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Civilization VI, la storia dell’umanità arriva su console

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Civilization VI è finalmente disponibile su console. La pazienza dei fan è stata ripagata e il risultato è fortunatamente un buon risultato. A tre anni dal lancio su PC, il gestionale/simulativo di Firaxis che permette di plasmare il destino dell’umanità, creando la propria civiltà a suon di guerre, gestione economica e progressi scientifici, potrà essere giocato anche su Xbox One e Ps4. La serie, nata la bellezza di ventotto anni fa dal genio di Sid Meier e dal connubio con MicroProse, non ha praticamente mai abbandonato i giocatori nel corso degli anni pur facendo i conti, man mano che il tempo passava, con qualche inciampo lungo il cammino, afflitto da una sostanziale immobilità evolutiva e da alcuni spin off non proprio memorabili. Ciò nonostante, ogni capitolo del franchise è sempre entrato di diritto nelle collezioni degli appassionati del genere, indipendentemente dalla piattaforma o dal risultato. L’arrivo di Civilization VI sulle piattaforme di gioco dell’attuale generazione segna quindi una graditissima sorpresa per tutti gli “strateghi” che da tanto attendevano questo momento. Proprio come nelle vecchie edizioni, anche in quest’ultimo capitolo della serie i giocatori prenderanno il comando di una civiltà a scelta e potranno deciderne il destino grazie alle scelte fatte, scelte che saranno figlie degli obiettivi che ci si porrà o che il gioco imporrà di raggiungere per proseguire nella storia del popolo selezionato. Sta a chi gioca decidere che tipo di capo supremo essere; si potrà decidere di affidare sempre e comunque la parola alle armi, oppure affrontare i propri avversari sul piano della politica e della diplomazia, del commercio o ancora sulla base di un determinato orientamento religioso. Per riuscire in tutto questo ci si deve muovere su una mappa di gioco basata sulle famose caselle esagonali, costruendo nuovi edifici e pianificando le azioni grazie anche ad una delle novità di questo capitolo: i “distretti specializzati”, che cambiano radicalmente l’approccio allo sviluppo delle nostre città.

Questi nuovi distretti di Civilization VI, sono delle vere e proprie entità “fisiche” che occupano una casella della mappa entro il “raggio amministrativo” delle città. Se ne possono trovare una dozzina, ciascuno con la propria funzione: si parte da quelli delegati allo sviluppo industriale, culturale e militare a cui si aggiungono quelli logistici, come il porto, l’aeroporto e lo spazioporto. I distretti rappresentano la condizione necessaria affinché l’insediamento possa generare le diverse risorse locali (come cibo e produzione o manodopera) e “nazionali” (cultura, fede e oro). La presenza dei distretti e la distribuzione degli edifici diventa complementare all’altra novità presente per la crescita delle città: l’aumento degli abitanti è legato non solo alla presenza di surplus nella produzione di cibo, ma anche alla presenza di sufficienti “spazi abitativi” e “attrattive”. Queste ultime contribuiscono anche a determinare il punteggio di Felicità, che torna ad essere diviso per le singole città e non più un parametro collettivo del proprio impero. In Civilization VI, una fra le più importanti novità è rappresentato dal così detto sistema civico, ossia l’insieme delle politiche che definiscono il comportamento di una data civiltà. E’ stata accantonata quindi la vecchia meccanica delle Politiche Sociali a favore di un sistema basato sullo sblocco delle “tecnologie civiche” in un albero dedicato, che include unità e strutture particolari, nuove forme di Governo e “carte Politica” che possono essere associate. Quest’ultime, divise nei tre periodi storici che hanno influenzato lo sviluppo civile dell’umanità, vantano ognuna un bonus particolare e un numero di slot per “carte Politica”, a sua volta distribuito fra le quattro categorie Militare, Diplomatica, Economica e Jolly, quest’ultima capace di accogliere qualsiasi tipo di carta. Ovviamente i Governi totalitari come Monarchia e Fascismo includono una maggior parte di slot Militari, mentre la Democrazia si basa maggiormente su sviluppo economico e diplomazia.  Anche i Grandi Personaggi storici hanno subito una modifica sostanziale, sia per quanto concerne il modo in cui ottenerli, sia in merito alla loro implementazione. Ogni Grande Personaggio è dotato di abilità particolari, come bonus passivi solo per determinati tipi di unità, abilità speciali impiegabili una sola volta durante il gioco ed, infine, “Ispirazioni” per determinate ricerche tecnologiche. Rispetto alla precedente edizione, la ricerca scientifica è forse l’aspetto che ha subito meno modifiche. La presenza del consueto albero ramificato rappresenta un elemento di continuità, e l’unica aggiunta è rappresentata dalla meccanica dell’Ispirazione che consente di garantire una velocità extra per portare a determinate ricerche. E’ stata, invece, modificata la gestione delle singole Unità: è tornata infatti la possibilità di impilare le unità combattenti, sia terrestri che marittime, ma solo per elementi dello stesso tipo ed in numero massimo di tre con una potenza bellica che non corrisponde alla sommatoria dei singoli punteggi. Inoltre, alle armate è possibile unire le unità di supporto e quelle “civili”, che includono lavoratori, coloni, predicatori vari e i Grandi Personaggi. Per quanto riguarda la Diplomazia: Civilization VI propone un sistema d’interazione che fa fare un salto nel passato. E’ stata scartata l’opzione di vittoria diplomatica, e tutto il meccanismo diplomatico si basa sul rapporto tra i Leader che, se controllati dall’IA, seguono un percorso preimpostato su comportamenti che vanno ad influenzare lo stile delle loro Civiltà.

