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Lucca, Scuola IMT e ANCRI danno il via alla “Settimana Mondiale del Cervello”

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Dal 16 al 22 marzo l’appuntamento di divulgazione scientifica fruibile per la prima volta interamente online

Un ciclo di iniziative per la prima volta interamente virtuale, e con gli insigniti al Merito della Repubblica (ANCRI) partner della manifestazione, per diffondere consapevolezza sulla ricerca nelle neuroscienze.

La “Settimana del Cervello” alla Scuola IMT di Lucca non si ferma

Dal 16 al 22 marzo l’appuntamento di divulgazione scientifica – promosso a livello internazionale dalla Dana Foundation – cui la Scuola aderisce ormai da cinque anni, per la prima volta sarà fruibile interamente online.

“Conoscere il nostro cervello vuol dire conoscere noi stessi. La conoscenza è l’unico antidoto al pregiudizio e allo stigma che ancora sono fortemente radicati quando si parla di malattia mentale” – afferma il Prof. Pietro Pietrini, Direttore della Scuola IMT Alti Studi – “È per questo che da anni la Scuola IMT mette in campo con determinazione iniziative di divulgazione scientifica per il grande pubblico”.

Il Prof. Pietro Pietrini

Un’edizione quest’anno interamente virtuale alla luce delle disposizioni assunte dal governo contro l’emergenza epidemiologica in atto

Misure necessarie che la Scuola interpreta nel suo significato profondo, senza per questo rinunciare a un’occasione di apertura alla città e a un’offerta culturale che negli anni ha saputo suscitare grande interesse tra ospiti internazionali, incontri destinati a docenti e studenti delle scuole e laboratori per i più piccoli. Così, con pieno sostegno alla campagna #iorestoacasa, la Scuola ha voluto portare avanti l’iniziativa consentendo a tutti gli interessati di fruire gratuitamente degli appuntamenti di divulgazione direttamente da casa.

Saranno inoltre riprogrammati nei prossimi mesi gli attesissimi appuntamenti con Aldo Gangemi, Direttore dell’Istituto di Scienze e Tecniche Cognitive de CNR, sul mondo dell’Intelligenza Artificiale e l’incontro con il regista Premio Oscar Alfonso Cuarón che, in dialogo con la ricercatrice Linda Bertelli, ci racconterà come si fa nascere un’emozione usando la macchina da presa. Sarà riprogrammato infine anche il ricco cartellone di interventi dedicati alle scuole realizzati in collaborazione con l’Ufficio Scolastico di Lucca e Massa Carrara.

“L’idea di celebrare la Settimana del cervello in streaming, e cioè in una delle modalità multimediali più frequentate dei nostri giorni, è la conferma, soprattutto in questa difficile congiuntura, dell’impegno della Scuola IMT Alti Studi Lucca, nell’ambito dello studio delle discipline scientifiche e della divulgazione dei risultati delle attività di ricerca.” Dichiara Marcello Bertocchini, presidente della Fondazione Lucchese per l’Alta Formazione e la Ricerca (FLAFR), che da sempre sostiene l’iniziativa.

Cinque gli appuntamenti in video conferenza di questa quinta edizione, tra interviste e brevi contributi video con ricercatori e professori della Scuola IMT: le Mind Pills e poi tanti materiali da scaricare direttamente sul computer di casa e utilizzare in famiglia per alleggerire e trascorrere “scientificamente” tra esercizi e giochi di ragionamento, laboratori ed esperimenti online questo tempo difficile e strano, lontani dalla scuola”. I materiali, realizzati da un team di allievi di dottorato coordinati da Gustavo Cevolani – professore di Logica e Filosofia della Scienza – saranno disponibili durante tutta la settimana su settimanadelcervello2020.imtlucca.it.

L’appuntamento con le Mind Pills, invece, è fissato ogni giorno alle ore 17 sulla pagina facebook della Scuola IMT

Si parte con il Direttore, Pietro Pietrini – neuroscienziato e psichiatra di fama internazionale – che lunedì 16 marzo inaugurerà il ciclo con un intervento dal titolo “Siamo davvero liberi? Il nostro comportamento tra geni e ambiente”. Un breve affascinante viaggio nel cervello per comprendere come prendiamo una decisione: contano più le emozioni o la ragione? La sfida logica dei dilemmi morali. Un argomento attualissimo, che ci aiuta a capire anche i comportamenti sociali di questi giorni di grande emergenza.

