Asd Grottaferrata calcio a 5 (serie D), capitan Fabi è sicuro: “Questa è una società ambiziosa”

Grottaferrata (Rm) – L’Asd Grottaferrata calcio a 5 è stata spettatrice dell’ultimo turno di campionato. Il turno di riposo ha dato modo al gruppo di mister Ivano Checchi di oliare i meccanismi in vista del rush finale della stagione che per i criptensi si aprirà venerdì prossimo sul difficile campo della Pgs Don Bosco Genzano. “Un match complicato perché affronteremo un avversario esperto di questa categoria – avverte il capitano dell’Asd Grottaferrata calcio a 5 Simone Fabi – All’andata fu una partita combattuta e vincemmo di misura, anche se da allora la nostra squadra è cambiata tanto”. Ora in maglia castellana ci sono un nuovo tecnico e alcuni giocatori scesi da categorie superiori: “La qualità è cresciuta tanto, ma questa è stata solo la conferma delle premesse di inizio stagione”. Quelle che, di fatto, hanno convinto lo stesso Fabi a scendere dalla serie C2 alla D: “Ero alla Lepanto l’anno scorso, ma quando mi è arrivata la proposta del presidente Manuel Masi e dell’Asd Grottaferrata calcio a 5 ci ho messo poco a decidere – spiega l’ultimo classe 1991 – Questa è una società ambiziosa che vuole fare cose importanti e noi cercheremo di essere protagonisti già in questo campionato”. Il turno appena messo alle spalle non ha riservato grandi sorprese: “Hanno vinto la Visual Technology e la Polisportiva Genzano che ora sono davanti a noi, mentre nello scontro diretto tra prima (Blaugrana, ndr) e seconda (Castromenio, ndr) ha avuto la meglio la capolista, una squadra con giocatori di ottimo livello e un bravo allenatore alla guida”. Il distacco dalla vetta per l’Asd Grottaferrata calcio a 5 è di 13 punti: “Al momento è difficile pensare ad una rimonta su di loro – ammette Fabi – Noi comunque daremo il massimo anche se un piazzamento in zona play off, vale a dire nella seconda o terza posizione, sembra più alla nostra portata”. La (lunga) rincorsa della formazione biancorossa è appena iniziata…




Club Basket Frascati (C/f), Patronaggio: “Buona vittoria a Ladispoli, siamo in linea con le attese”

Frascati (Rm) – Quinta vittoria in dieci gare per la serie C femminile del Club Basket Frascati. Un bilancio in perfetta parità per il gruppo di coach Manuel Monetti che comunque può essere soddisfatto del cammino delle sue giovanissime ragazze. Tra queste c’è anche la guardia classe 2001 Alisia Patronaggio che fornisce la sua valutazione sulla stagione fin qui disputato dalla prima squadra rosa del Club Basket Frascati: “Nello sport come nella vita si può sempre fare meglio, ma tutto considerato possiamo essere abbastanza contente di quanto prodotto finora. Abbiamo avuto qualche difficoltà, ma nel corso del tempo il gruppo si è compattato sempre di più e questo è sicuramente un aspetto importante. La serie C è un campionato di buon livello e questa esperienza contribuirà certamente alla nostra crescita sia individuale che di squadra”. La Patronaggio si sofferma proprio sul rapporto con coach Monetti: “Gioco qui a Frascati da cinque anni e lui mi ha quasi sempre seguito. E’ un allenatore sempre disponibile nel cercare di comprendere la posizione delle sue giocatrici”. Nell’ultimo turno le ragazze del Club Basket Frascati hanno violato il campo del Città di Ladispoli ultimo della classe col punteggio di 53-43: “Non è stata una partita semplice, anche se l’abbiamo tenuta sempre in pugno – sottolinea la Patronaggio – Rispetto all’andata abbiamo avuto delle difficoltà maggiori, ma era importante vincere e ci siamo riuscite”. Nel prossimo turno il calendario regala alle frascatane l’opportunità di misurarsi con la squadra che finora si è dimostrata la più forte del girone B di serie C, vale a dire la capolista Atletico San Lorenzo: “Hanno vinto tutte le nove partite giocate finora e pure all’andata si sono dimostrate una squadra molto forte – ricorda la Patronaggio – Hanno un gruppo esperto che sa come gestire le partite, ma noi dovremo cercare di impostare la partita su ritmi alti per creare problemi alle nostre avversarie. Siamo fiduciose di poterci giocare le nostre carte visto che tra l’altro giocheremo sul nostro campo, ma al tempo stesso siamo consce che sarà una partita dura”.




