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LIONE, OPERAZIONE PANGEA VII: CHIUSE MIGLIAIA DI FARMACIE ILLEGALI ON-LINE

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Tempo di lettura 3 minuti 237 arresti e sequestro di 36 milioni di dollari di farmaci contraffatti potenzialmente pericolosi

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Interpol, assieme all’Europol e quasi 200 forze dell'ordine in tutto 111 paesi hanno preso parte all'operazione Pangea VII rivolti reti criminali dietro la vendita di farmaci contraffatti via illecite farmacie online. L'operazione ha portato a 237 arresti in tutto il mondo e il sequestro di quasi 36 milioni di dollari del valore di farmaci potenzialmente pericolosi.

 

di Cinzia Marchegiani

Lione ( Francia) – Le truffe on-line sono un mercato florido ma insidioso da stanare, le vittime sono sempre gli utenti che navigando su internet diventano gli acquirenti inconsapevoli che cadono in trappole pericolose e a volte anche mortali. Si tratta di farmaci acquistati tramite siti illegali, che non permette di identificare la provenienza e la sicurezza dei prodotti. Un giro di affari vertiginoso che depreda soprattutto la salute dell’utente che pensa di aver fatto un affare per un farmaco sottocosto o introvabile. L’operazione Pangea VII è la più grande operazione mondiale di targeting medicinali contraffatti. Il frutto della missione di polizia internazionale ha prodotto ben 1.235 indagini, che ha permesso la rimozione di oltre 19.000 annunci di prodotti farmaceutici illegali attraverso piattaforme di social media e più di 10.600 siti web. Tutta l'operazione Pangea VII, è stata gestita a Lione, nel quartier generale di INTERPOL segretariato generale.

La centrale è servita per lo scambio di informazioni tra i paesi e le agenzie partecipanti. Da questa base, Intelligenza Regionale Ufficio di collegamento del WCO per l'Europa occidentale ha coordinato attività tra le amministrazioni doganali tramite CENcomm e la squadra Pangea, e un ufficio mobile di Europol che ha anche condotto controlli incrociati. Pangea VII è stata coordinata da INTERPOL, con l'Organizzazione mondiale delle dogane (OMD), il Forum Permanente del International Pharmaceutical Crime (PFIPC), i capi di medicinali Agenzie Gruppo di lavoro Enforcement Officers (WGEO), il Pharmaceutical Security Institute (PSI) e Europol, con il sostegno del Centro per la sicurezza Internet Farmacie (CSIP) e le aziende del settore privato, tra cui G2 Web Services, LegitScript, MasterCard, Microsoft, PayPal e Visa.


Tra il 13 e il 20 maggio 2014, mentre si procedevano ad incursioni a indirizzi legati ai siti illeciti farmaceutiche, dei 543.000 pacchetti controllati dalle dogane e autorità di regolamentazione, quasi 20.000 sono stati sequestrati durante la settimana internazionale di azione.

Un importo immenso di medicinali falsi e illeciti sequestrati durante l'operazione, molti erano pillole dimagranti, farmaci oncologici, pillole per la disfunzione erettile, tosse e raffreddore, farmaci anti-malarica, farmaco per il colesterolo e prodotti nutrizionali. Il segretario generale INTERPOL, Ronald K. Noble ricorda che l'unico obiettivo delle reti di criminalità organizzata dietro la vendita di questi medicinali contraffatti e illegali è quello di fare soldi, e non si preoccupano delle conseguenze potenzialmente pericolose per la vita delle loro azioni.

In seguito alla scoperta dei laboratori illegali a Bogotá, l' Ufficio Centrale Nazionale di INTERPOL in Colombia ha emesso il primo "Annuncio INTERPOL Viola", in relazione al crimine farmaceutico, con cui cercano o forniscono informazioni sui modi operandi, oggetti, dispositivi e metodi di occultamento utilizzati dai criminali. "L’operazione Pangea ha dimostrato ancora una volta che gli sforzi congiunti delle forze dell'ordine in tutto il mondo e con il sostegno del settore privato possono avere un impatto significativo nel contribuire a proteggere il pubblico e tornare indietro crimine", ha detto il capo INTERPOL, mentre Aline Plancon, capo della INTERPOL Medical Products contraffazione e farmaceutica Crime (MPCPC) unità, soddisfatto ricorda che il risultato ottenuto di Operazione Pangea VII dimostra il crescente impegno dei paesi membri nella lotta contro questi crimini.

Le intercettazioni e sequestri riescono a bloccare fisicamente questi farmaci potenzialmente letali che avrebbero raggiunto consumatori ignari, ma soprattutto permettono chiudere le piattaforme on-line utilizzati dalla criminalità organizzata per indirizzare il pubblico con la pubblicità e all’acquisto.

Gli obiettivi principali della strategica missione internazionale oltre ad aver individuato aree sfruttate dalla criminalità organizzata nel commercio di medicina on-line illegale, che riuscivano a concretizzare le truffe tramite domini illeciti, sistemi di pagamento elettronici e servizi di consegna, gli interventi sul campo hanno individuato e smantellato tre laboratori illegali in Colombia.


Le connessioni e la comunicazione in rete è un settore sempre in continuo ampliamento, dove le attività commerciali hanno intuito come la visibilità mondiale passa attraverso un semplice click. L’Europol ricorda che la scala di attività criminali informatici rappresenta una sfida notevole per le forze dell'ordine e il costo totale della criminalità informatica per la società è significativo, infatti un recente rapporto suggerisce che le vittime perdono intorno a € 290.000.000.000 ogni anno nel mondo a causa della criminalità on-line.

La stessa Operazione Pangea VII fa parte di "Turn Back Crime" campagna di sensibilizzazione globale di INTERPOL, che si propone di educare la società sui modi in cui la criminalità organizzata si infiltra nostra vita quotidiana, e per aiutare il pubblico a proteggersi.

Il mondo virtuale è una trappola piena di insidie, sopratutto accoglie le fantasie e i sogni non appagati nella realtà.

 

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Guerra medio oriente: forze israeliane avanzano verso Rafah

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Secondo rapporti palestinesi, ripresi da Ynet, “veicoli blindati delle Idf hanno attraversato la recinzione di confine nell’area di Kerem Shalom e stanno avanzando nei quartieri a est della periferia di Rafah”.

Secondo le stesse fonti ci sono “spari di carri armati e bombardamenti di artiglieria di tanto in tanto nella zona”. Ci sarebbero almeno 8 morti e numerosi feriti. L’Idf ha confermato di aver preso il controllo del valico di Rafah sul lato di Gaza.

Ad assumere il controllo questa mattina del lato di Gaza del valico di Rafah sono state le forze della 410/esima Brigata israeliana. Il valico con l’Egitto – secondo le informazioni – è ora disconnesso con la strada principale di Salah a-Din nella parte orientale della città di Rafah, a sua volta presa dalla Brigata Givati durante l’offensiva di questa notte. Secondo i dati dell’Idf – riportati dai media – circa 20 miliziani armati sono stati uccisi e i soldati hanno localizzato tre “significativi” imbocchi di tunnel.

In precedenza, rapporti hanno sostenuto che “l’esercito israeliano è arrivato al valico di Rafah nel lato di Gaza e che le spedizioni umanitarie sono state interrotte”. Lo ha riferito Haaretz. La tv Canale 12 ha mostrato un video diffuso sui social che mostra un tank israeliano avanzare nel lato di Gaza del valico di Rafah, al confine con l’Egitto. L’Idf finora non ha ancora fornito dettagli sulle operazioni avviate da ieri sera nella parte orientale di Rafah, tranne l’annuncio che stava operando contro obiettivi di Hamas nella zona. Finora non c’è’ stata alcuna conferma da parte dell’Idf.

