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Roma

ZAGAROLO SEDUTA DI CONSIGLIO SUL BIOGAS: TRA MOZIONI FULMINANTI, "ARSENICO E VECCHI MERLETTI"… L'INCHIESTA CONTINUA

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Tempo di lettura 12 minuti Imprenditori e ora anche amministratori locali realizzano cordate per presentare progetti che in realtà hanno ben poco a vedere con la tutela del patrimonio e della salute pubblica

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di Cinzia Marchegiani

Zagarolo (RM) – Misteri all’Arsenico e vecchi merletti sul progetto industriale al biogas dove per ora emerge confusione e incapacità soprattutto da parte di coloro che avrebbero divuto  vigilare sul territorio. Dalle risposte dei capigruppo della maggioranza nonché del Presidente del Consiglio della Regione Lazio, Daniele Leodori si solleva un unico eco: “MEA CULPA”
Prosegue l’inchiesta de L’Osservatore d’Italia sulle minacce dei progetti delle Centrali a Biogas nate come ciambelle salva economia dedicate agli agricoltori in crisi, diventate però il nuovo business dei rifiuti.

Imprenditori e ora anche amministratori locali realizzano cordate per presentare progetti che in realtà hanno ben poco a vedere con la tutela del patrimonio e della salute pubblica ma che celano una corsa alla conquista dei finanziamenti e incentivi energetici. Progetti “esclusivamente industriali” che invece di responsabilizzare ogni comune sulla chiusura del ciclo della differenziata e quindi della frazione organica prodotta internamente, vengono impostati come un business per smaltire rifiuti di molte altre città incassando bei guadagni.

Con lo slogan chiudiamo il ciclo dei rifiuti, si mettono così in cantiere progetti industriali impattanti senza tener conto del “Principio di Precauzione”, che obbliga le autorità competenti, nonché amministratori, di adottare provvedimenti appropriati al fine di prevenire taluni rischi potenziali per la sanità pubblica, per la sicurezza e per l’ambiente, facendo prevalere le esigenze connesse alla protezione sugli interessi economici.

La scorsa settimana finalmente, i cittadini di Zagarolo hanno potuto constatare personalmente il grado di affidabilità dell’amministrazione non solo attuale, ma anche della precedente, riguardo il progetto industriale della Centrale a Biogas che proposta dal Comune di Gallicano nel Lazio nel lontano 2008, avrebbe coinvolto direttamente i cittadini di Valle Martella.

Infatti la centrale incriminata sulla carta è posizionata a soli 400 metri dalle abitazioni e alle attività scolastiche, in un territorio già compromesso da altre situazioni di degrado urbanistico e ambientale. Purtroppo, nessuno dei responsabili amministrativi aveva concretizzato la posizione di contrarietà su questo progetto.

Al Consiglio di Zagarolo dello scorso 29 Aprile 2014, era presente la delegazione del Comune di Gallicano con il Sindaco Marcello Accordino, cui non è stata concessa la parola per difendere il proprio progetto, i consiglieri Betti, D’Uffizi e Galli contrari invece alla sua realizzazione oltre una folta platea.

La mozione presentata dal centrodestra NCD e Forza Italia, letta dal Consigliere Michelino Conti, ha permesso di impegnare ufficialmente l’amministrazione di Zagarolo, all’unanimità il dissenso alla centrale a biogas. L’opposizione così, in adiuvandum alle posizioni dei comitati territoriali e delle mozioni e interrogazioni fatte alla Regione Lazio, si può  affermare che hanno trascinato di forza l’intera amministrazione, inchiodandola alle proprie responsabilità.

