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Albano, discarica Roncigliano: “Scaduti i tempi per il riavvio della discarica”

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Audizione in Regione Lazio dopo l’arresto di Tosini

L’Associazione Salute Ambiente Albano – Cancelliera è stata audita in Commissione Rifiuti della Regione Lazio insieme ad altri rappresentanti che hanno sostenuto finora la battaglia contro il riavvio della discarica di Albano Laziale, Roncigliano.

Alla Commissione presenziata da Marco Cacciatore ha partecipato anche Vito Consoli, nuovo
responsabile dell’Ufficio Rifiuti
a seguito dell’arresto di Flaminia Tosini che ha illustrato la
riorganizzazione delle competenze all’interno dell’Ufficio e ha ascoltato con interesse e attenzione
tutto quello che è stato riferito sulla situazione della discarica, dall’iter amministrativo illegittimo
perseguito, l’interdittiva antimafia, la situazione di inquinamento e dissesto geologico e
idrogeologico dell’area, la presenza di centri abitati, di aggregazione, scolastici e di preghiera a
meno di 1000 m dal sito
, la situazione epidemiologica dell’area, l’interesse agricolo e paesaggistico che insiste sulla zona, ecc.

Il dott. Consoli ha quindi preso la parola per spiegare che dovrà approfondire la questione, dal momento che è in carica da troppo poco tempo per conoscerne i dettagli e la storia, ma che la società Colle Verde, che ha affittato tempo fa dal Gruppo Cerroni parte dell’ex discarica, avrebbe avuto, a partire dal 18 febbraio scorso, soli 30 giorni di tempo (un periodo inderogabile) per rispondere alle osservazioni promosse a gennaio e febbraio scorsi da associazioni, comitati, cittadini-residenti e dai due comuni di Albano e Ardea, ma ancora non l’ha fatto. Il termine perentorio fissato dalla legge è pertanto scaduto. Quindi l’intero iter burocratico di riavvio della discarica, a norma di legge, potrebbe essere archiviato.
In alternativa – è questa la seconda possibilità ventilata dal dottor Consoli, relativa in particolare
alla richiesta di revoca in autotutela dell’autorizzazione di riavvio della discarica richiesta dai
cittadini
– si è dimostrato ‘possibilista’ anche da questo punto di vista, chiedendo però che per
valutare a pieno tale possibilità sarà necessario però che l’associazione depositi in Regione una
istanza con richiesta formale di revoca dell’autorizzazione con tanto di documenti allegati, cosa
che l’associazione si è impegnata a fare a breve termine.

Ambiente

Alluvione Emilia Romagna, Osservatorio ANBI: “La crisi climatica obbliga a ripensare le priorità del Paese”

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Voncenzi (Presidente ANBI): “Senza sicurezza nella gestione delle acque non può esserci sviluppo”
 
 
“Della drammatica alluvione in Romagna ci ricorderemo giusto il tempo di rendere omaggio alle vittime; poi ciascuno dovrà rimboccarsi le maniche e da solo ricostruirsi la vita, perché solidarietà delle parole e concretezza dei fatti, spesso rallentati da un’estenuante burocrazia, non vanno di pari passo: è quella, che chiamiamo la liturgia degli stati d’emergenza, consci che solo una piccola parte dei danni potrà essere ristorata dall’intervento pubblico, senza contare le conseguenze sulla vita economica e sociale del territorio. Se una lezione si vuole trarre da quanto accaduto è la necessità di ripensare le priorità ed i necessari investimenti per il futuro del Paese, perché senza sicurezza nella gestione delle acque non può esserci sviluppo”: a dirlo è Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI Emilia Romagna oltre che dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue.
 
