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5 anni faon
PALERMO – Questa mattina, a Palermo, i Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Palermo su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, nei confronti di 8 indagati (6 in carcere e 2 ai domiciliari), ritenuti a vario titolo responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso e violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale.
L’indagine, seguita da un pool di magistrati coordinati dal Procuratore Aggiunto Salvatore De Luca, costituisce un’ulteriore fase di un’articolata manovra investigativa condotta dal Nucleo Investigativo di Palermo sul mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagnoche ha consentito di comprovare la perdurante operatività di quell’articolazione di cosa nostra.
Alcuni degli elementi indiziari emersi nel corso delle indagini erano già confluiti nel provvedimento di fermo d’indiziato di delitto emesso dalla DDA di Palermo ed eseguito il 4 dicembre 2018 – operazione “Cupola 2.0” – con la quale era stata smantellata la nuova commissione provinciale di cosa nostra palermitana, che si era riunita per la prima volta il 29 maggio 2018.
In quel contesto erano state già tratte in arresto 19 persone ritenute appartenenti al mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno, tra cui BISCONTI Filippo Salvatore e SCIARABBA Salvatore, co-reggenti del mandamento mafioso, SUCATO Vincenzo, reggente della famiglia mafiosa di Misilmeri, e POLIZZI Stefano, reggente della famiglia mafiosa di Bolognetta.
La complessa attività investigativa rivelava uno spaccato della realtà mafiosa dell’area sud-est della provincia palermitana caratterizzata dalla presenza di due figure contestualmente a capo del mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno:
Accanto a loro, demandati alla gestione delle varie famiglie mafiose, emergevano SUCATO Vincenzo e POLIZZI Stefano, oltre a diversi uomini d’onore tra cui CASELLA Stefano e MIGLIORE Giovanni Salvatore, affiliati alla famiglia di Belmonte Mezzagno, e NOCILLA Domenico, affiliato alla famiglia di Misilmeri. Quest’ultimo veniva coadiuvato anche dal figlio Claudio per organizzare i movimenti di SCIARABBA Salvatore per raggiungere luoghi sicuri ove incontrarsi con i consociati per discutere delle dinamiche intranee al sodalizio mafioso.
Attraverso lo stretto monitoraggio degli affiliati, a maggio del 2017 sono state documentate le fasi precedenti, concomitanti e successive a due importanti summit, presieduti da SCIARABBA Salvatore all’interno dell’abitazione di NOTO Carlo, imbianchino, incensurato, oggetto anch’egli dell’odierno provvedimento (non potuto eseguire in virtù del suo trasferimento per motivi di lavoro, nel 2018, negli Stati Uniti d’America).
In particolare, il secondo summit, avvenuto il 27 maggio 2017, veniva interamente monitorato. Inizialmente, si intercettavano le preoccupazioni di SCIARABBA in merito ai rischi che stavano correndo partecipando a una riunione del genere, ritenuta comunque necessaria poiché le problematiche che avrebbero dovuto affrontare non potevano essere sintetizzate nei soliti “pizzini”.
Poi il reggente del mandamento, dopo aver cercato di dirimere alcuni dissidi sorti tra gli uomini d’onore,iniziava ad analizzare le diverse vicende prospettategli ed emanava le proprie direttive in merito:
L’attività investigativa permetteva anche di ricostruire puntualmente: