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Albano Laziale, referendum: sala strapiena per il "NO"

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Tempo di lettura 3 minuti Personaggi illustri della politica si sono alternati per dire "No grazie" alla riforma Boschi – Renzi

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di Ivan Galea

 

ALBANO LAZIALE (RM)  – Gremita la Sala Vespignani ad Albano Laziale in occasione del convegno organizzato dal Comitato del “No Grazie” che ha visto, tra l’altro, la presenza di ospiti autorevoli. Un momento importante e utile di approfondimento delle ragioni per le quali votare “NO” all’appuntamento con il Referendum del 4 dicembre.

 

Ad aprire il convegno Angelo Cardullo del Comitato “No grazie di Albano Laziale” e Roberto Cuccioletta portavoce Fdi – An Albano Laziale, promotori dell’evento, moderato dalla giornalista Chiara Rai, che è riuscito a mettere insieme molteplici realtà del territorio e illustri relatori come l’il deputato di Fdi – An Edmondo Cirielli il quale ha parlato ampiamente dei punti focali di questa riforma per smascherarne l’”inadeguatezza”. Cirielli si è anche soffermato sul superamento del “bicameralismo perfetto” che la Riforma Renzi – boschi in realtà non “supera” ma paradossalmente complica anche l’iter legislativo anziché superarlo.

 

Molto diretto e schietto anche l’intervento di Marco Silvestroni, Capogruppo città metropolitana Roma Capitale per Fdi-An che sostanzialmente ha parlato del funzionamento delle elezioni di secondo livello e dell’attuale criticità che attraversa la Città Metropolitana governata dal sindaco di Roma Virginia Raggi: “Difficile se non impossibile– ha detto – fare il sindaco e presiedere ai Consigli metropolitani e allora ecco che l’attività si paralizza”.

 

Incisivo anche l’intervento di Francesco Lollobrigida dirigente nazionale di Fdi -An che concretamente ha parlato delle proposte di Fdi-An rispetto alla riforma Renzi-Boschi: “Una riforma inutile – ha ribadito Lollobrigida – nella quale non viene nemmeno abolito il Senato, il Parlamento ancora una volta rimane sordo rispetto alla richiesta di tutti gli italiani che è l’elezione diretta del capo dello Stato”.

 

Sugli effetti di cambiamento sul territorio è intervenuta Federica Nobilio, referente nazionale comitato Terra Nostra che ha parlato dell’importanza del ruolo di rappresentare i cittadini, ruolo che lei incarna in pieno in quanto consigliere comunale di Albano Laziale. Un accenno essenziale Nobilio lo ha fatto anche riferendosi al fatto che se passasse il si servirebbero più firmeper i disegni di legge di iniziativa popolare: all’ampliamento della partecipazione diretta dei cittadini comporterà l’obbligo di raggiungimento di 150mila firme mentre attualmente ne servono 50mila per i disegni di legge di iniziativa popolare.

 

Brillante anche l’intervento di Marica Roma, Referente Movimento Futuro Italia che ha illustrato del rischio concreto di modifica dei principi fondamentali della Costituzione italiana attraverso la riforma costituzionale. Una riforma “non legittima perché prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale – Porcellum – dichiarata incostituzionale.

 

Un tributo alla questione è arrivato anche da Matteo Mauro Orciuoli capogruppo in consiglio comunale Area Democratica che non ha inteso trascurare la questione dei costi: “Se il problema era ridurre le poltrone e le spese e in considerazione del fatto che, stante il bicameralismo perfetto – ha detto Orciuoli – attualmente Camera e Senato svolgono le stesse identiche funzioni, perché non tagliare la camera con il doppio dei componenti e che costa il doppio circa 1 miliardo a bilancio contro i circa 500 del Senato? Senza contare che è stato dimostrato che il risparmio effettivamente conseguibile non è assolutamente quello sbandierato dai promotori del Si ma molto più esiguo”.

