Fridays for Future, torna la protesta degli studenti per il clima

Tornano in piazza gli attivisti del movimento Fridays for Future con manifestazioni in diverse città italiane. Dei pesci morti sono stati lasciati a Torino davanti al Palazzo della Regione in piazza Castello nel corso del corteo per il clima.

Il gesto è una protesta è stato spiegato nell’ambito “dell’inerzia degli istituzioni rispetto all’emergenza climatica”.

Sono circa un migliaio gli studenti che hanno preso parte al corteo milanese promosso da Fridays for future in occasione dello sciopero globale per il clima. I manifestanti si sono riuniti alle 9.30 in piazza Cairoli e stanno attraversando il centro in direzione di piazza Duca D’Aosta, dove il corteo dovrebbe poi sciogliersi. Passando davanti a palazzo Marino, gli attivisti hanno accusato il Comune di Milano di essere “il paradiso del green washing”. Tra cori e cartelloni a favore della giustizia climatica, contro l’alternanza scuola-lavoro e contro gli stereotipi di genere, al momento gli studenti stanno proseguendo secondo il percorso concordato. All’altezza della fermata della metropolitana Montenapoleone, alcuni manifestanti hanno esposto uno striscione con scritto ‘No Eni in uni’, accendendo alcuni fumogeni.

Un momento di tensione si è verificato, stamani, in centro a Milano, durante il corteo per il Global climate strike partito intorno alle 10 da largo Cairoli. Alcuni manifestanti si sono staccati dal grosso dei partecipanti, quando si trovavano ormai in piazza della Scala, e si sono diretti bombolette spray in mano verso la storica sede della Cariplo, oggi Intesa Sanpaolo. La polizia è intervenuta bloccandogli la strada e, secondo quanto riferito in questura, non ci sarebbe stato alcun contatto. In precedenza, sempre secondo quanto riferito dai responsabili dell’ordine pubblico, sarebbe stato lanciato del letame nei pressi di una ex sede Enel in via Broletto.

All’arrivo in piazza Duca d’Aosta, gli studenti del corteo Fridays for future hanno preso di mira palazzo Pirelli. Due manifestanti si sono arrampicati sulla cancellata dell’ingresso che dà sulla piazza, accendendo altrettanti fumogeni. Un gruppetto di attivisti ha poi esibito uno striscione con scritto che “il trasporto pubblico è ad un binario morto”, mentre le forze dell’ordine in tenuta antisommossa si sono schierate davanti alla cancellata. “Oggi il nostro corteo aveva l’intento molto chiaro di andare alla Regione a parlare con chi ci dovrebbe rappresentare”, ha detto uno dei promotori al megafono. Ciò che chiedono al Consiglio regionale è “un trasporto pubblico efficiente” e che sia “gratuito”. A terra hanno ricreato delle rotaie con un cartello di sbarramento e un gruppetto di manifestanti vi si è seduto intorno.

La lettera ai ministri Valditara e Bernini. “Sono anni che ci mobilitiamo per denunciare la crisi climatica ma la politica sembra essere intenzionata solo a strumentalizzarci. Il cambiamento climatico è in atto e il momento di agire è questo, ormai non c’è più altro tempo, non si può più rimandare a domani.” A dirlo è Andrea Ciuffarella di Link Coordinamento Universitario. “Oggi 3 Marzo scendiamo in piazza – aggiunge Tommaso Martelli dell’Unione Degli Studenti – Perché vogliamo delle scuole e delle università ecologiste, realmente attive nel contrasto all’emergenza climatica. Sono necessarie misure come l’introduzione di una didattica ecologista, che sappia consapevolizzare sulle cause e sulle possibili risoluzioni al cambiamento climatico. Vogliamo inoltre la costruzione di comunità energetiche in tutte le scuole e in tutte le università, per impedire che queste siano dipendenti da aziende energetiche private. È necessario investire anche sul trasporto pubblico, in modo da renderlo sostenibile e accessibile a tutti gli studenti.” “Abbiamo inviato una lettera ai ministeri dell’Istruzione e dell’Università e della Ricerca – conclude Andrea Ciuffarella – per porre alle attenzioni delle istituzioni le nostre rivendicazioni. Siamo stanchi della disintermediazione, in quanto studenti pretendiamo di essere ascoltati e vedere le nostre proposte concretizzate”.