Tivoli e Guidonia, scacco matto al traffico di droga: 11 arresti

A Tivoli e Guidonia Montecelio, i Carabinieri della Compagnia di Tivoli hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale di Tivoli, su conforme richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 11 persone (5 in carcere e 6 agli arresti domiciliari) per il reato di spaccio aggravato di sostanze stupefacenti, nonché all’esecuzione di numerose perquisizioni.

L’indagine convenzionalmente denominata dai Carabinieri “ADRIANO”, ha consentito di ricostruire l’operatività di un gruppo criminale dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti operativo principalmente all’interno delle case popolari del cd. Quartiere “Adrianella”, ma anche in luoghi insospettabili, quali una famosa gelateria sita in Villa Adriana, molto vicina all’omonimo sito UNESCO.

Le indagini, avviate nel febbraio 2019 su iniziativa di un militare dell’Arma dei Carabinieri che, libero dal servizio, nel passeggiare per il centro cittadino, percepiva una concitata conversazione telefonica tra un professionista del luogo ed altra persona in merito a pagamenti di somme di denaro.

La professionalità dei Carabinieri della Compagnia di Tivoli ha consentito di svelare “ramificazioni criminali” in cui emerge la figura di M. S. del 1989 – dal dicembre 2019 agli arresti domiciliari per detenzione di un fucile a canne mozze – che, con la collaborazione di numerose persone, tra cui L. C. del 1969 e M. M. del 1986, aveva organizzato un fiorente mercato di più tipologie di narcotici, sia delle cd droghe leggere, sia di cocaina e crack, circondandosi di più pusher che partecipavano alla redditizia attività delittuosa.

L’attività investigativa dei Carabinieri, svolta con intercettazioni e servizi di osservazione, ha interrotto una diffusa e capillare attività di vendita di narcotici nell’area Tiburtina che tendeva a estendersi nei comuni limitrofi e anche al IV e VI municipio di Roma. Scrive il G.I.P.: “”In un periodo di investigazioni relativamente circoscritto – si è trattato di un bimestre che ha compreso gli scorsi mesi di febbraio e di marzo 2019 – i tenaci ed efficaci sforzi dei militari hanno fatto emergere uno scenario francamente allarmante, caratterizzato dalla disinvolta, pervicace e ben organizzata realizzazione, in varie zone del territorio tiburtino, di stabili punti di spaccio di stupefacenti assortiti (cocaina, crack, derivati della cannabis e anche eroina). Principale motore di tale ininterrotta attività di colonizzazione delittuosa di più zone del tiburtino – da Tivoli a Villa Adriana e a Tivoli Terme – è certamente M. S., che promuove, organizza, coordina, rifornisce, controlla e dirige più piazze, presidiate da vari pusher alle sue dipendenze, organizzati su turni e orari nel cuore della notte, talora anche riforniti di vitto e generi di conforto; qui vengono smistati e indirizzati numerosi tossicodipendenti, molti dei quali sono clienti abituali”.

Gli elementi investigativi acquisiti hanno dimostrato:

  • che veniva elargito uno “stipendio” giornaliero agli spacciatori (50 euro a turno), operanti su più turni al fine di garantire lo spaccio per 12 ore al giorno (le forniture a domicilio erano invece garantite h24);
  • che veniva garantito ai pusher in turno il rifornimento sul posto dello stupefacente, con consegna di generi di conforto per evitare che l’attività di spaccio fosse interrotta;
  • che veniva imposto ai concorrenti nel reato di utilizzare utenze telefoniche dedicate per le comunicazioni, in maniera tale da rendere difficile ogni intercettazione telefonica, di non cedere stupefacente a credito, e di non accettare altre forme di pagamento che non fosse denaro contante.

Nel corso delle fasi esecutive dell’operazione di questa mattina, a casa di uno degli indagati – un 50enne romano non destinatario di misure cautelari ma per cui la Procura aveva delegato la perquisizione domiciliare – i Carabinieri hanno rinvenuto 50 g. di hashish e l’uomo è stato arrestato, in flagranza, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.




