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Cronaca

Milano, Cernusco sul Naviglio: giallo su un cadavere di una donna legato e nascosto in un sacco

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Tempo di lettura 3 minuti A rinvenire il corpo è stato il proprietario dell’area dismessa durante un sopralluogo

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di Angelo Barraco

 
Milano – Macabra scoperta in una cava dimessa a Cernusco sul Naviglio, a Milano. E’ stato rinvenuto il cadavere di una donna legato a delle pietre e nascosto dentro ad un sacco in cellophane. A rinvenire il corpo è stato il proprietario dell’area dismessa che durante un sopralluogo ha notato la presenza dello strano involucro presente in acqua, dallo scorcio ha notato delle forme anatomiche e intorno alle ore 15 ha informato i Carabinieri. Subito dopo sono accorsi gli inquirenti con coadiuvati dai Vigili del Fuoco e hanno recuperato il corpo. L’area in cui è stato rinvenuto il corpo si trova nei pressi di campi coltivati e non distante da un Centro Commerciale. La macchina investigativa si è mossa immediatamente e il cadavere corrisponde a Gabriella Fabbiano, 43enne di Cernusco sul Naviglio. La donna indossava un pigiama ed era senza scarpe, il telo che copriva il corpo era simile a quello che viene solitamente usato nelle bancarelle dei mercatini e i blocchi di cemento invece sono simili a quelli utilizzati per i lavori stradali: è stata forse uccisa in un luogo chiuso e poi il suo corpo è stato portato li? Tanti sono gli interrogativi che si pongono gli inquirenti che hanno assistito alla macabra scena in cui la donna aveva le mani legate, il corpo coperto dal cellophane e legato con un fil di ferro: chi ha ucciso la donna e perché? Il luogo in cui è stato ritrovato il corpo fa pensare che l’assassino o gli assassini non volevano che il corpo venisse trovato poiché vi era la sopracitata cava abbandonata  e tre blocchi di cemento che spingevano il corpo sott’acqua, la cava è profonda 12 metri circa: chi voleva nascondere il corpo e perché? Gli inquirenti mantengono il massimo riserbo in merito alle indagini e proseguono in modo serrato l’attività investigativa per far luce su questo misterioso delitto. Ma chi era Gabriella Fabbiano? Dalle indiscrezioni pare che la donna avesse un matrimonio fallito alle spalle, due figli e sembra inoltre che nell’ultimo periodo abbia avuto delle frequentazioni. Il suo corpo non presentava segni di violenza ma saranno gli accertamenti di natura tossicologica disposti dagli inquirenti che stabiliranno le cause del decesso. Si indaga sulla vita privata della donna per capire quali fossero state le sue ultime frequentazioni, gli inquirenti hanno ascoltato diverse persone che la conoscevano. Chi ha ucciso la donna?
 
Il parere di Mary Petrillo, criminologa, psicologa, Docente di criminologia Coordinatrice Crime Analysts Team (CAT) Vice Presidente Ass. Con Te Donna Lazio : “Siamo ovviamente nel campo delle ipotesi e posso solo fornire un parere professionale, del resto non abbiamo sufficienti elementi per capire se si tratta di omicidio volontario e occultamento di cadavere o di incidente o altro, non ci sono riscontri attualmente per dire cosa sia potuto accadere a quella povera donna. Il modo in cui è stata ritrovata presuppone, però, a mio parere, una premeditazione, ma anche un depistaggio, vedi ad esempio il luogo dove il corpo è stato rinvenuto. Chi ha commesso il fatto potrebbe aver confezionato il cadavere in quel modo per ritardare il ritrovamento o addirittura con la speranza che non saltasse fuori il corpo. Ci ritroviamo di fronte all’ennesimo caso di femminicidio? Resta da capire questo ipotetico movente passionale lo ha commesso un uomo o una donna per vendetta, certamente l’esame autoptico può aiutare a chiarire cosa potrebbe essere accaduto e le analisi genetiche potrebbero fornire indicazioni per capire se si tratta di una persona scomparsa”. 
 