La manifestazione a Torino. Un corteo promosso dagli ambientalisti di Fridays for future è partito oggi a Torino da piazza Castello. Vi prendono parte diverse centinaia di persone, per la maggior parte giovani e giovanissimi. “Nonostante le mille promesse non ci sono ancora soluzioni per la crisi climatica”, ha detto uno speaker. Tra i presenti ci sono attivisti di Unione popolare, Sinistra anti capitalista, Anpi, Rifondazione comunista, No Tav, collettivi studenteschi. In piazza Castello c’erano anche i bambini di due classi della scuola elementare Marconi Antonelli che, come ha spiegato una insegnante, dallo scorso anno “svolgono un percorso di sensibilizzazione alle tematiche ambientali”. Un flash mob alla fontana monumentale di piazza Solferino, a Torino, è stato inscenato nel corso del corteo. Sulla sommità è stato appeso uno striscione con la scritta “acqua per tutti o champagne per qualcuno?”, mentre alcune figuranti abbigliate da sirene si sono sdraiate sul bordo come se fossero morte. L’acqua si è tinta intanto di rosso, come se vi fosse stato gettato del colorante.

La manifestazione a Genova. I ragazzi di Fridays for future sono tornati in piazza per ribadire che “C’è un solo futuro possibile, un futuro sostenibile”. I manifestanti,un centinaio, sono passati davanti a Palazzo Tursi, sede del Comune, dove i ragazzi, molti giovanissimi, si sono sdraiati a terra per simulare le conseguenze per le persone della crisi climatica. “Siamo qui per far capire quanto la giustizia climatica sia giustizia sociale perché le scelte climatiche impattano sulle persone, in particolare sui più deboli” dice Alice Maia Corso. Gli attivisti chiedono “che vengano fatte azioni concrete e immediate contro i cambiamenti climatici, perché è un problema attuale con popolazioni che perdono la loro casa o sono costrette a migrare, con persone che muoiono e se già in Europa e in Italia facciamo fatica ad accogliere le poche migliaia di persone che arrivano, i migranti climatici saranno molti di più”. “Siamo di nuovo in piazza a scioperare per il clima – aggiunge Andrea Cavalleroni di Cittadini Sostenibili – perché le emissioni a livello globale continuano a salire e il sussidio ai combustibili fossili ha raggiunto una soglia record. In Italia stiano procedendo nella direzione sbagliata continuando a investire su rigassificatori e metanodotti mentre dovremmo investire soprattutto in efficientamento energetico e rinnovabili”. Secondi Cittadini Sostenibili in Liguria per quanto riguarda le energie rinnovabili “la situazione è drammatica. Siamo gli ultimi in Italia e soprattutto non abbiamo rispettato gli obiettivi fissati per il 2020: in Liguria avremmo dovuto arrivare a un 14% di rinnovabili non siamo neanche all’8%”.

La manifestazione a Firenze. Un grande striscione con scritto ‘La nostra rabbia è energia rinnovabile’ apre il corteo a Firenze dell’11/o ‘Sciopero globale per la giustizia climatica’. Il capoluogo, insieme ad altre città toscane, ospita stamani l’iniziativa di protesta lanciata da Fridays For Future Italia per chiedere agli Stati misure per contrastare il cambiamento climatico. Alcune centinaia di giovani si sono ritrovati in piazza Santa Maria Novella per fare un corteo che, passando sui lungarni, arriverà in piazza Santa Croce. Molti gli striscioni e i cartelloni mostrati dai ragazzi. ‘Il clima sta cambiando perché noi no?’, si legge su uno. E poi ‘giustizia climatica ora!’, ‘Non c’è un pianeta B’ e ‘Meno fascisti, più ambientalisti’. Presente in corteo anche il collettivo di fabbrica Gkn con lo striscione ‘Insorgiamo’ e una grande bandiera della pace.

La manifestazione a Cagliari. Sono scesi in piazza anche a Cagliari e a Sassari gli studenti per la manifestazione organizzata da Fridays for future per sensibilizzare l’opinione pubblica sui cambiamenti climatici che stanno mettendo in crisi il pianeta. Pochi, per la verità, a Sassari, dove in piazza Castello c’era appena una trentina di giovani. Qualche studente con cartelli e slogan, visi dipinti e maschere anti gas, un drappello di poliziotti e carabinieri, una donna con la bandiera di Sinistra italiana, e giusto qualche passante curioso che si soffermava per pochi istanti. I ragazzi di Fridays for future con il megafono hanno lanciato comunque i loro messaggi. Quelli che ripetono ormai da anni: riduzione dei consumi energetici e delle emissioni inquinanti, sviluppo delle tecnologie rinnovabili, rafforzamento del tessuto sociale, transizione ecologica e sostenibilità. A Cagliari, invece, un corteo anche in questo caso non molto partecipato ma comunque con decine di studenti, ha attraversato le strade del centro, da piazza Garibaldi sino al Tribunale.