Una situazione davvero grottesca e alquanto imbarazzante per un’amministrazione che dovendo gestire l’opinione pubblica e dare la propria lettura a questa vicenda ha potuto solo dire “MEA COLPA”. Mea Colpa purtroppo è la condizione che inchioda il sindaco Paniccia e del suo predecessore nonché dei preposti assessori all’Ambiente all’interessamento del proprio territorio, è l’impossibilità di poter dimostrare ai propri cittadini le loro azioni volte al dissenso a questo progetto ma soprattutto alla mancata comunicazione istituzionale, che doveva per legge coinvolgere l’intera cittadinanza. I progetti importanti non vengono lasciati in balia di decisioni singole ma vengono discussi nella Conferenza dei Servizi, dove le pubbliche amministrazioni si riuniscono in un tavolo comune quando è opportuno effettuare un esame contestuale di vari interessi pubblici.

La legge in questo caso predispone uno strumento il più agile possibile, prevedendo anche un acquisto automatico dell’assenso delle amministrazioni invitate e non partecipanti o partecipanti tramite soggetti non titolati ove non abbiano tempestivamente espresso il proprio motivato dissenso, ex art. 14 L. 241/90.

L’effettivo valore della conferenza di servizi prevede che l’assenza di partecipazione alla conferenza o la partecipazione con persone prive di competenza, e quindi non idonee a vincolare le Amministrazioni di appartenenza, importa una situazione analoga a quella conseguente alla prestazione di consenso. E allora dov’erano gli amministratori di Zagarolo?

Ora che la situazione è sfuggita di mano, ora che le comunità interessante sono state informate con altri canali e purtroppo non istituzionali, quella centrale a biogas diventa inquinante e non la vuole nessuno! 

Si corre ai ripari, solo dopo che è stata presentata una mozione che impone a tutti i consiglieri la votazione. Signori e signori si è aperto il sipario della commedia all’italiana.
Ma andiamo per ordine con la documentazione delle testimonianze che l’Osservatore d’Italia ha acquisto dai Consigli Comunali sia di Gallicano nel Lazio che di Zagarolo.
Il Sindaco Accordino, al consiglio straordinario aperto alla partecipazione pubblica , del 17 aprile 2014 affermava che il progetto della Centrale a Biogas, un “compostaggio” anaerobico con produzione di energia elettrica ottenuta bruciando il metano prodotto, non è un iter che nasce all’improvviso, ma da un processo avviato ormai dal 2008: “Su invito della Provincia di Roma, tutti i comuni della provincia furono chiamati dal Presidente Zingaretti e in quella sede e nelle successive si era deciso un programma dei rifiuti proposto da Zingaretti che prevedeva, intanto la raccolta porta a porta nei 120 comuni della provincia, assieme a questo con degli incentivi sia come contributo e per le isole ecologiche.

Questa era l’idea, una volta avviata la differenziata doveva essere individuata sul territorio provinciale, e noi ci siamo in quella sede proposti per un impianto di compostaggio (?), che portavano a compimento il ciclo dei rifiuti. Abbiamo fatto cinque incontri pubblici, sono state elette due amministrazioni e non ci siamo sottratti ad alcun tipo di confronto.” Rivolgendosi ai cittadini di Valle Martella, che evidenziando l’assenza del Sindaco Paniccia e l’assessore all’Ambiente in quel consiglio, chiedevano se c’erano stati incontri formali, Accordino rispondeva senza alcun fraintendimento: “a me dispiace dell’assenza del sindaco, non posso rispondere per loro. No ho problemi legati alle critiche degli amministratori dei paesi vicini, quindi l’assenza del Sindaco e dell’assessore non è nelle competenze del consiglio comunale di Gallicano. Riguardo agli incontri ufficiali, sono stati invitati, sono venuti da me, il sindaco Paniccia e l’ex assessore Colabucci (ma l’assessore all’ambiente non è Vernini?) a parlare di questo problema e dovevamo organizzare per andare assieme a Salerno (dove c’è in funzione una centrale a biogas)”.
L’antidoto a queste rocambolesche verità viene fortunatamente stabilito ogni qualvolta che i preposti vengono messi nella condizione di prendere posizione ufficiale.

