Call of Duty Black Ops 4, tre giochi in uno per gli amanti del multiplayer

Con Call of Duty Black Ops 4 Activision cambia le carte in tavola e imposta un titolo che punta a volersi imporre anche tra i videogiocatori più competitivi. Per raggiungere tale scopo la software house ha deciso di sacrificare la componente single player in favore dell’introduzione della modalità Battle Royale che affiancherà l’ormai noto multiplayer e la modalità zombi. Con questo nuovo titolo quindi si è cercato di creare un impianto di gioco capace non solo di accontentare gli annuali fan della saga, ma anche di portare quelle necessarie modifiche per avvicinarsi in pianta stabile al circuito del gaming competitivo. Ma veniamo al dunque, la modalità che ha il compito di rivisitare il concetto di Battle Royale in chiave CoD prende il nome di Blackout e ha la peculiarità di introdurre la fluidità tipica del franchise in una tipologia di gioco che ha ormai trovato la sua folta schiera di appassionati grazie a titoli come Pubg e Fortnite.

L’impostazione iniziale che Call of Duty Black Ops 4 dà a questa modalità Blackout è quella classica, con la possibilità di selezionare una partita in solitaria o a squadre da due o da quattro giocatori, che vengono scelti tramite matchmaking nel caso in cui non si sia già in team con degli amici. Una volta iniziata la ricerca di una partita, si verrà lanciati in una “simulazione” della mappa di gioco, con la possibilità di esplorare liberamente e con il dono dell’immortalità. Questo naturalmente fino a quando tutti i giocatori non saranno presenti nella lobby e il match sarà quindi pronto per iniziare. Durante questa fase, aprendo la mappa di gioco, è inoltre possibile iniziare a vedere il percorso che seguirà l’elicottero da cui ci bisognerà lanciarsi. Funzionalità, questa, introdotta soltanto recentemente nelle produzioni dei Bluehole e di Epic Games, ma che è di estrema utilità in termini organizzativi, soprattutto quando si gioca in squadra. A quanto punto si avranno sessanta secondi per decidere dove e quando buttarsi giù. Naturalmente prima si arriverà a terra e prima si potrà iniziare la ricerca di un’arma: essenziale per assicurarsi la sopravvivenza nelle caotiche fasi iniziali del gioco. Per chi non lo sapesse nei giochi Battle Royale si entra in gioco con solo i vestiti addosso e sarà necessario trovare armi, corazze ed equipaggiamenti sul campo. Nella modalità Backout proposta in questo nuovo Call of Duty Black Ops 4 la gestione dell’inventario è molto interessante e risulta in sostanza l’unica vera novità, che questa Battle Royale aggiunge rispetto alla concorrenza. Oltre alle due armi equipaggiabili, entrambe altamente personalizzabili con ottiche, calci e accessori vari, c’è anche la possibilità di portare con sé un gadget medico, tra i vari oggetti che curano 25, 50 o 100 punti ferita, utilizzabile con il dorsale sinistro, e uno strumento come il rampino o una granata da usare con il dorsale destro. In più sono presenti due slot passivi dedicati uno alla corazza, di tre livelli differenti, tra cui l’ultima in grado di proteggere dai colpi alla testa, e l’altro allo zaino, con la classica utilità di ampliare il proprio inventario da cinque a dieci slot. Nonostante questa pratica selezione rapida, in qualsiasi momento della partita si potrà aprire il menu rapido per utilizzare liberamente tutti gli equipaggiamenti, tra cui dei particolari bonus dalla durata a tempo, che si possono trovare in giro per la mappa e forniscono gli stessi benefici dei classici perk di Call of Duty. Quanto alle munizioni, è invece presente una sezione dell’inventario dedicata e queste non graveranno sul peso e non occuperanno alcuno spazio nello zaino. La mappa di gioco nel complesso è ben strutturata, dalle dimensioni più contenute rispetto alle ormai note Erangel e Miramar presenti su Pubg, ma con una buona alternanza di scenari: da centri urbani ad ampi spazi aperti. Non manca infine la possibilità di sfruttare i mezzi presenti, da camion lenti ma ben corazzati e quad rapidi ma vulnerabili, fino a poter guidare motoscafi lungo i canali ed elicotteri per solcare i cieli. Ovviamente anche nel Battle Royale di Call of Duty 4 Black Ops lo scopo del gioco è rimanere l’ultimo giocatore o l’ultima squadra in vita mentre l’area di gioco si restringe sempre di più. Se si rimane fuori dai bordi la vita del proprio personaggio si riduce progressivamente fino alla morte. Tirando le somme, la modalità Blackout è una tipologia di gioco che convince e diverte nonostante sia palesemente un’interpretazione in chiave Call of Duty di una formula già collaudata e con meccaniche ben precise che, pur non apportando alcuna vera innovazione al genere, riesce ad ampliare l’offerta del titolo.

Per quanto riguarda il resto del pacchetto, in Call of Duty Black Ops 4 è presente l’immancabile multiplayer, vero fiore all’occhiello della saga da ormai più di 10 anni, ma prima di descrivere in cosa consiste è necessario fare una piccola premessa. Come già detto all’inizio la campagna single player è stata rimossa, ma la casa di sviluppo statunitense ha pensato bene di far approcciare futuri e vecchi giocatori attraverso un sistema intelligente, quanto mai appropriato. Gli eroi indiscussi di Black Ops 4 sono senza dubbio gli Specialisti, quindi, quale occasione migliore di poterli mettere in campo guidando il videogiocatore nelle varie modalità proposte? Si entra di diritto nel Quartier Generale degli Specialisti, un luogo che rappresenta un HUB per coloro che vogliono conoscere il background degli eroi e capire il funzionamento di ciascuno di essi. In linea di massima si tratta di un enorme tutorial che getta le basi per introdurre al giocatore quello che lo aspetterà nei mesi seguenti. I fan più appassionati troveranno anche di gradito gusto i file relativi ai dossier di ciascun specialista, dove scene di intermezzo, si alterneranno agli obiettivi preposti dall’istruttore guida. Niente campagna quindi, ma un modo intelligente di far conoscere Black Ops 4 ad ogni tipologia di videogiocatore. Venendo al multiplayer, le differenze sostanziali rispetto a quanto già visto in passato risiedono in un Time To Kill più diluito e la mancanza di auto-rigenerazione dopo una sparatoria. Sarà invece presente un’abilità speciale che consentirà ad una siringa di far scorrere più adrenalina e recuperare, quindi, punti vita. Tale introduzione ha un costo in cooldown, cioè un tempo di ricarica che consentirà al giocatore di non abusare troppo del reintegro, anche se la gestione dei perks e del loadout del proprio Specialista consente la riduzione di tale tempistica. Anche per questo motivo, la salute è stata aumentata del 50% in virtù del fattore rigenerate assente. Sono state eliminate anche dinamiche correlate alla parte più tecnologica degli Specialisti, vale a dire la corsa sui muri ed il doppio salto. Nonostante quasi tutte le modalità siano state mantenute, alcune non sono presenti come ad esempio “Gioco delle armi”, ma ne sono state introdotte altre di egual spessore, se non addirittura di qualità superiore e più appaganti. Certamente i vari Deathmatch a squadre, Cerca e Distruggi o Uccisione Confermata risultano ancora oggi le playlist più apprezzate, così come Dominio e Controllo, ma la vera novità dal punto di vista del multiplayer risiede in Furto. In questa nuova modalità di gioco due squadre si alternano nel recupero di un’ingente somma di denaro per estrarlo in punto preciso attraverso un elicottero. Si parte con una gestione oculata del proprio equipaggiamento, con dei crediti (fittizi) spendibili per armi e oggetti, per poi fiondarsi insieme alla squadra in uno scontro che non tollererà l’entrata dopo la morte. Sarà disponibile una sola vita per scontro, quindi questo fa sì che le partite abbiano un approccio ragionato e che il team cooperi all’unisono per arrivare alla vittoria. Al netto delle modalità disponibili, vi è anche una modifica sostanziale alla playlist presente su Veterano, speciale attività che prevede l’utilizzo di un numero inferiore di modalità aventi delle modifiche sostanziali al gameplay. L’eliminazione del radar non consente ai giocatori di capire la posizione del nemico, così come un time to kill più ridotto induce alla cautela, nonché la presenza del fuoco amico potrà causare uccisioni da parte dei compagni di squadra. Per evitare l’abuso consistente dovuto alla morte per via del fuoco amico, Treyarch ha introdotto un sistema di espulsione dalla partita per uccisioni multiple errate. Tale sistema è sicuramente utile per eliminare giocatori che effettivamente disturbano il match, ma risulta anche controproducente nel caso di morti accidentali.

https://www.youtube.com/watch?v=ooyjaVdt-jA

A completare la massiccia offerta di Call of Duty Black Ops 4 c’è la tanto apprezzata modalità Zombi. Se si è amanti di questa tipologia di gioco, presente ormai da dieci anni nei titoli della saga, in quest’ultima produzione sarà possibile trovare quanto di meglio si possa desiderare. Treyarch ha infatti deciso di inserire ben tre diversi scenari, appartenenti a differenti epoche storiche, dove i giocatori saranno chiamati a respingere orde di non morti sempre più dense, tra perks e pozioni indispensabili per avere ragione di una quantità di avversari mai così agguerrita. Tra trovate sceniche d’eccezione, che ovviamente e qualche limatura alle regole classiche del genere, si può affermare senza alcun dubbio che Treyarch ha centrato perfettamente il bersaglio. A livello tecnico/grafico, Call of Duty Black Ops 4 non brilla certamente per innovazione, spesso e volentieri si possono notare texture non proprio eccelse, animazioni al di sotto del livello di altri prodotti AAA e modelli poligonali non rifiniti al meglio. Anche sotto l’aspetto grafico, il titolo risulta essere poco entusiasmante e non stupisce. Fortunatamente i cali di frame si presentano raramente, salvo in alcuni momenti concitati su Blackout, quindi l’esperienza di gioco sarà quasi sempre fluida e appagante. Il netcode nel complesso risulta essere ben solido, come già visto in altre produzioni targate Activision, e questo è un bene in quanto garantisce piacevoli e longeve sessioni di gaming esenti da problematiche poco gradevoli.

