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SD Gundam Battle Alliance, il mashup definitivo

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SD Gundam Battle Alliance è un mashup di quasi tutte le serie Gundam esistenti ed è disponibile su Pc, Xbox, PlayStation e Switch. L’avventura vedrà i giocatori vestire i panni del Comandante Alka Adonis – nome personalizzabile a piacimento – che, alla guida dello Squadrone Gatheroad, ha il compito di raccogliere dati utili alle migliorie delle unità GM durante la Guerra di Un Anno. Improvvisamente, però, prima ancora di poter festeggiare con lo squadrone la corretta riuscita di una missione, il protagonista viene strappato dalla sua linea temporale e portato in un luogo chiamato Universo-G, nel quale si intrecciano diverse linee temporali “storiche” del franchise. Qual è il motivo di questo apparente rapimento? Le linee temporali si sono danneggiate e si stanno verificando delle anomalie e toccherà al giocatore viaggiare tra la storia delle produzioni animate di Gundam e sistemarle. Questo significa mettere a ferro e fuoco migliaia di Mobile Suit diversi a colpi di Beam Saber. La storia in sè è per gran parte dimenticabile e piena di termini fantascientifici un pò traballanti che non significano nulla, ma funge da veicolo per far viaggiare il giocatore attraverso le varie missioni e, in un certo senso, fa il verso a tutto l’universo Gundam nel suo complesso. Come accennato qualche riga in alto, nelle Anomalie si rivivono alcuni momenti iconici nei diversi anime di Gundam, solo che ci sono Mobile Suit e personaggi fuori posto, che spesso dovrete combattere o difendere. La storia si sviluppa tra uno stage e l’altro e, durante gli stessi, attraverso una serie di ridondanti dialoghi tra i vari comprimari e le intelligenze artificiali. Qualche volta si potrà persino intervenire nella conversazione, scegliendo una risposta che, però, non ci è sembrato cambi in modo significativo la narrativa. Per ogni Anomalia, a un certo punto, si sblocca anche il corrispondente stage Reale. Queste missioni sono le vere chicche per i fan, dato che permettono di rivivere la storia originale senza interferenze, in compagnia dei protagonisti autentici che scambiano con alleati e avversari le stesse battute degli anime di riferimento. Quelle in game sono missioni mordi e fuggi, della durata di non più di 5-10 minuti ciascuna, che a tratti sembrano molto più adatte a un’esperienza mobile come quella che offrirebbe la versione Nintendo Switch, che però non abbiamo avuto occasione di testare. Noi abbiamo giocato su PlayStation 5, riscontrando caricamenti pressoché istantanei tra missioni e quartier generale, in realtà una modesta interfaccia che consente di accedere a diverse schermate e servizi di personalizzazione. È chiaro, però, che SD Gundam Battle Alliance è una produzione cross-gen, che infatti è disponibile anche in versione PlayStation 4, e perciò non sfoggia chissà quale comparto tecnico spaccamascella. Fortunatamente lo stile Super Deformed non ambisce al realismo e alla ricerca del dettaglio sfarzoso, nascondendo le eventuali imperfezioni grafiche dietro i modelli 3D tozzi ma particolareggiati e animati più che dignitosamente. Attingendo a oltre venti serie animate, SD Gundam Battle Alliance offre anche un’importante varietà di musiche originali, ambientazioni e Mobile Suit che tendono a soffocare la sensazione di ripetitività che si verifica inevitabilmente una volta affondati gli artigli nella sua ossatura vera e propria.

Il cuore di SD Gundam Battle Alliance è la semplicità, con un sistema di controllo intuitivo che permette di divertirsi immediatamente sfoggiando con naturalezza combinazioni di colpi, launcher, attacchi aerei, a distanza e ad area, senza tralasciare un buon numero di tecniche speciali. Il livello di difficoltà ottimamente levigato fa il resto, lasciando al giocatore il tempo per far pratica nelle prime missioni, solo per rivelare una certa cattiveria andando avanti. Al netto della dimenticabile narrazione, quello che farà gola ai fan è la possibilità di comandare circa quaranta (a cui se ne aggiungeranno altri tramite i già annunciati DLC) Mobile Suit, splendidamente caratterizzati con un irresistibile stile chibi e sufficientemente diversi l’uno dall’altro. Sostanzialmente si distinguono in tre categorie dedicate rispettivamente al corpo a corpo, alle armi da fuoco e a un approccio bilanciato, differenziate anche per particolari abilità attivabili attingendo a un indicatore secondario con cui iniziare a sbizzarrirvi una volta presa la mano, attivando super armor, interrompendo le le combo con rapide schivate o ricaricando istantaneamente tutti i sistemi d’attacco. SD Gundam Battle Alliance nasconde dunque una discreta profondità da assimilare con calma, giacché le sue rapide sortite servono anche a collaudare i tanto ambiti robot. Per conquistarli c’è però un po’ da sudare, dato che verranno assemblati solo una volta raccolto il quantitativo richiesto di progetti, solitamente custoditi dai boss di turno. Se i normali nemici rappresentano la proverbiale carne da cannone, questi formidabili avversari vantano ingenti quantità di punti ferita, colpiscono durissimo e hanno attacchi impossibili da interrompere, uno scenario in cui il lavoro di squadra diventa imperativo. Certo, i Mobile Suit possono essere potenziati investendo in quattro parametri (punti ferita, corpo a corpo, attacco a distanza e booster, valore indispensabile per ampliare le azioni prima di restare a secco) e installando componenti forieri di vantaggi vari, così com’è vero che il pilota può salire di livello imparando utili abilità, ma credeteci, da soli bisognerà sudare molto per avere la meglio. È possibile giocare online con un sistemi di filtri in tutto e per tutto simili a quelli di Monster Hunter, organizzando sortite focalizzate sulla storia o sul recupero di componenti e denaro, ma se siete lupi solitari potete sempre schierare due robot comandati dalla CPU che offriranno anche determinati bonus, attivi a seconda dell’affiatamento che intercorre tra di loro nelle rispettive serie animate. I compagni possono anche rimettere in sesto il mobile suit qualora aveste terminato i kit di riparazione che ci si porta dietro in ogni missione, quindi non c’è davvero nessuna scusa per avventurarsi in un assalto suicida.

I tantissimi Mobile Suit a disposizione si dividono fondamentalmente in tre ruoli – Universali, Cecchini e Lottatori – che determinano le loro competenze specifiche. Come si intuisce dai nomi, quelli Universali sono veri e propri jolly, i Cecchini se la cavano meglio con le armi a distanza mentre i Lottatori sono inarrestabili in mischia. Gli archetipi sono importanti per identificare lo stile di combattimento di un certo Mobile Suit, ma nulla vi impedisce di potenziare le armi a distanza di un Lottatore o, viceversa, gli attacchi in mischia di un Cecchino. Le abilità speciali chiamate Azioni ruolo, tuttavia, conferiscono bonus specifici, ed è qualcosa che bisogna tenere a mente quando si compone la squadra negli stage più avanzati. Nonostante sia possibile scegliere tra due livelli di difficoltà – Facile e Normale – alcuni stage possono rivelarsi più tosti del dovuto, soprattutto perché i nemici tendono ad accerchiare il giocatore o a bersagliarlo da posizioni sopraelevate non facilmente raggiungibili, proprio per questo consigliamo sempre di giocare scortati da amici o bot. Una volta nell’arena di gioco di base ci si muove nell’ambiente 3D ricorrendo ai propulsori per scattare o saltare, tenendo sempre a mente che si ricaricano nel tempo. Oltre a un’arma a distanza generica e predefinita, ogni Mobile Suit può attaccare con due colpi in mischia e concatenarli in semplici combo che però, eseguite con un certo tempismo e nell’ordine corretto, consentono di proiettare i nemici in aria e di prolungare la catena di attacchi. Una serie di manovre speciali, come l’attacco Spezzacatena, le parate e le schivate perfette danno al sistema di combattimento un sapore più tecnico, e ci sono scontri, soprattutto contro determinati boss, in cui bisogna sfruttare ogni possibilità per vincere. I boss solitamente sono protetti da meccaniche come la Barra equilibrio, che impedisce di lanciarli, o le Barriere anti-laser, che assorbono un certo numero di danni a distanza, che devono essere aggirate, pena il Game Over. Fortunatamente, oltre alle combo normali e alle armi da fuoco, ogni Mobile Suit dispone anche di due Armi secondarie che dipendono dal ruolo e che solitamente investono proprio sulle sue capacità principali. Ogni Arma secondaria dipende da una riserva che si ricarica nel tempo, e può essere concatenato in certe combo sfruttando le manovre più sofisticate, come le cosiddette interruzioni rapide, che nei picchiaduro chiameremmo più comunemente “cancel”. A chiudere il cerchio ci pensano infine le ASP, praticamente le super mosse che sono lentissime a caricarsi, ma che una volta attivate infliggono danni enormi ai bersagli con tanto di scenetta d’intermezzo. Come avrete intuito, insomma, il sistema di combattimento di SD Gundam Battle Alliance è tutt’altro che banale e può dare non poche soddisfazioni, ma i controlli non proprio reattivi e la telecamera disfunzionale, che tende spesso ad andarsene per i fatti suoi, costringendoci a riposizionarla manualmente ogni volta, rappresentano una vera e propria spina nel fianco. Tirando le somme, sebbene la maggior parte delle missioni si riduca a sconfiggere ondate di nemici, Battle Alliance fa un buon lavoro per movimentare le cose con battaglie contro i Boss e, nonostante la scarsa intelligenza dei compagni IA, il tutto è giocabile in cooperativa – cosa che consigliamo vivamente. Dopo anni di arena fighter e sequel poco brillanti, come New Gundam Breaker, questo SD Gundam Battle Alliance sembra la boccata d’aria fresca di cui il franchise aveva bisogno. Se amate l’universo di Gundam e siete disposti a passar sopra allo stile super deformed dei robot, allora siamo certi che avrete tantissime ore di divertimento.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7,5

Sonoro: 8

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Sand Land. Il videogame ispirato all’opera di Akira Toriyama

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Sand Land è un classico action-RPG in terza persona ispirato al manga del maestro Akira Toriyama, autore di fumetti del calibro di Dragon Ball e Arale, scomparso purtroppo recentemente. Il titolo, disponibile su PC e sulle piattaforme di vecchia e nuova generazione di Microsoft e Sony, è ambientato nel mondo di Sand Land, che come suggerisce il nome è una sconfinata landa desertica devastata da una lontana guerra fra esseri umani e una razza umanoide che ormai si crede estinta. Ed è proprio all’inizio del gioco che Rao, uno sceriffo umano con un passato misterioso, si reca alla città dei demoni in cerca di aiuto per un compito davvero speciale, ovvero: trovare la Sorgente Leggendaria e riportare l’acqua in questo mondo. Tale impresa se portata a termine farebbe nel contempo cadere l’egemonia del Re, arricchitosi vendendo l’acqua alla popolazione assetata. Alla richiesta disperata dell’uomo rispondono due demoni: Beelzebub e Thief, che si uniscono alla carovana. Sono proprio loro i tre protagonisti di Sand Land, in particolare lo è Beelzebub che è il personaggio bisognerà controllare. Nella seconda parte dell’avventura si unirà poi attivamente anche Ann, una ragazza alla ricerca dei suoi familiari. Come dicevamo qualchje riga più in alto, Sand Land è un action in terza persona con alcuni elementi RPG come ad esempio il sistema di livelli e di progressione dei personaggi. I comandi sono i classici: attacco potente, attacco debole, schivata, salto e una mossa speciale in grado di causare un grande ammontare di danni ma che ha bisogno di essere caricata attraverso un’apposita barra che si riempie mettendo a segno colpi o utilizzando un particolare bonus acquistabile dai venditori. Il sistema di progressione è quindi abbastanza classico ed è basato sui punti esperienza: ogni livello raggiunto permette di acquistare un perk nell’albero delle skill. I perk più potenti richiedono la spesa di più di uno skill point. In Sand Land è chiaro fin da subito che i veicoli e le loro personalizzazioni ricoprono un luogo centrale all’interno del gioco. Nel titolo il mondo di gioco è vasto e piuttosto monocolore, quindi spostarsi unicamente a piedi avrebbe fatto rapidamente annoiare anche il giocatore più navigato. Esiste comunque un sistema di viaggio rapido che permette di raggiungere istantaneamente tutti i luoghi già visitati, con tantissimi e punti di “teletrasporto”. Tuttavia, nonostante ciò, i veicoli rappresentano il modo principale con cui ci si sposta per brevi distanze e si combatte contro i nemici. Il tank è il primo mezzo che è possibile ottenere, e fino alla seconda parte del gioco è anche il veicolo più potente e manovrabile fra tutti. In seguito, si può sbloccare il Salta-Bot, una sorta di Metal Gear che permette di saltare e raggiungere piattaforme molto in alto; l’automobile e la moto, ma anche l’hovercraft e la potente armatura da battaglia. Tutti i mezzi possono poi essere personalizzati profondamente, dal cambio di colore, possibile attraverso un venditore apposito più avanti nel gioco, alla modifica dei vari componenti per aumentarne la potenza o la velocità o la difesa. I componenti possono essere trovati come loot del gioco sconfiggendo i nemici, oppure possono essere creati attraverso i materiali ottenuti dalle casse posizionate in tutto il mondo di gioco.