 

A chiudere questo appuntamento per il No Giancarlo Righini Capogruppo Consiglio regionale Fdi – An il quale ha parlato a tutto tondo sia del rapporto tra Stato – Regione e del fatto che la confusione sulle competenze aumenterebbe grazie alla nuova Riforma. “Anziché superare il bicameralismo paritario, la riforma lo rende più confuso – ha ribadito Righini – creando conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e il nuovo Senato”. E ancora: “Nella storia – è stato ribadito – ci sono state rivoluzioni per ottenere la Carta costituzionale. Nel 1848 in Italia ci fu un cambiamento epocale con lo Statuto Albertino. I cittadini cominciavano ad avere diritti. Nel dopo guerra i Costituenti vollero riaffermare i principi di democrazia e di libertà compressi tra le due guerre in Italia come in molti altri paesi europei. Oggi arriviamo al grande evento. Ma leggendo il testo ci accorgiamo che va nella direzione opposta: anziché allargare la partecipazione e i diritti dei cittadini, questo testo li restringe inesorabilmente e rende più complicato e farraginoso il percorso legislativo. L’articolo 70 recitava in due righe: “La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”. Oggi, la riforma di Renzi impegna due pagine con 7 tipologie di procedimenti legislativi.

Castelli Romani

Ciampino, autodemolitori alla Barbuta: la sindaca Colella lancia l’appello ai ministri competenti: “Ricevetemi!”

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Nessun cenno di risposta alla richiesta formale di un incontro inviata da circa un mese dalla sindaca di Ciampino ai ministri dell’Ambiente, dei Beni Culturali e della Sicurezza, per rappresentare le varie criticità per la città di Ciampino relative la delocalizzazione dei vari autodemolitori da Centocelle alla Barbuta, quindi per ribadire il no al trasferimento delle attività.

Emanuela Colella, prima cittadina della città aeroportuale ha quindi fatto appello durante la puntata di oggi 9 febbraio 2024 di Officina Stampa ai tre ministri di voler prendere atto della richiesta di incontro permettendogli di rappresentare i motivi del ”perché no” alla deroga dei vincoli e degli autodemolitori alla Barbuta.

OFFICINA STAMPA DEL 9 FEBBRAIO 2024 – L’appello della sindaca di ciampino

A decretare il trasferimento delle varie attività di smaltimento auto è stato il Commissario per il Giubileo, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che lo scorso 10 dicembre 2023 ha firmato la relativa ordinanza che ora attende solo il nulla osta governativo.   

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Castelli Romani

Rocca Priora, si dimette la sindaca Anna Gentili: oggi le motivazioni in Consiglio comunale

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Si è dimessa la sindaca di Rocca Priora. Anna Gentili era stata eletta a maggio del 2019 vincendo per un soffio la sfida all’ultimo voto contro i contendenti Mario Vinci e Andrea Penza.

La sindaca Anna Gentili intervistata da Chiara Rai durante la trasmissione web Officina Stampa del 15 settembre 2023

Ieri pomeriggio le dimissioni annunciate sul social Facebook. “Ho rassegnato le mie dimissioni da Sindaca di Rocca Priora. – Scrive Anna Gentili – Con rammarico, – prosegue – dispiacere, con il cuore gonfio di amarezza ma con l’anima fiera e coraggiosa e soprattutto rispettosa della fascia tricolore che con orgoglio ho sempre indossato non posso lasciare che questa comunità continui ad essere governata senza un progetto di campo chiaro, senza una visione, ma solo da velleità personali. La mia coscienza, il mio amore per questa comunità, e il profondo rispetto per ognuno di voi mi impone di interrompere questo percorso che non trova più ragioni politiche per essere continuato. Domani – Ndr. Oggi mercoledì 20 dicembre 2023 ) in consiglio comunale darò più ampia motivazione. Con animo sereno e consapevole di aver sempre e solo lavorato nell’interesse della mia amata comunità, vi abbraccio.”

Dimissioni che arrivano all’indomani di una crisi dove diversi esponenti della maggioranza avevano annunciato la volontà di voler intraprendere un nuovo percorso politico insieme ad altri esponenti dell’opposizione.

Dopo il Consiglio comunale atteso per la giornata di oggi arriverà quindi il Commissario prefettizio in attesa di nuove elezioni fissate per la primavera 2024.

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Cronaca

Immigrazione clandestina e sfruttamento lavoro nero: sequestrati beni per 12 milioni di euro a noto imprenditore

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Smantellato un vero e proprio sistema di “false assunzioni” di autotrasportatori impiegati presso diverse aziende italiane ed estere riconducibili all’imprenditore

Questa mattina la Polizia di Stato ha eseguito a Piacenza e nelle provincie di Milano, Pavia, Cremona, Catania, Messina e Trapani, nonché in Svezia e in Bulgaria, un decreto di sequestro di beni emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione di Bologna, su proposta formulata dal Questore della provincia piacentina, nei confronti un affermato imprenditore nel settore del trasporto su gomma, di origini siciliane, da anni insediatosi nel tessuto economico emiliano. L’operazione, eseguita dalla Divisione Anticrimine della Questura di Piacenza con il supporto del Servizio Centrale Anticrimine, si colloca in una più ampia strategia nazionale finalizzata a contrastare l’accumulazione dei proventi delle attività delittuose connesse all’immigrazione clandestina e allo sfruttamento del lavoro nero.

Il provvedimento ablatorio in argomento riguarda beni, assetti societari e rapporti finanziari per un valore complessivamente stimato di circa 12 milioni di euro, riconducibili direttamente ovvero per il tramite di una folta schiera di prestanome al predetto imprenditore, ritenuto socialmente pericoloso, poiché dedito alla commissione di reati tributari, fallimentari, in materia di falsificazione di mezzi di pagamento, immigrazione e prostituzione. Inoltre, il predetto, già condannato per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, nel novembre 2022, si è sottratto, rendendosi irreperibile, all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nell’ambito dell’operazione Hermes, condotta dalla Polizia di Stato di Piacenza, poiché responsabile di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento del lavoro, nonché di delitti contro la fede pubblica.

In particolare, l’inchiesta aveva consentito di disvelare un vero e proprio “sistema”, al cui vertice si poneva il proposto, finalizzato a favorire l’ingresso illegale e lo sfruttamento di cittadini stranieri, di nazionalità brasiliana, moldava e turca, sul territorio nazionale, i quali, previa corresponsione di consistenti somme di denaro, venivano dotati di documenti e certificati di abilitazione professionale falsi, per essere impiegati come autotrasportatori nelle aziende italiane ed estere riconducibili all’imprenditore, con modalità palesemente contrastanti con le norme contrattuali di riferimento e in precarie condizioni igienico-sanitarie.

I malcapitati, dietro un primo pagamento di € 500,00, ricevevano “la dichiarazione di invito” necessaria per l’ingresso in Italia. Una volta giunti sul territorio nazionale, erano accompagnati presso la sede di una delle società del proposto, sita a Piacenza, dove, dietro pagamento di ulteriori € 500,00, venivano muniti di documenti falsi per poi essere assunti come autotrasportatori alle dipendenze del proposto. Il costo di ogni “pratica” si assestava tra i 2.000 e i 2.500 euro ed era corrisposto mediante pagamenti mensili di € 500,00.

A causa delle restrizioni all’ingresso sul territorio nazionale conseguenti alla diffusione della pandemia da COVID 19, il descritto sistema illecito ha comportato l’espansione societaria del proposto anche in altri Stati dell’Unione Europea, al fine di orientare le illecite attività di reclutamento prevalentemente su cittadini moldavi e turchi, i quali, benché assunti da una società di diritto bulgaro riconducibile al proposto, operavano in maniera continuativa in Italia.

I lavoratori fornivano le loro prestazioni in condizioni assolutamente degradanti, poiché il proposto aveva adottato politiche del lavoro inumane, facendo leva sul loro stato di bisogno. Gli autisti, infatti, erano sottoposti a turni di lavoro massacranti, non potendo fruire di riposi giornalieri o settimanali, costretti a guidare giorno e notte senza adeguato riposo. Oltre agli introiti percepiti mediante lo sfruttamento e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, l’imprenditore riusciva a trarre ulteriore profitto offrendo situazioni alloggiative caratterizzate da condizioni igienico-sanitarie pessime. Ai lavoratori, in particolare, era garantito il pernotto all’interno di baracche o container, o addirittura all’interno dell’abitacolo degli stessi mezzi pesanti, parcheggiati presso la ditta di autotrasporto del proposto, dietro pagamento di una somma di denaro pari a € 100 al mese.

Le odierne investigazioni, oltre a documentare la pericolosità sociale del proposto, i cui trascorsi criminali abbracciano più di un ventennio, hanno permesso di far luce sull’impero societario economico e finanziario realizzato, nel tempo, dall’imprenditore attraverso una pluralità di operazioni societarie tali da impedire la diretta riconducibilità delle stesse strutture alla sua persona. Il tutto a fronte di una complessiva situazione reddituale “dichiarata” di natura modesta o addirittura inadeguata, in alcuni casi, anche al semplice soddisfacimento delle primarie esigenze quotidiane personali e del suo nucleo familiare. Le spiccate doti imprenditoriali gli hanno permesso in tutti gli ambiti in cui ha operato di ottenere lauti guadagni infrangendo la legge. Sin dai primi anni del 2000, da quando cioè si è stanziato in territorio piacentino, il proposto ha fatto registrare un’improvvisa impennata reddituale, che ha dato luogo ad un’esponenziale crescita imprenditoriale non giustificata.

L’imprenditore, da un lato, ha fatto ampio e costante ricorso a proventi illeciti per finanziare, avviare ed acquisire le attività imprenditoriali a lui riconducibili – operanti nei settori del trasporto su gomma, della logistica, dei servizi alle imprese, della ristorazione, degli spettacoli “a luci rosse”, dell’allevamento degli equini e immobiliare – dall’altro, ha utilizzato le stesse società come strumento per commettere ulteriori attività delittuose.

In particolare, negli anni dal 2008 al 2015, attraverso le sue compagini societarie, ha partecipato ad un articolato sistema di frode che prevedeva l’emissione e l’utilizzazione di un rilevante volume di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, il cui importo complessivo è calcolato in circa 200 milioni di euro, al fine di creare ingenti crediti I.V.A fittizi in capo ai vari soggetti economici compiacenti. Il meccanismo consisteva nell’impiego di cd. “società cartiere”, dedite all’emissione di false fatturazioni per operazioni inesistenti nei confronti di “società filtro”, che avevano il compito di emettere a loro volta ulteriori false fatturazioni nei confronti di altri operatori economici, i quali in conclusione erano i veri beneficiari della frode.

Inoltre, l’utilizzo malsano dei conti correnti delle società, estrinsecatosi in sistematiche condotte distrattive, che nel solo periodo 2013- 2019 raggiungono l’importo complessivo di circa 5 milioni di euro, ha permesso al proposto di disporre di una consistente provvista in parte impiegata per la realizzazione di investimenti immobiliari e societari, nonché per sostenere le spese connesse al mantenimento personale e del nucleo familiare.

Con l’odierno provvedimento, il Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione di Bologna, accogliendo la proposta formulata dal Questore di Piacenza, ha disposto il sequestro, poiché ritenuti di provenienza illecita, della totalità delle quote e dell’intero compendio aziendale di 14 società, di cui una sedente in Svezia e una in Bulgaria, di 32 immobili, tra fabbricati e terreni, di 110 automezzi, tra motrici e rimorchi, e di numerosi rapporti finanziari, per un valore complessivamente stimato di circa 12 milioni di euro.   

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