Giorno della Memoria, Francesco Tagliente: “Celebro all’Altare della Patria”

Il prefetto Tagliente riflette sulla deportazione, la prigionia e le atroci sofferenze subite dagli oltre 650 mila militari italiani internati nei lager nazisti

Il 27 gennaio ricorre, e da 20 anni si celebra, il “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.

“La Repubblica italiana – recita l’art 1 della legge 20 luglio 2000, n. 211 – riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah
(sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.

L’art 2 della stessa legge aggiunge che “In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in
modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere”.

Per questa ragione, il 27 gennaio, è diventato un giorno di importanza internazionale che ha come obiettivo quello di non dimenticare ciò che avvenne all’interno dei lager.

Anche nel 2020 in Italia non mancano le iniziative e gli eventi per dar memoria a ciò che avvenne in quel periodo. Il Comitato di Coordinamento per le iniziative in ricordo della Shoah della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha previsto una serie di eventi, volti a diffondere la conoscenza della Shoah e degli altri crimini perpetrati dal nazifascismo prima e durante la seconda guerra mondiale.

“Tra gli italiani che hanno subìto la deportazione – scrive il prefetto Francesco Tagliente sulla pagina FB – ci sono anche oltre seicentomila militari deportati e internati nei lager nazisti”.

“E’ una pagina rilevante, anche per i gesti eroici dei nostri soldati a lungo purtroppo trascurati benché fosse noto a tutti che dopo la proclamazione dell’Armistizio, l’8 settembre del 1943, soldati e ufficiali vennero posti davanti alla scelta di continuare a combattere nelle file dell’esercito tedesco o, in caso contrario, essere inviati in campi di detenzione in Germania. Solo il 10 per cento – prosegue Tagliente- accettò l’arruolamento. Gli altri vennero considerati prigionieri di guerra. In seguito cambiarono status
divenendo “internati militari” (per non riconoscere loro le garanzie delle Convenzioni di Ginevra), e infine, dall’autunno del 1944 alla fine della guerra, lavoratori civili, in modo da essere utilizzati come manodopera coatta senza godere delle tutele della Croce Rossa loro spettanti”.
“Tra quei deportati – dice il prefetto – c’era mio padre. Per celebrare il “Giorno della Memoria” e rendere omaggio a mio padre e agli altri militari catturati e deportati e detenuti nei lager fino alla fine della guerra, a contribuire a tenere viva la memoria del tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese. Sono andato all’Altare della Patria dove è stata dedicata una sala alla resistenza dei 650.000 militari internati, 60.000 dei quali non tornarono”.




Cina, Coronavirus. L’epidemia accellera: si pianificano le evacuazioni

Il bilancio ufficiale delle vittime del coronavirus sale a 80 morti ed oltre 2.300 casi di contagio confermati in tutta la Cina. Le autorità di Hubei, epicentro del virus, riferiscono oggi di 24 nuove vittime e di 371 nuovi casi. L’epidemia di coronavirus continua ad accelerare, come aveva avvertito con preoccupazione Xi Jinping. Non è potente quanto la Sars, ma si rafforza e sta provocando nuove vittime in Cina. Costringendo le autorità di Pechino a ulteriori restrizioni, come il divieto di commercio di animali selvatici, da cui ha avuto origine la malattia. Il contagio, tra l’altro, è arrivato fino a Toronto e si sospetta anche a Vienna. E in Svizzera due persone rientrate da poco dalla Cina sono state poste in quarantena. I numeri dell’epidemia, iniziata il 31 dicembre a Wuhan, continuano a crescere giorno dopo giorno.

Come se non bastasse, il ministro della Sanità Ma Xiaowei ha spiegato che la capacità di diffusione del coronavirus, con un periodo di incubazione fino a 14 giorni, sembra diventare più forte e che non sono ancora chiari i rischi della sua mutazione. L’ultimo salto di qualità è stato segnalato dall’Oms, che ha riferito di un primo contagio da uomo a uomo fuori dalla Cina: si tratta di un caso in Vietnam una persona mai stata in Cina ma che era “familiare” con un’altra che aveva visitato Wuhan. In Cina, per tentare un contenimento, si innalzano nuove barriere. Dopo aver isolato 56 milioni di persone, bloccato i viaggi organizzati all’estero, interrotto feste e istituito controlli a tappeto su tutti i mezzi di trasporto, le autorità hanno emesso il divieto temporaneo al commercio di animali selvatici, da cui si ritiene che il coronavirus sia germogliato.