Un altro elemento cardine di Sand Land è rappresentato dalla città di Spino, legata a doppio filo con lo svolgimento della trama. Essa infatti funge da quartier generale per il party. Il centro all’inizio è ridotto a poco più di un cumulo di macerie e si sviluppa nel corso del gioco man mano che vengono completate le quest secondarie. Attraverso queste missioni è possibile, infatti, recuperare vari personaggi che diventeranno i nuovi abitanti della città e apriranno nuove botteghe che incrementano i servizi disponibili. In questo modo è possibile acquistare tutto quanto serve per portare a termine il gioco senza cercarlo nelle città-discarica sparse qua e là. Le missioni secondarie legate a Spino però non sono l’unica cosa che è possibile fare nel mondo di Sand Land. Esistono infatti missioni casuali che si incontrano durante un viaggio a piedi/con un veicolo e possono essere ad esempio il salvataggio di un venditore braccato dai predoni o dai raptor. Sono presenti un gran numero di caverne del tesoro da scoprire e razziare, e alcune strutture speciali come rovine o discariche che contengono i pezzi più potenti per potenziare i veicoli. Nelle rovine, razziando i bauli disseminati al loro interno, si possono recuperare le monete d’oro antiche che possono essere scambiate con il gatto Lassi per ottenere le mappe con la posizione di tutti gli scrigni del tesoro. Menzione d’onore, infine, va fatta ai comparti video e audio di Sand Land. In particolar modo il primo: il gioco è in cel shading come da tradizione dei giochi tratti da anime/manga. In Sand Land però raggiunge un grado di pulizia e di dettaglio che raramente si può ammirare in altre produzioni simili. Il gioco è al 99% in terza persona con visuale alle spalle dall’alto, ma in alcune sezioni di un paio di dungeon, la visuale passa a scorrimento laterale in stile platform. Anche il comparto audio è molto curato, con musiche avvincenti e che ben si adattano alla situazione che intendono accompagnare. L’amore che il team ha riversato nei confronti delle tavole originali di Sand Land è percepibile anche nell’ottima cura delle scenografie: in alcuni frangenti, certi scorci paesaggistici ricordano moltissimo le spigolosissime composizioni rocciose che il buon Toriyama amava disegnare. Il gioco si può infine completare in una trentina di ore circa, senza andare eccessivamente veloce. Il gioco è integralmente doppiato in inglese o giapponese, con sottotitoli in italiano. Tirando le somme, Sand Land è un adattamento videoludico che esprime tantissimo affetto nei confronti dell’opera da cui è tratto. Una gestione divertente e variegata dell’arsenale di veicoli e un cast di personaggi carismatici fanno da contraltare ad un open world un po’ scialbo (a causa della natura del mondo) e a un combat system piuttosto farraginoso. Per tutto il resto c’è la nostalgia a fare da padrona, in un’avventura rivolta principalmente ai fan dell’adorabile Beelzebub. A nostro avviso sia che si sia amanti dell’opera, sia che si sia fan del maestro Toriyama, Sand Land è un titolo che merita di essere giocato.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8

Gameplay: 7,5

Longevità: 7

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise

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WhatsApp si rifà il look e aggiorna le sue funzioni

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WhatsApp ha annunciato il rilascio di un aggiornamento che introduce un design rinnovato per l’app iOS e Android. Gli utenti raggiunti dall’update potranno notare una nuova tavolozza di colori e altre modifiche che rendono più fluida l’esperienza di utilizzo su entrambe le piattaforme. “Nel corso degli anni, ci siamo principalmente dedicati all’integrazione di nuovi strumenti all’interno dell’applicazione” spiega Meta in una nota ufficiale. “Con la costante espansione delle funzionalità, abbiamo sentito la necessità di far evolvere anche il design. Il nostro obiettivo era rendere il prodotto più fresco e moderno, senza però stravolgere la sua funzionalità principale”. Con l’aggiornamento, WhatsApp adotta il colore verde come tonalità principale in tutte le applicazioni. Dopo aver esaminato oltre 35 varianti di colore, gli sviluppatori hanno deciso di aderire al verde iconico di WhatsApp, creando una palette che consenta di ottenere abbinamenti cromatici in tutta l’app. Di conseguenza, elementi come badge di avviso e pulsanti di notifica appariranno solo in verde. Su Android, la barra delle schede è stata spostata nella parte inferiore dello schermo, rendendo WhatsApp più simile alla versione per iPhone. Proprio qui, viene introdotta una nuova area per gli allegati, con una visione più chiara delle opzioni disponibili durante l’invio di file. Per la modalità oscura, WhatsApp afferma di aver modificato i colori per fornire un contrasto più elevato e toni atti a “ridurre l’affaticamento degli occhi in ambienti con scarsa illuminazione”. L’app ha anche ricevuto nuove animazioni e sfondi per la chat. Sarà inoltre possibile selezionare i filtri per i messaggi non letti e per i gruppi con un semplice tocco, per recuperare le chat singole e di gruppo preferite.

F.P.L.

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TopSpin 2K25, il tennis videogiocato non è mai stato così realistico

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Con TopSpin 2K25, 2K e Hangar 13 resuscitano quello che è ricordato come il miglior gioco di tennis di tutti i tempi e lo fanno portando su PC e sulle console di nuova generazione un titolo solido, divertente e assolutamente godibile da tutti. Sono passati 11 anni dall’uscita di Top Spin 4 su Xbox 360, un titolo incoronato dagli appassionati come il miglior gioco di tennis mai reso disponibile per una console casalinga e, tra l’altro, mai reso retrocompatibile sulle successive generazioni. In principio fu PAM Entertainment a portare il primo Top Spin sulla grande Xbox nera, e siamo ormai nel quasi “preistorico” 2003. Nonostante il tennis sia uno degli sport più seguiti e ricchi al mondo e, sostanzialmente, il progenitore di tutti i videogiochi moderni ha sempre peccato di una certa continuità in campo videoludico. Serie storiche come Virtua Tennis sono ferme da anni, mentre le produzioni più recenti non sono mai riuscite a rispondere appieno alle aspettative degli appassionati. Alla luce di ciò, è naturale che le speranze dei fan fossero tutte riposte su questo TopSpin 2K25 e fortunatamente possiamo dire che questa volta finalmente è stato fatto centro. Dove TopSpin il titolo brilla è senza dubbio sotto il profilo del gameplay. Lo studio a cui 2K Sports ha affidato il nuovo gioco è ripartito dalle ottime basi di Top Spin 4 e ha provato ad affinare quello che non funzionava nel 2011, spolverando sul tutto un pizzico di ottava e nona generazione. Il risultato è un gioco di tennis facile da imparare, soprattutto da chi ha già esperienza, ma difficile da padroneggiare, visto che contro avversari umani o ai livelli più alti dell’intelligenza artificiale sarà fondamentale non solo conoscere bene le dinamiche di questo sport, ma anche azzeccare tutti i colpi per non essere puniti. Il tempismo, infatti, è la chiave principale dell’esperienza. Colpendo bene o perfettamente la palla, infatti, non solo si diventa più potenti e precisi o, meglio, si possono sfruttare pienamente le potenzialità del proprio tennista, ma si può fare in modo che l’effetto della palla sia quello desiderato. Le risposte scarse, infatti, solitamente rimbalzano in posizione centrale e sono piuttosto alte, due elementi che potrebbero dare all’avversario il tempo per colpire con forza e precisione. Ma non è tutto, infatti in TopSpin 2K25 caricando il movimento e rilasciando il tasto al momento giusto si va a intaccare la resistenza degli avversari. Per evitare gli interminabili scambi che era possibile avere in Top Spin 4, Hangar 13 ha pensato a questo sistema per forzare gli errori: rispondere alle cannonate provenienti dall’altra metà del campo costa fatica e, una volta consumata la resistenza, si alza drasticamente la percentuale di errore. A questo punto concorrono diversi fattori, come la resistenza dell’atleta prescelto o la capacità di indovinare sempre il giusto tempismo, aggiungendo ulteriore tensione a questi frangenti o agli ultimi game di un quinto set a Wimbledon. Interessante anche la differenziazione tra colpo caricato e colpo normale, con il primo che consuma energia, mentre il secondo perde un po’ in efficacia, il fatto che ci si possa posizionare per effettuare un colpo aperto o i tre metodi per la battuta: semplice, caricato o con la leva analogica. Insomma, il gameplay di TopSpin 2K25 è davvero molto profondo.

