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Agatha Christie, Hercule Poirot: the London Case, le indagini arrivano su Pc e console

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Agatha Christie, Hercule Poirot: the London Case è un titolo per Pc è console che permette a chiunque abbia voglia di cimentarsi di entrare nella mente di uno degli investigatori privati più famosi di sempre. Nel corso dell’avventura sarà possibile indagare sfruttando tutte le abilità del re delle deduzioni per portare a soluzione un intricato caso apparentemente impossibile da risolvere. Riuscirà, dunque questo secondo capitolo a bissare il successo di Hercule Poirot: The First Cases? Andaimo a scoprirlo assieme nelle prossime righe. Il nuovo titolo della srerie è ambientato in un momento non meglio precisato della vita del detective, dopo gli eventi svoltisi nel primo gioco. Poirot viene ingaggiato dalla compagnia assicurativa Lloyd’s of London per proteggere un famoso dipinto raffigurante Maria Maddalena nel suo viaggio verso un prestigioso museo di Londra in occasione di una mostra. Sulla nave che trasporta l’opera, il detective farà la conoscenza di Arthur Hastings, che i fan dei libri conosceranno bene per essere uno storico assistente di Poirot in moltissimi casi. Qui lo si incontra come dipendente della compagnia di assicurazioni legata al quadro. Giunti a Londra, proprio il giorno dell’inaugurazione della mostra, il dipinto però viene rubato misteriosamente, ma quel che è peggio è che presto il detective Poirot si ritroverà a indagare non soltanto sulla scomparsa del quadro, ma anche su un caso di omicidio. Anche in questo titolo, proprio come nel suo predecessore, è presente un nutrito cast di personaggi, tutti legati, in un modo o nell’altro, ai misteriosi casi della scomparsa del quadro e dell’omicidio. Nel pieno stile dei romanzi di Agatha Christie, però, le apparenze inganneranno e ognuno dei comprimari avrà diversi oscuri segreti da celare all’acuta vista del nostro detective. La struttura narrativa di Hercule Poirot: The London Case, se paragonata direttamente al primo capitolo, funziona meglio in alcuni aspetti e peggio in altri. Il cast di personaggi, come già detto, è molto vario e interessante, ma una volta che tutti i nodi verranno al pettine ci si renderà conto che molti di loro sono poco approfonditi e meno importanti rispetto ad altri, con legami piuttosto deboli con il caso. A nostro avviso il cast del primo capitolo funzionava molto meglio, ma ciò non vuol comunque dire che in questo seguito non ci siano personaggi ben fatti, a iniziare dall’ottima rappresentazione di Hastings, che seguirà Poirot nelle sue indagini come un fedele assistente. Presente anche Zakariya Demir, personaggio già apparso nel precedente gioco e anche l’unico collegamento con questo. L’uomo è un gradito ritorno, con i suoi consigli e le sfide proposte all’orgoglioso detective. Troveremo poi un altro paio di personaggi molto interessanti, di cui non vogliamo svelarvi altro per non rovinarvi la sorpresa. Il titolo, sempre secondo il nostro punto di vista, riesce a rendere meglio, rispetto al primo gioco, l’orchestrazione del mistero dietro al trafugamento del quadro e al delitto, con alcuni colpi di scena inaspettati e ben fatti. Sicuramente un punto importante per una storia che fa di questi elementi il suo fulcro, come ogni buon giallo che si rispetti. In definitiva, il team di Blazing Griffin ha confezionato una buona storia in pieno stile romanzo giallo, che invoglia il giocatore a proseguire fino allo scorrere dei titoli di coda, raggiungibili in otto-dieci ore, a seconda del tempo impiegato per risolvere enigmi e formulare deduzioni. Il pregio principale del lavoro svolto dagli sviluppatori scozzesi risiede nelle atmosfere e nella resa dei personaggi, tutti perfettamente in linea con i toni tipici dei romanzi di Agatha Christie. Poirot stesso, in particolare, è reso davvero bene, sia nei dialoghi che nella sua caratterizzazione generale, anche se, come i fan più accaniti dell’investigatore sapranno, Poirot non era proprio longilineo come appare nel videogioco.