Di “Cervello che (non) dorme” si parlerà martedì 17 marzo con Giulio Bernardi – ricercatore in Neuroscienze – che ci condurrà alla scoperta di una delle funzioni essenziali del nostro cervello: il sonno e ci parlerà delle conseguenze l’insonnia può avere sul nostro comportamento.

E se il sonno nutre la creatività e stimola la nostra capacità di risolvere problemi, Emiliano Ricciardi – professore di Neuroscienze cognitive – ci mostrerà cosa succede nel nostro cervello quando siamo impegnati nelle diverse attività della vita quotidiana o quando ci rilassiamo e meditiamo.

L’intervento dal titolo “Neuroscienze, salute e benessere” si svolgerà mercoledì 18 marzo nel corso di una video intervista con la giornalista scientifica Chiara Palmerini.

Giovedì 19 marzo sarà la volta di Alessandra Cecilia Rampinini – ricercatrice in Neuroscienze – che con “La parola e la mente: come il linguaggio ci rende umani” ci racconterà come funziona il linguaggio, come nasce, come lo controlliamo e lo utilizziamo per comunicare e conoscere il mondo.

La Settimana del Cervello si chiuderà venerdì 20 marzo con Luca Cecchetti – ricercatore in Psicologia – che, in dialogo con la giornalista scientifica Chiara Palmerini, ci parlerà del mondo affascinante delle emozioni. Nel corso del suo intervento dal titolo “Il cervello emotivo: che cosa ci insegnano le Neuroscienze su empatia ed emozioni”, Cecchetti ci mostrerà come e in quale area del cervello esse si originano.

“Non finiremo mai di sorprenderci di fronte alle risorse che riesce a mettere in campo la mente, soprattutto nei momenti di difficoltà come questi in cui il cervello dell’uomo è chiamato a confrontarsi con problemi di particolare complessità – è il messaggio che il sindaco Alessandro Tambellini ha voluto consegnare alla Scuola – Saluto con grande apprezzamento la decisione di svolgere la Settimana Mondiale del Cervello attraverso canali elettronici ed esprimo a nome di tutta la città la gratitudine a IMT e al prof. Pietro Pietrini per non aver rinunciato a questa importante occasione di approfondimento scientifico e divulgativo”.

La Settimana Mondiale del Cervello è un evento internazionale dedicato ad accrescere la consapevolezza del pubblico sulla ricerca che ha per oggetto questo organo straordinario. Ha avuto inizio nel 1996 negli Stati Uniti, e ha coinvolto nelle varie edizioni oltre 7.300 partner in 117 paesi. Si svolge ancora oggi ogni anno in contemporanea in tutto il mondo.

Per la quinta volta consecutiva anche la Scuola IMT Alti Studi Lucca prende parte a questo importante progetto con l’intento di condividere le meraviglie del cervello, l’impatto che la scienza ha sulla vita quotidiana e combattere lo stigma contro la malattia mentale.

Tommaso Bove, presidente dell’Associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (ANCRI)

Tommaso Bove, presidente dell’Associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (ANCRI) ha dichiarato che, per gli insigniti dell’ANCRI intervenire come partner della manifestazione, oltre a rappresentare una evidente occasione per arricchire il patrimonio informativo sui progressi e i benefici della ricerca sul cervello, segna una tappa importante per dare concretezza alle finalità statutarie dell’ANCRI”

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Economia e Finanza

Quale futuro per i diritti dei lavoratori? intervista al professor Alberto Lepore, professore associato di diritto del Lavoro

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Alberto Lepore classe 1972, professore associato in Diritto del Lavoro presso l’Università di Roma 3, membro del Labour Law Group presso l’University College of London. Decine di pubblicazioni in ambito del Diritto al Lavoro ma, principalmente, un grande amico.

Alberto ci diamo del tu, ovviamente: ieri, 1° Maggio, Festa del Lavoro e dei Lavoratori mi è venuta spontanea l’idea di rivolgerti qualche domanda in merito al Diritto al Lavoro proprio per comprendere se, ancora oggi, quelle conquiste sociale figlie dell’800 hanno ancora valore.

La prima domanda prende spunto dall’articolo 1 della nostra Carta Costituzionale: l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Quanto valore ha, ancora oggi, questa affermazione nel nostro Paese?
Quanto affermato dall’articolo 1 della nostra Costituzione ha ancora un grande valore e una portata fondamentale perché a seguito della promulgazione della Costituzione del 1948 vengono superati quell’insieme di privilegi, di retaggio aristocratico e feudale che caratterizzavano l’ordinamento monarchico preesistente.
Secondo l’articolo 1 della Costituzione il cittadino si qualifica all’interno della società non più attraverso quello che ha, ma attraverso quello che fa. Il lavoro quindi diventa da un lato ciò che qualifica la persona, nel contempo il lavoro è anche lo strumento attraverso cui la persona trova la sua collocazione all’interno della società.
Il lavoro diventa in forza dell’articolo 1 il collante tra cittadino e corpo sociale; senza l’esecuzione di una prestazione lavorativa il cittadino non può partecipare al corpo sociale, non può avere una collocazione nella società e non può neanche ricoprire una determinata posizione economica; rimane sostanzialmente emarginato; tagliato fuori dalla società. Quindi l’articolo 1 ha ancora un ruolo fondamentale all’interno della nostra Repubblica, tant’è che si è detto appunto che la Repubblica italiana è una Repubblica lavorista. Ma il principio da questo espresso va protetto perché i privilegi possono sempre, in altra forma, rinascere e, pertanto, bisogna stare sempre in guardia.

Lo sai, sono nato il 20 maggio 1971 ad un anno esatto dalla promulgazione dello Statuto dei Lavoratori. Qualcuno dice che sia stata profondamente scardinata dal Job Act di Matteo Renzi.
Cosa di buono mantiene questa intuizione di cui fu padre putativo Gino Giugni?

Il Jobs Act di Matteo Renzi ha colpito al cuore lo Statuto dei lavoratori (Legge 20 maggio 1970 n.300 n.d.s.), perché ha abrogato una norma di civiltà e cioè l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori che prevedeva, a certe condizioni, qualora il licenziamento fosse illegittimo la reintegrazione nel posto di lavoro, in altri termini, il ritorno nello stesso posto di lavoro come se il licenziamento non fosse mai stato intimato.
Con il decreto legislativo n. 23 del 2015 il Jobs Act ha sostanzialmente modificato la tutela prevista in caso di licenziamento illegittimo sostituendola con la tutela indennitaria: la reintegrazione è stata conservata soltanto in casi marginali, mentre nella maggior parte dei casi nelle ipotesi di licenziamento illegittimo al lavoratore verrà pagata un’indennità monetaria commisurata alla durata del rapporto.
La cancellazione della reintegrazione nel posto di lavoro come tutela generale rende la posizione del lavoratore nel rapporto di lavoro molto più debole.
Il Jobs Act di Renzi poi ha colpito un’altra norma molto importante che tutela la professionalità del lavoratore e cioè l’articolo 13 dello Statuto dei lavoratori introduttivo del 2103 del codice civile sulle mansioni: ha previsto che è oggi possibile demansionare in ipotesi molto ampie tra cui anche per ragioni economiche legate alle esigenze dell’impresa. Anche questa norma che colpisce la professionalità e la progressione di carriera lede un’altro dei patrimoni del lavoratore e rende molto più debole la sua posizione; anche la norma sul divieto dei controlli sul posto di lavoro (art.4 dello Statuto dei lavoratori n.d.s.) è stata riformata nel senso di consentire controlli molto più pervasivi sul posto di lavoro.
Lo Statuto conserva ancora norme importanti soprattutto nella dimensione collettiva come gli articoli 19 e seguenti che introducono i diritti sindacali; l’articolo 28 sulla repressione della condotta antisindacale; l’articolo 15 sulla non discriminazione.
C’è quindi ancora molto nello Statuto di buono e di protettivo per il lavoratore ma certamente la cancellazione dell’articolo 18 ha creato un vulnus notevole perché ha sostanzialmente monetizzato il posto di lavoro: il datore di lavoro oggi può anche intimando un licenziamento illegittimo sapere che anche se perde in causa dovrà pagare solo una somma di denaro commisurata alla durata del rapporto di lavoro per togliersi dai piedi un lavoratore non più desiderato.

Spesso non si coniuga il diritto al lavoro con i doveri che scaturiscono dal lavoro stesso. A tuo avviso dove sta il punto di rottura tra queste due situazioni?
Il diritto al lavoro come anche il dovere di lavorare sono enunciati dall’art. 4 della Costituzione. Questi due principi sono tra loro complementari, perché la repubblica deve far sì che sia garantito il diritto al lavoro, d’altro canto il cittadino deve fare tutto il possibile per poter trovare un’occupazione.
L’articolo 4, però, è una norma programmatica cioè detta praticamente un programma, un progetto che deve essere realizzato attraverso leggi ordinarie e infatti abbiamo assistito nel corso degli anni all’introduzione una serie di leggi per realizzare il diritto al lavoro.
Dalla introduzione degli uffici di collocamento fino alla creazione delle agenzie accreditate per attuare concretamente il diritto al lavoro. Ma essendo l’art. 4 una norma programmatica il diritto al lavoro e’un principio tendenziale, anche perché non vi è una sanzione se il lavoro non è garantito a tutti tant’è che siamo in un’epoca nella quale la disoccupazione è molto elevata, nonostante gli sforzi che la Repubblica ha fatto, la piena occupazione non è stata mai raggiunta.
D’altro canto il dovere di lavorare è fondamentale perché si lega all’art. 1: il cittadino partecipa al corpo sociale e acquisisce una posizione sociale ed economica nella società soltanto se lavora. Indirettamente la Costituzione stessa sanziona colui che non vuole lavorare: l’articolo 38 prevede prestazioni previdenziali, quindi provvidenze economiche di sostegno al reddito o quando il lavoratore è inabile al lavoro oppure quando il lavoratore è disoccupato, quindi abbia già lavorato ma ha perso il lavoro oppure sia subentrato un evento che abbia reso impossibile lavorare. Quando invece non vuole lavorare il sistema previdenziale non lo supporta, essendo il reddito di cittadinanza una parentesi anomala nel nostro ordinamento, se non addirittura incostituzionale, e, infatti, è stato rapidamente espunto dall’ordinamento previdenziale.
È evidente però che se non è garantito il diritto al lavoro, il cittadino non potrà’ nonostante i suoi sforzi adempiere al dovere di lavorare.

Un’ultima domanda: quale è il futuro stesso dei diritti dei lavoratori ai giorni nostri?
A fronte della globalizzazione dei mercati e della competizione mondiale il futuro dei diritti dei lavoratori non mi pare roseo. Già negli ultimi anni abbiamo assistito, come accennato, ad una riduzione notevole dei diritti a tutela dei lavoratori e probabilmente nei prossimi anni assisteremo a un’ulteriore riduzione dai diritti. Oggi, oltretutto, il lavoro è minacciato dalla informatizzazione e dalla meccanizzazione dei processi produttivi. Il lavoro digitale è eseguito attraverso strumenti elettronici e sicuramente ridurrà ulteriormente le chance di trovare lavoro. Quindi le sfide future per i diritti dei lavoratori sono grandi e molto difficili, ma quale lavorista sono pronto ad affrontarle.
Ringraziamo il professor Alberto Lepore per la sua disponibilità e per averci fatto comprendere, con le sue parole, l’alto senso istituzionale della giornata di oggi Primo Maggio Festa del Lavoro e dei Lavoratori.

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Costume e Società

A Milano l’arte elegante del pugliese parigino

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Palazzo Reale a Milano  sta celebrando, per la prima volta, con una mostra monografica, il talento di Giuseppe De Nittis esponendo una novantina dipinti, tra oli e pastelli, provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, tra cui il Musée d’Orsay e il Petit Palais di Parigi, i Musée des Beaux-Arts di Reims e di Dunquerke, gli Uffizi di Firenze – solo per citarne alcuni – oltre allo straordinario nucleo di opere conservate alla GAM di Milano e una selezione dalla Pinacoteca di Barletta, intitolata al Pittore, che ne conserva un eccezionale numero a seguito del lascito testamentario della vedova Leontine De Nittis.
 