Insieme a quanto detto, esiste un secondo programma casuale e nascosto che va scoperto dal giocatore gestendo e migliorando i rapporti con i Leader, attraverso i metodi ben conosciuti (invio di delegati e mercanti, scambi commerciali, trattati di apertura dei confini e collaborazioni commerciali e, ovviamente, inviando spie). Civilization VI, nonostante possa apparire come un episodio intuitivo sotto il profilo della razionalizzazione dell’esperienza ludica, rimane pur sempre un gioco di strategia complesso e raffinato, quindi in quanto tale, estremamente lento, complesso e di non semplice assimilazione. Ci vuole tempo e costanza per metabolizzare e imparare a gestire la mole di informazioni a cui è necessario prestare attenzione, dalle peculiarità di ogni civiltà, passando per eventi ambientali che rischiano di sconquassare i propri possedimenti, sino alle nobili arti della diplomazia e del buon governo. Una volta superato lo scoglio iniziale, giocare a Civilization VI diviene parecchio assuefacente e l’esperienza di gioco è in grado di regalare un’esperienza di gioco single player praticamente infinita. Sempre parlando di longevità, se ci si vuole cimentare anche nel multiplayer, il titolo è in grado di occupare veramente moltissimo tempo. Ci teniamo a ricordare che la versione console di Civilization VI giunge arricchita delle due espansioni “Gathering Storm”, la quale include il Congresso Mondiale e i disastri ambientali e “Rise and Fall”. Quest’ultima introduce Età, lealtà, i governatori e le cosiddette Emergenze. In tutto sono sedici le nuove civiltà e diciotto i leader contenuti nelle due espansioni uscite sino a questo momento. Un bel po’ di contenuti a cui i giocatori possono aggiungere, tramite l’acquisto, anche il “Khmer and Indonesia Scenario Pack” e il “Nubia Scenario Pack”. Insomma, di sicuro la varietà non manca. Bellissimo l’accompagnamento musicale di Civilization VI, con una colonna sonora “dinamica” e perfettamente allineata con l’andamento di gioco. I temi delle 19 civiltà giocabili sono divisi in quattro melodie di crescente complessità, che contraddistinguono il progresso del popolo da un’era all’altra. Le poche note dei tempi antichi, suonate con strumenti rudimentali, evolvono con il passare delle epoche in canzoni moderne, fino a diventare vere e proprie opere orchestrali e la presenza della maestosa “Sogno di Volare”, fa da degno sfondo ad un’opera videoludica già di per sé estremamente ambiziosa. Graficamente Civilization VI resta la stessa splendida creatura che tre anni fa ha debuttato su PC, grazie sicuramente a un motore grafico ben realizzato. Nessun rallentamento riscontrato nella versione per Xbox da noi provata e ogni caricamento, al netto della porzione di mappa esplorata su schermo, e quindi di tutte le unità visibili in movimento, non ha rallentato nemmeno per un secondo. Tirando le somme, se si è alla ricerca di un videogioco strategico/gestionale dalle potenzialità enormi, complesso e che sia in grado di garantire migliaia di ore di gioco, Civilization VI rappresenta senza ombra di dubbio quello che più desiderate. Del resto stiamo parlando di uno dei brand che ha fatto la storia di questo genere, quindi scegliendolo avrete la garanzia di avere tra le mani un titolo con tutte le carte in regola per regalarvi ore e ore di grande divertimento e soddisfazione.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 9

Gameplay: 9

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise

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Sand Land. Il videogame ispirato all’opera di Akira Toriyama

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Sand Land è un classico action-RPG in terza persona ispirato al manga del maestro Akira Toriyama, autore di fumetti del calibro di Dragon Ball e Arale, scomparso purtroppo recentemente. Il titolo, disponibile su PC e sulle piattaforme di vecchia e nuova generazione di Microsoft e Sony, è ambientato nel mondo di Sand Land, che come suggerisce il nome è una sconfinata landa desertica devastata da una lontana guerra fra esseri umani e una razza umanoide che ormai si crede estinta. Ed è proprio all’inizio del gioco che Rao, uno sceriffo umano con un passato misterioso, si reca alla città dei demoni in cerca di aiuto per un compito davvero speciale, ovvero: trovare la Sorgente Leggendaria e riportare l’acqua in questo mondo. Tale impresa se portata a termine farebbe nel contempo cadere l’egemonia del Re, arricchitosi vendendo l’acqua alla popolazione assetata. Alla richiesta disperata dell’uomo rispondono due demoni: Beelzebub e Thief, che si uniscono alla carovana. Sono proprio loro i tre protagonisti di Sand Land, in particolare lo è Beelzebub che è il personaggio bisognerà controllare. Nella seconda parte dell’avventura si unirà poi attivamente anche Ann, una ragazza alla ricerca dei suoi familiari. Come dicevamo qualchje riga più in alto, Sand Land è un action in terza persona con alcuni elementi RPG come ad esempio il sistema di livelli e di progressione dei personaggi. I comandi sono i classici: attacco potente, attacco debole, schivata, salto e una mossa speciale in grado di causare un grande ammontare di danni ma che ha bisogno di essere caricata attraverso un’apposita barra che si riempie mettendo a segno colpi o utilizzando un particolare bonus acquistabile dai venditori. Il sistema di progressione è quindi abbastanza classico ed è basato sui punti esperienza: ogni livello raggiunto permette di acquistare un perk nell’albero delle skill. I perk più potenti richiedono la spesa di più di uno skill point. In Sand Land è chiaro fin da subito che i veicoli e le loro personalizzazioni ricoprono un luogo centrale all’interno del gioco. Nel titolo il mondo di gioco è vasto e piuttosto monocolore, quindi spostarsi unicamente a piedi avrebbe fatto rapidamente annoiare anche il giocatore più navigato. Esiste comunque un sistema di viaggio rapido che permette di raggiungere istantaneamente tutti i luoghi già visitati, con tantissimi e punti di “teletrasporto”. Tuttavia, nonostante ciò, i veicoli rappresentano il modo principale con cui ci si sposta per brevi distanze e si combatte contro i nemici. Il tank è il primo mezzo che è possibile ottenere, e fino alla seconda parte del gioco è anche il veicolo più potente e manovrabile fra tutti. In seguito, si può sbloccare il Salta-Bot, una sorta di Metal Gear che permette di saltare e raggiungere piattaforme molto in alto; l’automobile e la moto, ma anche l’hovercraft e la potente armatura da battaglia. Tutti i mezzi possono poi essere personalizzati profondamente, dal cambio di colore, possibile attraverso un venditore apposito più avanti nel gioco, alla modifica dei vari componenti per aumentarne la potenza o la velocità o la difesa. I componenti possono essere trovati come loot del gioco sconfiggendo i nemici, oppure possono essere creati attraverso i materiali ottenuti dalle casse posizionate in tutto il mondo di gioco.