 
Il parere di Rossana Putignano Psicologa Clinica – Psicoterapeuta Psicoanalitica -Responsabile della Divisione Sud e della Divisione di Diagnosi Psicodiagnostica e Neuropsicologia Forense del CRIME ANALYSTS TEAM: “Sembra la scena di un film, invece è la realtà. Come in 'Suburra' ambientata nella odierna Roma Capitale, un corpo viene confezionato come fosse un pezzo di carne da mettere in frigo e scaricato nel fiume. Il modus operandi, con utilizzo di cellophane, ricorda quello del paladino della nota serie 'Dexter', un ematologo che 'ripulisce' la città dai Sk con modalità a dir poco spietate. Nulla di lontano dalla realtà. Siamo a Milano e un corpo viene ritrovato nelle acque di una cava. Probabilmente, come ipotizza la collega Mary Petrillo, era volontà dell'assassino quella di tardare il più possibile il ritrovamento del corpo più che sperare che salisse a galla, poichè mancano pesi che potessero assicurare il corpo sul fondale. In ogni caso, un'altra donna rientra nella casistica 'una vittima ogni due giorni'. Cosa ha visto o sentito questa donna? Sarà stata vittima di una coppia diabolica? È un omicidio compiuto all'interno di una cerchia particolare? In ogni caso, chi ha ucciso questa donna non deve aver visto altre alternative. In presenza di una grave patologia di personalità, il ventaglio di possibilità si restringe. Si chiama 'ragionamento controfattuale' ed è una delle valutazioni primarie nell'esame della capacità di intendere e di volere in un reo. Purtroppo, il confezionamento del corpo contiene una palese volontà dell'assassino di far perdere le tracce della donna e potrebbero non  esserci sconti di pena o perizie psichiatriche che possano salvare l'assassino dal fresco di una scomoda cella. Per lo meno, ce lo auguriamo.”

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Guidonia Montecelio, botte tra ladri e padrone di casa: arrestato topo d’appartamento. E’ caccia al complice

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I Carabinieri della Stazione di Tivoli Terme hanno arrestato in flagranza di reato un 23enne georgiano, senza fissa dimora e con precedenti, gravemente indiziato del reato di rapina aggravata in concorso.
Lo scorso pomeriggio, a Guidonia Montecelio, località Villanova, due soggetti si sono introdotti in un appartamento di via D’Azeglio, di proprietà di un pensionato, in quel momento in vacanza all’estero. Sul cellulare del figlio dell’uomo, che vive a casa con lui, è arrivato il segnale d’allarme dell’impianto di videosorveglianza.
Il giovane nel visionare il filmato delle telecamere in tempo reale, ha effettivamente notato la presenza di 2 persone che si stavano introducendo nell’abitazione, così ha deciso di precipitarsi a casa, chiedendo aiuto anche ad alcuni amici. Arrivati presso l’abitazione, il figlio del proprietario assieme agli amici hanno notato la coppia vista poco prima nel video dell’impianto di video sorveglianza, allontanarsi con in mano dei borsoni pieni di refurtiva, tra cui orologi e gioielli. Ne è nata una violenta colluttazione, durante la quale uno dei due è riuscito a scappare.
Sul posto sono giunti anche i Carabinieri della Stazione di Tivoli Terme, allertati tramite 112 dal proprietario di casa, che sono riusciti a bloccare definitivamente il 23enne, che è stato arrestato, e su disposizione dell’Autorità Giudiziaria condotto presso il carcere di Roma Rebibbia, mentre sono ancora in corso le indagini per rintracciare il complice.

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Torvaianica, non si ferma all’alt dei Carabinieri: arrestato dopo un rocambolesco inseguimento

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I Carabinieri della Compagnia di Pomezia hanno arrestato un 41enne romeno, già noto alle forze dell’ordine, gravemente indiziato del reato di resistenza a pubblico ufficiale.
Più nel dettaglio, i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile, impegnati in un servizio perlustrativo, nel transitare a Torvajanica sul Lungomare delle Meduse hanno deciso di eseguire un controllo di un’autovettura di grossa cilindrata condotta dal 41enne che viaggiava con a bordo due connazionali. L’uomo, sprovvisto di patente di guida, di documenti d’identità e di assicurazione, si dava improvvisamente alla fuga, dando inizio ad un inseguimento lungo la via Pontina e la via Nettunense, venendo poi bloccato ed arrestato a Campo di Carne.

