YARA GAMBIRASIO: LA MOGLIE DI BOSSETTI E I SUOI TORMENTI

di Angelo Barraco
 
Marita Comi, moglie di Massimo Bossetti, in carcere dal 16 giugno 2014 con l’accusa di omicidio pluriaggravato e calunnia, in questi giorni si è esposta a livello mediatico difendendo il marito e ha dichiarato che è convinta che il marito, se fosse stato colpevole, sarebbe crollato. Ha dichiarato poi: “Conoscendo il suo carattere, penso che avrebbe ceduto al primo interrogatorio, e anche con me. Io ho insistito per sapere la verità e ora sono ancora più convinta che non sia stato lui”. La donna continua: “Continuo ad essere convinta della sua innocenza ed è venuto il momento di dimostrarla. Per questo sarò anch'io in aula al processo e andrò fino in fondo in questa battaglia per far emergere la verità: Massimo non ha ucciso Yara”. Ricordiamo che era stata proprio la donna ad esporre dubbi sul caso al marito stesso, ecco gli stralci delle intercettazioni in carcere: ““Massi, perché dicevi che avevi un tumore? Ma cosa cazzo hai detto?” – “Massi, come mai ti ricordi che quella sera avevi il cellulare scarico ma non ricordi cosa hai fatto o dove sei stato?” – “Massi, hai capito? Riesci a girare lì a Brembate per tre quarti d’ora… è tanto! Capito? Non puoi girare lì tre quarti d’ora così… a meno che non aspettavi qualcuno” – “Ci ho pensato Massi… eri lì quella sera, non mi ricordo all’ora che sei venuto a casa, non mi ricordo neanche cosa hai fatto, perché all’inizio eravamo arrabbiati, comunque non te l’ho chiesto, mi è uscito dopo, non mi hai mai detto cosa hai fatto! Non me l’hai mai detto”. Ricordiamo che è stata depositata dal pm Letizia Ruggeri, di Bergamo, la richiesta a rinvio a giudizio nei riguardi di Massimo Bossetti, Verso fine aprile potrebbe svolgersi la prima udienza. Il pm Letizia Ruggeri contesta a Bossetti, oltre al reato di omicidio volontario aggravato, anche il reato di calunnia ad danni di un collega, di Massimo Maggioni. Secondo l’accusa, Massimo Bossetti durante gli interrogatori avrebbe cercato di sviare le indagini e indirizzare gli inquirenti verso di lui sull’omicidio e come possibile colpevole. Per l’omicidio di Yara le aggravanti contestate quelle di aver “adoperato sevizie e aver agito con crudeltà” e aver “approfittato di circostanze di tempo (in ore serali/notturne), di luogo (in un campo isolato) e di persona (un uomo adulto contro un'adolescente di 13 anni) tali da ostacolare la pubblica e privata difesa”.