Un altro elemento cardine di Sand Land è rappresentato dalla città di Spino, legata a doppio filo con lo svolgimento della trama. Essa infatti funge da quartier generale per il party. Il centro all’inizio è ridotto a poco più di un cumulo di macerie e si sviluppa nel corso del gioco man mano che vengono completate le quest secondarie. Attraverso queste missioni è possibile, infatti, recuperare vari personaggi che diventeranno i nuovi abitanti della città e apriranno nuove botteghe che incrementano i servizi disponibili. In questo modo è possibile acquistare tutto quanto serve per portare a termine il gioco senza cercarlo nelle città-discarica sparse qua e là. Le missioni secondarie legate a Spino però non sono l’unica cosa che è possibile fare nel mondo di Sand Land. Esistono infatti missioni casuali che si incontrano durante un viaggio a piedi/con un veicolo e possono essere ad esempio il salvataggio di un venditore braccato dai predoni o dai raptor. Sono presenti un gran numero di caverne del tesoro da scoprire e razziare, e alcune strutture speciali come rovine o discariche che contengono i pezzi più potenti per potenziare i veicoli. Nelle rovine, razziando i bauli disseminati al loro interno, si possono recuperare le monete d’oro antiche che possono essere scambiate con il gatto Lassi per ottenere le mappe con la posizione di tutti gli scrigni del tesoro. Menzione d’onore, infine, va fatta ai comparti video e audio di Sand Land. In particolar modo il primo: il gioco è in cel shading come da tradizione dei giochi tratti da anime/manga. In Sand Land però raggiunge un grado di pulizia e di dettaglio che raramente si può ammirare in altre produzioni simili. Il gioco è al 99% in terza persona con visuale alle spalle dall’alto, ma in alcune sezioni di un paio di dungeon, la visuale passa a scorrimento laterale in stile platform. Anche il comparto audio è molto curato, con musiche avvincenti e che ben si adattano alla situazione che intendono accompagnare. L’amore che il team ha riversato nei confronti delle tavole originali di Sand Land è percepibile anche nell’ottima cura delle scenografie: in alcuni frangenti, certi scorci paesaggistici ricordano moltissimo le spigolosissime composizioni rocciose che il buon Toriyama amava disegnare. Il gioco si può infine completare in una trentina di ore circa, senza andare eccessivamente veloce. Il gioco è integralmente doppiato in inglese o giapponese, con sottotitoli in italiano. Tirando le somme, Sand Land è un adattamento videoludico che esprime tantissimo affetto nei confronti dell’opera da cui è tratto. Una gestione divertente e variegata dell’arsenale di veicoli e un cast di personaggi carismatici fanno da contraltare ad un open world un po’ scialbo (a causa della natura del mondo) e a un combat system piuttosto farraginoso. Per tutto il resto c’è la nostalgia a fare da padrona, in un’avventura rivolta principalmente ai fan dell’adorabile Beelzebub. A nostro avviso sia che si sia amanti dell’opera, sia che si sia fan del maestro Toriyama, Sand Land è un titolo che merita di essere giocato.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8

Gameplay: 7,5

Longevità: 7

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise

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WhatsApp si rifà il look e aggiorna le sue funzioni

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WhatsApp ha annunciato il rilascio di un aggiornamento che introduce un design rinnovato per l’app iOS e Android. Gli utenti raggiunti dall’update potranno notare una nuova tavolozza di colori e altre modifiche che rendono più fluida l’esperienza di utilizzo su entrambe le piattaforme. “Nel corso degli anni, ci siamo principalmente dedicati all’integrazione di nuovi strumenti all’interno dell’applicazione” spiega Meta in una nota ufficiale. “Con la costante espansione delle funzionalità, abbiamo sentito la necessità di far evolvere anche il design. Il nostro obiettivo era rendere il prodotto più fresco e moderno, senza però stravolgere la sua funzionalità principale”. Con l’aggiornamento, WhatsApp adotta il colore verde come tonalità principale in tutte le applicazioni. Dopo aver esaminato oltre 35 varianti di colore, gli sviluppatori hanno deciso di aderire al verde iconico di WhatsApp, creando una palette che consenta di ottenere abbinamenti cromatici in tutta l’app. Di conseguenza, elementi come badge di avviso e pulsanti di notifica appariranno solo in verde. Su Android, la barra delle schede è stata spostata nella parte inferiore dello schermo, rendendo WhatsApp più simile alla versione per iPhone. Proprio qui, viene introdotta una nuova area per gli allegati, con una visione più chiara delle opzioni disponibili durante l’invio di file. Per la modalità oscura, WhatsApp afferma di aver modificato i colori per fornire un contrasto più elevato e toni atti a “ridurre l’affaticamento degli occhi in ambienti con scarsa illuminazione”. L’app ha anche ricevuto nuove animazioni e sfondi per la chat. Sarà inoltre possibile selezionare i filtri per i messaggi non letti e per i gruppi con un semplice tocco, per recuperare le chat singole e di gruppo preferite.