Tirando le somme, questo Call of Duty Black Ops 4 è un prodotto che diverte e che offre una varietà di gioco mai vista prima nel franchise. Activision e Treyarch hanno ascoltato con attenzione le richieste della community portando alla luce un prodotto solido e ben variegato nelle modalità che, purtroppo, pecca di una campagna single player maldestramente sostituita da tutorial, con protagonisti i vari Specialisti, che mancano di spessore e caratterizzazione. Il titolo potrebbe candidarsi realmente a essere quel punto di raccordo, mai trovato fino a questo momento, tra la vecchia e nuova fetta d’utenza utile a dar nuova linfa vitale a un brand che, nel corso degli ultimi anni, è rimasto bloccato in un limbo che non ha mai convinto o soddisfatto gli utenti. In ogni caso, se siete amanti degli shooter, del Battle Royale, della competizione o della saga, questo titolo non può assolutamente mancare nel vostro scaffale sia che siate possessori di Pc, Xbox One o PS4.

 

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 8
Longevità: 9
Gameplay: 8,5
Sonoro: 8,5
VOTO FINALE: 8,5

 

Francesco Pellegrino Lise




Apple, arrivano i nuovi iPad Pro, MacBook Air e Mac Mini

E’ il momento dei nuovi iPad Pro, MacBook Air e Mac Mini. Apple li ha presentati nel corso di un evento svoltosi a New York a fine ottobre e saranno disponibili a partire dal 7 novembre. Il nuovo tablet è caratterizzato da un design con bordi ultra sottili ed è disponibile con schermo da 11” e da 12,9” Liquid Retina. Integra la funzione Face Id, è dotato di processore A12X Bionic e, novità tra le connessioni, l’Usb-C prende il posto del Lightining. La memoria per archiviare i dati potrà arrivare fino a 1 terabyte, è dotato di connettività Lte oltre che Wi-Fi. Tra gli accessori, Apple ha inserito la nuova Apple Pencil, che si carica in modalità wireless una volta agganciata all’Ipad, e la Smart Keyborard Folio.

https://www.youtube.com/watch?v=LjaKHqDbzSA

Sul MacBook Air, invece, arrivano il display da 13” con tecnologia Retina, una scocca completamente rivisitata con il 50% in meno di bordi e l’integrazione del Touch Id. Al suo interno è presente un processore Intel Core i5 di ottava generazione, mentre il comparto grafico è affidato a una Intel Graphics UHD e 2133 MHz. L’archiviazione dei dati avviene invece su Ssd che può arrivare fino a 1,5 terabyte, mentre la Ram può raggiungere fino a 16 gigabyte. Il desktop compatto Mac Mini, invece, offre prestazioni fino a 5 volte maggiori rispetto al modello precedente. Avrà la possibilità di raggiungere fino a 64 gigabyte di Ram e 2 terabyte di Ssd, mentre i processori sono un quad-core ed esa-core di 8a generazione con Turbo Boost Speed fino a 4,6GHz, grafica Intel UHD il 60% più veloce della versione precedente. Completano la dotazione 4 porte Thunderbolt 3 per connettere anche display 4K e 5K, il Security Chip Apple T2 e l’opzione Ethernet fino a 10GB. Infine, Apple ha annunciato la scheda grafica Radeon Pro Vega anche per MacBook Pro, che permette prestazioni grafiche, video 3D e di editing fino al 60% più veloci delle altre schede proposte per il portatile. Insomma, anche quest’anno il colosso di Cupertino ha lanciato tutta una serie di novità assolutamente interessanti e che faranno gola a tutti gli appassionati della Mela morsicata.

 

F.P.L.




Hollow Knight, un’epica avventura a metà fra Castlevania e Dark Souls

A distanza di un anno dal lancio su PC, il Team Cherry porta Hollow Knight anche su Xbox One (versione da noi testata) e Nintendo Switch. Vi preannunciamo che ci troviamo dinanzi a un vero e proprio piccolo capolavoro in quanto il titolo è stato in grado di colpirci in maniera particolare già sin dai suoi primi filmati, ed è stato un meraviglioso e indimenticabile viaggio fino alla fine. Abbiamo testato Hollow Knight a fondo, esplorato l’articolata mappa in lungo e in largo, arrivando fino in fondo dopo tantissime ore di gioco e di incredibili avventure. A livello di trama, la produzione è ambientata a Pulveria, l’ultimo avamposto prima dell’ignoto, dei pericoli, dei tesori nascosti nel sottosuolo. È un luogo fantasma, nonostante sia l’unico in posto in cui gli avventurieri, incluso il protagonista, possono trovare ristoro tra un’impresa e l’altra, con porte chiuse, e solo qualche anima in pena rimasta lì per far desistere i temerari dallo scendere nelle profondità. Solo l’intervento del giocatore riporterà qualcuno in superficie e ripopolerà case e negozi, tra chi è rimasto intrappolato e chi non credeva di poter tornare in affari, ma questa è un’altra storia… Le leggende sull’ormai decaduto Nidosacro giunte alle orecchie del protagonista saranno vere oppure no? Ci sono davvero tesori lì sotto? La risposta è qualche metro sotto terra, ben nascosta tra cunicoli, condotti sotterranei e vaste aree labirintiche da esplorare con estrema difficoltà, affrontando creature e boss di ogni genere, e scovando criptici messaggi sparsi nei luoghi più impensabili, quasi a voler confondere chi sta dinanzi lo schermo ancora di più. La narrazione di Hollow Knight è tanto ermetica quanto suggestiva e aperta a molteplici interpretazioni. Ma veniamo al dunque, con questa produzione i ragazzi del Team Cherry sono riusciti a creare un prodotto unico, sicuramente ispirato ad altri titoli, ma con una propria identità ed una caratterizzazione ben definita. Nel complesso il videogame può essere definito un mix fra Castlevania Symphony of the Night e Dark Souls. Del primo ha ereditato una mappa enorme ed interconnessa, parecchio backtracking e nemici che respawnano ad ogni nuovo passaggio del protagonista in un determinato luogo. Del secondo titolo il team ha preso in prestito diversi aspetti: ad esempio al posto dei falò per recuperare le forze, in Hollow Knight ci sono le panchine e il fatto che quando si muore si perdono le anime raccolte. Ma cosa più importante è che ritorna il concetto della raccolta di queste ultime, qui guadagnate ad ogni nemico abbattuto, fondamentali per recuperare energia durante gli scontri o l’esplorazione, e per utilizzare i power-up disponibili. Parlando proprio dei potenziamenti presenti in game, possiamo dire che ce ne sono veramente molti, tanto semplici e funzionali nel concetto, ma altrettanto complessi nella loro gestione.

Durante il viaggio del protagonista infatti si possono trovare o acquistare diversi potenziamenti rappresentati dagli amuleti, che occuperanno un certo numero di incavi nell’inventario, quindi più incavi si riescono a ottenere, più amuleti attivi si potranno avere a disposizione. La cosa bella è però che ogni combinazione tra i vari power-up cambia drasticamente l’approccio ai nemici, specialmente i boss, e l’interazione con l’ambiente. E cosa ancora più interessante è il fatto che la gestione degli amuleti non potrà avvenire durante il gioco, ma solo ed esclusivamente nel tempo che si passerà seduti sulle varie panchine sparse per la mappa, che non sono poi così comuni o semplici da scovare. Quindi, già da questi aspetti potete capire che Hollow Knight, nonostante la sua grafica in stile cartoon non è affatto un gioco semplice, ma anzi è un vero e proprio rompicapo da risolvere poco alla volta gustandosi tutta la magia della sua atmosfera dark che sembra venir fuori da un fillm di Tim Burton. Quando ci si trova dinanzi a un titolo di questo genere, è fondamentale soffermarsi sull’effettiva bontà o meno del sistema di gioco, dato che rappresenta una delle componenti chiave di tutta la produzione. In questo caso, nella sua semplicità, riesce a essere tremendamente difficile da fare completamente proprio, visto l’elevata difficoltà in generale del titolo, tra nemici agguerriti, boss molto resistenti e con pattern di attacchi non scontati, oltre a una libertà di movimento e attacco limitata alle quattro direzioni, essendo vincolati alla bidimensionalità. Per questo motivo tutto gira attorno all’apprendimento, capire per filo e per segno tutte le componenti che si hanno davanti: dalla tipologia di attacchi che si possono effettuare, il miglior mix di abilità per il proprio stile e per “counterare” al meglio gli avversari, capire come questi ultimi si muovono e soprattutto come possono infliggere danno, oltre che tanti altri aspetti che si scoprono una volta addentrati in questo mondo. L’apprendimento però, proprio come accade nei Souls, passa attraverso la morte, solo venendo sconfitti più volte sarà possibile imparare dagli errori, vedere il come poter abbattere boss, esplorare pericolose aree e via discorrendo. Uno degli aspetti sicuramente meglio riusciti del gioco è sicuramente il level design. Questo riesce, come pochi altri, a ricreare un totale filo conduttore tra le varie aree che si sono scoperte, tra una serie incessante di connessioni e soprattutto scorciatoie sbloccabili. Sotto un certo punto di vista è fondamentale che questo sia effettivamente così, dato che, l’assenza quasi totale di spostamenti rapidi se non per alcune gallerie, grazie al supporto di un coleottero gigante, avrebbe distrutto tutta la natura del gioco in se. E in questo il titolo ricorda molto da vicino Castlevania Symphony of The Night. Fortunatamente gli sviluppatori sono riusciti a rendere intrigante l’esplorazione, facendo pesare il meno possibile i lunghi spostamenti “manuali”, grazie anche a una serie considerevole di checkpoint, le famose panchine di cui abbiamo già parlato, sparsi nella mappa e soprattutto posizionati in posti strategici, in modo tale da essere quasi alle porte di ogni settore importante.

Uno dei lati che rende meno adatto a tutti il titolo, dato che non tutti hanno la pazienza di esplorare tutte le aree “al buio”, è l’assenza di una mappa e indicatore rispetto al dove siamo. La prima, di ogni area, è ottenibile dal cartografo, un insettoide in costante viaggio per il mondo di gioco alla scoperta di ogni sua area. Sarà però compito del giocatore riuscire a rintracciarlo per non brancolare nel buio. Il suo ritrovamento è “facilitato” dal sonoro, vista la sua abitudine a fischiettare, permettendo a chi sta dinanzi lo schermo di trovarlo e finalmente avere una vaga idea, dopo aver raggiunto delle panchine, di dove si è. Riguardo invece alla posizione all’interno della mappa, è tutto strettamente collegato all’utilizzo o meno di un’abilità che si troverà facilmente nelle prime fasi di gioco, che occuperà uno slot amuleto, ma che servirà ad aiutare enormemente il protagonista nell’orientamento in questo mix labirintico di cunicoli e scorciatoie. Grazie al suo disegno pulito, all’ambientazione tetra e uno stile che richiama molto opere del passato lasciando quella calda sensazione di nostalgia mista a novità, Hollow Knight riesce a stupire veramente facendo centro. L’eroe del gioco, poi, è semplicemente bellissimo da vedere, ben dettagliato nella sua semplicità, così come i mostri e boss che si dovranno affrontare durante il lungo viaggio verso la fine del titolo. A completare tutta questa bellezza, si aggiunge un comparto sonoro semplicemente incantevole frutto del magistrale lavoro di Christopher Larkin che ha portato sugli schermi una colonna sonora capace di far venire la pelle d’oca e che si sposa perfettamente con l’atmosfera di gioco. Ma non è solo questo a sorprendere, quanto pure le voci dei personaggi, l’atmosfera che si respira, grazie agli effetti sonori che fanno da sottofondo alle sessioni di esplorazione e combattimento. Tirando le somme, con Hollow Knight il Team Cherry è riuscita a portare sugli schermi un’opera veramente impressionante. Profonda, bella da vivere, intelligente e che terrà incollati sullo schermo per molte e molte ore. Se siete alla ricerca di un titolo geniale, che riesca a dare un senso al tempo che passerete cercando di arrivare fino alla fine, questo software è un esempio concreto di cosa voglia dire essere un videogame davvero unico nel suo genere.

 

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 8,5
Sonoro: 9
Gameplay: 8,5
Longevità: 9,5
VOTO FINALE: 9

 

Francesco Pellegrino Lise




Apple, secondo i rumors è in arrivo un iPad con Face ID e privo di cornici

Tutto pronto per l’evento Apple in programma il 30 ottobre prossimo a New York, alla Brooklyn Academy of Music. In questa sede la compagnia di Cupertino potrebbe svelare un nuovo iPad Pro senza cornici, ma con il riconoscimento del volto e forse il notch, in un allineamento del tablet all’iPhone.

Questo è quanto trapela dalle ultime indiscrezioni, secondo cui la presentazione riguarderà anche tre nuovi computer Mac e sarà incentrata sull’arte, così come lascia intendere l’invito diramato da Apple: realizzato in 370 diversi design, ognuno con una versione artistica del logo della mela morsicata.

Secondo le voci di corridoio il nuovo iPad Pro, da 11 e 12,9 pollici, dovrebbe dire addio al tasto Home, e potrebbe anche salutare il cavo Lightning in favore dell’Usb-C. Il Face ID funzionerebbe in entrambi gli orientamenti del tablet. A coadiuvare l’iPad è attesa una nuova Apple Pencil, che potrebbe essere lo strumento usato per disegnare le 370 “mele” degli inviti all’evento. L’analista Ming-Chi Kuo prevede anche un aggiornamento dell’iPad Mini, ma la sua presentazione potrebbe essere più in avanti. Sul fronte dei computer invece, si presume l’arrivo di un portatile dal prezzo abbordabile, sotto i mille dollari, che sostituisca il “vecchio” MacBook Air confluendo verso il MacBook da 12 pollici. Sembra poi scontato un rifacimento del Mac Mini, il cui ultimo refresh risale al 2014, e si vocifera anche di un aggiornamento dell’iMac. In forse è ancora una volta l’AirPower, la base di ricarica per i dispositivi mobili della Mela.

In ambito software sono infine attesi due aggiornamenti: quello del sistema operativo iOS (12.1) che supporta la doppia scheda Sim su iPhone, e quello di watchOS (5.1), che rende l’Apple Watch capace di fare l’elettrocardiogramma, anche se per ora solo in Usa. In ogni caso per avere informazioni più sicure non resta altro che attendere il 30 ottobre e godersi l’evento con tutte le sue novità.

 

F.P.L.




FIFA 19, sempre più grande con la Champions League

FIFA 19, disponibile su tutte le console e su Pc, è senza dubbio una delle edizioni più importanti del videogame di calcio firmato da Ea Sports. Dopo dieci anni, infatti, Electronic Arts è riuscita ad accaparrarsi anche i diritti sulla Champions League e tutto il fascino di questa competizione. E come suo solito, il colosso americano non si è accontentato di aggiungere un altro successo sulla bacheca, ma ha voluto dare ancora di più ai suoi fan ristrutturando tutte le sue modalità intorno a questa novità. Ad esempio, nella modalità “Il viaggio Campioni”, Alex Hunter e Danny Williams, per esempio, tenteranno di vincere la Coppa dalle Grandi Orecchie trascinando rispettivamente i propri team verso la finale del Wanda Metropolitano. Se per Alex il percorso sarà relativamente in discesa, dato che sarà l’erede designato di Cristiano Ronaldo al Real Madrid, per Danny la strada sarà probabilmente più impervia, dovendo sgomitare all’interno del team inglese per il quale aveva firmato la stagione precedente. La nuova Coppa dei Campioni di FIFA 19, quindi, sarà al centro della storia, essendo il palcoscenico nel quale i due calciatori si scontreranno con le più grandi star europee, con qualche fantasma del passato e magari anche tra di loro. Contemporaneamente Kim Hunter, la sorellastra del protagonista, cercherà di farsi onore nella nazionale statunitense, portandola ai campionati del Mondo. La presenza di ben tre personaggi da interpretare è la più grande novità di quest’anno della modalità Il Viaggio. Si potrà scegliere di seguire la storia seguendo le vicende di uno solo dei protagonisti o balzare da uno all’altro seguendo i suggerimenti dati dal gioco. I tre percorsi sono piuttosto simili tra di loro, quello che cambierà sono principalmente il ruolo da tenere in campo e gli obiettivi di squadra. Se Danny è un vero e proprio ariete il cui compito è superare a testa bassa e in tutti i modi i difensori avversari, Alex e Kim sono più degli attaccanti d’area veloci e letali. I due fratelli Hunter, inoltre, saranno presi sotto l’ala protettrice di alcuni senatori delle rispettive squadre, che ingaggeranno con loro un rapporto di amicizia/rivalità dagli sviluppi interessanti. Oltre alla possibilità di sfidarli, si potranno giocare le partite semplicemente controllando i mentori. In alternativa la scelta è sempre quella di impersonare il singolo giocatore o l’intera squadra. Per il resto questo terzo e ultimo capitolo della modalità “Il Viaggio” presente in FIFA 19 prosegue nel solco di quanto visto gli anni scorsi, con allenamenti e partite inframmezzati da filmati nei quali i protagonisti vengono a contatto con i più blasonati colleghi e devono prendere decisioni che incideranno sulla loro carriera.

In FIFA 19 è stata totalmente stravolta la modalità calcio d’inizio, ed è stato fatto per dare una deriva nettamente rivolta verso la competizione con gli amici: se il multiplayer online rimane l’opzione “professionale”, grazie alle regole personalizzate offerte da questa tipologia di gioco ci si può prendere una “pausa di relax” e divertirsi a segnare solo al volo e di testa, con il resto dei gol invalidati, o “sopravvivere” vedendosi espellere un giocatore per ogni gol segnato fino a un massimo di quattro, o ancora far valere doppio i gol segnati da fuori, per finire con il caos totale del “senza regole”, non solo divertente ma anche una vera sfida per chi è ormai abituato a giocare in maniera meccanica e non riesce a sfruttare l’assenza di falli e fuorigioco. Così facendo EA ha portato una ventata di aria fresca per una modalità spesso lasciata in disuso, migliorata anche dalla possibilità di creare il proprio “nome in campo”, una sorta di ID che registra le proprie prestazioni e tiene conto non solo delle partite vinte o perse ma anche di tantissimi altri dettagli legati allo stile di gioco, da qualunque console ci si connetta. Così gli amici sapranno sempre non solo che sono stati battuti dal giocatore, ma anche come sono stati sconfitti. In mezzo alle competizioni (online e offline) ed alle immancabili Stagioni (anche in co-op), in FIFA 19 fa di nuovo capolino la modalità Pro Club, nella quale creare un proprio specifico team o inserirsi nella squadra di un altro giocatore per dar battaglia in sfide fino ad un massimo di 11 contro 11, come se fosse una vera partita di calcio. A mettere la ciliegina sula torta di un parco di opzioni veramente goloso c’è anche il Campionato mondiale femminile: un piccolo specchio su una realtà poco in vista nel panorama calcistico, che testimonia a chiare lettere la voglia di EA di fornire una sorta di enciclopedia digitale di questo sport. Passando a FUT (FIFA Ultimate Team, ndr), la modalità che ha fatto la fortuna del brand negli ultimi anni, le novità di quest’anno sono racchiuse in due principali mosse. La prima è l’abbandono delle Stagioni quale modalità online principale e la seconda è legata al modo nel quale si costruirà la propria squadra. Le Stagioni sono state sostituite dalle Divisioni. In altre parole ogni settimana si potranno giocare 5 partite attraverso le quali determinare il proprio livello di abilità. Una volta stabilito questo valore ci si potrà scontrare con avversari dalla forza simile durante le FUT Champions, competizioni che assicureranno premi ancora più ricchi che in passato. In alternativa si potrà partecipare ai classici Draft, alle Sfide Creazione Rosa e alle Squad Battles.

