen prima che venga consumata dall’oscurità. Sfide e schemi della Stagione 3: i giocatori potranno sbloccare i livelli di prestigio per acquisire le Sfide Zombi e raccogliete tre nuovi Schemi per migliorare i propri progressi. Inoltre è pronto a scendere in campo il signore della guerra Rainmaker: rintanato sull’isola di Rahaa, questo psicopatico pesantemente corazzato fa piovere fuoco d’artiglieria e ha poca considerazione per le sue forze. Sebbene il suo complesso sia facile da raggiungere, mettere piede sull’isola con gli arti ancora attaccati al corpo potrebbe essere una sfida più complessa da affrontare da soli o con gli amici.

Anche Warzone si aggiorna:

Come già detto i giocatori potranno tornare su Rebirth Island, ma l’area non sarà proprio uguale al passato, infatti ci saranno alcune ad attendere i giocatori. Scanner biometrici. Display intelligenti. Weapon Trade Station. Una nuova missione del Resurgence Champion su Rebirth Island. Condizioni orarie variabili che cambiano l’atmosfera ma non la visibilità dell’azione. Infiltrazioni in cui la Torre dell’acqua, il Faro e persino il tetto della prigione vengono distrutti all’inizio dell’avventura. E una serie di segreti da scoprire. I combattimenti ottimizzati per Rebirth Island arriveranno nella Stagione 3. Call of Duty: Warzone Ranked Play – Resurgence su Rebirth: Le partite classificate continuano con una nuova mappa da padroneggiare. Saranno utilizzate le stesse regole e innovazioni di Resurgence.

C’è tanto anche sul verante Mobìle e multiplayer.

Dopo un lancio monumentale, Call of Duty: Warzone Mobile offre un gameplay su una grande mappa grazie alle partite a Verdansk e a Rebirth Island, disponibili fin da ora, insieme alle mappe multigiocatore e alle playlist. I giocatori possono livellare armi e exp su qualsiasi piattaforma, collegando il loro account Activision su Warzone Mobile. Al lancio, la prima stagione unificata di Call of Duty: Warzone Mobile è collegata alla Stagione 3 di Call of Duty: Warzone e MW3. Sarà possibile ottenere nuove armi base gratuite e otto nuove parti aftermarket, sbloccare nuovi operatori e guadagnare oltre 100 contenuti con BlackCell e Battle Pass. Oltre a quanto detto la mappa Rust, amatissima dai fan, si aggiunge al pool di mappe, insieme a due nuove modalità Battle Royale, Plunder e Buy Back! Inoltre, le torri UAV sono pronte a rivelare le posizioni dei nemici in tutta Rebirth Island. Eventi: i player potranno assemblare la squadra perfetta giocando a tutti gli eventi settimanali e ottenendo skin operatore e progetti delle armi.

Insomma, anche questa volta lo shooter targato Activision offre un quantitativo di contenuti pazzeschi, tutti mirati a rendere l’esperienza di Call of Duty ancora più imponente e divertente di quanto lo sia stato fino ad ora.

Francesco Pellegrino Lise

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