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1943/1944, “linea Gustav”teatro di feroci combattimenti: Medaglia d’Oro al Valor Civile per la Provincia di Frosinone

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“Territorio di rilevante importanza strategica, in quanto posto a ridosso della ‘Linea Gustav’ e attraversato dalla via Casilina, maggiore arteria di collegamento tra la Capitale ed il Sud del Paese, dal 10 settembre 1943 fu teatro di una violenta occupazione militare e subì devastanti bombardamenti che causarono la distruzione di ingente parte del patrimonio edilizio e culturale. La popolazione, oggetto di feroce barbarie e costretta allo sfollamento, sorretta da eroico coraggio, profonda fede nella libertà ed altissima dignità morale, sopportava la perdita di un numero elevato di concittadini ed indicibili sofferenze, offrendo un luminoso esempio di abnegazione, incrollabile fermezza ed amore patrio”. 1943/1944 – Provincia di Frosinone.
 
È questa la motivazione con la quale stamattina, presso il salone di rappresentanza dell’Amministrazione provinciale di Frosinone, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha fissato sul gonfalone della Provincia di Frosinone, la Medaglia d’Oro al Valor Civile. Alla cerimonia di conferimento, dall’alto profilo istituzionale, accolti dal Presidente dell’Amministrazione provinciale Luca Di Stefano, hanno preso parte il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Prefetto di Frosinone Ernesto Liguori, il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli e lo storico e giornalista Paolo Mieli. Presenti in sala anche le massime autorità civili, militari e religiose, gli amministratori provinciali e tantissimi sindaci del territorio.
 
A scandire i vari momenti della cerimonia è stata la presentatrice Valeria Altobelli che ha anche letto una testimonianza di Giuseppina Capuano, nata ad Aquino il 19-10-1905 e residente a Piedimonte San Germano in via Petrone, defunta il 16 aprile 2009, tratta dal libro ‘Tra le pieghe della memoria’ di Elena Montanaro.
 
 
IL PRESIDENTE DI STEFANO: “UN TRIBUTO AI NOSTRI VALOROSI CITTADINI”
 
“La Medaglia D’Oro al Merito Civile è un segno tangibile dell’ammirevole coraggio e della straordinaria resilienza dimostrata dalla nostra provincia durante i terribili eventi legati alla seconda guerra mondiale. Le ferite del passato hanno modellato il nostro presente, ma non hanno mai minato la nostra determinazione e la nostra speranza nel futuro” ha detto il Presidente dell’Amministrazione provinciale Luca Di Stefano.
 
“Quando ogni pilastro era stato raso al suolo, abbiamo trovato la forza di ricostruire, quando il destino sembrava contro di noi, abbiamo trovato la forza di resistere. Il conferimento di questa alta onorificenza su cui ho l’obbligo morale e istituzionale di ringraziare, per l’impegno profuso, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ci insigne di un compito ancora più importante: quello di impegnarci solennemente ad assicurare che le sofferenze patite non siano vane, che le vite perdute non siano dimenticate, e che le lezioni apprese siano tramandate alle future generazioni”, ha aggiunto.
 
“Questa medaglia rappresenta un tributo ai nostri valorosi cittadini, che hanno dimostrato con la loro forza d’animo che la vita e la speranza possono risorgere anche dalle ceneri della distruzione. In questo giorno solenne, giuriamo di onorare il passato, di abbracciare il presente e di costruire un futuro che rifletta la forza e la dignità che ha sempre contraddistinto il nostro territorio” ha concluso il Presidente di Stefano.
 
 
IL SINDACO MASTRANGELI: “LA NOSTRA POPOLAZIONE HA SUBITO L’IMMANE DRAMMA DELLE VIOLENZE”
 
Il primo cittadino della città capoluogo di Provincia ha ripercorso brevemente quei drammatici momenti. “La nostra è stata una popolazione civile che ha vissuto sulla propria pelle anche l’immane dramma delle violenze ad opera dei goumiers francesi su donne, uomini e bambini” ha spiegato in un passaggio il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli ricordando le ‘marocchinate’. Inoltre ha anche sottolineato “l’altissimo prezzo pagato dalla Città di Frosinone nel corso del sanguinoso conflitto bellico”. 
 