F.P.L.

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TopSpin 2K25, il tennis videogiocato non è mai stato così realistico

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Con TopSpin 2K25, 2K e Hangar 13 resuscitano quello che è ricordato come il miglior gioco di tennis di tutti i tempi e lo fanno portando su PC e sulle console di nuova generazione un titolo solido, divertente e assolutamente godibile da tutti. Sono passati 11 anni dall’uscita di Top Spin 4 su Xbox 360, un titolo incoronato dagli appassionati come il miglior gioco di tennis mai reso disponibile per una console casalinga e, tra l’altro, mai reso retrocompatibile sulle successive generazioni. In principio fu PAM Entertainment a portare il primo Top Spin sulla grande Xbox nera, e siamo ormai nel quasi “preistorico” 2003. Nonostante il tennis sia uno degli sport più seguiti e ricchi al mondo e, sostanzialmente, il progenitore di tutti i videogiochi moderni ha sempre peccato di una certa continuità in campo videoludico. Serie storiche come Virtua Tennis sono ferme da anni, mentre le produzioni più recenti non sono mai riuscite a rispondere appieno alle aspettative degli appassionati. Alla luce di ciò, è naturale che le speranze dei fan fossero tutte riposte su questo TopSpin 2K25 e fortunatamente possiamo dire che questa volta finalmente è stato fatto centro. Dove TopSpin il titolo brilla è senza dubbio sotto il profilo del gameplay. Lo studio a cui 2K Sports ha affidato il nuovo gioco è ripartito dalle ottime basi di Top Spin 4 e ha provato ad affinare quello che non funzionava nel 2011, spolverando sul tutto un pizzico di ottava e nona generazione. Il risultato è un gioco di tennis facile da imparare, soprattutto da chi ha già esperienza, ma difficile da padroneggiare, visto che contro avversari umani o ai livelli più alti dell’intelligenza artificiale sarà fondamentale non solo conoscere bene le dinamiche di questo sport, ma anche azzeccare tutti i colpi per non essere puniti. Il tempismo, infatti, è la chiave principale dell’esperienza. Colpendo bene o perfettamente la palla, infatti, non solo si diventa più potenti e precisi o, meglio, si possono sfruttare pienamente le potenzialità del proprio tennista, ma si può fare in modo che l’effetto della palla sia quello desiderato. Le risposte scarse, infatti, solitamente rimbalzano in posizione centrale e sono piuttosto alte, due elementi che potrebbero dare all’avversario il tempo per colpire con forza e precisione. Ma non è tutto, infatti in TopSpin 2K25 caricando il movimento e rilasciando il tasto al momento giusto si va a intaccare la resistenza degli avversari. Per evitare gli interminabili scambi che era possibile avere in Top Spin 4, Hangar 13 ha pensato a questo sistema per forzare gli errori: rispondere alle cannonate provenienti dall’altra metà del campo costa fatica e, una volta consumata la resistenza, si alza drasticamente la percentuale di errore. A questo punto concorrono diversi fattori, come la resistenza dell’atleta prescelto o la capacità di indovinare sempre il giusto tempismo, aggiungendo ulteriore tensione a questi frangenti o agli ultimi game di un quinto set a Wimbledon. Interessante anche la differenziazione tra colpo caricato e colpo normale, con il primo che consuma energia, mentre il secondo perde un po’ in efficacia, il fatto che ci si possa posizionare per effettuare un colpo aperto o i tre metodi per la battuta: semplice, caricato o con la leva analogica. Insomma, il gameplay di TopSpin 2K25 è davvero molto profondo.

Una volta lanciato TopSpin 2K25 si nota immediatamente l’esperienza del gruppo 2K Sports in questo genere di videogames. I menù sono chiari e leggibili, l’accompagnamento sonoro di qualità e la struttura è quella classica, tra modalità per giocatore singolo e quelle online. Il pezzo pregiato della modalità in solitaria è senza dubbio MyPlayer, la classica carriera nella quale si crea nei dettagli un alter ego digitale e lo si porta dall’essere un perfetto sconosciuto del circuito maschile o femminile al battagliare contro i più forti al mondo. La progressione è piuttosto semplice, dato che è divisa a tappe, ognuna scandita da tre eventi: un allenamento, un’esibizione e un torneo. Il primo consente di guadagnare un buon quantitativo di esperienza, in modo da salire di livello più velocemente e incrementare le qualità fisiche e tecniche del nostro tennista. Selezionando l’esibizione si possono sperimentare delle stipule piuttosto originali con le quali sbloccare nuovi oggetti per personalizzare l’aspetto estetico del nostro alter ego. Infine il torneo consente di migliorare il posizionamento ATP (o WTA), fondamentale per andare a vincere i trofei più prestigiosi come i quattro Slam presenti o i tanti altri tornei ufficiali sotto licenza. A rallentare questa scalata però, c’è la stanchezza, che va sempre tenuta sotto controllo, non solo perché farà scendere in campo il proprio atleta con meno energie, ma aumenterà il rischio di incorrere in un infortunio, costringendo il giocatore ad un riposo forzato o a scendere in campo con valori decurtati. E poi? Tutto qui, si gioca, si cresce, si rigioca fino a raggiungere il tetto del mondo. In TopSpin 2K25 sono presenti anche altre modalità per giocatore singolo, esistono infatti la classica Esibizione o le sfide del pass stagionale, ovvero il modo per sbloccare ulteriori e sempre nuovi oggetti estetici e oggetti di varia natura che saranno aggiornati con passare del tempo. Tutto quello che bisogna fare per ottenere tali ricompense è affrontare partite tematiche, spesso ispirate allo slam del momento, con stipule varie e originali. Collegandosi online, inoltre, si possono affrontare una modalità torneo nella quale partecipare col proprio MyPlayer, non classificate e classificate. Queste ultime hanno una struttura particolare, dato che mettono in evidenza 4 tennisti e chiedono di portare a termine compiti particolari per ottenere punti esperienza extra. Anche in questo caso tutto funziona bene, durante la nostra prova non abbiamo avuto problemi di connessione di sorta e l’esperienza è stata piacevole. Il titolo, insomma è quasi perfetto, diciamo quasi perché quello che manca in TopSpin 2K25 ha un suo peso. Innanzitutto si nota l’assenza di quasi tutti i top 10 attuali, sia dalla parte maschile che da quella femminile. È vero che le licenze non sono tutto, ma affrontare in una finale Sinner o Djokovic è diverso che trovare Taylor Fritz. Ottima, invece, la scelta di leggende, dalla Williams a Federer, passando dalla Sharapova a Sampras; è un peccato che non ci siano scenari o modalità che sfruttino questi nomi per dare modo di rivivere le loro partite più iconiche. Il vero tallone d’Achille della produzione però è il comparto grafico. Con un’inquadratura televisiva TopSpin 2K25 è anche piacevole da vedere, non fosse per qualche animazione un po’ legnosa, un parco movimenti non vastissimo o la pallina che non tiene conto del corpo dei tennisti. Quando ci sono i primi piani, però, si passa dai volti bruttini e spigolosi dei tennisti, agli spettatori, posticci come quelli dei giochi di 4-5 anni fa. La natura cross-gen del progetto si fa sentire, ma anche in questo caso dopo 10 anni si poteva fare di più. Tirando le somme, possiamo dire che con TopSpin 2K25 tutti gli amanti del tennis potranno finalmente mettere le mani a un titolo che rende onore al tennis. Gli sviluppatori hanno migliorato sensibilmente il sistema di gioco, approfondendo ulteriormente gli aspetti di gameplay cruciali e riportando la serie sul trono che gli spetta di diritto. Un gameplay di primissimo livello, un realismo senza rivali e modalità di gioco decisamente funzionali spiccano su tutto, relegando in secondo piano le poche note negative.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8,5

Gameplay:8,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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