Così al consiglio comunale gabino, sfilano tutte le osservazioni inquietanti su questa centrale che però lo stesso Accordino, in virtù di un territorio già violentato da altre situazioni, proponeva senza sollevare alcun dubbio sui danni ambientali non riconoscendo tra l’altro le evidenze scientifiche citate al confronto pubblico.
Marco Bonini, capogruppo NCD, riporta nell’alveolo della votazione una serie di osservazioni, quali la tutela di un paesaggio agrario, dove esiste un vincolo TTPR che molto spesso non consente neanche la sanabilità delle abitazioni: “abbiamo sempre spinto l’amministrazione comunale a valorizzare quell’area, abbiamo espresso anche in passato i dubbi in merito sulla variante dei piani di Corsano, che il territorio, un polmone verde a ridosso di Roma, debba essere tutelato. Zagarolo deve dare una posizione chiara e decisa perché questo insediamento sorgerà a 400 metri dalle abitazioni. Noi chiediamo con forza a questo Consiglio Comunale di votare chiaramente alla nostra proposta di contrarietà al progetto.”Così magicamente ecco che il capogruppo del PD, il consigliere Salvi fa sapere che in base alla salvaguardia della salute pubblica (ma davvero?) a nome del suo gruppo, dice no al biogas, tra l’altro si dichiara esser un medico, e si riserva di ascoltare gli esperti di una commissione ad hoc. Segue l’intervento dell’ex assessore all’ambiente, nonché ex vice sindaco di Zagarolo, Enrico Saracini del nuovo gruppo consiliare appena formatosi, Cambio Democratico. Anche qui dopo un effetto scenografico, i cittadini accorsi a questo consiglio hanno potuto ascoltare la posizione chiara e netta del suo “No” non solo sul Biogas, ma ad ogni tipo di trattamento dei rifiuti, anche del semplice compostaggio: “Lo dico con estrema cortesia al sindaco Accordino, fattela a casa tua! Il comune di Gallicano e Ambiente, la società che vanno a realizzare questo impianto, avrebbe potuto scegliere la bella zona che c’è tra Gallicano e Palestrina, o Gallicano e San Vittorino. Non si può fare a ridosso di una zona soggetta al rispetto delle falde idriche, noi sappiamo quanto peniamo a Valle Martella per questi vincoli. Dò atto all’opposizione, al centro destra in generale e all’enorme lavoro delle associazioni sul territorio, che per fortuna non sono state strumentalizzate (?) e accolgo la mozione facendola anche nostra.”
Per fortuna in salvataggio all’evidente empasse dell’amministrazione interviene l’ex assessore, ora di nuovo assessore al bilancio, Maurizio Colabucci (aveva presentato poche settimane fa le sue dimissioni): “rimango meravigliato ad ascoltare come se qualcuno che sta a questo tavolo (riferendosi alla giunta) è favorevole al progetto del Biogas. Noi ci siamo informati alle commissioni che sono avvenute in Regione Lazio, come qua siamo stati chiamati ad esprimerci. Il NO è, ed era secco. Lo diciamo tutti no al Biogas.

E’ inutile che poi giochiamo a prendersi l’applauso, perché siamo degli amministratori responsabili delle proprie azioni, che quando prendono delle decisioni guardano l’interesse dei cittadini e non gli interessi propri. Non so se siete venuti qui a prendere in giro chi vi amministra, ma avete una buona volontà per farlo, alle prossime amministrazione non ci votate!

