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Bologna, l’ex area militare Sta.Ve.Co. diventa Parco della Giustizia:

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Agenzia del Demanio, Ministero della Giustizia e Comune presentano per la prima volta il concorso di progettazione internazionale appena bandito per la rigenerazione di un quadrante strategico della città

Prende il via un’importante operazione di riqualificazione urbana che vede protagonista l’ex cittadella militare Sta.Ve.Co., un’area di circa 9 ettari che si sviluppa tra le colline e il centro storico, destinata a diventare il futuro Parco della Giustizia. Questo è il tema al centro dell’evento che si è svolto questa mattina, dove sono stati illustrati i contenuti del bando di gara del concorso internazionale, appena pubblicato dall’Agenzia del Demanio, per la progettazione e il recupero dell’intera struttura.

L’iniziativa si inserisce all’interno del protocollo di intesa firmato nel 2018 dall’Agenzia del Demanio, dal Ministero della Giustizia, dal Comune di Bologna, dalla Corte di Appello, dalla Procura Generale, dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Provveditorato Interregionale alle OO.PP. per la Lombardia e l’Emilia-Romagna. Grazie a un impegno di spesa complessivo di circa 270 milioni, finanziato dal Ministero della Giustizia, di cui sono già stati stanziati circa 105 milioni di euro per gli interventi del primo lotto, si darà avvio ad una complessa operazione di recupero e rifunzionalizzazione dell’ex Sta.Ve.Co che ospiterà un ampio Parco ad uso pubblico e uffici di nuova generazione.

All’evento di presentazione del concorso di progettazione sono intervenuti il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, il direttore dell’Agenzia del Demanio Alessandra dal Verme e il sindaco Matteo Lepore.

“Si tratta di un progetto che viene da lontano e che consentirà di raggiungere un obiettivo prestigioso – ha commentato il viceministro Sisto -. Il gioco di squadra fra i soggetti coinvolti assicurerà rapidità e qualità dell’intervento, grazie a procedure moderne e attenzione alla selezione dei materiali. Il risultato sarà un edificio funzionale e bello, che diventerà un punto di riferimento per la città. Occuparsi di edilizia giudiziaria significa capire che c’è una giustizia migliore se i luoghi sono migliori. Il collegamento con la città consente di dare alla giustizia un’immagine più vicina alla persone grazie alla contaminazione con il tessuto cittadino”.

“Il Parco della Giustizia di Bologna– ha sottolineato il direttore dal Verme – rientra in una più ampia collaborazione dell’Agenzia del Demanio con il Ministero della Giustizia per lavorare sinergicamente alla realizzazione dei “Parchi della Giustizia” su tutto il territorio nazionale, secondo una logica di edifici giudiziari che rigenerano aree urbane, concorrendo ad una Giustizia permeabile ai Territori che porti un senso di legalità diffusa. Quello di cui parliamo oggi è un progetto per la rinascita dell’area ex Sta.Ve.Co., chiusa da decenni alla città, una tappa nel percorso che l’Agenzia, sta portando avanti per il riuso di tutti i beni dello Stato non utilizzati. Un impegno alla riduzione del consumo del suolo, alla autosufficienza energetica degli immobili pubblici, allo sviluppo socio economico dei territori: il patrimonio dello Stato si trasforma in ricchezza per il Paese a beneficio dei cittadini”.

“All’interno del Parco della Giustizia verrà dedicata particolare importanza alla città dei diritti per rappresentare la storia di Bologna dal punto di vista della civiltà del diritto – spiega il sindaco Matteo Lepore -. L’università infatti nasce dallo studio del diritto, cioè delle soluzioni democratiche che la nostra civiltà si è voluta dare, in particolare per affrontare la grande questione della promozione e della difesa dei diritti dei più fragili. Bologna e tutte le sue amministrazioni da sempre studiano come fare meglio nell’ambito della tutela dei più fragili. Il Parco della Giustizia darà una risposta logistica ma anche umanistica e umana a questa domanda, la proposta progettuale dovrà interpretare questo spirito. Con questo progetto inoltre andiamo oltre la scelta di tutelare la collina e puntiamo alla ricucitura con il centro storico. La Staveco è uno dei sei parchi urbani che realizzeremo all’interno del progetto Impronta verde ed è coerente con l’obiettivo della Missione clima per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2030”.

La giornata è stata anche occasione per condividere con le istituzioni, gli stakeholder e i professionisti del settore, le principali caratteristiche tecniche del bene e del bando di concorso, in modo da supportare l’attività di progettazione sin dai primi passi, con lo scopo di garantire la sostenibilità ambientale, la qualità funzionale tecnica ed architettonica, e la resilienza degli immobili ai cambiamenti climatici e al rischio sismico. Questo consentirà di prevedere il massimo contenimento dei consumi energetici, e di ridurre la spesa per i fitti passivi, per gli oneri manutentivi e per i costi di gestione.

Al termine della conferenza è stata organizzata un visita guidata all’interno dell’area ex Sta.Ve.Co., nel corso della quale rappresentanti e tecnici dell’Agenzia del Demanio hanno accompagnato i presenti all’interno delle strutture, fornendo informazioni di carattere storico architettonico del sito e maggiori dettagli sulla complessità degli interventi che verranno attuati secondo il concorso appena bandito.

L’intervento di recupero infatti prevede un alto livello di qualità progettuale, da sviluppare anche attraverso il ricorso a tecniche innovative. Il restauro e l’adeguamento sismico interesserà circa 35 mila mq di edifici: oltre 7000 mq saranno demoliti e circa 3000 mq saranno invece oggetto di nuove costruzioni.
L’area destinata a Parco dovrà prevedere un sistema di verde pubblico fruibile che metta in connessione viale Panzacchi con via Codivilla e il parco pubblico di San Michele in Bosco e dell’Istituto Rizzoli. La proposta progettuale per i parcheggi dovrà inoltre includere la realizzazione di circa 400 posti auto conformi agli standard urbanistici, per un totale di circa 8mila mq. Massima attenzione sarà data anche alla rete di connessioni ciclo-pedonali.

Per poter partecipare al concorso di progettazione c’è tempo fino al 16 marzo 2023. Tutte le informazioni del bando sono reperibili sul sito dell’Agenzia del Demanio collegandosi al seguente link: https://www.agenziademanio.it/it/gare-aste/lavori/gara/Concorso-di-progettazione-per-valorizzazione-e-rigenerazione-dellex-STA.VE.CO-per-la-realizzazione-del-Parco-della-Giustizia-di-Bologna o sulla G.U.R.I. (Gazzetta Ufficiale Repubblica Italiana).

Al vincitore del concorso, oltre al premio di 110.000 euro per il primo classificato, verranno riconosciute le spese tecniche per il progetto di fattibilità tecnica ed economica che è stimato a base d’asta in 7.521.404,09 euro, da ribassare come da documentazione di gara.

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Da Bracciano ad Anguillara fino a Morlupo: strade pericolose e buche killer. Si corre ai ripari solo con i limiti di velocità

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Calzante l’analisi del consigliere comunale di Anguillara (Sinistra in Comune) Enrico Stronati

Buche come crateri che con la pioggia hanno l’effetto di tanto laghetti artificiali. La provincia a Nord di Roma è piena tanto che la Città Metropolitana ha dovuto prendere dei provvedimenti riducendo drasticamente i limiti di velocità. La decisione ha scatenato un fiume di condivisibili polemiche da parte dei residenti dell’area che giustamente vorrebbero si tappassero le buche anziché limitare la velocità delle auto in strade ad alto scorrimento.

Di fatto Città Metropolitana è stata chiara: «Verificato – si legge nell’ordinanza – che allo stato attuale non sono disponibili le risorse economiche necessarie per gli interventi di manutenzione necessari per la messa in sicurezza delle strade in oggetto; Considerato che le condizioni attuali delle strade pregiudicano l’incolumità per tutte le categorie di utenti anche nell’ipotesi del pieno rispetto della velocità massima consentita ed imposta di 70 chilometri orari e 90 chilometri. Preso atto della gravità della situazione».

L’ordinanza è dettagliata e riguarda più strade oltre le principali già dette. Infatti l’atto con effetto immediato, del limite massimo di velocità in 30 chilometri orari, riguarda tutte le categorie di utenti in transito lungo la strada provinciale 4/a “Settevene Palo II” dal chilometro 0+500 aI chilometro 14+300 e dal chilometro 16+500 al chilometro 17+746 (fine tratto); la strada provinciale 15/b “Palidoro Crocicchie” dal chilometro 0+000 al chilometro 14+000; la strada provinciale 41c “Statua” dal chilometro 0+000 aI chilometro 3+660 e dal chilometro 5+400 al chilometro 11+233 (fine tratto); la strada provinciale 493 “Braccianese” dal chilometro 0+000 al chilometro 9+320, dal chilometro 10+200 al chilometro 20+000, dal km 20+675 al chilometro 21+400 e dal chilometro 26+060 al chilometro 33+330 (fine competenza).

Anguillara una cittadina in crescita demografica accelerata dagli anni ’70, oggi sembra un bel quadro con una cornice malandata.

In largo dello Zodiaco le buche sono più grandi e visibili dello stesso battistrada. Che siano spazi privati o comunali, le buche si fanno sentire soprattutto sui pneumatici degli automobilisti e nelle scivolate dei ciclisti.

Calzante l’analisi del consigliere comunale di Sinistra in Comune Enrico Stronati: «La situazione di molte delle nostre strade è indecente, sono tanti anni – ormai – che non esiste un vero programma di manutenzione della viabilità e delle cunette che sono ormai piene di rifiuti e detriti che impediscono all’acqua di defluire aumentando l’usura e il danneggiamento del manto stradale. Le amministrazioni precedenti si sono trovate ad affrontare il baratro del default finanziario e i finanziamenti erano ridotti al lumicino. Il Covid ha portato nelle casse comunali svariati milioni di euro. Esiste un elenco di decine di opere finanziate con i fondi del PNRR. Non c’é, quindi, bisogno di impegnare i fondi del bilancio comunale per soddisfare il desiderio della politica vecchio stampo di voler dimostrare di “fare”. Peraltro è stata illusa la popolazione al momento della cessione del servizio idrico ad Acea (a spese del cittadino) affermando di utilizzare la squadra degli operai comunali, liberati dall’impegno delle manutenzioni idriche, per sistemare le strade. Come se i nostri operai disponessero dei macchinari necessari per una simile missione. Non è stata neanche sfruttata la fortunata coincidenza con i lavori per la posa delle condotte del metano e della fibra per rifare le strade oggetto dei lavori e pulire le cunette. Solo a Ponton dell’Elce, grazie alla posa delle condotte del metano in programma sin dal 2011 (non certo opera del comune) si ha una situazione decente. Sulle strade fatte a metà da Unidata spesso capita di incrociare automobilisti contro mano per sfruttare la carreggiata sistemata. La memoria collettiva spesso dimentica gli accadimenti, ma è importante ricordare che l’ultima manifestazione pubblica organizzata per protestare contro il degrado dilagante delle strade, una costante nel tempo che abbraccia le ultime 3 o 4 consiliature, fu organizzata proprio da un gruppo di persone vicinissime all’attuale amministrazione. Evidentemente costoro, oggi, si spostano per la città via aria».

Il sindaco Angelo Pizzigallo sa che quello delle buche è un problema da risolvere: «La strada dietro largo dello zodiaco è privata. comunque, noi interverremo a breve su Poggio dei pini, l’altra metà di via dei Vignali, via della Mainella, via Grazioli, via comunale di San Francesco ed altre strade.

Le strade colabrodo con buche enormi come crateri oppure piccole e profonde e la viabilità priva di sicurezza con scarsa illuminazione e segnaletica ci sono anche a Castelnuovo di Porto, Rignano, Morlupo e Monterotondo. 

A Castelnuovo è pietoso lo stato in cui versa la via che porta in autostrada. Anche la via prima della rotonda dell’autostrada è completamente distrutta e come se non bastasse le l’autovelox fa crescere la rabbia degli automobilisti: «I pneumatici si rompono un mese sì e l’altro pure – dice un pendolare – i limiti di velocità non servono da soli. C’è bisogno di rifare completamente l’asfalto». A Rignano via delle Grotte è trapuntata di crateri. A Morlupo sono diverse le strade dissestate e le segnalazioni sui social:«In via Antonio Gramsci chiamo tutti i giorni – ha detto una cittadina – ma non si vede nessuno. Fino a che qualcuno non si fa male, specialmente quando piove».

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Il Capo della Polizia Giannini avvia il suo corso sull’antiterrorismo all’Università degli Studi della Tuscia

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Nell’aula magna della sede di Santa Maria in Gradi, oltre duecento studentesse e studenti hanno assistito alla lezione del Prefetto Lamberto Giannini, Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza e docente dell’Università degli Studi della Tuscia.
Il Capo della Polizia ha tenuto una lezione dal titolo “Evoluzione della minaccia terroristica: strumenti di prevenzione e contrasto. “Siamo molto onorati di poter annoverare tra i nostri docenti il Prefetto Giannini che, nonostante i gravosi impegni istituzionali, continua a incoraggiare le nuove generazioni a occuparsi di un tema delicato che merita un approccio scientifico” ha dichiarato il Rettore Stefano Ubertini, secondo il quale “l’Ateneo ha costruito una grande capacità di unire riflessione teorica ed esperienze professionali che permettono ai nostri giovani di comprendere meglio come muoversi in un mondo sempre più interessato da cambiamenti veloci e radicali”.
La lezione di venerdì è stata l’avvio del corso di Diritto dell’antiterrorismo e dell’antimafia che Lamberto Giannini tiene per la laurea magistrale del corso “Scienze della politica, della sicurezza internazionale e della comunicazione pubblica” insieme al Vice Prefetto Andrea Nino Caputo. Percorrendo molte vicende del terrorismo italiano e internazionale, la lezione ha messo a fuoco il legame tra la complessità dei rischi e la necessità di trovare strumenti di azione sempre inseriti nel solco del diritto costituzionale. “È fondamentale per coloro che lottano contro il terrorismo avere una profonda conoscenza dei fenomeni, della loro evoluzione e delle modalità con cui si manifestano. Solo così riusciamo ad adottare misure efficaci per contrastarli.
La lotta contro il terrorismo non può e non deve essere limitata alle operazioni di polizia, ma richiede una cultura che fornisca gli strumenti adeguati a prevenire gli attacchi” ha sottolineato il Prefetto Giannini a conclusione della sua lezione. Sul tema della sicurezza, l’Ateneo viterbese ha molto investito in questi anni con un indirizzo dedicato sia nella laurea triennale in Scienze politiche che in quella magistrale e con un nuovo Dottorato di ricerca. Di recente, inoltre, è nato anche il Laboratorio di criminologia e criminalistica che permette a studentesse e studenti di svolgere esercitazioni in materia di balistica e ricostruzione della scena del crimine.



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Civitavecchia, escalation di furti nei negozi: arresti

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CIVITAVECCHIA (RM) – Prosegue l’attività dei Carabinieri della Compagnia di Civitavecchia volta a contrastare i reati predatori. Nell’ambito di un più ampio piano strategico di controllo del territorio su tutta la provincia, disposto dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma, sono stati intensificati i controlli nella fascia costiera.In particolare i Carabinieri della Sezione Radiomobile di Civitavecchia hanno arrestato due persone, un 55enne ed un 41enne, entrambi già noti alle forze dell’ordine, sopresi in flagranza di reato, mentre tentavano di asportare da un esercizio commerciale denaro e altri oggetti. I fatti sono accaduti nella notte tra martedì e mercoledì scorso, in pieno centro a Ladispoli, ove veniva segnalata la presenza dei due individui che, mediante effrazione della saracinesca, erano entrati all’interno di un chiosco. L’immediato intervento dei militari ha permesso di fermare i due soggetti, che nel tentativo di sottrarsi all’identificazione, hanno ingaggiato una violenta colluttazione con i militari, che sono riusciti comunque ad avere la meglio arrestandoli. L’attività d’indagine condotta dai militari ha poi permesso di accertare che i due avevano, nella stessa giornata, effettuato altri tre furti sempre nel comune di Ladispoli. La refurtiva è stata recuperata dai militari e restituita ai commerciati, vittime dei furti.Gli arresti sono stati convalidati, presso il Tribunale di Civitavecchia, che ha poi disposto il trasferimento del 41enne presso il carcere di Civitavecchia mentre per il 55enne l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.

 

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