Diverse città del nord, come Pechino, Tientsin e Xian, hanno annunciato la sospensione delle linee di autobus a lunga percorrenza che le collegano al resto del paese. A est, la provincia di Shandong, con 100 milioni di abitanti, ha fatto lo stesso. A Hong Kong, dove è stato dichiarato lo stato d’emergenza, è scattata una protesta contro la quarantena e la tensione è salita alle stelle quando alcuni manifestanti hanno assaltato un ospedale. Quanto a Wuhan, epicentro della malattia, è ormai una città fantasma, dove chi può resta barricato in casa. Per chi è costretto ad uscire per farsi visitare, si devono attendere delle ore prima di vedere un medico.

E gli ospedali sono al collasso, tanto che proseguono a ritmo forsennato i lavori per finire il nuovo maxi-ospedale dedicato al coronavirus entro i tempi previsti, ossia tra pochi giorni. Ma l’emergenza appare lontanissima dall’essere risolta: il sindaco ha dichiarato di attendersi “almeno un migliaio di contagi in più”. Nel frattempo il coronavirus continua a viaggiare, allargando il suo raggio ben oltre la Cina e l’Asia. In Canada è stato segnalato un primo caso di contagio, a Toronto, di un cinquantenne che era stato a Wuhan. Un caso sospetto è a Vienna e se fosse confermato l’Austria sarebbe il secondo paese europeo dopo la Francia a dover curare dei malati di coronavirus. Negli Stati Uniti c’è un quarto caso, nella contea di Los Angeles.

In Italia sono stati rafforzati i presidi medici agli aeroporti di Malpensa e Fiumicino, mentre Milano e Roma hanno annullato o comunque rinviato le celebrazioni per il Capodanno lunare.

Al momento non si segnalano contagi: il ministero della Salute ha reso noto che i casi sospetti si sono rivelati “tutti negativi”. In ogni caso, il governo “segue con la massima attenzione la situazione in Cina”, ha assicurato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, spiegando che la Farnesina è in contatto con i nostri connazionali (una cinquantina) a Wuhan per ogni assistenza.

Per coloro che volessero lasciare la città, si lavora ad un trasferimento via terra verso sud nella provincia di Huhan.

Il passo successivo sarebbe una quarantena di 14 giorni in un ospedale locale. Anche se la maggior parte degli italiani sarebbe orientata a restare chiuso in casa. Anche altri paesi pianificano le evacuazioni. Gli Stati Uniti vorrebbero far partire i loro mille connazionali, inclusi i diplomatici, via aerea martedì. Il governo francese ha annunciato un ponte aereo diretto per chi volesse rientrare da Wuhan, “in accordo con Pechino”. A patto, però, di sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni una volta in Francia




Regionali, Bonaccini verso la vittoria: crolla il M5s

Stefano Bonaccini verso la vittoria su Lucia Borgonzoni nella corsa per la presidenza dell’Emilia Romagna, una sfida che ha assunto significati politici nazionali.

La seconda proiezione Rai dà il governatore Pd uscente, sostenuto dal centrosinistra, al 48,6%, la sua rivale leghista con il centrodestra al 45,5 per cento. Un distacco di tre punti che resta costante mentre procede lo spoglio delle schede e che porta sia Matteo Salvini che Giorgia Meloni ad intravedere la sconfitta. “Salvini ha perso, il governo esce rafforzato”, esulta Nicola Zingaretti. Ma l’implosione di M5S – con Simone Benini al 4% in Emilia Romagna – preoccupa l’alleanza a quattro che regge l’esecutivo.

Partita invece ampiamente chiusa a favore di Jole Santelli in Calabria: la candidata di Forza Italia per il centrodestra secondo l’ultima proiezione trionfa con il 50,9% e diventa la prima governatrice donna della regione. Pippo Callipo per il centrosinistra si ferma al 31,3%, Carlo Tansi (lista civica) registra il 10,6% e precede Francesco Aiello (M5S) al 7,2%. “Jole emblema del riscatto”, assicura Silvio Berlusconi, mentre la prossima presidente promette “una regione diversa”.