Per quanto riguarda la costruzione della squadra EA Sports ha deciso di dare al giocatore maggiore controllo su quelle che sono le carte che si possono trovare all’inizio dell’avventura. In altre parole, saranno proposte delle alternative di pari valore e si potrà decidere quali di queste tenere, così da indirizzare la squadra nella direzione desiderata. Inoltre debuttano nuove icone, come il nostro Cannavaro o Rivaldo, e contenuti collegati alla Champions League. Per il resto la modalità principe di FIFA 19 rimane identica al passato, con nessun cambiamento per quanto riguarda l’affinità tra i calciatori e le regole per la composizione delle squadre. Dal punto di vista grafico FIFA 19, grazie al Frostbite Engine, è in grado di ricreare a meraviglia il mood di una vera partita televisiva: ogni singolo dettaglio scenico è riprodotto a regola d’arte, così come la resa degli stadi, del pubblico, degli striscioni e delle superstar più note. Entrare in campo con la musica della Champions, mentre dagli spalti le tifoserie intonano canti di acclamazione, è inoltre uno spettacolo che fa battere davvero molto forte il cuore. Rispetto allo scorso episodio, però, l’evoluzione tecnica non è immediatamente visibile: ad esempio, se alcuni volti sono stati rifiniti a dovere, altri mantengono lo stesso grado di approssimazione già visto in passato. Da svecchiare in parte è anche la telecronaca Pardo-Nava, un po’ stantia e ripetitiva, con un ossessivo ricorso al “supporto” di Matteo Barzaghi da bordo campo, contattato solamente per chiedere quanti minuti mancano alla fine dell’incontro. A livello di giocabilità, benché a prima vista le differenze con FIFA 18 appaiano minime, in realtà è facile assistere, una volta preso il pad in mano, a comportamenti ben diversificati che varieranno in base alle situazioni di gioco. Chiaramente, simile cura per il dettaglio va tutta a beneficio della somiglianza con la realtà, che restituisce un feeling più realistico al contatto con gli atleti. A tal proposito, molto gradita è anche la presenza dei cosiddetti “Scontri 50/50”, una caratteristica che riscrive i contrasti tra i giocatori, dipendentemente dai loro parametri fisici: se sulla carta sembrano promesse di routine, nella pratica la nuova aggiunta di EA funziona a dovere. Saranno dunque presenti contese molto più intense, in cui le varie parti del corpo reagiscono con maggiore credibilità, dando vita a “testa a testa” parecchio più tesi rispetto al passato. Non si tratta di modifiche esclusivamente visive: le reazioni dei giocatori, il modo in cui stoppano la palla, i capitomboli causati da un tackle, l’atterraggio dopo uno slancio aereo e le battaglie per difendere la sfera impattano sulle dinamiche che regolano il controllo dell’atleta, per un risultato decisamente appagante, capace di superare quello della scorsa edizione. Sempre allo scopo di dare all’utente totale libertà d’azione, EA ha rivisitato il meccanismo di tiro, inserendo le “finalizzazioni a tempo”. In pratica, premendo due volte il tasto adibito al calcio con il giusto tempismo, si potrà mettere a segno una conclusione estremamente precisa, da indirizzare dove meglio si vuole, così da spiazzare il portiere ed angolarla con la mira di un falco. Il rovescio della medaglia risiede nell’alta probabilità di errore: anche un singolo secondo di ritardo è la causa di tiri completamente fuori fase, con il rischio di vanificare una manovra vincente. Il “timed finishing” è quindi un’arma a doppio taglio, pensata principalmente per i pro gamer. Senza un’indicazione visuale a schermo, ossia con il trainer attivo, sarà davvero difficile riuscire a comprendere il momento esatto per agire sull’input.

Ci vorrà un bel po’ di pratica, insomma, per prendere confidenza col nuovo sistema, non senza sperimentare un pizzico di frustrazione nei momenti iniziali della pratica. In FIFA 19, nelle partite con la CPU a livelli Campione e Leggenda, inoltre, sarà abbastanza difficile cimentarsi in un tiro ben calcolato. Conviene quindi allenarsi poco alla volta partendo dai gradi di complessità più bassi, per poi dar sfoggio della propria abilità nell’azzeccare il giusto tempismo anche online. C’è di buono che, quando la finalizzazione a tempo viene eseguita alla perfezione, la “ricompensa” in termini di precisione sarà indubbiamente molto elevata, ma prima di padroneggiare questa feature, ve lo ripetiamo ancora, bisognerà lavorare davvero sodo. Per chiunque non voglia correre il pericolo di commettere qualche errore, il “timed finishing” può tranquillamente essere disattivato nel menu, in modo tale da fornire un’esperienza più tradizionale. Anche le Tattiche Dinamiche sono removibili attraverso un’apposita voce tra le opzioni prepartita: parliamo di strategie da attuare direttamente in-game, senza mettere il gioco in pausa, alla semplice pressione delle croci direzionali. Prima di ogni sfida, si ha l’opportunità di personalizzare le tattiche da effettuare nel corso del match, variandole a seconda dell’andamento della partita. È questa un’idea di notevole valore, che dà a FIFA 19 una rinnovata profondità. Proprio come le finalizzazioni a tempo, tuttavia, occorrerà utilizzarle con una certa attenzione: sfruttate in modo incauto, le Tattiche Dinamiche potrebbero causare qualche squilibrio di troppo, aprendo la porta a ripartenze fulminee e contropiedi devastanti, specialmente contro avversari di alto livello. Al pari della precedente edizione, anche FIFA 19 schiera in campo un’intelligenza artificiale molto aggressiva, che non risparmia pressing duri e giocate di livello. Alle massime difficoltà, i team più forti non si fermano un minuto: sfrecciano sulle fasce, si inseriscono tra le difese, corrono su ogni pallone con una costanza incredibile, come se fossero instancabili. Ne consegue l’obbligo dell’utente ad agire in fretta, a pensare con enorme rapidità, senza avere il tempo di costruire azioni più ragionate. Abbassando il livello di sfida, gareggiando con team meno abili o con un altro giocatore, questa mancanza viene parzialmente arginata, benché il ritmo resti comunque un po’ troppo veloce rispetto agli standard di una partita reale. Tirando le somme, EA Sports con FIFA 19 regala agli appassionati di calcio un’esperienza di gioco estremamente appagante e sempre più vicina alla realtà, un mondo dove le velleità simulative si mescolano con quelle più spettacolarizzanti per garantire un prodotto veramente straordinario. Sempre più ricco sul piano delle modalità di gioco, il videogame di calcio del colosso americano con l’aggiunta della Champions League si aggiudica un’ulteriore fetta di realismo che rendono il prodotto una vera e propria gioia per gli occhi, per le orecchie e per il cuore. FIFA 19 è la massima espressione del calcio videogiocato. Lasciarselo scappare sarebbe una vera occasione da gol mancata.

 

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 9,5
Sonoro: 9
Gameplay: 8,5
Longevità: 9,5
VOTO FINALE: 9,5

 

Francesco Pellegrino Lise




Mate 20 Pro, il nuovo top di gamma firmato Huawei

Dopo il P20 Pro lanciato nel corso della primavera passata, Huawei fa il bis nel segmento degli smartphone top di gamma. A Londra il colosso cinese ha infatti svelato il Mate 20 Pro, un dispositivo che guarda a chi lavora in mobilità. Sicurezza, potenza e durata della batteria sono le caratteristiche di spicco, in cui il nuovo smartphone è “ineguagliabile”, almeno stando alle parole del Ceo Richard Yu. Così come senza rivali, spiega l’azienda, è la fotocamera.

Obiettivo dell’azienda appare quindi evidente è quello di tenersi alle spalle Apple, superata per volumi di vendita globali, e andare all’inseguimento di Samsung, leader del settore mobile. Sul fronte della sicurezza, come l’iPhone X il Mate 20 Pro integra un sistema di riconoscimento tridimensionale del volto, ma aggiunge un lettore di impronte digitali inserito sotto lo schermo, un display Oled in vetro curvo da 6,39 pollici. Lo smartphone – che ha anche un fratello minore, il Mate 20 – integra il processore Kirin 980, primo chip a 7 nanometri al mondo che migliora le performance e riduce i consumi. Su questo fronte il Mate ha una batteria che promette di durare ben oltre una giornata, e che può persino ricaricare un altro smartphone in modalità wireless. Il processore ha a bordo l’intelligenza artificiale, che si vede nella tripla fotocamera posteriore sviluppata con la tedesca Leica.

Nei ritratti, ad esempio, all’effetto bokeh si aggiunge la possibilità di avere il soggetto a colori e lo sfondo in bianco e nero. Andando ancora più nel dettaglio, il Mate 20 pro monta sul retro una grandangolare da 40 megapixel, un’ultra-grandangolare da 20 mp e un teleobiettivo da 8 mp, che con il flash formano un nuovo design quadrato. I sensori consentono di scattare da distanza molto ravvicinata, fino a 2,5 centimetri. Migliora il riconoscimento di oggetti e scenari, e la messa a fuoco delle foto multilayer. Nel notch frontale, insieme ai sensori del 3D Face Unlock con cui accedere anche alle app, c’è invece una fotocamera da 24 megapixel.

Tra le curiosità, la possibilità di scannerizzare con la fotocamera l’immagine 3D di un oggetto, ad esempio un pupazzo di peluche, e farne una emoji tridimensionale animata. La fotocamera usa il 3D anche per calcolare le calorie nel piatto, con il riconoscimento sia del tipo di cibo, sia della quantità. La batteria è da 4.200 mAh, si ricarica al 70% in mezz’ora e ha il wireless reverse charging con cui caricare un altro smartphone a mo’ di power bank.

Diventa wireless anche il Pc projection, cioè la possibilità di trasferire lo schermo da telefono a tv. Il Mate 20 Pro arriva con 6 GB di Ram e 128 GB di memoria interna, espandibile con le nuove e più piccole schede nano SD. Il sistema operativo è Emui 9, basato su Android 9 Pie. Resistente ad acqua e polvere (IP68, può scattare foto sott’acqua), è disponibile in sei colori, tra cui il verde smeraldo e il blu mezzanotte con un nuovo pattern rigato nella scocca posteriore, cui si aggiungono nero, oro rosa, argento e twilight. Il Mate 20 si presenta invece con uno schermo Lcd da 6,53 pollici. Le fotocamere posteriori sono da 12, 16 e 8 megapixel, mentre la frontale resta da 24 mp.

Processore e sistema operativo sono gli stessi del fratello maggiore, così come la memoria interna, mentre la Ram è da 4 GB. Non mancano lo sbocco con il riconoscimento del volto e l’impronta digitale, ma con tecnologie diverse dal modello di punta. Il notch, di conseguenza, è più piccolo. Huawei Mate 20 e Mate 20 Pro sono già disponibili nei mercati europei.

Il Mate 20 ha un prezzo di 799 euro per la versione con Ram da 4GB, 849 euro per 6 GB. Il Mate 20 Pro ha un listino di 1.049 euro. L’azienda a sorpresa ha svelato a Londra anche il Mate 20 X, con schermo da 7,2 pollici (praticamente un tablet), batteria da 5mila mAh che garantisce 23 ore di riproduzione video. E’ compatibile con un pennino, dedicato a chi con il dispositivo studia o lavora. Strizza poi l’occhio ai videogiocatori, con un joypad attaccabile che trasforma lo smartphone in una console portatile. Nel corso della presentazione Huawei ha poi svelato il Mate in versione Porsche, con scocca posteriore in pelle, 8 GB di Ram e fino a 512 GB di memoria interna. In conclusione, il Huawei Watch GT: non un vero smartwatch, ma uno sportwatch pensato prevalentemente per l’attività fisica, così come la nuova smart band dell’azienda cinese, la Band 3 Pro. Il Mate 20 X sarà disponibile dal 26 ottobre a 899 euro; il Mate 20 RS Porsche Design dal 16 novembre a 1.695 euro (256 GB di memoria interna) e 2.095 euro (512 GB). Il Huawei Watch GT è venduto a 199 euro nella versione sport e a 249 euro nella versione Classic, mentre la Band 3 Pro ha un prezzo di 99 euro.

 

F.P.L.




Assassin’s Creed Odyssey, la saga approda nell’antica Grecia

Con Assassin’s Creed Odyssey per Pc, Xbox One, Ps4 e Switch, Ubisoft prosegue e amplia il progetto di rinnovamento della saga iniziata lo scorso anno con Origins (qui la nostra recensione). Basti pensare che solo tre anni fa la serie sembrava essersi arenata in un loop di titoli molto simili fra loro, ma solo ambientati in epoche differenti. Dopo lo stop di un anno deciso dalla casa francese, a seguito del lancio di Assassin’S Creed Sindycate, però la musica e cambiata e sia nel 2017 che soprattutto adesso ci hanno mostrato cosa vuol dire rinfrescare una saga senza stravolgere ciò che c’era di buono in passato, ma soprattutto migliorandone diversi aspetti. Venendo al dunque ed esaminando da vicino questo Assassin’S Creed Odyssey va fatta una premessa, ossia: la storyline non basa il proprio racconto del passato sull’eterna lotta tra Assassini e Templari bensì su un vero e ben documentato conflitto storico avvenuto nell’Antica Grecia tra il 431 e il 404 A.C. ossia la Guerra del Peloponneso.

In questo arco temporale viene ben descritta la lotta tra Sparta e Atene che diede vita a uno dei contrasti più aspri e duri che la storia ricordi e che, di conseguenza, cambiò profondamente lo scheletro della Grecia stessa. Il team Ubisoft Quebec ha ben studiato l’argomento, e vista l’accuratezza nei dettagli mostrata nel corso di tutto il gioco, se si è amanti di quel particolare periodo storico, rimarrete assolutamente estasiati da quest’ultimo capitolo della serie. Ancora di più di quanto visto in Origins, Assassin’s Creed Odyssey vuol essere un RPG a tutto tondo con elementi esplorativi e molte altre caratteristiche che distinguono questo genere. Una volta lanciato il gioco ci si accorge della prima grande novità, per la prima volta nella serie i personaggi giocabili tra cui scegliere saranno due: Alexios o Kassandra. Essendo ambientato 400 anni prima di Origins, in Odyssey la confraternita degli Assassini non ha ancora assunto i contorni che tutti i fan della saga conoscono di conseguenza i protagonisti saranno semplici mercenari spartani, discendenti di Leonida ed esiliati da bambini a seguito di una tragedia familiare. Dopo le prime ore di gioco si viene lanciati così in un epico viaggio che ha inizio dall’isola di Cefalonia, un luogo nelle vicinanze dell’iconica dimora di Ulisse. Si possono incontrare personaggi carismatici, si affrontano epiche battaglie navali e scontri campali. Si combatte contro l’esercito di Sparta o contro quello di Atene e pian piano saranno svelati i segreti della Prima Civilizzazione, uno degli elementi più oscuri dell’universo della saga, il tutto per diventare un vero eroe Greco, cambiare le sorti della guerra e portare alla luce i segreti della propria stirpe. Rispetto ai precedenti episodi, la storia di Assassin’S Creed Odyssey è però narrata in modo differente: la maggior parte dei dialoghi infatti sono a scelta multipla e le decisioni che si prenderanno avranno conseguenze, più o meno visibili, su trama, mondo di gioco, destino di alcuni personaggi e finale della storia, che ricordiamo possiede ben 9 epiloghi differenti.

https://www.youtube.com/watch?v=Q4UYOOxdjxw

Lungo il corso dell’avventura non ci sono decisioni giuste o sbagliate, ognuno è libero di vivere la propria “Odissea” come meglio crede, assumendosi però le conseguenze delle proprie azioni che potrebbero persino dare vita a tragici eventi. In tutto questo peregrinar per la Grecia antica è molto importante sottolineare che in questo nuovo capitolo della saga è presente Layla, conosciuta in Origins. La donna, che vive nel presente, è il motore scatenante degli eventi in quanto è alla ricerca di un qualcosa ben più importante dei frutti dell’Eden. A livello di carisma Layla è ancora molto lontana dal mito di Desmond, il protagonista storico della serie, ma gioco dopo gioco siamo certi che l’interesse verso questo personaggio crescerà sempre di più fino a forgiare un nuovo eroe iconico del brand. Assassin’s Creed Odyssey offre a tutti gli appassionati una gigantesca offerta, ma affida il timone al giocatore, chiamandolo a costruire da solo la propria storia. Ad accompagnare una scrittura migliorata della storia è presente anche una diversa gestione del livello richiesto per compiere le missioni. Ad esempio se si è lasciato indietro un compito, man mano che Kassandra ed Alexios diventeranno più forti le missioni si faranno più difficili avanzando di livello al pari del protagonista. Questa è una scelta vincente, che non sminuisce nessuna quest, neanche quelle delle prime ore di gioco, garantendo sempre una sfida ben proporzionata. Per aumentare di livello sarà necessario svolgere svariati compiti, dato che la progressione risulta simile a quella vista in Origins. A step prestabiliti, infatti, la trama principale alza l’asticella del livello richiesto, e nelle fasi finali il gap da coprire è abbastanza importante. Tutto questo aumenta la longevità in quanto sarà necessario dedicarsi a lunghe sessioni di sottoquest per potenziare il proprio avatar. Nonostante le missioni che si adattano al livello del giocatore, bisognerà dedicarsi a svariate ore di farming che vanno in contrasto con il coinvolgimento emotivo della scrittura, che dispensa momenti degni di nota ad altri piuttosto blandi. Nella difficoltà complessiva del titolo persiste qualche sbilanciamento nella difficoltà generale, con quest che presentano nemici più coriacei rispetto al livello richiesto e viceversa. Nulla di estremamente complesso che rovina l’esperienza di gioco, ma comunque va sottolineato. Assassin’s Creed Odyssey rappresenta la vera rottura con l’anima storica della serie, reggendo meglio gli attuali standard degli action RPG ma lasciando ancora qualche piccola sbavatura tra conseguenze delle scelte e progressione.

È certo che Ubisoft ha dato grande enfasi al senso di immersività, integrando un sistema opzionale di vivere l’esperienza di gioco: nella “Modalità Esplorazione” è possibile infatti rimuovere tutti i simboli da HUD e mappa, e raggiungere i luoghi di interesse affidandosi unicamente alle indicazioni raccolte dai dialoghi. Una trovata senz’altro particolare ma considerando che per completare tutti i filoni narrativi ci sono volute circa settanta ore, vivere l’enorme esperienza che offre Odyssey in questo modo fa lievitare in maniera enorme le ore necessarie al completamento dell’avventura. Ciononostante è palpabile la volontà degli sviluppatori di offrire un approccio meno guidato alle vicende della campagna, e ne è un caso emblematico la lotta alla setta: una lunga caccia a tutti i membri del culto, protetti dall’anonimato. Alcune figure di questa pseudo massoneria fanno la loro comparsa seguendo la quest principale, altre si nascondono in luoghi da scoprire solo dopo aver ottenuto il giusto indizio. Si tratta di un pizzico di brio che non dispiace, e che aiuta a variare la formula delle quest relative alla sottotrama. Giocando ad Assassin’S Creed Odyssey la sensazione che si prova rispetto al passato è quella di una costante miglioria rispetto a quanto visto in passato figlia di ciò che è stato fatto con Origins. Ad esempio i combattimenti restano all’apparenza identici ma influenzati da un’assenza piuttosto importante, ossia quella dello scudo. Lo strumento è stato volutamente rimosso e la manovra difensiva è affidata per intero ad una parata con l’arma equipaggiata. Una delle novità più interessanti però è un sistema di abilità attive estremamente ricco di mosse, dall’iconico “calcio di Sparta”, ispirato al film 300, alla possibilità di strappare gli scudi nemici. Tutte le abilità, insieme ai perk passivi, sono divise in tre rami differenziati, ed ognuna di esse può esser ulteriormente potenziata un certo numero di volte. Ne risulta che attraverso le ore di gioco ognuno si può plasmare il proprio personaggio come si preferisce, grazie anche alla possibilità di riassegnare tutti i punti esperienza col giusto ammontare di dracme. A mettere un po’ di pepe all’avventura ci pensano i mercenari, una versione riveduta e corretta dei Phylakes visti in Origins. Questi cacciatori di taglie si muoveranno nel caso di reati commessi alla luce del sole, e rappresentano una minaccia costante e fastidiosa. Se nel capitolo scorso il loro arrivo era favorito dagli allarmi delle fortezze, in Assassin’S Creed Odyssey la loro caccia diventa più pressante e, soprattutto, senza fine. L’unica pecca in tutto questo gran calderone di novità e migliorie è l’intelligenza artificiale nemica che, nonostante un’aggressività maggiore, è ancora vittima di singhiozzi ben poco appassionanti. Nell’ultima fatica di Ubisoft però non si combatte solo a terra, infatti fanno il loro graditissimo ritorno anche gli scontri navali, ben più approfonditi rispetto alle brevi battaglie viste in Origins. Kassandra ha a disposizione una sua nave, con ciurma e luogotenenti annessi, ed un armamentario di frecce, arpioni e violenti speronamenti. Guardando al passato di casa Ubisoft, le battaglie navali di Odyssey non possono competere con quelle viste in Black Flag o Rogue, ma contestualizzandole nell’ambito di un elemento accessorio in un’offerta ludica sempre più vasta, è chiaro come acquisiscano un valore diverso. In poche parole sono scontri semplici, complice anche la tecnologia dell’epoca, ma ben realizzati e funzionali al loro scopo. Insomma, alla luce di quanto detto, Assassin’s Creed Odyssey si presenta con un’offerta mai vista prima nella storia della serie, un piatto ricco di elementi spalmati su una mappa a dir poco immensa, missioni dinamiche a seconda delle scelte fatte in determinati frangenti e migliorie alla base costruita in Origins.

A livello grafico il gioco si presenta con una qualità su schermo assolutamente sorprendente che farà letteralmente impazzire i giocatori. A livello tecnico raramente si possono riscontrare cali di frame nelle fasi più concitate o bug eclatanti. Da sottolineare, e celebrare soprattutto, la fedele riproduzione storica della Grecia del 400 A.C. e l’amabile colonna sonora. Buona anche la localizzazione in italiano (che bisognerà scaricare al primo avvio del titolo e peserà ben due giga). Non convince appieno la linea narrativa intrapresa e continuata nel presente ma, fortunatamente, le gesta di Alexios e Kassandra riescono a mitigare il tutto grazie a costanti colpi di scena forti di un contesto storico tanto solido quanto emozionante. Il nuovo Assassin’s Creed Odyssey è l’espressione massima della serie in termini di esplorazione: starà al giocatore decidere da che parte stare, cosa fare e soprattutto cosa essere. Tirando le somme, la nuova avventura sviluppata da Ubisoft Quebec taglia in modo netto con il passato e “trasforma” Assassin’s Creed in un vero RPG con dialoghi a scelta multipla, che avranno impatti sull’intero mondo di gioco, un sistema di progressione delle abilità ricco e intelligente, ma anche grazie a un sistema di gestione armi ed equipaggiamento intuitivo e assolutamente interessante. Il team di sviluppo ha creato un sistema di progressione corposo e stratificato con un albero delle abilità più semplificato di quello presente in Origins ma nello stesso tempo più efficace. Ha poi anche stravolto in parte il sistema di combattimento introducendo potenti e speciali abilità capaci di ribaltare le sorti di uno scontro e rendendo i combattimenti alla luce del sole molto più appaganti, fluidi e divertenti rispetto alle fasi stealth. Nel farlo, però, tradisce la filosofia stessa dell’assassino, probabilmente una scelta per andare incontro ad un pubblico diverso. Ubisoft Quebec non ha avuto paura di osare e il risultato sulla carta è assolutamente positivo. Sia che siate amanti della serie, sia che non abbiate mai giocato a un capitolo della saga, Assassin’s Creed Odysey è a nostro avviso un acquisto obbligatorio, un titolo che ha un non so che di magico e che è in grado di far respirare l’atmosfera della Grecia antica.

 

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 9
Gameplay: 8,5
Sonoro: 9
Longevità: 9,5
VOTO FINALE: 9

 

Francesco Pellegrino Lise




Forza Horizon 4, corse folli e adrenalina su Xbox One e Pc

Dopo aver percorso a tutta velocità le strade del Colorado, dopo aver bruciato treni e treni di copertoni per i meravigliosi paesaggi dell’Europa Mediterranea e dopo aver sfidato piloti di tutto il mondo in Australia, Turn 10 e Playground Games hanno deciso di ambientare l’ultimo capitolo della serie racing in esclusiva per Pc e Xbox One, Forza Horizon 4, in Gran Bretagna. Appena avviato il gioco ci si trova dinanzi alla prima delle molte novità introdotte in questo quarto capitolo della serie: le Stagioni. Durante la prima gara introduttiva si avrà la possibilità di saggiare velocemente ognuna delle 4 Stagioni, caratterizzate da enormi differenze paesaggistiche che coinvolgono anche il modello di guida. Una volta conclusa questa prima gara-spettacolo comincia quella che è una vera e propria fase introduttiva a Forza Horizon 4. A inizio carriera la prima cosa da fare sarà quella di scegliere il proprio alter ego virtuale tra un ampio numero di personaggi disponibili, sia di sesso maschile che femminile, tutti personalizzabili sia nel vestiario che con particolari accessori e le ormai celebri emote per celebrare le vittorie. Una volta selezionato il proprio avatar, che fortunatamente per gli indecisi sarà possibile cambiare in qualsiasi momento, ha inizio l’avventura nel nuovo Horizon Festival. In Forza Horizon 4 si torneranno a vestire i panni del novellino che vuole farsi un nome nel mondo delle corse automobilistiche, e quale migliore occasione del Festival più grande di tutti per affermarci come campioni? Quindi, dopo le consuete presentazioni con alcuni dei personaggi che supporteranno il protagonista in questa avventura, si verrà catapultati in una sorta di proprio prologo al gioco. Durante questa fase l’obiettivo di chi gioca sarà quello di guadagnare il braccialetto giallo che dà accesso alle gare diventando così a tutti gli effetti un pilota Horizon, e per farlo c’è solo un modo: accumulare punti influenza, farsi conoscere ed aumentare a dismisura i fan. In questa prima fase del gioco il ciclo delle stagioni è nelle mani del giocatore, infatti, per cambiare stagione è necessario raggiungere un determinato valore di influenza fra i fan in modo tale da sbloccare una gara esibizione che, una volta completata con successo, consentirà di procedere alla stagione successiva. Si comincia con la calda quanto semplice Estate, dove l’obiettivo principale è correre, vincere ed esplorare liberamente la mappa di gioco.

https://www.youtube.com/watch?v=VmQNo8xtcAg

Non appena si sblocca l’autunno, si verrà in contatto con la seconda novità di rilievo introdotta in Forza Horizon 4: il Mondo Condiviso. Per la prima volta nella serie, infatti, non si gareggia più in solitaria per poi passare alla componente multigiocatore, ma entrambe le modalità sono ora fuse in un’unica, grandissima e favolosa esperienza di gioco. E’ bene sottolineare, soprattutto per chi preferisce giocare in solitaria senza alcuna interferenza, che la presenza del Mondo Condiviso non influisce in nessun modo sulla modalità single player visto che, durante le fasi di guida libera, le collisioni con gli altri giocatori sono disabilitate, annullando totalmente tutti quei comportamenti da pirati della strada da parte di giocatori che si divertono solo ad infastidire gli altri. In Forza Horizon 4 si ha la possibilità di incontrare altre persone, di sfidarle o di arruolarle nella propria carovana o di partecipare a gare con giocatori umani invece dei soliti Drivatar guidati dall’IA, o anche semplicemente di godersi il gioco in solitaria senza alcuna interferenza esterna. Tutto dipende dal giocatore e nessun obbligo andrà a modificare le abitudini di gioco di chi sta dinanzi lo schermo. All’inizio di ogni singola gara, tranne che per le esibizioni e altre gare speciali, si ha la possibilità di decidere come affrontarla: giocatore singolo, contro altre persone, in modalità rivali e addirittura in cooperativa. Insomma, come si può capire da queste prime righe, i ragazzi di Turn 10e Playground Games hanno svolto un lavoro veramente eccezionale e che siamo certi accontenterà qualsiasi tipo di giocatore: dal “lupo solitario” al più competitivo di tutti. Una volta che si è portato a termine l’intero ciclo stagionale del prologo si verrà catapultati in quello che è il vero e proprio gioco. Da questo momento in avanti le stagioni di Forza Horizon 4 assumono la loro vera forma e durata: una settimana reale durante la quale tutti i giocatori collegati ai server di gioco saranno sincronizzati tra loro correndo quindi in quello che diventa a tutti gli effetti un mondo virtuale vivente, popolato da decine e decine di piloti scatenati. Ogni stagione è caratterizzata, oltre che dal naturale cambiamento di panorama e di condizioni atmosferiche che coinvolgono la morfologia dei terreni, anche da una moltitudine di eventi a tempo come nuove sfide e nuovi campionati stagionali che, ovviamente, si concluderanno al cambio di stagione. Non possono certamente mancare poi i classici eventi Forzathon, e ovviamente anche questi hanno subito un forte rinnovamento: oltre alle classiche sfide tipiche di entrambe le serie Forza, in Forza Horizon 4 appaiono per la prima volta i particolari eventi Forzathon Live. Durante il gioco si verrà avvisati da un messaggio su schermo della presenza di un evento Forzathon Live e, se lo si desidera, sarà possibile raggiungere il luogo di inizio entro il tempo stabilito e cominciare questa nuova avventura in cooperativa con un massimo di altri 11 piloti. Questi eventi sono suddivisi in tre livelli sequenziali, e per compierli tutti si ha un tempo limite di 15 minuti. Qui non sarà necessario sfidare altri giocatori ma cooperare per completare le sfide proposte, ottenendo così i nuovi crediti Forzathon; sfide che spaziano dal raggiungimento di una determinata velocità totale davanti ad un autovelox a raggiungere un determinato punteggio in zone di derapata e così via. Questi particolari crediti saranno utilizzabili esclusivamente nel nuovo Forzathon Shop, un negozio ad hoc che permette di comprare auto e accessori altrettanto speciali, dando quindi delle ottime motivazioni ai videogiocatori per partecipare molto spesso a tali eventi.

https://www.youtube.com/watch?v=FPaBK2mwd5Q

Un’altra grande novità che caratterizza Forza Horizon 4 è la “Vita Horizon”. Questa altro non è altro che un enorme riepilogo di tutti i progressi svoltio in game, divisi per categorie che vanno da quelle dedicate alle varie tipologie di gara passando per le categorie relative alla personalizzazione estetica dei veicoli, a quella per gli assetti, arrivando alle categorie riservate all’esplorazione o alla componente multigiocatore e addirittura alla categoria dedicata a Mixer, la piattaforma di streaming di Microsoft, per un totale di ben 25 diverse carriere. Ogni singolo progresso ha la sua categoria, ed ogni categoria è composta da più livelli. Vincendo ad esempio molte gare su strada si potranno sbloccare i livelli successivi, per arrivare poi al decimo che sbloccherà quella che è a tutti gli effetti una finale che permetterà ai giocatori di diventare i campioni di quella determinata categoria. Al salire di ogni livello naturalmente si avrà accesso a ricompense di vario tipo, da bonus in crediti, ruote della fortuna, a gare di livello superiore, passando per accessori per la personalizzazione degli avatar fino a nuovi clacson o anche nuove frasi per la chat rapida. Sempre in tema di novità, in Forza Horizon 4 fanno la loro comparsa le Case. Posizionate per l’enorme mappa di gioco ci sono diverse abitazioni, dal piccolo cottage in riva al lago, ad enormi e lussuose, ma anche ville storiche. Una volta acquistata la casa che si vuole, a patto di avere il numero di crediti necessario, si avrà accesso ai bonus ad essa collegati e alle sue funzioni, tra cui la possibilità di cambiare avatar o di modificarne l’aspetto, l’accesso al proprio garage con la possibilità di personalizzare le auto, Autovista, l’Auto Salone in cui acquistare nuovi veicoli e la Casa d’Aste utile per vendere le vetture che si sono vinte in precedenza ma che non vengono usate. Una volta che si avranno più abitazioni a disposizione si potrà anche usare il classico viaggio rapido per spostarsi da una all’altra, oltre che alla sede del Festival. La nuova impostazione Mondo Condiviso ovviamente non ha intaccato tutte quelle modalità online che avevano caratterizzato gli scorsi capitoli di Forza Horizon come la modalità Avventura, ora chiamata Avventura a Squadre. Ci si potrà unire a un’Avventura in qualsiasi momento, ma si potrà anche decidere di creare la propria. Scegliendo di crearla si potrà decidere la stagione in cui ambientarla, limitare la trazione delle auto e abilitare o meno le gare Scatto Guida Libera, ossia quelle competizioni senza alcun checkpoint che si fanno dal traguardo di una gara appena conclusa alla linea di inizio della successiva. Una volta compiute queste prime scelte si potrà decidere la tipologia di auto e limitare la competizione ad una sola classe, per poi decidere quante e quali gare utilizzare nella propria avventura andando anche ad impostare l’ora del giorno e le condizioni meteo di ognuna di esse. Una volta impostato il tutto sarà possibile iniziare la propria Avventura, invitando gli amici online e dando il via alla competizione. Sarà possibile aggiungere ogni tipo di gara già affrontata nella modalità storia, dalle gare normali passando per le gare Arena o per le intense finali, ed anche in questo caso si avrà la totale libertà di decidere praticamente ogni singolo aspetto creando l’Avventura “perfetta” senza alcuna limitazione. In Forza Horizon 4 torna anche la possibilità di aderire a un Club o di crearne crearne uno da zero e, ovviamente non può certo mancare la profondissima personalizzazione, sia estetica che prestazionale, di tutti i veicoli presenti. Il solito editor di livree ritorna alla grande consentendo di creare delle vere e proprie piccole opere d’arte da condividere con la community, o di scaricare i design degli artisti migliori che da sempre rendono le possibilità di personalizzazione di entrambe le serie Forza veramente uniche.

https://www.youtube.com/watch?v=zJ477xAIlgU

In Forza Horizon 4 è presente anche la possibilità di creare le proprie gare prendendo come base i percorsi dei tracciati già presenti, andando però a modificare i veicoli coinvolti e la loro classe. Sarà invece disponibile post-lancio la possibilità di creare le proprie gare da zero, decidendo tutto, dai veicoli coinvolti all’intero percorso da seguire: un’aggiunta più che interessante che dovrà essere rodata per bene prima dell’effettiva disponibilità. In questo quarto capitolo della saga fa il suo ritorno anche la modalità Drone introdotta nello scorso titolo, perfetta per scattare fotografie ai meravigliosi paesaggi che il gioco offre o ai tantissimi bolidi presenti, ma anche ideale per la ricerca dei Gioielli Dimenticati sempre ben nascosti nell’enorme mondo di gioco. L’ultima novità introdotta da Forza Horizon 4, relativa però ai soli possessori di Xbox One X, è la possibilità di scegliere tra due impostazioni grafiche distinte: la Modalità Prestazioni che permette di giocare in 1080p HDR a 60 frames per secondo, e la Modalità Definizione che blocca il frame-rate a 30 immagini per secondo ma che può contare su una definizione nativa di 4k sempre in HDR. In ognuno dei casi vi assicuriamo che dal punto di vista prettamente estetico Forza Horizon 4 è un titolo veramente impressionante, che si piazza senza ombra di dubbio nell’olimpo dei racing games. Annoiarsi mentre si gioca l’ultimo capolavoro di Turn 10 e Playground Games è veramente impossibile, quindi, se si sta cercando un gioco di corse dalla natura non simulativa ma che offra un mondo di gioco vastissimo, tante cose da fare, una grafica di altissimo livello e che dia la possibilità di giocare sia da soli, sia cooperando che competendo con altre persone in tutto il mondo, Forza Horizon 4 non vi deluderà mai.

 

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 10
Sonoro: m9,5
Gameplay: 9,5
Longevità: 9,5
VOTO FINALE. 9,5

 

Francesco Pellegrino Lise




Galaxy A9, lo smartphone Samsung con 4 fotocamere

Samsung ha annunciato il nuovissimo Galaxy A9, lo smartphone progettato per chi ama esplorare, immortalare ogni momento e condividerlo istantaneamente. Con una rivoluzionaria quadrupla fotocamera posteriore un design elegante e funzionalità fondamentali per la vita di ogni giorno, Galaxy A9 è lo smartphone capace di trasformare la realtà in immagini. “Come leader globali nel settore degli smartphone, siamo ben consapevoli dell’esigenza di significative innovazioni in un mondo frenetico guidato dalla comunicazione visiva”, ha dichiarato DJ Koh, Presidente e CEO della divisione IT & Mobile Communications di Samsung Electronics. “Grazie alla nostra esperienza nello sviluppo di fotocamere per gli smartphone, stiamo introducendo tecnologie di nuova generazione in tutto il portfolio Galaxy, per offrire ad un numero sempre maggiore di persone la possibilità di sperimentare funzionalità all’avanguardia. Siamo entusiasti di essere riusciti a mantenere questa promessa e di poter presentare una tecnologia unica al mondo con la fotocamera di Galaxy A9”. In un mondo stimolante e sempre connesso, in cui si scattano e condividono istantaneamente le foto dei momenti da ricordare, lo smartphone è diventato molto di più di un semplice telefono. Ecco perché Galaxy A9 è dotato delle più avanzate innovazioni, per consentire a tutti di vivere nuove esperienze e immortalare ogni giorno i momenti migliori in altissima definizione.

L’innovativa quadrupla fotocamera posteriore

Galaxy A9 permette di scattare con la massima facilità splendide foto. Quattro obiettivi offrono prospettive illimitate per dare sfogo alla creatività per scattare, creare e condividere immagini mozzafiato. È possibile sfruttare lo zoom ottico 2x per scatti incredibili e ultra-dettagliati, sia da vicino che da lontano. Scattare foto da professionista sarà un gioco da ragazzi grazie all’obiettivo ultra-grandangolare che permette di catturare non solo il soggetto ma tutto il panorama. Per esprimere la propria creatività è disponibile l’obiettivo di profondità da 5MP. Sarà sufficiente sfruttare la funzione Messa a fuoco Live per controllare la profondità di campo e ottenere un effetto bokeh incredibile. Infine, è possibile scattare immagini chiare e luminose in qualsiasi condizione di illuminazione grazie all’obiettivo principale da 24 MP di Galaxy A9, che consente di realizzare splendide foto in qualunque momento della giornata. Un comparto fotografico completo reso eccezionale dall’aiuto di strumenti come Ottimizzatore Scene, grazie al quale la fotocamera intelligente è in grado di riconoscere in automatico la scena inquadrata per ottimizzare istantaneamente la qualità dell’immagine, e la Rilevazione Difetti, per scatti sempre perfetti.

Funzionalità incredibili per prestazioni eccezionali

L’affidabile durata della batteria da 3.800 mAh di Galaxy A9 consente di sfruttare prestazioni elevate con la massima autonomia. Galaxy A9 è l’espressione massima della tecnologia: un concentrato di velocità, potenza e memoria grazie ai 6GB di RAM, al processore Octa Core e ai 128 GB di memoria interna espandibili fino a 512 GB. Progettato per rendere la vita di ogni giorno più semplice, il nuovo Galaxy A9 al lancio avrà già in dotazione funzionalità quali Bixby, Samsung Pay e Samsung Health, oltre a numerose funzionalità per il multitasking, come Unisci App.

Design che esalta ogni stile

In linea con la grande tradizione di Samsung nel campo del design, Galaxy A9 è disponibile in tre colorazioni uniche con un design elegante ed ergonomico che si adatta perfettamente alla mano e una parte posteriore arrotondata in 3D Glass, il nuovo smartphone di Samsung risulta pratico e confortevole nella mano. Galaxy A9 sarà disponibile a partire da novembre al prezzo consigliato di 629€, nelle colorazioni Caviar Black, Lemonade Blue e Bubblegum Pink.

 

Francesco Pellegrino Lise




Microsoft Project xCloud, il gaming del futuro è in streaming

Microsoft annuncia ufficialmente Project xCloud, un nuovo progetto globale per permettere agli utenti di accedere alle migliori esperienze di gioco da qualsiasi dispositivo, in qualunque momento e in qualsiasi luogo, grazie alla tecnologia Cloud. Troppo spesso, infatti, le esperienze di gioco risultano frammentate e confinate all’interno delle potenzialità e dei limiti offerti dai dispostivi utilizzati. Nella visione di Microsoft, l’esperienza gaming del futuro si concretizzerà con la possibilità di giocare a qualsiasi titolo, da qualunque dispositivo e con chi si desidera, ponendo l’utente al centro dell’experience. Per realizzare tutto ciò, Microsoft ha combinato i suoi quasi 40 anni di esperienza nel settore con le potenti funzionalità offerte da Microsoft Azure e Microsoft Research per creare una tecnologia di game streaming globale: Progetto xCloud. La nuova tecnologia di game streaming è complementare al costante lavoro di Microsoft per il potenziamento hardware della console e gioca un ruolo fondamentale nella realizzazione del futuro del gaming. Project xCloud ha l’obiettivo di offrire ai gamer – indipendentemente dall’utilizzo di una console o del PC – la possibilità di scegliere il luogo e il momento migliore per giocare, consentendo ai giocatori di accedere a mondi, personaggi e storie immersive anche da mobile. Gli sviluppatori degli oltre 3.000 titoli oggi disponibili per Xbox One, così come gli studi che stanno sviluppando i giochi del futuro, saranno in grado di sfruttare Project xCloud per ampliare sensibilmente l’accesso ai titoli senza lavoro aggiuntivo. Project xCloud è attualmente in fase di test su dispositivi collegati via Bluetooth a un Xbox Wireless Controller, che consentono inoltre di giocare tramite input touch. Lo sviluppo e la crescita di Project xCloud rappresentano un percorso pluriennale: il prossimo anno inizieranno i test pubblici, che consentiranno a Microsoft di mettere alla prova il servizio con volumi e posizioni geografiche differenti. L’obiettivo è sviluppare un’esperienza di gioco eccezionale dedicata ai gamer Xbox e consentire agli sviluppatori di raggiungere centinaia di milioni di nuovi giocatori.