Se siamo qui è per capire cosa pensano le forze politiche su quello che sta nascendo vicino a Zagarolo, il capogruppo è stato molto chiaro, il piano a Biogas è no. Il resto, per intenderci, non so quali sono le pratiche che sono avviate tra Gallicano e la Regione. Quando verranno fuori, noi diremmo no anche al resto se necessario, perciò quello che intende il collega Saracini, è no anche per noi! Più che seguire le pratiche, le informazioni, avete mai sentito un amministratore di Zagarolo dire si al biogas? Noi abbiamo immediatamente presentato la mozione al Consiglio… caro Bonini, questa non è la tua mozione, ma è la volontà di tutti i cittadini e gli amministratori di Zagarolo.”
Il capogruppo che ha proposto la mozione riporta alla realtà Colabucci, ricordandogli che hanno dovuto presentare la mozione per parlane. Il clima diventa surreale e Saracini ad adiuvandum alle affermazioni di Conti, rivolgendosi al presidente del Consiglio replica: ”se come amministrazione abbiamo commesso la leggerezza di non comunicare e non informare bene, diciamolo… di fatto abbiamo sbagliato, mettiamo una pezza, invito al presidente di convocare un consiglio straordinario a Valle Martella e fare l’appello nominale a chi è favore e chi è contro.”
 

La gestione di un’amministrazione si valuta sui fatti e dalla testimonianza dei documenti, e purtroppo prima di questa votazione, non esisteva alcun dissenso al progetto presentato, anzi esiste la chiara volontà a non esprimersi e quindi a dare il proprio consenso! Il capogruppo Bonini dal canto suo rimanda al mittente assessore Colabucci, l’accusa :”Lei…è il primo fare politica all’interno dell’aula, poiché nell’ultima seduta del consiglio comunale, aveva presentato le lettere delle sue dimissioni, dove vi era scritto che non si riconosceva più nell’amministrazione. Non capisco perché Colabucci può fare politica dentro e fuori il consiglio comunale, invece quando la minoranza, che viene coinvolta dai cittadini per affrontare un argomento di rilevanza comunale, porta una discussione di questo tipo, non se ne debba parlare oppure minimizzare. Lei ogni volta che noi presentiamo un punto, tende a prendersi il merito delle nostre proposte, dicendo ‘noi abbiamo portato la discussione in consiglio comunale’…allora noi ringraziamo la presidenza del consiglio che accolto il nostro punto, però noi siamo stati costretti a portare e presentare questa mozione, perché prima d’ora questo argomento di rilevanza importante per il territorio di Zagarolo e Valle Martella non era stato affrontato in consiglio!”
Concludono con le arringhe a questo punto, il Consigliere Leoodori e il sindaco Paniccia, tranne un piccolo intervento dell’Assessore all’Ambiente Vernini, che ha fatto presente che solo da pochi mesi è venuto a conoscenza dei documenti, che parlano solo di progetto di compostaggio. Leodori, dal canto suo, difende il progetto dell’impianto di un eventuale compostaggio, che non sia a biogas e che deve essere individuata un’area del territorio che possa gestire la Forsu di 100 mila persone dei comuni limitrofi: “Io ritengo che il biogas non debba essere fatto. Ma il comprensorio deve individuare un meccanismo per essere autonomo per chiudere il ciclo dei rifiuti. Forse c’è stato un errore di comunicazione con tutto rispetto al sindaco Accordino (mi dispiace che non gli è stata data la parola), è quello di aver gestito questo progetto e questo intervento in maniera un po’ troppo autonoma. Tanto per essere chiari, nessuno questa materia la conosceva bene, è stato fatto un errore di sottovalutazione e anche quello di delegare troppo.” Il Sindaco invece, ricordando quando era in prima linea alla manifestazione non autorizzata contro la discarica di Corcolle, confonde la cittadinanza che non capisce come mai l’amministrazione non abbia avuto la volontà questa volta di coinvolgere i cittadini sulle tematiche degli interventi industriali nel proprio territorio. Conclude Paniccia che la mozione non ha senso perché la centrale a biogas non si farà più, e che il consiglio non è deliberativo, e si deve discutere solo su situazioni reali e non su illazioni.”