 
LO STORICO PAOLO MIELI: “NON DIMENTICHIAMO QUANTA DIGNITÀ LE NOSTRE FAMIGLIE ABBIANO AVUTO NEL RESISTERE”
 
Una attenta e puntuale lectio magistralis, quella tenuta dallo storico e giornalista, professor Paolo Mieli, ringraziato più volte dal Ministro e dal Presidente della Provincia per la sua presenza. Mieli ha raccontato delle “violenze subite da questa provincia” e delle “marocchinate”, evidenziando come “far passare la storia delle sofferenza di questa area solo per le violenze subite dai liberatori è stato un trucco per omettere le sofferenze degli otto mesi che hanno preceduto la liberazione”, che “sono il motivo della medaglia”. “Se potessi vivere in un mondo in cui tutti si comportano come si comportarono i cittadini di questo territorio né sarei lieto” ha ancora detto, mettendo in evidenza la dignità e la resistenza del popolo ciociaro e raccomandando di “non dimenticare quanta dignità le nostre famiglie abbiano avuto nel resistete, nel non farsi abbattere”.
 
 
IL MINISTRO PIANTEDOSI: “L’INTERA CIOCIARIA FU, IN VIRTÙ DELLA SUA VALENZA STRATEGICA, PESANTEMENTE SEGNATA E COLPITA”
 
“Sono lieto di poter consegnare questa medaglia alla Provincia di Frosinone – ha detto fra l’altro il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi -. Un importante riconoscimento voluto  a tributo delle ingenti perdite umane, delle immani sofferenze, delle privazioni, dei diffusi fenomeni di distruzione e devastazione che questo territorio ha dovuto patire durante il secondo conflitto mondiale”.
 
“Un conferimento, quello alla Provincia – ha aggiunto il titolare del Viminale in un altro passaggio – a cui tengo particolarmente, nella consapevolezza che l’intera Ciociaria fu, in virtù della sua valenza strategica, pesantemente segnata e colpita nel corso dei tragici eventi bellici”.
 
“Rievocare le pene sofferte dal popolo ciociaro da parte dei nazifascisti, e anche dalla parte di truppe aggregate degli alleati, deve servire a riconoscere il merito di una comunità che, nonostante le immani sofferenze patite, scelse di proiettarsi e credere nel futuro oltre ogni rivendicazione, senza cedere a tentazioni divisive. I ciociari, come il resto degli italiani, compirono enormi sforzi per contribuire, una volta conclusa la tragedia della seconda guerra mondiale, alla rinascita del nostro paese” ha concluso il Ministro dell’Interno.
 
CENNI STORICI
 
La Linea Gustav è stata una linea difensiva tedesca che si estendeva lungo l’Italia centrale durante la seconda guerra mondiale. Costruita nel 1943-1944 in risposta all’inasprimento dell’offensiva alleata in Italia, la Linea Gustav era uno dei principali ostacoli che l’Asse doveva superare per avanzare verso il nord e liberare il Paese dall’occupazione tedesca.
 
La linea si estendeva approssimativamente da Pescara sulla costa adriatica fino a Grosseto sulla costa tirrenica, attraversando montagne, fiumi e terreni difficili. Era costituita da una serie di fortificazioni, bunker, trincee, campi minati e ostacoli naturali, progettati per rallentare e bloccare l’avanzata delle forze alleate.
 
La battaglia per superare la Linea Gustav è stata estremamente feroce e ha visto pesanti combattimenti tra le forze tedesche e alleate. Gli Alleati hanno lanciato diverse offensive lungo la linea, tra cui la battaglia di Monte Cassino, una delle più celebri e sanguinose della guerra. Questa battaglia, in particolare, ha coinvolto scontri durissimi e pesanti perdite su entrambi i fronti, con gli Alleati che hanno cercato di sfondare le difese tedesche per avanzare verso Roma e il nord Italia.
 
Nonostante le difficoltà e le perdite, gli Alleati sono riusciti a rompere la Linea Gustav nell’ambito dell’operazione Diadem nel maggio 1944. Questo successo ha permesso loro di avanzare verso Roma, liberata il 4 giugno 1944, e di continuare la loro campagna per la liberazione dell’Italia settentrionale.
 
L’avanzata alleata per liberare l’Italia dopo aver superato la Linea Gustav ha rappresentato un momento cruciale nella guerra in Europa, portando alla caduta del regime fascista e alla fine dell’occupazione tedesca nel Paese. Tuttavia, la campagna per la liberazione dell’Italia è stata lunga e difficile, e ha comportato ingenti perdite umane e materiali su entrambi i lati.
 
 
 
 
Privo di virus.www.avast.com

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