“Sarebbe miope tacere che quanto accaduto in Emilia Romagna ha colpito una delle regioni più attente alla sicurezza idrogeologica, evidenziando l’impotente esposizione del nostro Paese alle violente conseguenze della crisi climatica – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – L’alluvione di questi giorni ha fatto facilmente ricordare l’analogo evento di pochi mesi fa nelle Marche, ma l’attenzione, in realtà, dovrebbe concentrarsi sulle troppe emergenze idrogeologiche, evitate per semplice casualità nelle scorse settimane, pur in quadro complessivo di siccità. E’ necessaria una nuova cultura del territorio, perché l’estremizzazione degli eventi atmosferici non è più un’eccezione, ma un ricorrente pericolo, che grava sulla vita delle nostre comunità.”
 
I dati del settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche confermano, pur in un quadro di drammaticità, come la violenza degli eventi meteo, che si sono rovesciati sull’Italia, avrebbe perfino potuto comportare conseguenze più gravi.
 
Impressionante è osservare l’evoluzione delle piene in decine di torrenti concentrati in una zona piuttosto limitata dell’Emilia Romagna e riflettere su come, di fronte alla velocità dei cambiamenti climatici, ciascuno degli oltre 7600 corsi d’acqua del nostro Paese possa rappresentare una potenziale minaccia per il territorio.
 
Molti dei torrenti ora esondati segnalavano insufficienza idrica fino a qualche settimana fa; infatti, il bollettino di Arpae (Agenzia Prevenzione Ambiente Energia Emilia Romagna) ricorda che Aprile era stato fortemente carente di piogge con un deficit pluviometrico, che a livello regionale aveva toccato il 66,2%! Gli aumenti repentini dei livelli registrati da fiumi e torrenti, evidenziano come siano in grado in poche ore di sprigionare una potenza distruttiva, che rende inadeguata l’attuale rete idraulica ed obbliga ad una riflessione anche sui criteri di manutenzione.
 
A dimostrarlo sono, ancora una volta, i numeri: sui bacini montani romagnoli, soggetti a progressivo spopolamento (come nel resto d’Italia) e dove nasce la maggior parte dei fiumi interessati dalle piene, nell’ultima settimana sono mediamente caduti 145 millimetri d’acqua, preceduti da due settimane piovose su terreni inariditi dalla prolungata siccità; analoga situazione si è registrata sui bacini di pianura (mm.121 di pioggia in una settimana). In poche ore il risultato è stato devastante: Lamone (esondato) cresciuto di 9 metri; il Savio (esondato) cresciuto di m. 8 ; il Ronco, + 8 metri;  il Senio, + 7 metri; il Montone, + 6 metri; l’Uso, + 5 metri; l’Ausa,+ 3 metri; il Pisciarello, + m.2,5 metri; il Marzeno, + m. 4,30 metri; il Voltre, + 3 metri. Al di fuori della “zona rossa romagnola”, da registrare l’esondazione del Ravone a Bologna e la piena del torrente Tiepido a Modena (cresciuto di oltre 6 metri e mezzo); altri fiumi sotto osservazione sono Santerno, Sintria, Rabbi, Rubicone (fonte: Arpae).
 
Quanto accaduto nella confinante Romagna ha creato grande apprensione anche nelle Marche dove, sul Nord della regione, si sono registrate analoghe piogge: lungo il bacino del fiume Foglia, cresciuto di circa 4 metri in 10 ore, sono mediamente caduti un centinaio di millimetri d’acqua in un giorno e mezzo (fonte: Centro Funzionale Protezione Civile Marche); saliti anche i livelli di Esino (+ m.1,20) e dell’affluente Sentino (+ m.1,10).
 
Sul resto della Penisola, dove non hanno causato danni, le piogge di Maggio hanno inciso su una situazione di prolungata carenza idrica.
 
Tra i grandi invasi del Nord va evidenziato il lago d’Iseo che, con una crescita di oltre 20 centimetri, tocca la soglia massima di riempimento, raggiungendo ora il 97,9% della capacità; bene il riempimento di Maggiore (91,9%) e Lario (74,1%), mentre anche il Benaco registra finalmente un importante aumento di livello, raggiungendo il 57,9% di riempimento, pur rimanendo ancora abbondantemente sotto media.
 
In Valle d’Aosta decrescono le portate della Dora Baltea e del Lys.
 
Crescono tutti i fiumi piemontesi, tra cui spiccano le performances di Tanaro, Pesio e Stura di Lanzo.
 
In Lombardia dove, da un anno e mezzo,  lo scarto negativo della quantità di riserva idrica rispetto alla media storica si manteneva a livelli molto preoccupanti, le piogge di Maggio hanno ridotto il gap ad un pur sempre marcato -36%. A beneficiare delle precipitazioni sono anche i fiumi: in primis, la portata dell’Adda, che tocca i 179 meri cubi al secondo, ma positivo andamento anche per Serio, Mincio ed Oglio, che cresce di oltre mezzo metro.
 
In Liguria, dove le recenti piogge hanno interessato soprattutto la provincia di Genova, aumentano i livelli dei fiumi Vara, Entella, Magra ed Argentina.
 
Nel NordEst la prolungata crisi dei corpi idrici viene mitigata da precipitazioni abbondanti e costanti: in Veneto, dopo molti mesi, spicca la crescita  di oltre un metro e mezzo del fiume Adige, mentre il livello della Livenza si alza di oltre 2 metri ed aumentano anche le portate di Piave, Brenta e Bacchiglione.
 
Per il fiume Po, la crescita delle portate degli affluenti comporta un riavvicinamento, dopo moltissimi mesi, alle portate medie del periodo: lungo tutta l’asta, infatti, si registra un aumento esponenziale d’acqua in alveo (in Emilia, portate raddoppiate).
 
In Toscana, nella settimana, le cumulate più consistenti di pioggia si sono registrate nel Grossetano (a Scansano mm. 129), in Lucchesia (mm. 126 a Lucca) e nel Massese (Massa, mm. 105); nell’arco dei 30 giorni, invece, il record viene segnato da due comuni della provincia di Firenze: Firenzuola (mm.255,6) e San Godenzo (mm. 232,6). A beneficiarne sono i fiumi, compreso il Serchio, che torna finalmente a superare i livelli di portata media del mese di maggio.
 
In Umbria la pioggia fa finalmente crescere il livello del lago Trasimeno (+ cm. 5), nonché i fiumi Nera,  Chiascio e Tevere.
 
A Roma la portata media del fiume Tevere si attesta intorno ai 124 metri cubi al secondo superando, in alcune stazioni a monte, il livello massimo delle ultime annate; in crescita sono anche i livelli di Aniene ( torna ad essere in linea con la media del periodo), così come quelli di Liri e Sacco, nonché i livelli dei bacini lacustri di Bracciano, Nemi ed Albano.
 
Il fiume Volturno, sia nella sezione molisana che in quella campana, è in linea con le migliori performances stagionali degli ultimi anni; in Campania si registrano crescite di portata anche nei fiumi Sele e Garigliano, favorite da copiose piogge (a Napoli oltre 130 millimetri).
 
In Basilicata, sul fronte dello stoccaggio della riserva idrica nei bacini regionali, viene segnato un nuovo importante apporto con + 8 milioni di metri cubi in una settimana; nella vicina Puglia, lo scarto positivo è pari a 5 milioni di metri cubi in una settimana.
 
Infine si registrano copiose precipitazioni anche in Sicilia, dove era stato diramato un livello di allerta rossa: il record viene toccato nell’entroterra dai comuni di Aidone e P.zza Armerina con oltre 100 millimetri di pioggia. 
 



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Maltempo, in Romagna e Marche i Consorzi di Bonifica pronti a contenerte le piene

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“Pur non essendo i fiumi in diretta competenza, i Consorzi di bonifica sono in stato di allerta, collaborando con le Autorità locali – rende noto Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – In caso di emergenza, sono, infatti, pronti a contenere le masse d’acqua attraverso esperte manovre idrauliche, sperando che improvvisi  cedimenti o sormonti arginali non facciano collassare anche la rete idraulica minore, come già verificatosi ad inizio Maggio proprio in Romagna.”
 
“I dati raccolti dal nostro Osservatorio sulle Risorse Idriche evidenziano che purtroppo sta piovendo soprattutto su Romagna e Marche, cioè territori già colpiti recentemente da gravi alluvioni e per questo ancor più fragili”: a sottolinearlo è Francesco Vincenzi, Presidente ANBI
 
In entrambe le regioni, impressionante è la crescita delle portate fluviali in poche ore, a seguito di abbondanti precipitazioni.
 
In Romagna,  alle prime ore del mattino di ieri sono caduti 80 millimetri di pioggia a Santa Monica, mm. 90 a San Cassiano sul Lamone, mm. 76 a Cesena, mm.85 a Monte  Romano, mm. 88 a Castrocaro; il livello del fiume Savio è cresciuto di 6 metri e mezzo, il torrente Uso di m.5, il Marzeno di quasi 4 metri e mezzo, il Voltre di m.3, l’Ausa di 3 metri ed il Pisciarello di 2 metri e mezzo.
 
Nelle Marche, a Pesaro sono caduti oltre 80 millimetri di pioggia, così come a Fano ed in generale sulla fascia più settentrionale della regione (entroterra e costa), mentre a Senigallia sono caduti 66 millimetri; di conseguenza il fiume Foglia è cresciuto di quasi 4 metri in 10 ore, mentre il Misa si è alzato di 3 metri in 6 ore, raggiungendo il livello di piena.
 



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Governo, decreto Siccità: l’ANBI audita in Senato

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“Ringraziamo il Governo per l’attenzione e la sensibilità dimostrata con il Decreto Legge Siccità, che però offre risposte ad una situazione emergenziale. A questo bisogna affiancare soluzioni infrastrutturali per uscire da una persistente condizione di insufficienza idrica, che sta colpendo ampie zone del Paese. Per questo poniamo con forza la necessità di un piano pluriennale per realizzare bacini irrigui multifunzionali, indispensabili a garantire la produzione di cibo, l’occupazione agricola e l’equilibrio ambientale.
Il Piano per invasi medio-piccoli, il cosiddetto Piano Laghetti ecocompatibili e da noi proposto con Coldiretti fin dal 2017, va nella direzione di incrementare l’11% d’acqua piovana attualmente trattenuta al suolo, aumentando le riserve idriche per avvicinarci al 35%; non sono opere grigie, perché a basso impatto ambientale e perché tutelano la biodiversità, favorendone la fruibilità da parte delle comunità locali”: a dichiararlo è Francesco Vincenzi, Presidente dall’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), audita dalle Commissioni congiunte Ambiente ed Agricoltura del Senato in sede di consultazioni per l’esame del Decreto Legge Siccità.
Si è evidenziata la necessità di un ulteriore approfondimento rigoroso sulle conseguenze ambientali dell’ipotizzata desalinizzazione di acque marine per contrastare la siccità, da parte di Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI intervenuto nella stessa sede.
“Oggi, solo il 40% dell’acqua trattata diventa dolce, il residuo è una salamoia inquinante e complesso da smaltire; oltre a ciò, vanno considerati gli importanti costi energetici, che possono essere sostenuti con facilità da economie, che hanno nel sottosuolo gas come Israele o petrolio come i Paesi Arabi, ma non certo dall’agroalimentare italiano – prosegue Gargano – Nel nostro Paese, la desalinizzazione può andare bene solo per situazioni localizzate, come le piccole isole, perché sostitutiva del traffico di “bettoline”, che attraversano il mare per rifornirle d’acqua dolce.”
“Stiamo inoltre lavorando – conclude il Presidente di ANBI – con tutte le componenti interessate per trovare una soluzione finalizzata ad un maggiore utilizzo delle acque reflue; accanto a ciò è necessario continuare ad investire in innovazione. I Consorzi di bonifica ed irrigazione lo stanno facendo e sono pronti con soluzioni immediatamente operative. Recentemente alla Fiera internazionale Macfrut di Rimini, siamo orgogliosi di aver presentato il progetto GocciaVerde, un marchio di certificazione sull’uso e la gestione sostenibile dell’acqua.”



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