La struttura del gameplay di Agatha Christie, Hercule Poirot: The London Case è semplice e subordinata alla narrazione, ma è anche abbastanza strutturata. Non avrebbe avuto senso scrivere un giallo di Poirot, noto per la sua precisione al limite del fastidioso, in cui il detective non raggiunge una deduzione univoca e, quindi, con una trama non lineare. Pertanto il colpevole o i colpevoli sono individuati e isolati nella più classica delle scene “corali” di un romanzo di Agatha Christie, con tutti i personaggi radunati in una stanza chiusa e il protagonista che spiega per filo e per segno tutto ciò che ha scoperto. Ogni ritrovamento è propedeutico alla prosecuzione dei fatti e i capitoli funzionano più o meno così: una premessa riassume quel che è successo prima ed espone, a grandi linee, gli obiettivi futuri tramite cutscene animate in 3D, non più con semplici illustrazioni statiche come nel precedente. In realtà, questa scelta ci ha lasciati interdetti, perché se da un lato propone inquadrature e tagli più cinematografici, dall’altro la qualità e la mobilità dei modelli tridimensionali visti nei filmati lasciano un po’ a desiderare. Sia come sia, il prosieguo è sempre un’indagine dentro ambientazioni chiuse o limitate, piene di punti interattivi non sempre utili e anzi, spesso posti in loco come distrazioni. Se quando viene richiesto non si esamina attentamente “tutta la stanza” e non si trova ogni elemento per arricchire le “mappe mentali” del detective, non sono previsti suoni o guide luminose di supporto, perciò bisogna prepararsi a lunghe e lente passeggiate per setacciare palmo a palmo le aree. A tal proposito, vogliamo segnalare specifici “zoom” su parti delle location più importanti di altre. Quando se ne scova una la visuale passa in prima persona e bisogna utilizzare il “fiuto di Poirot” per scovare il maggior numero di prove, che si aggiungono in automatico a quelle rinvenute con la visuale isometrica. L’azione si conclude proprio tra i pensieri dell’investigatore, che vanno uniti nelle mappe mentali e sbloccano le ultime rivelazioni e idee di Hercule. Con tutti gli strumenti accumulati, infine, egli può affermare con assoluta certezza ai diretti interessati “sei tu il/la colpevole!”. Rispetto a The First Case, il processo di indagine si è fatto più sfaccettato. Abbiamo apprezzato che i modelli 3D e le texture in alta risoluzione siano stati adoperati per aggiungere profondità al titolo con le nuove meccaniche, ma a quale prezzo? Gli utensili che sbloccano porte o risolvono enigmi minori sono spesso mimetizzati fin troppo bene. La presenza di Hastings, è doveroso aggiungere, non è importante solo per la trama, ma parlare con lui sarà utile anche per ricapitolare meglio quanto scoperto fino a un determinato momento, evidenziando le prove, selezionabili tra quelle rinvenute, per confermare le tesi elaborate da Poirot sul caso. Sono poi presenti molti enigmi da risolvere, molti di più rispetto al precedente capitolo, legati soprattutto alla ricerca delle combinazioni di casseforti. Questi garantiranno una maggior sfida e doneranno varietà alle indagini, ma senza essere mai realmente troppo complessi o elaborati. Hercule Poirot: The London Case è insomma un gioco molto guidato, che sacrifica la difficoltà per il bene della scorrevolezza della narrazione, proprio per dare ai giocatori l’impressione di trovarsi dentro una storia in cui si vestono i panni di Poirot, sia essa letteraria o cinematografica. Bloccarsi è impossibile e sbagliare non porta a conseguenze, anche quando si faranno deduzioni cruciali nei dialoghi con gli indiziati: se si commetterà un errore, Poirot dirà semplicemente che quell’opzione non è corretta e permetterà al giocatore di riprovare finché non troverà la risposta giusta. Il gioco vuole essere un’avventura investigativa accessibile a tutti, in grado di offrire un po’ di sfida, tra enigmi e deduzioni, ma senza esagerare, in modo che anche chi non è molto pratico del genere possa arrivare senza troppi problemi alla conclusione della storia. I giocatori che prediligono un approccio più hardcore probabilmente non apprezzeranno queste scelte di design, ma è chiaro che The London Case non sia pensato per loro. Molto buono il doppiaggio inglese, soprattutto la voce di Poirot, che riesce a rendere bene il carattere del protagonista. Tirando le somme dunque questo Agata Christie, Hercule Poirot: the London Case è un titolo dedicato agli amanti dell’autrice che vogliono vivere un caso inedito senza imbattersi in grandi difficoltà, ma agendo come se si stesse leggendo un libro o vedendo un film. Un buon passatempo, questo è innegabile, che però riduce la rigiocabilità in maniera categorica.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7,5

Sonoro: 7,5

Gameplay: 7,5

Longevità: 7

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise

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Sand Land. Il videogame ispirato all’opera di Akira Toriyama

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Sand Land è un classico action-RPG in terza persona ispirato al manga del maestro Akira Toriyama, autore di fumetti del calibro di Dragon Ball e Arale, scomparso purtroppo recentemente. Il titolo, disponibile su PC e sulle piattaforme di vecchia e nuova generazione di Microsoft e Sony, è ambientato nel mondo di Sand Land, che come suggerisce il nome è una sconfinata landa desertica devastata da una lontana guerra fra esseri umani e una razza umanoide che ormai si crede estinta. Ed è proprio all’inizio del gioco che Rao, uno sceriffo umano con un passato misterioso, si reca alla città dei demoni in cerca di aiuto per un compito davvero speciale, ovvero: trovare la Sorgente Leggendaria e riportare l’acqua in questo mondo. Tale impresa se portata a termine farebbe nel contempo cadere l’egemonia del Re, arricchitosi vendendo l’acqua alla popolazione assetata. Alla richiesta disperata dell’uomo rispondono due demoni: Beelzebub e Thief, che si uniscono alla carovana. Sono proprio loro i tre protagonisti di Sand Land, in particolare lo è Beelzebub che è il personaggio bisognerà controllare. Nella seconda parte dell’avventura si unirà poi attivamente anche Ann, una ragazza alla ricerca dei suoi familiari. Come dicevamo qualchje riga più in alto, Sand Land è un action in terza persona con alcuni elementi RPG come ad esempio il sistema di livelli e di progressione dei personaggi. I comandi sono i classici: attacco potente, attacco debole, schivata, salto e una mossa speciale in grado di causare un grande ammontare di danni ma che ha bisogno di essere caricata attraverso un’apposita barra che si riempie mettendo a segno colpi o utilizzando un particolare bonus acquistabile dai venditori. Il sistema di progressione è quindi abbastanza classico ed è basato sui punti esperienza: ogni livello raggiunto permette di acquistare un perk nell’albero delle skill. I perk più potenti richiedono la spesa di più di uno skill point. In Sand Land è chiaro fin da subito che i veicoli e le loro personalizzazioni ricoprono un luogo centrale all’interno del gioco. Nel titolo il mondo di gioco è vasto e piuttosto monocolore, quindi spostarsi unicamente a piedi avrebbe fatto rapidamente annoiare anche il giocatore più navigato. Esiste comunque un sistema di viaggio rapido che permette di raggiungere istantaneamente tutti i luoghi già visitati, con tantissimi e punti di “teletrasporto”. Tuttavia, nonostante ciò, i veicoli rappresentano il modo principale con cui ci si sposta per brevi distanze e si combatte contro i nemici. Il tank è il primo mezzo che è possibile ottenere, e fino alla seconda parte del gioco è anche il veicolo più potente e manovrabile fra tutti. In seguito, si può sbloccare il Salta-Bot, una sorta di Metal Gear che permette di saltare e raggiungere piattaforme molto in alto; l’automobile e la moto, ma anche l’hovercraft e la potente armatura da battaglia. Tutti i mezzi possono poi essere personalizzati profondamente, dal cambio di colore, possibile attraverso un venditore apposito più avanti nel gioco, alla modifica dei vari componenti per aumentarne la potenza o la velocità o la difesa. I componenti possono essere trovati come loot del gioco sconfiggendo i nemici, oppure possono essere creati attraverso i materiali ottenuti dalle casse posizionate in tutto il mondo di gioco.

Un altro elemento cardine di Sand Land è rappresentato dalla città di Spino, legata a doppio filo con lo svolgimento della trama. Essa infatti funge da quartier generale per il party. Il centro all’inizio è ridotto a poco più di un cumulo di macerie e si sviluppa nel corso del gioco man mano che vengono completate le quest secondarie. Attraverso queste missioni è possibile, infatti, recuperare vari personaggi che diventeranno i nuovi abitanti della città e apriranno nuove botteghe che incrementano i servizi disponibili. In questo modo è possibile acquistare tutto quanto serve per portare a termine il gioco senza cercarlo nelle città-discarica sparse qua e là. Le missioni secondarie legate a Spino però non sono l’unica cosa che è possibile fare nel mondo di Sand Land. Esistono infatti missioni casuali che si incontrano durante un viaggio a piedi/con un veicolo e possono essere ad esempio il salvataggio di un venditore braccato dai predoni o dai raptor. Sono presenti un gran numero di caverne del tesoro da scoprire e razziare, e alcune strutture speciali come rovine o discariche che contengono i pezzi più potenti per potenziare i veicoli. Nelle rovine, razziando i bauli disseminati al loro interno, si possono recuperare le monete d’oro antiche che possono essere scambiate con il gatto Lassi per ottenere le mappe con la posizione di tutti gli scrigni del tesoro. Menzione d’onore, infine, va fatta ai comparti video e audio di Sand Land. In particolar modo il primo: il gioco è in cel shading come da tradizione dei giochi tratti da anime/manga. In Sand Land però raggiunge un grado di pulizia e di dettaglio che raramente si può ammirare in altre produzioni simili. Il gioco è al 99% in terza persona con visuale alle spalle dall’alto, ma in alcune sezioni di un paio di dungeon, la visuale passa a scorrimento laterale in stile platform. Anche il comparto audio è molto curato, con musiche avvincenti e che ben si adattano alla situazione che intendono accompagnare. L’amore che il team ha riversato nei confronti delle tavole originali di Sand Land è percepibile anche nell’ottima cura delle scenografie: in alcuni frangenti, certi scorci paesaggistici ricordano moltissimo le spigolosissime composizioni rocciose che il buon Toriyama amava disegnare. Il gioco si può infine completare in una trentina di ore circa, senza andare eccessivamente veloce. Il gioco è integralmente doppiato in inglese o giapponese, con sottotitoli in italiano. Tirando le somme, Sand Land è un adattamento videoludico che esprime tantissimo affetto nei confronti dell’opera da cui è tratto. Una gestione divertente e variegata dell’arsenale di veicoli e un cast di personaggi carismatici fanno da contraltare ad un open world un po’ scialbo (a causa della natura del mondo) e a un combat system piuttosto farraginoso. Per tutto il resto c’è la nostalgia a fare da padrona, in un’avventura rivolta principalmente ai fan dell’adorabile Beelzebub. A nostro avviso sia che si sia amanti dell’opera, sia che si sia fan del maestro Toriyama, Sand Land è un titolo che merita di essere giocato.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8

Gameplay: 7,5

Longevità: 7

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise

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WhatsApp si rifà il look e aggiorna le sue funzioni

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WhatsApp ha annunciato il rilascio di un aggiornamento che introduce un design rinnovato per l’app iOS e Android. Gli utenti raggiunti dall’update potranno notare una nuova tavolozza di colori e altre modifiche che rendono più fluida l’esperienza di utilizzo su entrambe le piattaforme. “Nel corso degli anni, ci siamo principalmente dedicati all’integrazione di nuovi strumenti all’interno dell’applicazione” spiega Meta in una nota ufficiale. “Con la costante espansione delle funzionalità, abbiamo sentito la necessità di far evolvere anche il design. Il nostro obiettivo era rendere il prodotto più fresco e moderno, senza però stravolgere la sua funzionalità principale”. Con l’aggiornamento, WhatsApp adotta il colore verde come tonalità principale in tutte le applicazioni. Dopo aver esaminato oltre 35 varianti di colore, gli sviluppatori hanno deciso di aderire al verde iconico di WhatsApp, creando una palette che consenta di ottenere abbinamenti cromatici in tutta l’app. Di conseguenza, elementi come badge di avviso e pulsanti di notifica appariranno solo in verde. Su Android, la barra delle schede è stata spostata nella parte inferiore dello schermo, rendendo WhatsApp più simile alla versione per iPhone. Proprio qui, viene introdotta una nuova area per gli allegati, con una visione più chiara delle opzioni disponibili durante l’invio di file. Per la modalità oscura, WhatsApp afferma di aver modificato i colori per fornire un contrasto più elevato e toni atti a “ridurre l’affaticamento degli occhi in ambienti con scarsa illuminazione”. L’app ha anche ricevuto nuove animazioni e sfondi per la chat. Sarà inoltre possibile selezionare i filtri per i messaggi non letti e per i gruppi con un semplice tocco, per recuperare le chat singole e di gruppo preferite.

F.P.L.

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TopSpin 2K25, il tennis videogiocato non è mai stato così realistico

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Con TopSpin 2K25, 2K e Hangar 13 resuscitano quello che è ricordato come il miglior gioco di tennis di tutti i tempi e lo fanno portando su PC e sulle console di nuova generazione un titolo solido, divertente e assolutamente godibile da tutti. Sono passati 11 anni dall’uscita di Top Spin 4 su Xbox 360, un titolo incoronato dagli appassionati come il miglior gioco di tennis mai reso disponibile per una console casalinga e, tra l’altro, mai reso retrocompatibile sulle successive generazioni. In principio fu PAM Entertainment a portare il primo Top Spin sulla grande Xbox nera, e siamo ormai nel quasi “preistorico” 2003. Nonostante il tennis sia uno degli sport più seguiti e ricchi al mondo e, sostanzialmente, il progenitore di tutti i videogiochi moderni ha sempre peccato di una certa continuità in campo videoludico. Serie storiche come Virtua Tennis sono ferme da anni, mentre le produzioni più recenti non sono mai riuscite a rispondere appieno alle aspettative degli appassionati. Alla luce di ciò, è naturale che le speranze dei fan fossero tutte riposte su questo TopSpin 2K25 e fortunatamente possiamo dire che questa volta finalmente è stato fatto centro. Dove TopSpin il titolo brilla è senza dubbio sotto il profilo del gameplay. Lo studio a cui 2K Sports ha affidato il nuovo gioco è ripartito dalle ottime basi di Top Spin 4 e ha provato ad affinare quello che non funzionava nel 2011, spolverando sul tutto un pizzico di ottava e nona generazione. Il risultato è un gioco di tennis facile da imparare, soprattutto da chi ha già esperienza, ma difficile da padroneggiare, visto che contro avversari umani o ai livelli più alti dell’intelligenza artificiale sarà fondamentale non solo conoscere bene le dinamiche di questo sport, ma anche azzeccare tutti i colpi per non essere puniti. Il tempismo, infatti, è la chiave principale dell’esperienza. Colpendo bene o perfettamente la palla, infatti, non solo si diventa più potenti e precisi o, meglio, si possono sfruttare pienamente le potenzialità del proprio tennista, ma si può fare in modo che l’effetto della palla sia quello desiderato. Le risposte scarse, infatti, solitamente rimbalzano in posizione centrale e sono piuttosto alte, due elementi che potrebbero dare all’avversario il tempo per colpire con forza e precisione. Ma non è tutto, infatti in TopSpin 2K25 caricando il movimento e rilasciando il tasto al momento giusto si va a intaccare la resistenza degli avversari. Per evitare gli interminabili scambi che era possibile avere in Top Spin 4, Hangar 13 ha pensato a questo sistema per forzare gli errori: rispondere alle cannonate provenienti dall’altra metà del campo costa fatica e, una volta consumata la resistenza, si alza drasticamente la percentuale di errore. A questo punto concorrono diversi fattori, come la resistenza dell’atleta prescelto o la capacità di indovinare sempre il giusto tempismo, aggiungendo ulteriore tensione a questi frangenti o agli ultimi game di un quinto set a Wimbledon. Interessante anche la differenziazione tra colpo caricato e colpo normale, con il primo che consuma energia, mentre il secondo perde un po’ in efficacia, il fatto che ci si possa posizionare per effettuare un colpo aperto o i tre metodi per la battuta: semplice, caricato o con la leva analogica. Insomma, il gameplay di TopSpin 2K25 è davvero molto profondo.

Una volta lanciato TopSpin 2K25 si nota immediatamente l’esperienza del gruppo 2K Sports in questo genere di videogames. I menù sono chiari e leggibili, l’accompagnamento sonoro di qualità e la struttura è quella classica, tra modalità per giocatore singolo e quelle online. Il pezzo pregiato della modalità in solitaria è senza dubbio MyPlayer, la classica carriera nella quale si crea nei dettagli un alter ego digitale e lo si porta dall’essere un perfetto sconosciuto del circuito maschile o femminile al battagliare contro i più forti al mondo. La progressione è piuttosto semplice, dato che è divisa a tappe, ognuna scandita da tre eventi: un allenamento, un’esibizione e un torneo. Il primo consente di guadagnare un buon quantitativo di esperienza, in modo da salire di livello più velocemente e incrementare le qualità fisiche e tecniche del nostro tennista. Selezionando l’esibizione si possono sperimentare delle stipule piuttosto originali con le quali sbloccare nuovi oggetti per personalizzare l’aspetto estetico del nostro alter ego. Infine il torneo consente di migliorare il posizionamento ATP (o WTA), fondamentale per andare a vincere i trofei più prestigiosi come i quattro Slam presenti o i tanti altri tornei ufficiali sotto licenza. A rallentare questa scalata però, c’è la stanchezza, che va sempre tenuta sotto controllo, non solo perché farà scendere in campo il proprio atleta con meno energie, ma aumenterà il rischio di incorrere in un infortunio, costringendo il giocatore ad un riposo forzato o a scendere in campo con valori decurtati. E poi? Tutto qui, si gioca, si cresce, si rigioca fino a raggiungere il tetto del mondo. In TopSpin 2K25 sono presenti anche altre modalità per giocatore singolo, esistono infatti la classica Esibizione o le sfide del pass stagionale, ovvero il modo per sbloccare ulteriori e sempre nuovi oggetti estetici e oggetti di varia natura che saranno aggiornati con passare del tempo. Tutto quello che bisogna fare per ottenere tali ricompense è affrontare partite tematiche, spesso ispirate allo slam del momento, con stipule varie e originali. Collegandosi online, inoltre, si possono affrontare una modalità torneo nella quale partecipare col proprio MyPlayer, non classificate e classificate. Queste ultime hanno una struttura particolare, dato che mettono in evidenza 4 tennisti e chiedono di portare a termine compiti particolari per ottenere punti esperienza extra. Anche in questo caso tutto funziona bene, durante la nostra prova non abbiamo avuto problemi di connessione di sorta e l’esperienza è stata piacevole. Il titolo, insomma è quasi perfetto, diciamo quasi perché quello che manca in TopSpin 2K25 ha un suo peso. Innanzitutto si nota l’assenza di quasi tutti i top 10 attuali, sia dalla parte maschile che da quella femminile. È vero che le licenze non sono tutto, ma affrontare in una finale Sinner o Djokovic è diverso che trovare Taylor Fritz. Ottima, invece, la scelta di leggende, dalla Williams a Federer, passando dalla Sharapova a Sampras; è un peccato che non ci siano scenari o modalità che sfruttino questi nomi per dare modo di rivivere le loro partite più iconiche. Il vero tallone d’Achille della produzione però è il comparto grafico. Con un’inquadratura televisiva TopSpin 2K25 è anche piacevole da vedere, non fosse per qualche animazione un po’ legnosa, un parco movimenti non vastissimo o la pallina che non tiene conto del corpo dei tennisti. Quando ci sono i primi piani, però, si passa dai volti bruttini e spigolosi dei tennisti, agli spettatori, posticci come quelli dei giochi di 4-5 anni fa. La natura cross-gen del progetto si fa sentire, ma anche in questo caso dopo 10 anni si poteva fare di più. Tirando le somme, possiamo dire che con TopSpin 2K25 tutti gli amanti del tennis potranno finalmente mettere le mani a un titolo che rende onore al tennis. Gli sviluppatori hanno migliorato sensibilmente il sistema di gioco, approfondendo ulteriormente gli aspetti di gameplay cruciali e riportando la serie sul trono che gli spetta di diritto. Un gameplay di primissimo livello, un realismo senza rivali e modalità di gioco decisamente funzionali spiccano su tutto, relegando in secondo piano le poche note negative.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8,5

Gameplay:8,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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