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Frosinone

SORA, I RICORDI DI MASSIMO CIATTI IL VIGILE URBANO CHE ASSUNSE SERVIZIO 51 ANNI FA

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Tempo di lettura 3 minuti Primo ed unico in Provincia ad organizzare la ricorrenza di S. Sebastiano

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di Gianni Fabrizio

Sora (FR) – È stato ed é un personaggio della Sora di una volta, quella di cinquanta anni fa, quando divenne “Vigile Urbano”. Oggi, Massimo, ha tanti ricordi. Sempre disponibile, attento, preciso e puntuale  sa tutto, proprio tutto della storia della Città di questi ultimi dieci lustri e più. Era giovane allora,  quando il 1° novembre 1962 assunse servizio presso il Comune di Sora come “Guardia Municipale”.

Fu una giornata indimenticabile per lui, sia per aver indossato per la prima volta  la divisa, nuova di zecca, sia per le avverse condizioni atmosferiche che quella mattina si presentarono copiose su Sora. Queste sono alcune sue memorie che desideriamo condividere, soprattutto con chi, giovane non è più, ma continua a pensare a Sora com’era e vedere Sora, oggi com’é. Ci sono dentro le emozioni, i valori, i sentimenti di chi ha creduto nel proprio lavoro e nella sua autentica “soranità”. “Fui assegnato, ci dice Massimo Ciatti, come primo servizio, al Cimitero, in Via Marsicana-Bivio S. Nicola. Trovai riparo, per l’abbondante pioggia che veniva giù, sotto l’ombrello di Mario De Gregoris quando dovevo disbrigare il traffico, ma quando la circolazione lo permetteva, mi riparavo sotto la pensilina della stalla di “Peppenòtte”,attualmente negozio “Gelo Market”. Fui assunto, a seguito di un regolare concorso, insieme con i Vigili Urbani: Pasquale Urbani, Giancarlo Angelini, Vincenzo Di Lollo, Meta Alessandro  e Vincenzo De Ciantis.

La vigilia del 31 ottobre,  trovai a casa una confezione-regalo, contenente un orologio, dono degli amici: don Bruno Antonellis, Claudio Basile, Vinicio Caschera, Carlo Fabrizio, Mario De Gregoris, Cesare Camastro. La stessa vigilia, per assolvere al mio nuovo compito, comprai presso il negozio di Emilio Carnevale in Via Attilio Regolo, al prezzo di 31.000 lire, una bicicletta marca “Legnano”, frutto del risparmio accumulato durante l’estate per prestazioni bandistiche con il Concerto bandistico di Isola del Liri. Subito dopo pochi giorni, fui assegnato all’Ufficio Elettorale per preparare gli atti riguardanti le competizioni elettorali che si sarebbero svolte dopo pochi mesi. La scelta cadde su di me, poiché ero esperto della punzonatura delle targhette,ciascuna intestata ad ogni elettore. Queste dovevano successivamente servire per la stampa delle liste elettorali, delle schede e dei certificati. Pertanto il mio servizio si svolgeva sia per strada, come Vigile Urbano, sia presso l’Ufficio Elettorale. Nel 1968 iniziai a svolgere il servizio presso il Comando dei Vigili Urbani. Qui conobbi la Rivista “Crocevia”; mi abbonai e scoprii così la festa di San Sebastiano, patrono dei Vigili Urbani, che si svolgeva in altre zone d’Italia, ma non in provincia di Frosinone. Pensai di organizzare anche a Sora la festa del patrono dei Vigili Urbani:era il 1969. La finalità che gli diedi fu quella di proporre un incontro cordiale e di preghiera tra i vigili urbani in servizio, quelli collocati a riposo e le famiglie dei colleghi deceduti. Infatti mi adoperai a reperire i nomi e gli indirizzi degli ex Vigili. La prima festa, continua  Massimo Ciatti, fu organizzata in modo riservato presso la Chiesa di S. Restituta. La messa fu celebrata da mons. Vincenzo Marciano.