Gli occhi erano tutti sull’Emilia Romagna, che ha sorpreso per il boom dell’affluenza al (67,7%), di 30 punti superiore rispetto al 2014 (37,6%) e analoga a quella delle europee 2018




Roma-Giardinetti, c’è attesa per la Commissione Mobilità di questa mattina

Mozione ritirata e discussione sulla ferrotramvia Roma-Giardinetti sospesa fino a questa mattina, lunedì 27 gennaio, giorno in cui la commissione mobilità, presieduta da Enrico Stefàno, tratterà la delicata questione. Venerdì pomeriggio l’accordo – a distanza – maturato durante l’Assemblea Capitolina, tra l’esponente cinque stelle e la consigliera civica Svetlana Celli (RomaTornaRoma), firmataria del documento. Una tregua più che un accordo, infatti quest’ultima chiarisce subito a chiusura del Consiglio: “Sono pronta a presentarla di nuovo, se non venissero affrontati tutti i punti che chiedevamo e che sui quali i cittadini aspettano risposte”. Chiaro il messaggio.

Nel preambolo
spiega che “la mozione è stata presentata il 18 dicembre scorso e recepisce le
istanze e le preoccupazioni dei cittadini, delle associazioni e dei lavoratori
della linea, limitata a Centocelle dal 3 agosto 2015”. Un provvedimento contro
il quale la Celli esprime un giudizio negativo, “perché tale sospensione ha
annientato il commercio, la percorrenza e la vita sociale nei quartieri come Torre Maura e Giardinetti. E perché quella stessa tratta, che potrebbe sembrare un
doppione della Metro C, è stata poi
sostituita con servizio bus. Cioè, si tiene chiuso un sistema con un impatto
ambientale minimo e contestualmente si attiva un servizio integrativo con bus a
diesel, meno rapido, capiente e sostenibile rispetto al treno”. Un controsenso,
considerati i divieti alla circolazione per i veicoli emanati a ripetizione negli
ultimi giorni.

In Aula le
associazioni RomaMobilitaRoma, TrasportiAmo e UTP-Assoutenti, capitanate da Andrea
Ricci
dell’Osservatorio Regionale
sui Trasporti
, che coordina il tavolo congiunto sulla ferrovia. Composto inoltre
da Legambiente Lazio, Sferragliamenti dalla Casilina-Odissea
Quotidiana
e dai Comitati di Quartiere di Tor Pignattara e Torre Maura,
presieduto da Alfredo Trebbi che, presente
insieme ad altri attivisti, il giorno prima aveva lanciato un appello, lapidario,
proprio dalle colonne de L’Osservatore: “toglieteci
dall’isolamento
”.

È un “argomento
sentito quello della Roma-Giardinetti”, rimarca la consigliera a microfoni
aperti, “conosciuto da questa maggioranza che si è adoperata, non lo metto in
dubbio, per presentare il progetto di potenziamento e di prolungamento, da un
lato verso Termini dall’altra verso Tor Vergata, di inserire il progetto nel
PUMS e di chiedere i finanziamenti al Ministero dei Trasporti. Un lavoro
lodevole, considerevole e condivisibile. Ma la maggioranza si è dimenticata del
presente; si è dimenticata di affrontare il quotidiano. Ci troviamo oggi
davanti a una infrastruttura diventata, purtroppo, l’ombra di se stessa –
affonda -, abbandonata, soffre in maniera pesante, si trascina a stenti e va
avanti solo grazie alla professionalità dei lavoratori aziendali, che
dovrebbero ricevere l’encomio per quello che fanno. Ma ora i loro sforzi non
bastano: il materiale rotabile è quel che è, anche tecnicamente superato,
adatto a un museo ferroviario”.

“Volete
parlare del potenziamento, ma allo stesso tempo questa Amministrazione deve
ancora definire l’acquisizione di questa infrastruttura da parte della Regione Lazio. E si sta perdendo tempo.
Ho visto, dopo la presentazione della mozione la convocazione, da parte del consigliere
Stefàno, di una commissione su questo tema. Che ringrazio anche. La Regione si
è resa disponibile alla cessione, lo ha dichiarato oramai in tutte le salse,
sta aspettando un segnale di Roma Capitale”.

“Ma al di là
del dibattito politico, che interessa a pochi, vorrei soffermarmi sul valore
reale di questa linea per il Municipi V e VI, convinta che i sistemi su ferro
vanno mantenuti, che la Roma-Giardinetti lavori in perfetta sintonia e armonia
con la metro C. E quindi, non chiediamo con forza alcuni punti strategici:
acquisire la linea dalla Regione, prevedere la riapertura della tratta Centocelle-Giardinetti
e prolungare, nell’attesa, l’esercizio della Giardinetti a Parco di Centocelle,
in modo da creare appunto un nodo di scambio con la metropolitana, avviare gli
interventi di revisione generale su cinque elettrotreni e i stituire un
Osservatorio permanente presso Roma Capitale, aperto alle associazioni,
comitati e ai cittadini, insieme alle Organizzazioni Sindacali per monitorare i
lavori, come la Regione ha fatto con la ferrovia Roma-Viterbo, e di adoperarsi
con il Ministero dei Trasporti per finanziare il progetto, così com’è stato
presentato”.

“Si è costituito
un tavolo per questo di lavoro tra l’Osservatorio Regionale sui Trasporti,
Legambiente e le altre associazioni del settore, si sono incontrate lo scorso
14 gennaio: condivido le loro osservazioni, questa linea mantiene le sue
potenzialità se resta tale, se il tracciato resta quello attuale. Il loro
slogan è ‘nonunchilometrodimeno’ e hanno ragione, perché alternative a quel
tracciato non ce ne sono, smantellare il presente farebbe aumentare i costi e
rischia di allungare i tempi. C’è bisogno di ferrovie, tram e metropolitane.
Roma ha bisogno di ferrovie, tram e metropolitane, di una rete di trasporto
sostenibile e integrata alla mobilità dolce. Ricordo infine che questa mozione
è necessaria anche per dare un futuro ai lavoratori”.

Dalla
maggioranza è il presidente della commissione mobilità Stefàno a prendere la
parola: “Chiedo alla consigliera Celli di ritirare la mozione, in caso
contrario il nostro voto sarà negativo. E spiego il perché: mozioni con il
medesimo contenuto, con le stesse indicazioni ne abbiamo votate in Assemblea
circa una decina. Abbiamo fatto di più, parte di quanto scritto nel documento
lo abbiamo scritto nel PUMS, approvata lo scorso agosto, nel frattempo c’è
stata anche un’evoluzione. Il Ministero dei Trasporti sulla Roma-Giardinetti ha
detto che ci piace la vostra idea, però dovete portare la vostra infrastruttura
a scartamento ordinario, come gli altri tram, prescrivendo l’aggiornamento del
progetto. Ne parleremo in commissione”.

La proposta viene accolta dalla Celli, dopo un breve consulto con gli esponenti delle associazioni e del Comitato di Quartiere, però a condizioni che “i temi della mozione saranno discussi in commissione”, sottolinea. “Il problema è che voi in tre anni e mezzo avete cambiato l’assessore ai trasporti, e se effettivamente l’assessore precedente Meleo avesse fatto quello che bisognava fare, cioè parlare del presente della linea, parlare almeno del vostro cavallo di battaglia, ovvero la riapertura della tratta Centocelle-Giardinetti, le cose sarebbero andate diversamente. Lo ripeto siamo disposti a collaborare ai progetti futuri, ambiziosi, ma c’è da vedere il presente: la riattivazione è punto prioritario. Molte associazioni si sono unite insieme e lo stanno chiedendo alla politica, che sta governando questa città, quindi a voi, di riattivare quella tratta così com’è, perché lì il trasporto è congestionato. E se voi volete chiudere le orecchie per non ascoltare, noi non lo facciamo. Lunedì in commissione occorre trattare questi temi, Roma Capitale può scegliere”.

La discussione è aggiornata alla seduta in commissione di questa mattina (ore 11.30). Ma sono numerosi gli elementi che rafforzano i concetti espressi dalla esponente delle opposizioni e, indirettamente, delle associazioni nel documento congiunto. E per quanto riguarda il servizio attuale.