La consacrazione di Giuseppe de Nittis come uno dei grandi protagonisti della pittura dell’Ottocento europeo è avvenuta grazie alla fortuna espositiva di cui ha goduto a partire dalla magnifica retrospettiva dedicatagli nel 1914 dalla 11a Biennale di Venezia. Altre tappe fondamentali sono state la mostra ‘Giuseppe De Nittis. La modernité élégante’ allestita a Parigi al Petit Palais nel 2010-11, e nel 2013 la fondamentale monografica a lui dedicata a Padova a Palazzo Zabarella.
 
In ‘De Nittis. Pittore della vita moderna’ si intende esaltare la statura internazionale di un pittore che è stato, insieme a Boldini, il più grande degli italiani a Parigi, dove è riuscito a reggere il confronto con Manet, Degas e gli impressionisti, con cui ha saputo condividere, pur nella diversità del linguaggio pittorico, l’aspirazione a rivoluzionare l’idea stessa della pittura, scardinando una volta per sempre la gerarchia dei generi per raggiungere quell’autonomia dell’arte che è stata la massima aspirazione della modernità.
 
I francesi e De Nittis, che si è sempre sentito profondamente parigino di adozione, hanno affrontato gli stessi temi, come il paesaggio, il ritratto e la rappresentazione della vita moderna che De Nittis ha saputo catturare lungo le strade delle due metropoli da lui frequentate, in quegli anni grandi capitali europee dell’arte: Parigi e Londra. Ha saputo rappresentare con le due metropoli, in una straordinaria pittura en plein air, i luoghi privilegiati della mitologia della modernità, che saranno collocati al centro di un percorso espositivo articolato lungo un arco temporale di vent’anni, dal 1864 al 1884, ricostruendo un’avventura pittorica assolutamente straordinaria, conclusasi prematuramente con la sua scomparsa a soli 38 anni di età. I risultati da lui raggiunti si devono a un’innata genialità, alla capacità di sapersi confrontare con i maggiori artisti del suo tempo, alla sua curiosità intellettuale, alla sua disponibilità verso altri linguaggi. È inoltre tra gli artisti dell’epoca che meglio si è saputo misurare con la pittura giapponese allora diventata di moda.La mostra vede infine la collaborazione di METS Percorsi d’Arte, che ha contribuito al progetto espositivo con l’apporto di un importante nucleo di opere provenienti da collezioni private, tra le quali il Kimono color arancio, Piccadilly e la celeberrima Westminster.
 
Tutto questo è sottolineato dalla mostra e dal ricco catalogo Silvana Editoriale.
 
Una vita breve ma sufficiente per entrare nella storia dell’arte
 
Giuseppe De Nittis nacque a Barletta il 25 febbraio 1846. A pochi mesi dalla sua nascita, il padre si suicidò dopo due anni di carcere per motivi politici e Giuseppe crebbe con i tre fratelli nella casa dei nonni paterni. Fin dall’infanzia manifestò una forte propensione alla pittura e, nonostante il parere contrario della famiglia, si iscrssee nel 1861 all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Insofferente agli schemi accademici, fu espulso due anni dopo ed iniziò a dipingere en plen air con altri artisti, come Federico Rossano e Marco De Gregorio. Nel 1866 partì per Firenze dove prese contatto con il gruppo dei Macchiaoli. Dopo aver visitato Palermo, Roma, Venezia e Torino, nel 1867 si trasferì a Parigi dove due anni dopo sposò Léontine Lucile Gruvelle. Nel 1869 partecipò per la prima volta al Salon con opere molto vicine al gusto parigino. Il soggiorno napoletano del 1870 vide il suo stile arrivare alla maturità e all’indipendenza artistica e il ritorno a Parigi nel 1872 segnò il suo successo con la partecipazione al Salon dell’opera ‘Una strada da Brindisi a Barletta’. Il dipinto ‘Che freddo!’ esposto al Salon nel 1874 rappresentò l’affermazione definitiva dell’artista, che si meritò anche l’appellativo ‘peintre des Parisiennes’ (pittore della parigine). Nello stesso anno partecipò con ben cinque tele alla prima esposizione di quello che sarà il gruppo impressionista tenutosi nello studio del fotografo Nadar. In cerca di nuovi stimoli partì poco dopo per Londra, dove realizzò una serie di opere dedicate alla vita quotidiana della città. Partecipò all’Esposizione Universale di Parigi nel 1878 con dodici lavori che polarizzarono l’attenzione sia del pubblico che della critica. Negli ultimi anni si concentrò particolarmente sulla tecnica del disegno a pastello. Colpito da una forte bronchite nel 1883, rimase per mesi bloccato a letto e dipingere diventò sempre più difficile; morì a  Saint-Germain-en-Laye (Francia)   il 21 agosto del 1884 a causa di un ictus cerebrale. È sepolto a Parigi, nel cimitero di Père-Lachaise (divisione 11) ed il suo epitaffio fu scritto da Alessandro Dumas figlio. Sua moglie Léontine donò molti suoi quadri alla città natale del pittore, ora conservati nella Pinacoteca De Nittis collocata nel Palazzo della Marra a Barletta.
 
