Roma
ANGUILLARA: UN REFERENDUM PER ESPRIMERSI SULLE CAVE. CE N'E' VERAMENTE BISOGNO?
Tempo di lettura 2 minuti Le posizioni della maggioranza e opposizione sono state poi esternate nel consiglio comunale convocato ieri sera
di Silvio Rossi
Anguillara (RM) – Una consultazione popolare, da effettuare a breve nei quartieri di Ponton dell’Elce, Albucceto e Colle Sabazio, per conoscere l’opinione dei cittadini residenti riguardo al ricorso sull’apertura o all’aumento di volumetria delle cave nel territorio.
All’assemblea convocata dal Comitato di Quartiere il sindaco Francesco Pizzorno, il vicesindaco Silvio Bianchini, e i capigruppo di opposizione Sergio Manciuria e Stefano Paolessi, hanno illustrato le loro posizioni che sono state poi esternate nel consiglio comunale convocato ieri sera, quando è stata adottata la delibera che, in maniera più restrittiva rispetto a quanto previsto nella delibera di CC N.50/2012, estende il divieto di apertura di nuove cave anche agli ampiamenti delle strutture già esistenti.
Un argomento particolarmente sentito in zona, in particolare tra gli abitanti di Colle Sabazio, che da molti anni subiscono per primi i disagi dovuti alle esplosioni per l’estrazione del basalto, ma che non risparmia, e non risparmierà i vicini di Ponton dell’Elce se la cava autorizzata in località Quarticillo. Il tema della discussione, introdotto dal sindaco Pizzorno, dato per scontato che tutti, tra i cittadini e gli amministratori, a voce, sembrano contrari all’apertura di nuove cave, sono le proposte compensative effettuate dalle società MC Cubo e Inerti Nazionali, che gestiscono due delle cave attualmente attive. Un maggiore introito per il Comune valutato circa duecentomila euro, su cui il Comune deve dare una risposta.
In accordo con le opposizioni, è stata promessa una consultazione tra i cittadini del quartiere n. 9, per valutare chi è favorevole o contrario alla transazione con le società estrattive. Un referendum del quale bisogna comprendere effettivamente il senso vero.
Basta fare un giro per le strade del quartiere, come abbiamo fato noi ieri, e chiedere alle persone del posto cosa ne pensano, per comprendere come il risultato nel verso del fermo rifiuto alla transazione sia largamente predominante (a dire la verità, su oltre una decine di persone interpellate, nessuno ha dato una risposta possibilista).
Forse la votazione deve servire per fornire l’alibi per cui qualcuno possa dire: “siete voi che non avete voluto dei soldi in più da investire nel quartiere”? Oppure, se la procedura di consultazione è concepita come referendum consultivo ai sensi dell’articolo 44 dello Statuto Comunale, la speranza è quella di non raggiungere il quorum del 50% degli aventi diritto al voto, così come prescrive il comma 8 dello stesso articolo, qualcuno potrà affermare che la popolazione non ha sufficientemente espresso il suo diniego?
Noi dell’Osservatore Laziale seguiremo la vicenda per tenere adeguatamente informati i cittadini.