F.P.L.




Con Valkyria Chronicles 4, la saga videoludica torna a brillare

Dopo mesi di attesa, arriva finalmente anche in Occidente Valkyria Chronicles 4, ultimo capitolo della serie di RPG strategici creata da SEGA per PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch e PC. Ambientato parallelamente al primo capitolo, il titolo seguirà le vicende di Claude Wallace e dei membri della Squadra E da lui capitanata, che dovranno sfidare plotoni di soldati nemici e l’ostilità di un territorio avverso pur di riuscire ad accaparrarsi la vittoria della Seconda Guerra Europea. Grazie a un’estrema profondità di tematiche e personaggi e a uno stile di gioco strategico, si tratta di un vero e proprio ritorno alle origini per la saga che saprà coinvolgere tutti gli appassionati del genere. A livello di trama, Valkyria Chronicles 4 è ambientato nel 1935 dove due potenze combattono per il controllo dell’Europa. A Oriente il sole sorgeva sull’autocratica Alleanza Imperiale esteuropea, altrimenti nota come l’Impero. Ad ovest, una rete di democrazie vagamente alleate formava la Federazione Atlantica. Entrambe le potenze dipendevano dalla ragnite, un minerale prezioso per la loro prosperità. La sua crescente scarsità portò inevitabilmente alla guerra. Grazie alla sua schiacciante potenza militare, l’Impero invase un paese dopo l’altro. Incapace di mantenere uniti i propri ranghi, la Federazione si ritrovò alle corde. Con il 70% d’Europa sotto l’Impero, la Federazione pose tutte le sue speranze in un attacco disperato: l’Operazione Croce del Nord. Essa prevede di conquistare parte del terreno imperiale fino ad arrivare nel cuore della capitale, distruggendo così le difese nemiche e il vero e proprio cuore dell’Impero. E qui ha inizio l’avventura di Valkyria Chronicles 4, infatti, tra i partecipanti a questa operazione militare spicca la promettente Unità E, composta perlopiù da adolescenti provenienti dai territori del Principato di Gallia. Questo gruppo di giovani guerrieri, memori di ciò che è successo al proprio paese, ha deciso di ribellarsi all’Impero e attuare così la propria vendetta. Capitanati da Claude Wallace il gruppo riesce in poco tempo a scalare i più alti ranghi militari, entrando così nel corpo speciale dei Ranger. Legati da un filo indissolubile, Claude e i suoi compagni faranno di tutto pur di distruggere l’Impero in memoria della loro cittadina ormai scomparsa. Senza alcuna sorpresa, lo stile narrativo offerto da Valkyria Chronicles 4 è assolutamente nipponico. Ciò significa che non mancano inutili digressioni, lungaggini varie e una spruzzatina di comicità spesso demenziale, che tanto stona con i temi che la trama si prende la briga di tirare in ballo. Eppure seguire l’intera vicenda, che spesso e volentieri si dirama attraverso cut-scene e dialoghi assolutamente opzionali, e quindi eventualmente ignorabili, è piacevole, appassionante, coinvolgente. In breve, e quasi per magia dopo una fase iniziale piuttosto lenta, ci si scopre intrigati dagli scorci di un mondo un po’ retrò, un po’ fantasy, dalle dimensioni di un conflitto gigantesco, dalle relazioni che si instaurano e legano i vari membri dell’Unità E. Il grosso del merito va ad una perfetta caratterizzazione dei protagonisti, ma anche ai contorni di un mondo immaginifico coerente e realistico quel tanto che basta per introdurre e trattare tematiche d’impatto e per nulla scontate.

A livello di gameplay, Valkyria Chronicles 4 è un vero spasso, si ha infatti a disposizione un vero e proprio plotone di soldati che bisognerà addestrare, equipaggiare e mandare in battaglia, ognuno con le proprie peculiarità che lo renderanno unico sul fronte. Starà dunque a chi si trova dinanzi lo schermo decidere quale personaggio sarà più indicato da schierare per quel determinato conflitto, stando sempre ben attenti a tutte le avversità che bisognerà affrontare. Sì, perché la guerra non fa sconti a nessuno e, come nella realtà, all’interno del titolo i soldati potranno morire in battaglia sparendo definitivamente dalle truppe a disposizione. In Valkyria Chronicles 4 per poter organizzare la propria squadra al meglio bisognerà sfruttare il Quartier Generale, che consentirà di attrezzare i soldati e far salire di livello la loro classe. Durante i conflitti infatti sarà possibile acquisire esperienza e denaro che potranno essere investiti nel miglioramento delle truppe grazie alle diverse strutture presenti all’interno del campo base. L’aspetto strategico del gioco inizierà dunque ben prima di schierare i commilitoni in battaglia in quanto se non si preparerà adeguatamente la squadra il rischio di essere letteralmente sterminati è incredibilmente alto. Grazie alla Sala di Comando si potrà decidere quali soldati faranno parte della squadra che potrà essere schierata in battaglia e chi invece rimarrà come riserva all’interno del Quartier Generale, oltre alla possibilità di decidere il loro equipaggiamento. L’Addestramento invece sarà fondamentale per potenziare il livello delle sei classi di milizia presenti all’interno del gioco, aumentando così le loro statistiche di base andando così a sbloccare il loro vero potenziale in battaglia. Nella Struttura R&S ci si potrà occupare invece dello sviluppo di nuovi armamenti sia per i soldati che per i veicoli da guerra, mentre nella Mensa sarà possibile interagire con i commilitoni e finanziare nuove tattiche che potranno essere sfruttate in battaglia. All’inizio dei conflitti le scelte effettuabili all’interno del Quartier Generale saranno abbastanza limitate ma con l’avanzare della guerra si apriranno tantissime nuove possibilità di scelta per il giocatore, possibilità che renderanno l’esperienza di gioco complessa, appagante ed emozionante.

Fortunatamente, Valkyria Chronicles 4 non delude nemmeno sul piano prettamente ludico, offrendo una rilettura del genere di riferimento, quello degli strategici a turni, che delizierà gli esperti e favorirà i neofiti, per nulla impauriti da un gameplay assolutamente padroneggiabile e comprensibile. Il segreto principale dalla produzione SEGA è la facilità di lettura di ciascuna schermata, la chiarezza con cui ogni meccanica viene introdotta e spiegata tramite brevi tutorial testuali che spiegano in poche righe come comportarsi di fronte ad ogni nuova difficoltà. Per quanto riguarda il combat system, il titolo targato SEGA è anche in questo ambito intuitivo quanto appagante: una volta schierato il proprio manipolo di combattenti, avrà inizio la fase del giocatore, fase nella quale si potranno muovere le diverse unità all’interno dell’area di gioco, attaccare i nemici, andare in soccorso degli alleati o anche semplicemente posizionarle strategicamente. La loro posizione sarà infatti fondamentale per poter contrattaccare al meglio i nemici, ogni personaggio possiede infatti un raggio d’azione determinato dalla propria classe e quando il nemico capiterà al suo interno lo attaccherà in automatico. Se posizionati strategicamente dunque sarà possibile risolvere il conflitto in pochi turni, riuscendo ad annientare gli avversari durante la loro fase di gioco semplicemente bloccando i loro tentativi di attacco. Oltre alle missioni di storia in Valkyria Chronicles 4, ci sono altre due tipologie di battaglie che si possono affrontare liberamente: si tratta delle schermaglie e delle storie unità. Le prime sono semplicemente delle missioni secondarie, che si sbloccheranno progredendo con la trama principale, e che serviranno principalmente per ottenere esperienza e soldi aggiuntivi da investire nel miglioramento dei nostri soldati. Le storie unità invece sono delle vere e proprie sottotrame che permettono di conoscere meglio la storia dei membri della squadra e, completandole, i protagonisti coinvolti subiranno un miglioramento nei loro tratti peculiari. Anche sul versante grafico Valkyria Chronicles 4 rimane fedele al suo spettacolare stile visivo che lo fa sembrare una sorta di film d’animazione disegnato ad acquerelli. Grazie al potenziamento dell’engine grafico CANVAS le immagini a schermo risultano ancora più definite e affascinanti. I modelli poligonali sono appena passabili e lo stesso si può dire delle animazioni, che si potranno comunque vedere solo in pochissime occasioni e più che altro circoscritte ai volti inquadrati nei dialoghi. Questi limiti sono ad ogni modo ben celati grazie a una direzione artistica davvero egregia, e a una trama assolutamente coinvolgente. La qualità non si limita però solo agli effetti dell’engine o all’uso dei colori, ma si può soprattutto ammirare anche nel character design e nella particolare caratterizzazione dell’Europa in guerra. La colonna sonora del maestro Hitoshi Sakimoto, nonostante le tracce presenti in game possano risultare poche, riesce a coinvolgere e ad emozionare anche perchéla qualità delle composizioni orchestrali è davvero superlativa. Il compositore storico della saga riesce ancora una volta a trasmettere il giusto senso di tensione e pathos delle battaglie, e lo fa con uno stile che risuona naturalmente con i temi degli episodi precedenti. Il doppiaggio inglese, infine, fa il suo dovere, anche se non quanto quello originale giapponese, che è per fortuna disponibile per la gioia dei puristi. I dialoghi fortunatamente sono tutti sottolineati in lingua italiana e così anche chi non mastica bene l’inglese potrà godere della bellezza della trama di Valkyria Chronickes 4. Tirando le somme, il titolo si presenta come un prodotto divertente, ma allo stesso tempo emozionante, intuitivo nei comandi e allo stesso tempo complesso nelle sue tematiche e strategie di gioco. Quello che più colpisce però, è come tutte le vicende vissute dai protagonisti, nonostante siano ambientate in una realtà fittizia, siano plausibili mettendo in luce l’ottimo lavoro svolto dalla software house nel ricercare elementi storici realmente accaduti per dare un tocco di realismo al gioco. Certo, il titolo non è perfetto e ci sono ancora dei piccoli dettagli che si possono correggere, ma ci si trova dinanzi a un software capace di lasciare il segno e di restare ben impresso nella mente di chi lo gioca.

 

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 8
Sonoro: 8,5
Gameplay: 9
Longevità: 8,5
VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise