YARA GAMBIRASIO: LETTERE ANONIME CHE CAMBIANO LE CARTE IN TAVOLA

di Angelo Barraco

Milano – Novità sul caso di Yara Gambirasio e sulla sua terribile morte. Sono pervenute al settimanale “Oggi” due lettere anonime –consegnate subito agli inquirenti di Bergamo- che parlano dell’omicidio di Yara e riferiscono che ad uccidere la piccola sarebbe stato un muratore polacco con la presenza di Massimo Bossetti. Le lettere sono scritte in un italiano incerto. L'uomo sarebbe stato successivamente ucciso dai complici in un cantiere, dove avrebbero simulato un infortunio sul lavoro facendolo cadere da un ponteggio. I complici, secondo la lettera, avrebbero costretto Bossetti a tacere. L’anonimo dice: “Certo che signor Bossetti non potra' mai dire tutta la verita' visto cosa hanno fatto sorella, piena di botte poveretta”, nella seconda lettera scrive “Nessuna meraviglia qualcuno se la prenda con sorella di Massi. Lui non puo', non deve proprio parlare ok? (in trappola)… Il Massi ricordo che e' scappato dalla spavento… certo eravamo in diversi e voi non lo capite”. Le lettere riportano il timbro postale di Padova e provengono da Santa Giustina, sempre in provincia di Padova. Nelle 59 pagine dell’intricata inchiesta risulta soltanto una persona proviene da lì, ovvero Roberto Benozzo, il datore di lavoro di Fikri. Quest’ultimo, ricordiamo, era stato fermato una settimana dopo la scomparsa della piccola Yara ed è stato prosciolto da ogni accusa dopo 2 anni. I familiari di Benozzo dichiarano che “Dall'inchiesta Roberto e' uscito pulito, ma distrutto dai sospetti, è un mitomane che vuole attirare la vostra attenzione”.

Massimo Bossetti è in carcere dal 16 giugno 2014 ed è accusato di essere l’assassino di Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre 2010,intorno alle 18,30 quando esce dal palasport di Brembate di Sopra e da quel momento non si saprà più nulla di lei fino al 26 febbraio 2011, dove viene ritrovata per puro caso. Ma oltre all’accusa di omicidio su Bossetti pende l’accusa di calunnia verso un collega, secondo l’accusa , Massimo Bossetti durante gli interrogatori avrebbe cercato di sviare le indagini e indirizzare gli inquirenti verso di lui sull’omicidio e come possibile colpevole. Per l’omicidio di Yara le aggravanti contestate sono quelle di aver “adoperato sevizie e aver agito con crudeltà” e aver “approfittato di circostanze di tempo (in ore serali/notturne), di luogo (in un campo isolato) e di persona (un uomo adulto contro un'adolescente di 13 anni) tali da ostacolare la pubblica e privata difesa”.