Riattivazione Centocelle-Giardinetti. C’è l’ordine del giorno 7 del 26 luglio 2016, presentato dal Pd capitolino e votato all’unanimità dall’Assemblea Capitolina, maggioranza compresa. Che impegna l’Amministrazione ad “attivare tutte le iniziative volte a ripristinare l’attuale tratto temporaneamente sospeso da Centocelle a Giardinetti e rendere nuovamente usufruibile dai cittadini la linea tranviaria da Roma Laziali a Giardinetti”. Ancora prima, c’è un analogo Ordine del Giorno (n. 290) presentato dai cinquestelle, allora opposizione, licenziato a maggioranza nella seduta del 16 aprile 2015. E c’è, infine, la relazione della divisione ingegneria di Atac SpA del 2016 aggiornata nel 2017, che individua i provvedimenti propedeutici necessari alla riapertura: “rinnovi di TE ormai obsoleta e verifiche sull’armamento”. Spontanea la domanda: cos’è che ha impedito all’Amministrazione di dare seguito alla riapertura?

Nodo di scambio con Metro C. Anche per tale istanza sono stati predisposti progetti, sempre in questi tre anni e mezzo. Il nodo di scambio era stato individuato a Parco di Centocelle e la sua realizzazioni sarebbe dovuta avvenire, secondo i rumors, in breve tempo. Invece, tra rimpalli, scuse e altro ancora, sconosciuto ai più, la cosa è rimasta ferma, penalizzando l’utenza. Come mai?

Gli elettrotreni Et81 in attesa di revisione generale

Rifacimento treni. Altro argomento trattato dalla Celli, e come gli altri rimasto lettera morta. Nel 2015 Atac aggiudica la gara del 2012 (n. 82/2012) per “gli interventi di revisione generale” di 5 elettrotreni a tre casse serie ET81, contraddistinti dai numeri aziendali ET 820, 822, 823, 824 e 824. “L’importo presunto dell’appalto è pari ad euro 2.498.398,00″ e “i lavori sono finanziati – recitava l’avviso a firma di Middei – con Fondi Regionali, residui anni 2001-2003 e 2004-2007 di cui alla Legge 297/78 e del triennio 2007-2009” sempre della medesima. La gara se l’è aggiudicata, in forma temporanea il 9 maggio 2013 e in via definitiva l’11 marzo 2015 (provvedimento n. 13), la FD Costruzioni srl (capogruppo) e la Idroelettrica SpA (mandante), per un valore complessivo di euro 1.481.415,00 (ribasso del 17%). A che punto si trova la gara? E perché l’ETR 821, convoglio della stessa serie ma rifatto anni prima con altri investimenti, è ancora fuori servizio?
Che quei convogli sono in attesa di revisione, nonostante gli anni e i chilometri effettuati, si evince dalla stessa relazione di ingegneria. In quelle pagine, infatti, si evidenzia un “forte decremento a partire dal mese di settembre 2016” con una perdita di produzione media del 35%. “La tendenza del livello di servizio erogato è destinata a peggiorare per causa delle condizioni del materiale rotabile in quanto le unità con percorrenza inferiore al milione di chilometri sono solamente 8 di cui solo 3 di età inferiore ai 20 anni e le rimanenti 5 hanno età media di 84 anni. Se ne deduce che l’argomento materiale rotabile non è più differibile ed inoltre è strettamente legato all’erogazione dell’attuale servizio di trasporto”.

Situazione materiale rotabile

A conti fatti si profila una commissioni intensa, date le argomentazioni da trattare, tanto sul presente quanto sul futuro della linea. Con le associazioni, riunite nel tavolo coordinato dall’Osservatorio, che faranno sicuramente sentire il proprio disappunto sulla scelta del Ministero di condizionare il finanziamento del progetto a patto della modifica dello scartamento.




Regionali, raddoppiano i votanti in Emilia Romagna rispetto il 2014

Raddoppiano le persone che si sono recate al voto in Emilia Romagna per le elezioni del Presidente e dell’Assemblea legislativa rispetto la precedente tornata elettorale del 2014, mentre in Calabria il dato di affluenza è pressoché simile a quello delle precedenti regionali.

Così alle 19 il dato registrato dal Ministero dell’Interno è del 58,82% di votanti per l’Emilia Romagna, rispetto il 30,89% delle scorse elezioni mentre in Calabria si è registrato un 35,52% contro il 34,80% della precedente tornata.




Monte Compatri, paracadutista atterra su un pino

Momenti di panico al chilometro 2 in via Prenestina nuova nel territorio di Monte Compatri. Un paracadutista è finito su un pino. Sul posto la squadra dei vigili del fuoco di Frascati e l’As6.

L’uomo che ha riportato qualche ferita a causa della caduta, è stato messo in salvo dai vigili del fuoco.




A2 femminile, per l’F&D Waterpolis un esordio da favola. Castelli Romani battuti 20-6

Vince e convince l’F&D Waterpolis di mister Daniele Di Zazzo alla prima uscita stagionale contro la matricola Castelli Romani. La compagine di casa ha chiuso con un netto e inequivocabile 20-6, iniziando nel migliore dei modi il proprio percorso in questo girone Sud della Serie A2 e mostrando ampi margini di crescita e di miglioramento. Gara mai in discussione con le veliterne sempre avanti e in pieno controllo del match. Il tutto con cinque gol per tempo: primo quarto subito con un F&D arrembante, la doppietta di Carrasco, quella di Rosini e il rigore di De Cuia fissano il punteggio sul 5-1. La squadra di casa non si ferma e nel secondo tempo va ancora in gol cinque volte con Carrasco (doppietta), De Marchis (doppietta) e Carosi. A metà gara il punteggio è di 10-3. Nel terzo quarto sale in cattedra De Cuia, autrice di una doppietta, che insieme ai gol di Carrasco, Zenobi e Bagaglini vale il 5-1. Cinquina anche nell’ultimo parziale con un’altra doppietta di Carrasco – che si presenta al meglio davanti ai suoi tifosi – un’altra doppietta di De Cuia e un’altra splendida rete di Bagaglini per il 20-6 finale. Ottimo esordio e test subito positivo per le ragazze di Di Zazzo, che ha così commentato la prestazione del collettivo: “Le ragazze hanno lavorato bene, erano un po’ tese, hanno cercato di fare quello che abbiamo provato in tutto il periodo invernale. Dobbiamo crescere sugli automatismi, ma ho visto molto sacrificio e molta concentrazione. Il risultato finale è netto, sono state brave a non cadere nella provocazione, ci sono stati tre costumi strappati, sintomo di una partita aggressiva da parte delle avversarie, bravi a tutte e domani si torna a lavorare e prepariamo la trasferta di Pozzuoli”, ha concluso l’allenatore dell’F&D Waterpolis.

F&D WATERPOLIS: Minopoli, Cristea, Carrasco (7), De Marchis (2), Zenobi (1), Rosini (2), Carosi (1), Bertini, De Cuia (5), Aprea, Piscopo, Bagaglini (2), Meccariello. Allenatore: Di Zazzo.

CASTELLI ROMANI: Messina, Passa, Proietti, Monterrubbianesi E. (1), Fonticoli (1), Racioppi, Monterrubbianesi G. (2), Pompili, Tomassini, De Marchis, Mandaza (2), Abrizi, Ligorio.

Arbitro: Baretta




Roma, maniaco sessuale sul bus a piazza Venezia: arrestato 53enne

ROMA – I Carabinieri del Comando Roma Piazza Venezia hanno arrestato un 53enne originario della provincia di Catania, senza fissa dimora e con precedenti, con l’accusa di violenza sessuale.

Salito a bordo dell’autobus Atac linea 40, l’uomo si è posizionato alle spalle di una 47enne moldava, e, dopo averle cinto un braccio intorno al corpo, l’ha palpeggiata nelle parti intime.

La reazione della donna ha attirato l’attenzione dell’autista del bus che, notata la scena, ha fermato la marcia proprio davanti il Comando Carabinieri di Roma Piazza Venezia, che proprio in quel momento stava incrociando lungo il percorso, richiedendo l’intervento dei militari.

I Carabinieri hanno
bloccato il 53enne e, dopo aver ascoltato la vittima e alcuni presenti,
ricostruendo quanto accaduto, lo hanno arrestato e trattenuto in caserma, a
disposizione dell’Autorità Giudiziaria.