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ZAGAROLO: SFRATTO CONTROVERSO E AMBIGUO PER UNA FAMIGLIA DI 10 PERSONE

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Tempo di lettura 6 minuti Storia di notai, avvocati e una spirale catastrofica senza fine di un immobile venduto all’asta con annessi terreni.

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di Cinzia Marchegiani

Zagarolo (RM) – Una storia che fa rabbrividire quella che da diversi anni sta drammaticamente vivendo una famiglia di Valle Martella, quartiere di Zagarolo in provincia di Roma. Una storia che ha gettato questa famiglia nello sconforto più grande.
L’Osservatore d’Italia è stato contattato dalla signora Olga Amato, cui nessuno ha dato spazio e volontà di comprendere cosa stesse vivendo lei e tutti i membri della sua famiglia. Venerdì scorso Olga Amato ha depositando un ricorso, aiutata dal gruppo Libra alla Procura di Tivoli, per cercare di salvare la casa dove abita con il compagno invalido, le tre figlie ed il genero, tutti disoccupati, la madre anziana e malata ed i tre nipotini, di 7, 12 anni e l’ultimo di soli quattro mesi.
I dieci membri della famiglia vivono con due assegni, uno sociale e uno d’invalidità, in una condizione di grave indigenza, che si protrae da quando, dieci anni fa, dopo il fallimento dell’azienda di famiglia di vendita di materiali edili, non hanno più trovato lavoro.
Una storia piena di ombre. Chi avrebbe leso i diritti inalienabili di questa famiglia? Nel ricorso che Olga ha presentato venerdì grazie all’intermediazione del gruppo Libra si legge che per il giorno 22 Luglio 2015 è previsto il rilascio forzoso dell’immobile, dove Olga abita con altri nove membri della sua famiglia, in esecuzione della procedura espropriativa n. 12/2000 del Tribunale civile di Tivoli. La storia lunghissima e complicata si può estrapolare dal ricorso stesso, dove Olga spiega al Giudice la sua storia e quest'ultimo dovrà decidere se sospendere questa esecuzione.
 
Storia di notai, avvocati e una spirale catastrofica senza fine di un immobile venduto all’asta con annessi terreni. Olga abita nell'immobile usufruendo in modo esclusivo del terreno oggetto della procedura de quo, in qualità di proprietaria in buona fede di entrambi i terreni su cui insiste lo stesso immobile dal 1982 da cui presto saranno sfrattati.
Il ricorso fa leva sulla nullità dell’atto di compravendita avvenuto il 20 Ottobre 2005 e probabilmente anche dell’acquisto tramite asta del terreno oggetto dell’esecuzione, poiché la presenza di quattro dei vincoli ambientali e paesaggistici, ne privano del requisito di commerciabilità, ai sensi dell’art. 46, comma 5, del DPR 380/01.

Questo immobile, oggetto della contesa, è stato venduto dal Tribunale di Tivoli a circa 8.000 euro, come terreno vincolato e con una costruzione abusiva – per cui c’è stato già accertamento e condanna – e circa un anno dopo lo stesso notaio, che aveva curato anche la vendita giudiziale all’incanto, stipula un atto di compravendita, in cui la Sig.ra V. compare sia in qualità di venditore come delegata dal nuovo proprietario D.D. sia come compratrice.
La "Sig.ra V" perciò acquista l'immobile con il terreno – in parte di proprietà a tutti gli effetti di Olga – accatastandolo come giardino di pertinenza, complesso che così assume un valore di centinaia di migliaia di euro.
La signora Olga in una domanda retorica spiega al Giudice: “In un terreno sottoposto a quattro vincoli, si lascia che venga da me costruito ed abitato per vent’anni un grande stabile, per il quale anni dopo io, costruttore, ricevo condanna penale per abuso edilizio nel ‘98. Il terreno era sottoposto anche ad ipoteche, a mia insaputa. L’esecuzione da parte della banca, tuttavia, prosegue, con notifiche al defunto creditore e senza mai accertarsi di chi vivesse presso l’immobile esecutato e potesse eventualmente ricevere la comunicazione”.

La storia diventa ancora più controversa e sotto certi aspetti misteriosa quando nell’arco di un anno dalla vendita giudiziale, viene di fatto sanato un immobile abusivo, tramite un semplice atto di compravendita, grazie alla sua certificazione da parte dello stesso notaio e successiva iscrizione al catasto come regolare, correggendo altresì la divisione fra i fondi, a favore di quello di presunta proprietà della Sig.ra V. Nel ricorso infatti si cita che risulta altresì già agli atti una richiesta di condono edilizio proposta sempre dalla Sig.ra V. in data 8 settembre 2005, in rappresentanza del D.D, che non è stata accolta al Comune di Zagarolo.
La signora Olga, che non si è mai arresa a questa storia pazzesca, tiene a dimostrare, che entrambi gli atti pubblici, sono ritenuti nulli dalla stessa e che sono stati redatti dal notaio in questione il quale – dichiara Olga Amato: “ha dichiarato durante l’asta giudiziaria nel ‘Provvedimento di determinazione del valore degli immobili pignorati’ datato 11 Ottobre 2004, che il terreno era sottoposto a vincoli e conteneva una costruzione abusiva. Solo un anno dopo, lo stesso notaio nell’atto di compravendita datato 20 Ottobre 2005, certifica la veridicità delle dichiarazioni della Sig.ra V. – dichiarando l’esatto contrario di quanto certificato durante la liquidazione giudiziale del terreno oggetto del procedimento de quo, che il fabbricato è regolare ed il terreno non è sottoposto a vincoli, in presenza dei quali la compravendita registrata non sarebbe potuta regolarmente avvenire”.

L’Osservatore d’Italia ha contattato il Gruppo Libra che per questo preciso caso ci spiega: “Nel suddetto procedimento sembrerebbe non essersi tenuto conto delle gravissime irregolarità di tipo civilistico ed amministrativo che sono state denunciate, con deposito della relativa documentazione probatoria, che arriverebbero addirittura a determinare, oltre a probabili implicazioni di diritto penale, la nullità del decreto di trasferimento, e persino quella del titolo di proprietà stesso della controparte. Relativamente al decreto la nullità si baserebbe sulla grave irregolarità di atti preparatori alla vendita in fase di espropriazione forzata (Cass. n. 3970/2004), comprovati da apposita relazione tecnica giurata sugli errori delle nuove scritture catastali. Inoltre, le prescritte notifiche, tanto dell'ordinanza di delega, che di distribuzione del ricavato della vendita, sono rimaste infruttuose, in quanto effettuate all'esecutato sig. G.C, benché nel frattempo deceduto”.
Chiediamo alla referente tecnica del Gruppo Libra, giurista specializzata in diritto pubblico cosa sta realmente accadendo in Italia, il caso della signora Olga Amato è lo specchio di un quadro molto allarmante che sta prendendo sempre più piede in Italia, cosa accade?
Un tempo era impensabile eseguire uno sfratto in presenza di minori, anziani o malati gravi nell’immobile. Dopo vent’anni e senza una corrispondente modifica legislativa, i valori sembrano essersi invertiti: si privano dell’unica abitazione, presidio fondamentale di dignità sociale, famiglie senza mezzi di sostentamento, persino in presenza di persone vulnerabili, particolarmente protette dalla Costituzione e dalle Convenzioni sui diritti umani ratificate dall’Italia. Tutte norme, che hanno ancora un valore giuridico indubbiamente superiore ai diritti dei creditori e che invece sembrano, di fatto e senza ragioni apparenti, disapplicate ed ignorate da giudici ed avvocati. E’ come se fosse sorto a livello della sola prassi giudiziaria un “diritto superiore al profitto”, per soddisfare il quale, si violerebbe la Costituzione e si sacrifica la vita di tante persone, persino dei bambini. Fino a quando, però, non si rivendicano questi diritti in giudizio e con azioni popolari unitarie, non si può sperare che vengano rispettati.
Nel merito specifico di questa raccapricciante e drammatica storia?
Il caso della Sig.ra Amato e della sua famiglia è particolarmente grave, perché, non solo, a quanto risulta, si è arrivati allo sfratto nonostante pesanti irregolarità, ma l’unica rassicurazione che è stata data loro è che forse si riuscirà a trovare una stanza in un centro d’accoglienza dove ospitarli assieme. Non solo, dunque, le aste, dove uniche abitazioni vengono vendute spesso a prezzi stracciati, ma anche la nascita di un sistema d’accoglienza degli italiani sfrattati, su cui si sono avute le prime pesanti avvisaglie con Mafia Capitale.
“Che senso ha costruire centri d’accoglienza, che costano molto di più, invece di case popolari accessibili ai bisognosi? Quale ragionevolezza ci può mai essere in uno Stato, che per soddisfare diritti non fondamentali di privati e banche, manda in strada decine di migliaia di famiglie, ponendo a carico della collettività una costosissima assistenza abitativa? – si domanda la Signora Olga Amato, che da dieci anni difende con coraggio e dignità la sua casa – Che ci vadano loro nei centri d’accoglienza, gli ho risposto. Su dieci membri della mia famiglia, sei sono in età lavorativa, ci diano il lavoro! Essere senza reddito ed avere paura di rimanere anche senza casa, ti distrugge la vita. Il mio compagno a seguito della notizia del pignoramento ha avuto gravissime ripercussioni di salute, le mie figlie hanno dovuto rinunciare agli studi, i miei nipoti crescono fra mille stenti e rinunce. E lo Stato che fa? Ci caccia anche di casa, favorendo, invece, persone che non hanno certo le nostre difficili condizioni sociali ed economiche”.
Luca Rossi, referente esterno del Gruppo Libra spiega ai lettori de L'Osservatore d'Italia: “Il Gruppo tecnico Libra nasce circa due anni fa e sta facendo quello che in vent’anni non hanno fatto con tutta evidenza opposizioni, sindacati, associazioni e movimenti vari: pretendere e lottare concretamente, non a parole, per il ripristino della democrazia e di tutti i diritti costituzionali. Siamo solo comuni cittadini, che grazie all’apporto della referente tecnica ed al lavoro volontario, possono combattere ad armi pari con i potenti, usando gli stessi strumenti: legge e comunicazione. Abbiamo una vasta gamma di denunce e ricorsi per la difesa di qualsiasi diritto fondamentale e li supportiamo con azioni popolari, di comunicazione ed informazione. Serve, però, la partecipazione vera ed il sostegno degli italiani. I diritti democratici o sono di tutti, o di nessuno. Per questo occorre lottare assieme in questo momento eccezionale e tragico, perché quello che sta avvenendo in Grecia non è molto lontano da ciò che avviene ed avverrà in Italia. Invitiamo tutti gli italiani a contattarci ed a partecipare a questa liberazione pacifica, legale e rigorosamente “dal basso”, fatta dai soli cittadini, come democrazia vuole”.
Intanto lo sfratto esecutivo della famiglia di Olga è previsto per mercoledì, 22 luglio prossimo, sempre che il giudice non decida, come i colleghi di Sassari e Como, di sospendere. Noi de l’Osservatore d’Italia saremo presenti a documentare questa storia che lascia segnati non solo i diretti interessati, ma tutti coloro che si sono calati nei panni di chi, come questa famiglia, vede un’ingiustizia brandire diritti e speranze sulla propria pelle, ma che con altrettanta forza hanno sempre cercato di dimostrare la verità e il sopruso, e sempre speranzosi in una giustizia concreta.
 

Metropoli

Bracciano, violenta aggressione all’ospedale: panico tra medici e pazienti

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BRACCIANO (RM) – Sono stati momenti di tensione quelli vissuti da medici e pazienti all’ospedale Padre Pio. I Carabinieri della Sezione Radiomobile della
Compagnia di Bracciano hanno arrestato un cittadino italiano di 52 anni, con precedenti,
gravemente indiziato del reato di resistenza a Pubblico Ufficiale. L’uomo, in visita a dei
parenti presso l’Ospedale Padre Pio di Bracciano, in evidente stato di alterazione, aveva
aggredito fisicamente e minacciato il personale sanitario, inveendo anche contro i visitatori
presenti. A seguito dell’evento è stato richiesto l’intervento del 112, appurando che lo
stesso soggetto, pochi minuti dopo si era allontanato per poi importunare il personale di un
vicino supermercato. A seguito delle immediate ricerche i Carabinieri della Compagnia di
Bracciano hanno individuato l’uomo che, restio al controllo, li ha aggrediti, minacciandoli.
All’esito dell’attività il 52enne è stato arrestato in flagranza di reato e condotto presso il
carcere di Civitavecchia. In data 10 aprile 2024 l’arresto è stato convalidato ed è stata
disposta da parte dell’Autorità giudiziaria la custodia cautelare in carcere.
Si comunica il tutto nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in
considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino a un definitivo accertamento di
colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca
costituzionalmente garantito.

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Roma

Droga a Roma, shaboo nei biscotti iraniani

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ROMA – I Carabinieri della Compagnia di Roma Centro, a conclusione di una complessa attività d’indagine, durata circa sei mesi e diretta dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti, stanno dando esecuzione a un’ordinanza che dispone l’applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di sei persone di nazionalità iraniana, filippina e bengalese, perché gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo” ed oppio.
L’operazione, scattata alle prime ore di questa mattina, ha impegnato i Carabinieri nella provincia di Roma, dove sono stati localizzati i 6 indagati, 4 destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, due uomini, una donna iraniani e un uomo del Bangladesh; una donna filippina agli arresti domiciliari; una donna iraniana destinataria della misura del divieto di dimora in Roma.
Le attività investigative, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro sono scaturite a seguito dell’arresto operato a giugno 2021 nei confronti di un cittadino bengalese, trovato in possesso di 530 g di shaboo; da qui sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine alla presenza di un gruppo criminale per conto del quale l’arrestato deteneva la sostanza. Le indagini eseguite mediante attività tecniche e telematiche, associate come sempre ai servizi tradizionali di pedinamento ed osservazione, hanno consentito di mettere insieme gravi indizi di colpevolezza  a carico di colui che viene considerato il capo e coordinatore unico del gruppo, un cittadino Iraniano, in Italia da circa 25 anni, già agli arresti domiciliari per analogo reato il quale, sfruttando anche i permessi lavorativi come panettiere, dirigeva da remoto ed avvalendosi di gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli acquirenti che con i “galoppini” ed i fornitori di shaboo di stanza in Iran.
Proprio nei confronti di colui che viene considerato il capo e della moglie – anche lei membro del gruppo con compiti logistici ed operativi – i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito a dicembre 2021 una perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica che ha permesso di rinvenire e sequestrare all’interno di un appartamento 2,3 kg di shaboo e 1,4 kg di oppio, abilmente occultati nel doppio fondo di confezioni, completamente integre, di dolci tipici dell’Iran, comportando l’arresto della coppia.
La successiva analisi degli apparati telefonici sequestrati alla coppia ha poi permesso di ricostruire il canale di approvvigionamento dello stupefacente sintetico che veniva prodotto in Iran ed inviato in Italia, grazie alla collaborazione in terra persiana di un sodale non compiutamente identificato, che avvalendosi dell’inconsapevole apporto di alcuni turisti iraniani diretti a Roma, che mettevano a disposizione una porzione del proprio bagaglio, convinti di aiutare dei connazionali a portare in Italia “i sapori” della loro terra (i biscotti appunto), importavano in Italia lo stupefacente rischiando inoltre, se arrestati in Iran, la pena capitale. Una volta in Italia, lo stupefacente sotto forma di prodotti dolciari, veniva ritirato dalla madre o dalla moglie del capo dell’organizzazione e stoccato in depositi prima di essere immesso sul mercato capitolino sfruttando la manodopera a basso costo offerta da cittadini filippini e bengalesi.
È stata dunque ricostruita l’importazione di ben 21 kg di shaboo e 3 kg di oppio nel periodo ricompreso tra aprile e novembre 2021, e la successiva commercializzazione anche al dettaglio, e cristallizzata la posizione di 13 indagati a vario titolo per i reati di spaccio, detenzione ed importazione dall’estero di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito 6 arresti in flagranza di reato, convalidati, sequestrate sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo”, per un peso complessivo di oltre 3 kg, del tipo oppio per un peso complessivo di kg. 1,5 nonché la somma in contanti di 25.000 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

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Cronaca

Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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