Informazioni:
 
Una mostra Comune di Milano – Cultura | Palazzo Reale | CMS.Cultura
 
A cura di Fernando Mazzocca e Paola Zatti , fino al  30.06.2024
 
Orario: Da martedì a domenica ore 10:00-19:30, giovedì chiusura alle 22:30. Ultimo ingresso un’ora prima. Lunedì chiuso.
 
Biglietti
 
Aperto: € 17,00; Intero: € 15,00;Ridotto: € 13,00; Esclusi i costi di prevendita.
 
Info e prenotazioni: palazzorealemilano.it     mostradenittis.it
 
Privo di virus.www.avast.com



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Cronaca

Prevenzione e contrasto dei crimini informatici: siglato accordo tra Polizia di Stato e BCC Banca Iccrea

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È stato siglato a Roma l’accordo tra la Polizia di Stato e BCC Banca Iccrea, capogruppo del Gruppo BCC Iccrea, per la prevenzione e il contrasto dei crimini informatici che hanno per oggetto le reti e i sistemi informativi di supporto alle funzioni istituzionali della società.
La convenzione, firmata dal Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Prefetto Vittorio Pisani e da Mauro Pastore, Direttore Generale di BCC Banca Iccrea, è finalizzata a sviluppare una collaborazione strutturata tra le parti, per l’adozione ed il potenziamento di strategie sempre più efficaci in materia di prevenzione e contrasto al cybercrime, considerato il delicato e strategico settore di intervento del Gruppo.
Il Gruppo BCC Iccrea è il maggiore gruppo bancario cooperativo, l’unico gruppo bancario nazionale a capitale interamente italiano e il quarto gruppo bancario in Italia per attivi. BCC Iccrea, in qualità di Capogruppo esercita le attività di direzione, coordinamento e controllo sulle Società del Perimetro di Direzione e Coordinamento e, in tale ambito, supporta l’operatività bancaria delle BCC, fornendo prodotti, servizi e consulenza al fine di soddisfare le esigenze dei loro Soci, clienti, famiglie e territorio di riferimento.
La tutela delle infrastrutture critiche informatizzate di istituzioni e aziende che erogano servizi essenziali è una delle mission specifiche della Polizia Postale, l’articolazione specialistica della Polizia di Stato deputata alla prevenzione e contrasto della criminalità. La Polizia di Stato assicura attraverso la Polizia Postale e delle Comunicazioni, Organo del Ministero dell’Interno deputato alla sicurezza delle comunicazioni. In particolare, tale compito viene assolto attraverso il Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (CNAIPIC) che, con una sala operativa disponibile h24, rappresenta il punto di contatto per la gestione degli eventi critici delle infrastrutture di rilievo nazionale operanti in settori sensibili e di importanza strategica per il Paese.
Alla firma della convenzione erano presenti per il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, il Direttore Centrale per la Polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti Speciali della Polizia di Stato, Prefetto Renato Cortese, il Direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, Dott. Ivano Gabrielli mentre per BCC Banca Iccrea erano presenti Renato Alessandroni,
Responsabile Sicurezza e Continuità Operativa, Chief Information Security Officer, Pasquale De Rinaldis, Responsabile Sicurezza delle Informazioni, Giuseppe Cardillo, Head of Architecture & Innovation e Raffaella Nani, Responsabile Comunicazione Istituzionale.



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