L’invasione via terra di Rafah sarebbe “intollerabile” per le sue “devastanti conseguenze umanitarie e l’impatto destabilizzante nella regione”. Lo ha detto il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres incontrando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Guterres ha ricordato di aver lanciato un “forte appello a Israele e Hamas a concludere un accordo vitale, un’opportunità che non si può perdere”.

L’esercito israeliano ha annunciato intanto la morte di due soldati riservisti uccisi ieri a Metulla, nel nord del Paese, da un drone esplosivo degli Hezbollah. Il portavoce militare ha riferito che si tratta di Dan Kamkagi (31 anni) e Nahman Natan Hertz (31) della 551/esima Brigata. Il bilancio dei soldati caduti da ottobre scorso sul fronte nord è ora salito a 13. A questi vanno aggiunti anche nove civili uccisi negli attacchi Hezbollah.

La giornata

Israele ha deciso di inviare una delegazione al Cairo ma di continuare l’operazione a Rafah. Lo ha fatto sapere l’ufficio del premier citato dai media. “Il gabinetto di guerra – ha detto – ha deciso all’unanimità che Israele continui la sua operazione a Rafah per esercitare pressioni militari su Hamas”. Al tempo stesso, ha proseguito, “anche se la proposta di Hamas è lontana dai requisiti necessari per Israele” sarà inviata una delegazione al Cairo “per esplorare la possibilità di raggiungere un accordo in condizioni accettabili per Israele”.

Report palestinesi citati da Ynet riferiscono di un “improvviso ingresso via terra nella parte orientale di Rafah” di truppe israeliane. Le stesse fonti segnalano inoltre “interruzioni delle comunicazioni e dell’elettricità” mentre sono in corso intensi raid aerei israeliani sulla parte orientale di Rafah.

Nel tardo pomeriggio infatti Hamas ha accettato, in extremis, la proposta di Egitto e Qatar per un accordo con Israele sul cessate il fuoco. Forse nell’ultimo, disperato tentativo di fermare l’irruzione dei soldati israeliani nella città, dove in mattinata era scattato l’ordine di evacuazione di un centinaio di migliaia di civili già stremati da sei mesi di guerra. In una nuova telefonata, anche il presidente americano Joe Biden ha cercato ancora una volta di convincere il premier Benyamin Netanyahu a non invadere la città nel sud della Striscia, insistendo sul fatto che raggiungere un’intesa per un cessate il fuoco è il modo migliore per proteggere la vita degli ostaggi detenuti a Gaza.

Ma lo Stato ebraico per ora frena. “Adesso la palla è nel campo di Israele”, ha detto un esponente di Hamas dopo che il leader Ismail Haniyeh ha informato il premier del Qatar Mohammed bin Abdul Rahman Al Thani e il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamel – e l’Iran – di aver “accettato” la loro proposta di mediazione.

Secondo fonti della fazione palestinese, riportate dai media arabi, l’accordo sulla tregua prevede tre fasi di sei settimane ciascuna con l’obiettivo del cessate il fuoco permanente, il ritiro completo dell’Idf dalla Striscia, il ritorno degli sfollati al nord e lo scambio di prigionieri, a cominciare dai civili israeliani, donne, bambini, anziani e malati. Israele ritiene siano 33 gli ostaggi in questa categoria, definita “umanitaria”, e Hamas si è impegnato a rilasciarli, vivi o morti. Tra i detenuti palestinesi da liberare ci sarebbero, invece, anche 20 condannati all’ergastolo. Gli ultimi dettagli dovrebbero essere comunque discussi di nuovo martedì al Cairo.

Khalil al-Hayya, il vice di Yahya Sinwar, il capo di Hamas a Gaza, ha detto in un’intervista ad al Jazeera che Hamas “ha concordato un cessate il fuoco temporaneo nella prima fase dell’accordo”. “Ma all’inizio della seconda fase, che include il rilascio dei soldati israeliani in ostaggio, sarà annunciato – ha spiegato – un cessate il fuoco permanente”. I mediatori di Qatar e Egitto avrebbero promesso – prosegue nell’intervista – che “il presidente Biden sarebbe un garante che l’accordo venga messo in atto”.