Parteciparono tutti i Vigili Urbani, gli ex colleghi, le famiglie dei Vigili defunti e l’assessore Ubaldo Donfrancesco,in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale. Un piccolo rinfresco fu allestito presso la sacrestia della Chiesa. Anche l’anno successivo la festa fu celebrata a S. Restituta e cominciò a concelebrare anche don Domenico Del Vecchio, il quale con la sua presenza continua, divenne di fatto Cappellano dei Vigili Urbani. Successivamente pensai di celebrare la ricorrenza nelle varie chiese di Sora. La prima Chiesa, dopo quella di S. Restituta, fu la Cattedrale. Decidemmo, il sottoscritto e il Comandante dei Vigili Urbani di allora,il ten. Benito Marsilio, di invitare anche S. E. mons. Carlo Minchiatti. Il Vescovo accettò sempre l’invito. Estendemmo l’invito anche al Sindaco, alla Giunta, ai Consiglieri, alle rappresentanze delle forze dell’ordine: Carabinieri, Polizia di Stato, Polstrada, Guardia di Finanza, Guardia Forestale ed Esercito. Gli anni successivi ci spostammo nella Chiesa di San Francesco. La partecipazione era sempre più numerosa e, di anno in anno, aumentava la presenza di persone qualificate: Pretore, Comandante dei Vigili Urbani di Frosinone, di Isola del Liri, di Arpino. Un anno partecipò anche il dott. Tramontano, dirigente della Prefettura con delega alle infrazioni al Codice della Strada. Il rinfresco veniva organizzato e allestito con cura, di volta in volta, in varie sedi: Sala dei Canonici in Cattedrale, Salone della Confraternita di San Francesco, Sala Consiliare del Comune. I Vigili Urbani offrivano sempre  un sontuoso rinfresco.

Si disponeva, in sede di ripartizione della Befana del Vigile, di mettere da parte le offerte, liquori, vini, dolci e spumanti. Dopo il rinfresco ci portavamo presso il Motel Valentino dove l’indimenticato “Tonino”, era solito offrire a tutti noi Vigili una ricchissima e sontuosa cena. Durante la quale il carissimo amico soleva fare degli scherzi di qualsiasi genere a tutti. Ho curato tutto ciò, sempre con il sostegno morale e materiale del Comandante, Benito Marsilio, fino al 1975. Proprio in quell’anno il 18 gennaio, mentre festeggiavamo la maggiore età della mia commare Annamaria, presso la casa di Vincenzo De Ciantis, fui raggiunto dalla notizia che mio fratello stava morendo a Guidonia. I funerali si svolsero proprio il pomeriggio del 20 gennaio. Vi parteciparono una moltitudine di persone, ma in modo particolare tutti i Vigili Urbani”.Massimo Ciatti avrebbe ancora tanto da raccontare e sicuramente ci sarà una prossima volta.
 

Cronaca

1943/1944, “linea Gustav”teatro di feroci combattimenti: Medaglia d’Oro al Valor Civile per la Provincia di Frosinone

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“Territorio di rilevante importanza strategica, in quanto posto a ridosso della ‘Linea Gustav’ e attraversato dalla via Casilina, maggiore arteria di collegamento tra la Capitale ed il Sud del Paese, dal 10 settembre 1943 fu teatro di una violenta occupazione militare e subì devastanti bombardamenti che causarono la distruzione di ingente parte del patrimonio edilizio e culturale. La popolazione, oggetto di feroce barbarie e costretta allo sfollamento, sorretta da eroico coraggio, profonda fede nella libertà ed altissima dignità morale, sopportava la perdita di un numero elevato di concittadini ed indicibili sofferenze, offrendo un luminoso esempio di abnegazione, incrollabile fermezza ed amore patrio”. 1943/1944 – Provincia di Frosinone.
 
È questa la motivazione con la quale stamattina, presso il salone di rappresentanza dell’Amministrazione provinciale di Frosinone, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha fissato sul gonfalone della Provincia di Frosinone, la Medaglia d’Oro al Valor Civile. Alla cerimonia di conferimento, dall’alto profilo istituzionale, accolti dal Presidente dell’Amministrazione provinciale Luca Di Stefano, hanno preso parte il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Prefetto di Frosinone Ernesto Liguori, il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli e lo storico e giornalista Paolo Mieli. Presenti in sala anche le massime autorità civili, militari e religiose, gli amministratori provinciali e tantissimi sindaci del territorio.
 
A scandire i vari momenti della cerimonia è stata la presentatrice Valeria Altobelli che ha anche letto una testimonianza di Giuseppina Capuano, nata ad Aquino il 19-10-1905 e residente a Piedimonte San Germano in via Petrone, defunta il 16 aprile 2009, tratta dal libro ‘Tra le pieghe della memoria’ di Elena Montanaro.
 
 
IL PRESIDENTE DI STEFANO: “UN TRIBUTO AI NOSTRI VALOROSI CITTADINI”
 
“La Medaglia D’Oro al Merito Civile è un segno tangibile dell’ammirevole coraggio e della straordinaria resilienza dimostrata dalla nostra provincia durante i terribili eventi legati alla seconda guerra mondiale. Le ferite del passato hanno modellato il nostro presente, ma non hanno mai minato la nostra determinazione e la nostra speranza nel futuro” ha detto il Presidente dell’Amministrazione provinciale Luca Di Stefano.
 