Una volta lanciato TopSpin 2K25 si nota immediatamente l’esperienza del gruppo 2K Sports in questo genere di videogames. I menù sono chiari e leggibili, l’accompagnamento sonoro di qualità e la struttura è quella classica, tra modalità per giocatore singolo e quelle online. Il pezzo pregiato della modalità in solitaria è senza dubbio MyPlayer, la classica carriera nella quale si crea nei dettagli un alter ego digitale e lo si porta dall’essere un perfetto sconosciuto del circuito maschile o femminile al battagliare contro i più forti al mondo. La progressione è piuttosto semplice, dato che è divisa a tappe, ognuna scandita da tre eventi: un allenamento, un’esibizione e un torneo. Il primo consente di guadagnare un buon quantitativo di esperienza, in modo da salire di livello più velocemente e incrementare le qualità fisiche e tecniche del nostro tennista. Selezionando l’esibizione si possono sperimentare delle stipule piuttosto originali con le quali sbloccare nuovi oggetti per personalizzare l’aspetto estetico del nostro alter ego. Infine il torneo consente di migliorare il posizionamento ATP (o WTA), fondamentale per andare a vincere i trofei più prestigiosi come i quattro Slam presenti o i tanti altri tornei ufficiali sotto licenza. A rallentare questa scalata però, c’è la stanchezza, che va sempre tenuta sotto controllo, non solo perché farà scendere in campo il proprio atleta con meno energie, ma aumenterà il rischio di incorrere in un infortunio, costringendo il giocatore ad un riposo forzato o a scendere in campo con valori decurtati. E poi? Tutto qui, si gioca, si cresce, si rigioca fino a raggiungere il tetto del mondo. In TopSpin 2K25 sono presenti anche altre modalità per giocatore singolo, esistono infatti la classica Esibizione o le sfide del pass stagionale, ovvero il modo per sbloccare ulteriori e sempre nuovi oggetti estetici e oggetti di varia natura che saranno aggiornati con passare del tempo. Tutto quello che bisogna fare per ottenere tali ricompense è affrontare partite tematiche, spesso ispirate allo slam del momento, con stipule varie e originali. Collegandosi online, inoltre, si possono affrontare una modalità torneo nella quale partecipare col proprio MyPlayer, non classificate e classificate. Queste ultime hanno una struttura particolare, dato che mettono in evidenza 4 tennisti e chiedono di portare a termine compiti particolari per ottenere punti esperienza extra. Anche in questo caso tutto funziona bene, durante la nostra prova non abbiamo avuto problemi di connessione di sorta e l’esperienza è stata piacevole. Il titolo, insomma è quasi perfetto, diciamo quasi perché quello che manca in TopSpin 2K25 ha un suo peso. Innanzitutto si nota l’assenza di quasi tutti i top 10 attuali, sia dalla parte maschile che da quella femminile. È vero che le licenze non sono tutto, ma affrontare in una finale Sinner o Djokovic è diverso che trovare Taylor Fritz. Ottima, invece, la scelta di leggende, dalla Williams a Federer, passando dalla Sharapova a Sampras; è un peccato che non ci siano scenari o modalità che sfruttino questi nomi per dare modo di rivivere le loro partite più iconiche. Il vero tallone d’Achille della produzione però è il comparto grafico. Con un’inquadratura televisiva TopSpin 2K25 è anche piacevole da vedere, non fosse per qualche animazione un po’ legnosa, un parco movimenti non vastissimo o la pallina che non tiene conto del corpo dei tennisti. Quando ci sono i primi piani, però, si passa dai volti bruttini e spigolosi dei tennisti, agli spettatori, posticci come quelli dei giochi di 4-5 anni fa. La natura cross-gen del progetto si fa sentire, ma anche in questo caso dopo 10 anni si poteva fare di più. Tirando le somme, possiamo dire che con TopSpin 2K25 tutti gli amanti del tennis potranno finalmente mettere le mani a un titolo che rende onore al tennis. Gli sviluppatori hanno migliorato sensibilmente il sistema di gioco, approfondendo ulteriormente gli aspetti di gameplay cruciali e riportando la serie sul trono che gli spetta di diritto. Un gameplay di primissimo livello, un realismo senza rivali e modalità di gioco decisamente funzionali spiccano su tutto, relegando in secondo piano le poche note negative.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8,5

Gameplay:8,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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