Ma mentre a Rafah la notizia è stata accolta da urla di gioia e spari in aria, fonti israeliane – nel silenzio di Netanyahu – hanno fatto sapere che Israele sta ancora “verificando la proposta e le sue conseguenze”, così come gli Stati Uniti. Pubblicamente però Israele, forse irritato dalla fuga in avanti dell’annuncio di Hamas, ha gelato gli entusiasmi: “Hamas non ha accettato. E’ il suo solito trucco”, ha detto il ministro dell’Economia, Nir Barkat, incontrando a Roma la stampa italiana e restando in contatto diretto con il suo governo. Si tratta di “una proposta unilaterale senza coinvolgimento israeliano. Questa non è la bozza che abbiamo discusso con gli egiziani”, ha spiegato un alto funzionario israeliano al sito Ynet, aggiungendo che in questo modo Hamas mira a “presentare Israele come chi rifiuta” l’intesa.

Mentre per il falco del governo di sicurezza Ben Gvir, “i giochetti di Hamas” meritano “una sola risposta: occupare Rafah”. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha invece invitato “tutti i Paesi occidentali a fare pressione su Israele affinché accetti”. “Siamo lieti che Hamas abbia annunciato di aver accettato il cessate il fuoco, su nostro suggerimento – ha sottolineato -. Ora lo stesso passo dovrebbe essere fatto da Israele”. Accordo o meno, lo Stato ebraico va avanti nei preparativi dell’operazione militare contro i battaglioni di Hamas a Rafah, un’azione che dovrebbe cominciare “in pochi giorni”, sostenuta dal via libera ai piani già preparati dall’Idf votato all’unanimità dal Gabinetto di guerra. “Esaminiamo ogni risposta molto seriamente ed esauriamo ogni possibilità sui negoziati e il ritorno degli ostaggi alle loro case il più rapidamente possibile come compito centrale. Al tempo stesso continuiamo e continueremo ad operare nella Striscia”, ha chiarito il portavoce militare Daniel Hagari. L’avvio dell’evacuazione dall’est della città verso l’area umanitaria indicata dall’Idf ad al-Mawasi sulla costa ha allertato l’intera comunità internazionale, che tenta di impedire che gli eventi precipitino del tutto. Prima di annunciare di aver accettato l’intesa per la tregua, anche Hamas ha denunciato “un’escalation”. La zona dell’evacuazione – che l’esercito ha definito “temporanea, limitata e graduale” – comprende “ospedali da campo, tende e maggiori quantità di cibo, acqua, farmaci e forniture aggiuntive”.

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Finlandia, Finnair: ecco le novità su frequenze e rotte per la compagnia di bandiera

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La compagnia di bandiera finlandese, Finnair, ha aggiornato il suo programma di traffico per l’estate 2025. In Giappone, Finnair aggiungerà frequenze per Tokyo Narita, offrendo così voli giornalieri sia per Tokyo Haneda che per Tokyo Narita nell’estate 2025. Inoltre, Nagoya otterrà una terza frequenza settimanale.
 
Finnair introduce anche una nuova destinazione nella Norvegia settentrionale, la città di Kirkenes, a partire dalla stagione estiva 2025, volando a Kirkenes da Helsinki via Ivalo, Lapponia finlandese, tre volte a settimana, operando con un aereo ATR da 68 posti. La nuova rotta serve i viaggiatori finlandesi e internazionali che desiderano esplorare sia la Lapponia finlandese che la Norvegia settentrionale e sperimentare, ad esempio, la famosa crociera Hurtigruten che salpa da e per Kirkenes. 
 
“Siamo lieti di presentare una destinazione che rafforza ulteriormente la nostra già estesa rete nella regione artica. La nuova rotta consente un collegamento agevole per i clienti che viaggiano verso la Norvegia settentrionale, rendendo facile e veloce raggiungere la destinazione da Helsinki”, dichiara Ole Orvér, responsabile commerciale di Finnair. 
 
Nei Paesi Baltici, Finnair aggiungerà frequenze a Tallinn, Riga e Vilnius per l’estate 2025 ed ha altresì aggiornato il suo programma di traffico invernale 2024, aggiungendo frequenze per Dallas, rendendolo un servizio giornaliero tutto l’anno. I voli Finnair per Dallas offrono collegamenti fluidi con l’ampia rete di American Airlines dal suo hub di Dallas. 
 
I voli possono ora essere prenotati su Finnair.com. 
 
*Stagione invernale 2024: 27.10.2024-29.3.2025; stagione estiva 2025: 30.3.2025-25.10.2025
 
*Aggiornato il 12.4.2024 sulle frequenze verso i Paesi Baltici.
 
Lapponia e Kirkenes, per una fresca estate ed esperienze artiche
 
La citata Kirkenes, una graziosa cittadina dell’estrema Norvegia nordorientale, affacciata sul mar di Barents,è nota per il suo fascino artico e la natura mozzafiato. Grazie alla sua vicinanza a Russia e Finlandia, la città ha una storia complessa ma affascinante. Qui è possibile ammirare una vista tranquilla di fiordi, montagne e paesaggi di tundra. In inverno è possibile ammirare le magiche aurore boreali, mentre in estate il sole di mezzanotte illumina Kirkenes tutto il giorno. Per quanto piccola, Kirkenes, ca. 3500 abitanti, offre una lunga lista di attività che si possono svolgere. Gli appassionati di storia possono immergersi nel passato di Kirkenes visitando il Borderland Museum. Chi sia alla ricerca di un soggiorno in un hotel unico può visitare il Kirkenes Snowhotel, dove gli interni sono costituiti da ghiaccio e neve tutto l’anno. 
 
Se si è amanti dei frutti di mare, si può provare l’emozionante safari del granchio reale, con la possibilità di pescare personalmente la propria cena. Kirkenes offre anche un’infinità di attività per gli amanti della vita all’aria aperta, dalle slitte trainate da cani e dalle motoslitte in inverno alle escursioni e alla pesca in estate.
 
Kirkenes sarà la terza destinazione di Finnair nel nord della Norvegia: sia Tromsø che Bodø sono collegate con Rovaniemi e Helsinki.
 
Negli ultimi anni la Lapponia finlandese sta registrando un boom del turismo internazionale, soprattutto durante la stagione invernale. Dalla stazione sciistica di Saariselkä, autobus carichi, soprattutto di viaggiatori asiatici, si sono riversati quest’inverno a Kirkenes per sperimentare la costa del Mare di Barents e assaggiare il granchio reale.
 
Negli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70, Finnair aveva una rotta da Helsinki via Ivalo a Kirkenes.
 
Kirkenes dista dall’Italia sui 4000 km.
Privo di virus.www.avast.com



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Israele: imminente l’attacco sull’Iran

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Netanyahu: “Israele risponderà all’attacco dell’Iran ma lo farà in maniera saggia e non di pancia”

A poco meno di 48 ore dalla pioggia di droni e missili arrivati sul territorio dello Stato ebraico, il governo di Benyamin Netanyahu sembra aver fatto la sua scelta, mentre Teheran – che ha già messo in stato di massima allerta le sue difese aeree – ha ammonito che l’eventuale azione armata di Israele stavolta “avrà una risposta molto dura”.

Quattro funzionari statunitensi hanno dichiarato però alla Nbc News che un’eventuale risposta israeliana all’attacco iraniano sarà di portata limitata e riguarderà probabilmente attacchi contro armamenti militari iraniani e agli alleati al di fuori dell’Iran. Poiché l’attacco iraniano non ha provocato morti o distruzioni diffuse, secondo i funzionari americani, Israele potrebbe rispondere con una delle sue opzioni meno aggressive: una di queste potrebbe includere attacchi all’interno della Siria.

I funzionari non si aspettano che la risposta prenda di mira alti funzionari iraniani, ma che colpisca le spedizioni o le strutture di stoccaggio con parti di missili avanzati, armi o componenti che vengono inviati dall’Iran a Hezbollah. L’emittente specifica che la valutazione degli Stati Uniti si basa su conversazioni tra funzionari statunitensi e israeliani avvenute prima che l’Iran lanciasse più di 300 droni e missili contro Israele: mentre Israele si stava preparando per l’attacco iraniano la scorsa settimana, i funzionari israeliani hanno informato gli omologhi Usa sulle possibili opzioni di risposta.

L’operazione verso cui si sta dirigendo Israele si scontra inoltre con la forte opposizione Usa e di quella degli alleati che l’hanno affiancato nell’abbattere il 99% dei proiettili lanciati da Teheran. Joe Biden, che aveva frenato la reazione israeliana nelle prime ore, ha ribadito chiaramente che “occorre evitare un’escalation in Medio Oriente” ricevendo il primo ministro iracheno alla Casa Bianca. Mentre il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, dopo che erano filtrate indiscrezioni su un possibile coordinamento tra Gerusalemme e Washington, ha chiarito che “il governo israeliano deciderà da solo se ci sarà e quale sarà la risposta” all’affronto iraniano.

“Gli Stati Uniti non sono coinvolti”, ha sottolineato Kirby, definendo poi “uno spettacolare fallimento” l’offensiva di sabato di Teheran, quasi a blandire l’alleato israeliano, smentendo peraltro che Teheran “avesse fornito agli Usa tempi e target” dei raid. “Non c’è altra scelta se non quella di rispondere all’attacco di Teheran”, ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant al capo del Pentagono Austin. E anche il comandante dell’Idf, Herzi Halevi, ha confermato che “la risposta ci sarà”. “Il lancio di così tanti droni e missili sul nostro territorio avrà la sua risposta”, ha avvertito.

Se la reazione armata appare a questo punto scontata, cruciale sarà capire come reagirà Teheran. Il gabinetto di guerra – che al dossier Iran ha già dedicato due riunioni e un’altra è in programma martedì – sta studiando “diverse opzioni”. Ognuna delle quali, è stato spiegato, rappresenta “una risposta dolorosa” per gli iraniani, senza tuttavia rischiare di scatenare “una guerra regionale”. Nel ristretto gruppo di ministri – da Netanyahu a Gallant a Benny Gantz – che deve prendere la decisione, l’obiettivo è quello di scegliere un’opzione che “non sia bloccata dagli Usa” e che rientri in una strada praticabile. Israele, fanno notare molti analisti anche in patria, non può ignorare del tutto le preoccupazioni degli Stati Uniti e degli altri alleati occidentali su un’escalation che avrebbe conseguenze devastanti per la regione e non solo.

Così i vari scenari vanno da un contrattacco diretto sul territorio iraniano a operazioni che colpiscano gli alleati del regime degli ayatollah nella regione fino ad azioni mirate sui capi delle Guardie rivoluzionarie. Nella prima ipotesi, la più pericolosa, nel mirino potrebbero finire addirittura i siti legati al nucleare iraniano il cui programma, secondo il premier britannico Rishi Sunak, “non è mai stato a uno stadio così avanzato”.

L’Iran da parte sua ha messo in guardia Israele. “L’attacco limitato di sabato sera – ha affermato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian in un colloquio telefonico con l’omologo russo Serghei Lavrov – mirava ad avvertire, scoraggiare e punire il regime sionista. Ma se Israele intraprenderà una nuova azione contro l’Iran, dovrà affrontare una risposta molto più forte”. 

Netanyahu, Iran dovrà aspettare nervosamente nostra risposta

L’Iran dovrà aspettare “nervosamente senza sapere quando potrebbe arrivare l’attacco, proprio come ha fatto fare lo stesso a Israele”. Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu ad una riunione dei ministri del Likud. Poi ha aggiunto – secondo la stesse fonti – “Israele risponderà all’attacco dell’Iran ma lo farà in maniera saggia e non di pancia”.

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