“Quando ogni pilastro era stato raso al suolo, abbiamo trovato la forza di ricostruire, quando il destino sembrava contro di noi, abbiamo trovato la forza di resistere. Il conferimento di questa alta onorificenza su cui ho l’obbligo morale e istituzionale di ringraziare, per l’impegno profuso, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ci insigne di un compito ancora più importante: quello di impegnarci solennemente ad assicurare che le sofferenze patite non siano vane, che le vite perdute non siano dimenticate, e che le lezioni apprese siano tramandate alle future generazioni”, ha aggiunto.
 
“Questa medaglia rappresenta un tributo ai nostri valorosi cittadini, che hanno dimostrato con la loro forza d’animo che la vita e la speranza possono risorgere anche dalle ceneri della distruzione. In questo giorno solenne, giuriamo di onorare il passato, di abbracciare il presente e di costruire un futuro che rifletta la forza e la dignità che ha sempre contraddistinto il nostro territorio” ha concluso il Presidente di Stefano.
 
 
IL SINDACO MASTRANGELI: “LA NOSTRA POPOLAZIONE HA SUBITO L’IMMANE DRAMMA DELLE VIOLENZE”
 
Il primo cittadino della città capoluogo di Provincia ha ripercorso brevemente quei drammatici momenti. “La nostra è stata una popolazione civile che ha vissuto sulla propria pelle anche l’immane dramma delle violenze ad opera dei goumiers francesi su donne, uomini e bambini” ha spiegato in un passaggio il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli ricordando le ‘marocchinate’. Inoltre ha anche sottolineato “l’altissimo prezzo pagato dalla Città di Frosinone nel corso del sanguinoso conflitto bellico”. 
 
 
LO STORICO PAOLO MIELI: “NON DIMENTICHIAMO QUANTA DIGNITÀ LE NOSTRE FAMIGLIE ABBIANO AVUTO NEL RESISTERE”
 
Una attenta e puntuale lectio magistralis, quella tenuta dallo storico e giornalista, professor Paolo Mieli, ringraziato più volte dal Ministro e dal Presidente della Provincia per la sua presenza. Mieli ha raccontato delle “violenze subite da questa provincia” e delle “marocchinate”, evidenziando come “far passare la storia delle sofferenza di questa area solo per le violenze subite dai liberatori è stato un trucco per omettere le sofferenze degli otto mesi che hanno preceduto la liberazione”, che “sono il motivo della medaglia”. “Se potessi vivere in un mondo in cui tutti si comportano come si comportarono i cittadini di questo territorio né sarei lieto” ha ancora detto, mettendo in evidenza la dignità e la resistenza del popolo ciociaro e raccomandando di “non dimenticare quanta dignità le nostre famiglie abbiano avuto nel resistete, nel non farsi abbattere”.
 
 
IL MINISTRO PIANTEDOSI: “L’INTERA CIOCIARIA FU, IN VIRTÙ DELLA SUA VALENZA STRATEGICA, PESANTEMENTE SEGNATA E COLPITA”
 
“Sono lieto di poter consegnare questa medaglia alla Provincia di Frosinone – ha detto fra l’altro il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi -. Un importante riconoscimento voluto  a tributo delle ingenti perdite umane, delle immani sofferenze, delle privazioni, dei diffusi fenomeni di distruzione e devastazione che questo territorio ha dovuto patire durante il secondo conflitto mondiale”.
 
“Un conferimento, quello alla Provincia – ha aggiunto il titolare del Viminale in un altro passaggio – a cui tengo particolarmente, nella consapevolezza che l’intera Ciociaria fu, in virtù della sua valenza strategica, pesantemente segnata e colpita nel corso dei tragici eventi bellici”.
 
“Rievocare le pene sofferte dal popolo ciociaro da parte dei nazifascisti, e anche dalla parte di truppe aggregate degli alleati, deve servire a riconoscere il merito di una comunità che, nonostante le immani sofferenze patite, scelse di proiettarsi e credere nel futuro oltre ogni rivendicazione, senza cedere a tentazioni divisive. I ciociari, come il resto degli italiani, compirono enormi sforzi per contribuire, una volta conclusa la tragedia della seconda guerra mondiale, alla rinascita del nostro paese” ha concluso il Ministro dell’Interno.
 
CENNI STORICI
 
La Linea Gustav è stata una linea difensiva tedesca che si estendeva lungo l’Italia centrale durante la seconda guerra mondiale. Costruita nel 1943-1944 in risposta all’inasprimento dell’offensiva alleata in Italia, la Linea Gustav era uno dei principali ostacoli che l’Asse doveva superare per avanzare verso il nord e liberare il Paese dall’occupazione tedesca.
 
La linea si estendeva approssimativamente da Pescara sulla costa adriatica fino a Grosseto sulla costa tirrenica, attraversando montagne, fiumi e terreni difficili. Era costituita da una serie di fortificazioni, bunker, trincee, campi minati e ostacoli naturali, progettati per rallentare e bloccare l’avanzata delle forze alleate.
 
La battaglia per superare la Linea Gustav è stata estremamente feroce e ha visto pesanti combattimenti tra le forze tedesche e alleate. Gli Alleati hanno lanciato diverse offensive lungo la linea, tra cui la battaglia di Monte Cassino, una delle più celebri e sanguinose della guerra. Questa battaglia, in particolare, ha coinvolto scontri durissimi e pesanti perdite su entrambi i fronti, con gli Alleati che hanno cercato di sfondare le difese tedesche per avanzare verso Roma e il nord Italia.
 
Nonostante le difficoltà e le perdite, gli Alleati sono riusciti a rompere la Linea Gustav nell’ambito dell’operazione Diadem nel maggio 1944. Questo successo ha permesso loro di avanzare verso Roma, liberata il 4 giugno 1944, e di continuare la loro campagna per la liberazione dell’Italia settentrionale.
 
L’avanzata alleata per liberare l’Italia dopo aver superato la Linea Gustav ha rappresentato un momento cruciale nella guerra in Europa, portando alla caduta del regime fascista e alla fine dell’occupazione tedesca nel Paese. Tuttavia, la campagna per la liberazione dell’Italia è stata lunga e difficile, e ha comportato ingenti perdite umane e materiali su entrambi i lati.
 
 
 
 
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Frosinone, armi e droga negli appartamenti dell’Ater: in manette 2 cittadini albanesi

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Nei giorni scorsi i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile di Frosinone, diretti dal Tenente Massimo Petrosino, hanno effettuato un’altra operazione all’interno degli appartamenti dell’Ater abusivamente occupati da soggetti stranieri, dopo quella già compiuta nel novembre scorso.
Nel pomeriggio di giovedì, i Carabinieri del Radiomobile di Frosinone, impegnati nei controlli di routine al Casermone, hanno visto due persone affacciate al balcone di un appartamento che avrebbe dovuto essere vuoto e hanno deciso di capire cosa stesse succedendo. Prima che potessero raggiungere l’appartamento, tuttavia, i due si sono dati alla fuga, aiutati dalle telecamere piazzate in punti strategici, che hanno consentito loro di visionare e anticipare i movimenti dei militari.
Ai Carabinieri non è rimasto che dividersi: una squadra è andata a caccia dei due fuggitivi mentre un’altra è rimasta a presidiare l’appartamento, alla ricerca di eventuali complici o di elementi utili all’identificazione dei due soggetti. Lo sforzo congiunto ha dato in breve i suoi frutti: i due soggetti intravisti poco prima al balcone sono stati bloccati dai militari mentre tentavano di allontanarsi dal Casermone, intanto che all’interno dell’abitazione veniva trovato il passaporto di uno di loro.
I Carabinieri hanno quindi proceduto ad effettuare un’approfondita perquisizione dell’appartamento da cui erano scappati i due uomini, rivelatisi essere due albanesi, rinvenendo due coltelli a serramanico e una pistola semiautomatica con matricola abrasa pronta all’uso, considerato che aveva già caricato il colpo in canna ed erano presenti altri 7 colpi nel caricatore. In una scatola della libreria sono stati recuperati altre 10 cartucce di calibro diverso, destinate ad un’altra arma.
L’appartamento fungeva da vera e propria base di spaccio, considerato che al suo interno sono state rinvenute 3 dosi di cocaina, circa 10 grammi di hashish suddivisi in 3 pezzi e materiale vario per il confezionamento delle singole dosi.
La perquisizione è stata poi estesa ad un altro alloggio che i due soggetti hanno rivelato di avere in uso, scovando ulteriore materiale utilizzato per la preparazione degli stupefacenti.
I militari hanno proceduto pertanto all’arresto dei due stranieri che, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, sono stati condotti al carcere di Frosinone, ove sono rimasti anche dopo la convalida dell’arresto.

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Cronaca

Atina, stalker aggredisce i carabinieri: arrestato 33enne

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Arrestato un 33enne di Atina, in provincia di Frosinone. L’uomo era già noto alle forze dell’ordine per stalking e per resistenza a pubblico ufficiale. A eseguire l’ordine di arresto i militari della locale Stazione dei Carabinieri.
Il 33enne, già colpito da ammonimento del Questore di Frosinone per atteggiamenti persecutori nei confronti di una donna con cui ha avuto una relazione affettiva, non accettando la fine della loro storia si è presentato alla porta della sua abitazione e ha reiterato le molestie. La Donna, spaventata, ha immediatamente chiamato i carabinieri ma lui, alla loro vista, per evitare il controllo, li ha aggrediti colpendoli ripetutamente ma i militari sono riusciti a immobilizzarlo.
L’uomo è stato quindi assicurato alla giustizia e sottoposto agli arresti domiciliari, ora dovrà rispondere del proprio comportamento dinanzi al Tribunale di Cassino.

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