Quante occasioni perse! E' stato messo da parte l’obiettivo primario, quello di dover informare la comunità sui interventi che vanno a coinvolgere l’ambiente e la salute pubblica, anche se si trattano di progetti ancora su carta. In questo caso, tranne la mozione presentata dal centro destra e la volontà dei cittadini di non farsi calare dall’alto scelte irreversibili, come comitati e associazioni del territorio, sembra che nessuno (figuriamoci gli assessori all’ambiente) ha messo in agenda la dovuta comunicazione istituzionale. La fotografia appena scattata mostra come politici, comitati e associazioni interessanti al proprio territorio, hanno acquisito e studiato le relative documentazioni, fatto se non grave, alquanto imbarazzante per chi lo dovrebbe fare nel proprio compito istituzionale. Emblematica la posizione di Leodori (anche Presidente del Consiglio della Regione Lazio) sulle centrali a biogas, poiché ora vengono da lui stesso depennate come progetti non spendibili, di certo ne dovrà rendere conto allo stesso Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti che le aveva messe a disposizione nel territorio provinciale.
Per non dimenticare le leggi che tutelano i cittadini ricordiamo che la strategia del business di questi impianti, non possono essere gestiti senza la corretta partecipazione della cittadinanza e con un percorso di confronto, poiché si ipoteca la morfologia del territorio, della salute pubblica e dell’ambiente….soprattutto quando c’è un progetto in cantiere. Non esiste nessuna tecnologia ad emissione zero, se non apportando condizioni negative all’ambiente.

La normativa italiana (art. 17 del decreto legislativo n. 387/2003, decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i., decreto legislativo n. 28/2011) annovera tra le biomasse (fonti rinnovabili) la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani. Una centrale una volta avviata, non può arrestare la sua attività, e ai fini della concessione di agevolazioni tariffarie, come CIP 6 e di certificati verdi per lungo tempo, è consentito di assimilare alla biomassa vegetale vera e propria la frazione non biodegradabile dei rifiuti solidi urbani (art. 17 D.Lgs. 387/2003 e s.m.i.). Sembra che per questa scelta, l’Italia è stata sottoposta a procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea, altro che Vienna. Quindi occorre vigilare sia sulla realizzazione delle strutture ibride (con fotovoltaico) che accedono a incentivi economici (D.Lgs. n. 28/2011) che sugli impianti sovradimensionati alle esigenze del territorio, che purtroppo allettano il conferimento dei rifiuti di altri territori.
L’Osservatore d’Italia comincerà a mettere a confronto queste tecnologie anche con le centrali a carbone, e i relativi costi/benefici, che spesso inconsapevolmente si ritrovano inseriti nella componente A3 delle bollette energetiche, che di fatto hanno aiutato le imprese a fuggire all’estero per i costi troppo eccessivi della componente energetica. Questo consiglio, che ricorda tanto il film “Arsenico e vecchi merletti”, riconsegna dignità alla comunità di questo territorio, dimostrando che non sempre si può gestire la comunicazione e l’informazione istituzionale con un “Così è se vi pare”.

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Metropoli

Bracciano, violenta aggressione all’ospedale: panico tra medici e pazienti

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BRACCIANO (RM) – Sono stati momenti di tensione quelli vissuti da medici e pazienti all’ospedale Padre Pio. I Carabinieri della Sezione Radiomobile della
Compagnia di Bracciano hanno arrestato un cittadino italiano di 52 anni, con precedenti,
gravemente indiziato del reato di resistenza a Pubblico Ufficiale. L’uomo, in visita a dei
parenti presso l’Ospedale Padre Pio di Bracciano, in evidente stato di alterazione, aveva
aggredito fisicamente e minacciato il personale sanitario, inveendo anche contro i visitatori
presenti. A seguito dell’evento è stato richiesto l’intervento del 112, appurando che lo
stesso soggetto, pochi minuti dopo si era allontanato per poi importunare il personale di un
vicino supermercato. A seguito delle immediate ricerche i Carabinieri della Compagnia di
Bracciano hanno individuato l’uomo che, restio al controllo, li ha aggrediti, minacciandoli.
All’esito dell’attività il 52enne è stato arrestato in flagranza di reato e condotto presso il
carcere di Civitavecchia. In data 10 aprile 2024 l’arresto è stato convalidato ed è stata
disposta da parte dell’Autorità giudiziaria la custodia cautelare in carcere.
Si comunica il tutto nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in
considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino a un definitivo accertamento di
colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca
costituzionalmente garantito.

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Roma

Droga a Roma, shaboo nei biscotti iraniani

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ROMA – I Carabinieri della Compagnia di Roma Centro, a conclusione di una complessa attività d’indagine, durata circa sei mesi e diretta dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti, stanno dando esecuzione a un’ordinanza che dispone l’applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di sei persone di nazionalità iraniana, filippina e bengalese, perché gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo” ed oppio.
L’operazione, scattata alle prime ore di questa mattina, ha impegnato i Carabinieri nella provincia di Roma, dove sono stati localizzati i 6 indagati, 4 destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, due uomini, una donna iraniani e un uomo del Bangladesh; una donna filippina agli arresti domiciliari; una donna iraniana destinataria della misura del divieto di dimora in Roma.
Le attività investigative, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro sono scaturite a seguito dell’arresto operato a giugno 2021 nei confronti di un cittadino bengalese, trovato in possesso di 530 g di shaboo; da qui sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine alla presenza di un gruppo criminale per conto del quale l’arrestato deteneva la sostanza. Le indagini eseguite mediante attività tecniche e telematiche, associate come sempre ai servizi tradizionali di pedinamento ed osservazione, hanno consentito di mettere insieme gravi indizi di colpevolezza  a carico di colui che viene considerato il capo e coordinatore unico del gruppo, un cittadino Iraniano, in Italia da circa 25 anni, già agli arresti domiciliari per analogo reato il quale, sfruttando anche i permessi lavorativi come panettiere, dirigeva da remoto ed avvalendosi di gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli acquirenti che con i “galoppini” ed i fornitori di shaboo di stanza in Iran.
Proprio nei confronti di colui che viene considerato il capo e della moglie – anche lei membro del gruppo con compiti logistici ed operativi – i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito a dicembre 2021 una perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica che ha permesso di rinvenire e sequestrare all’interno di un appartamento 2,3 kg di shaboo e 1,4 kg di oppio, abilmente occultati nel doppio fondo di confezioni, completamente integre, di dolci tipici dell’Iran, comportando l’arresto della coppia.
La successiva analisi degli apparati telefonici sequestrati alla coppia ha poi permesso di ricostruire il canale di approvvigionamento dello stupefacente sintetico che veniva prodotto in Iran ed inviato in Italia, grazie alla collaborazione in terra persiana di un sodale non compiutamente identificato, che avvalendosi dell’inconsapevole apporto di alcuni turisti iraniani diretti a Roma, che mettevano a disposizione una porzione del proprio bagaglio, convinti di aiutare dei connazionali a portare in Italia “i sapori” della loro terra (i biscotti appunto), importavano in Italia lo stupefacente rischiando inoltre, se arrestati in Iran, la pena capitale. Una volta in Italia, lo stupefacente sotto forma di prodotti dolciari, veniva ritirato dalla madre o dalla moglie del capo dell’organizzazione e stoccato in depositi prima di essere immesso sul mercato capitolino sfruttando la manodopera a basso costo offerta da cittadini filippini e bengalesi.
È stata dunque ricostruita l’importazione di ben 21 kg di shaboo e 3 kg di oppio nel periodo ricompreso tra aprile e novembre 2021, e la successiva commercializzazione anche al dettaglio, e cristallizzata la posizione di 13 indagati a vario titolo per i reati di spaccio, detenzione ed importazione dall’estero di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito 6 arresti in flagranza di reato, convalidati, sequestrate sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo”, per un peso complessivo di oltre 3 kg, del tipo oppio per un peso complessivo di kg. 1,5 nonché la somma in contanti di 25.000 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

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Cronaca

Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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