La manifestazione in Friluli Venezia Giulia. “Sciopero per il clima” oggi nelle piazze del Friuli Venezia Giulia. A Trieste un corteo, organizzato nell’ambito dei Fridays for Future, ha attraversato le vie del centro. Alla protesta hanno partecipato giovani e rappresentanti, tra gli altri, del Comitato No Ovovia, di Non una di meno, Usb, Cgil, Wwf, Adesso Trieste. Lo slogan utilizzato è stato “Basta violenza sul pianeta e i nostri corpi”. Alcune centinaia di persone hanno sfilato anche a Udine, al grido di “Non c’è un pianeta B”. La manifestazione ha visto in prima fila i giovani di Fridays for Future, ma anche Legambiente e i movimenti studenteschi che hanno protestato davanti a Palazzo D’Aronco e poi in piazza Venerio. “L’aria a Udine è irrespirabile da mesi e nessuno dice nulla – l’accusa dei dimostranti -. L’industria di combustibili fossili sta distruggendo l’ecosistema da cui dipendiamo. Udine è al 59/o posto su mille città europee per scarsa qualità dell’aria”.




Acqua e vino alleati contro la crisi climatica: la lungimirante esperienza della Franciacorta

Dopo l’inaugurazione della prima ex cava trasformata in bacino di raccolta idrica a Castrezzato, la Lombardia si conferma regione-pilota negli interventi di contrasto alla crisi climatica: ANBI Lombardia, Consorzio di bonifica Oglio Mella e Consorzio Franciacorta hanno, infatti, concordato un protocollo d’intesa con l’obbiettivo di migliorare l’efficienza e l’estensione del servizio irriguo nel territorio delle eccellenze enoiche bresciane e per individuare soluzioni in grado di gestire le emergenze.

“Grazie a questa intesa ed al finanziamento regionale, che copre in parte i costi – spiega Gladys Lucchelli, Direttore di ANBI Lombardia – si è avviato uno studio per verificare la fattibilità tecnico-economica dell’ampliamento dell’attuale reticolo irriguo, gestito da Consorzio di bonifica Oglio Mella; inoltre sarà valutata la fattibilità tecnico-economica di nuovi pozzi consortili ed invasi per lo stoccaggio d’acqua, nonchè per la realizzazione della relativa rete distributiva”.

In particolare, la ricerca punta ad individuare le migliori soluzioni per lo stoccaggio e la distribuzione dell’acqua, in modo da renderla disponibile per l’irrigazione delle superfici agricole franciacortine. La stima dei fabbisogni irrigui si articolerà in diverse fasi per arrivare ad una proiezione, che consideri le variabili meteorologiche fino al 2050.

“Le conseguenze dei cambiamenti climatici si stanno evidenziando con velocità imprevista e, in attesa di cospicui investimenti statali per indispensabili interventi infrastrutturali, i territori si stanno attrezzando per aumentare la propria resilienza. Grazie alla consolidata sinergia fra Regione e Consorzi di bonifica, la Lombardia si conferma un punto di riferimento nazionale” commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

La Franciacorta è un’area di grande pregio: 3500 ettari di superfici vitate, dove si coltivano le uve, da cui si producono i rinomati vini D.O.C.G. (Denominazione d’Origine Certificata e Garantita).

“E’ un territorio da tutelare – aggiunge il Presidente di ANBI – soprattutto alla luce di cambiamenti climatici, che provocano eventi meteo estremi: dalle gelate tardive ai lunghi periodi siccitosi, accompagnati da temperature elevate, come lo scorso anno.”

Negli anni, il distretto della Franciacorta ha visto un numero crescente di vigneti ed attualmente la superficie vitata occupa circa il 18% delle superfici agricole; di queste, però, solo una piccola parte è servita da impianti irrigui.

Lo studio lombardo si avvarrà della consulenza scientifica del Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali dell’Università Statale di Milano, che ha sviluppato in questi anni una ricca attività di ricerca, mettendo a punto strumenti di indagine, sistemi di monitoraggio e modelli di simulazione, che permettono di stimare con buona approssimazione i fabbisogni irrigui della vite. Obbiettivo della ricerca è di quantificare i fabbisogni irrigui del territorio del  Franciacorta nelle attuali condizioni agroclimatiche ed in quelle prevedibili sulla base delle proiezioni di cambiamento climatico. In questo modo sarà possibile valutare la possibilità di estendere la copertura del servizio irriguo all’intero territorio consortile, con sempre maggiore efficienza orientata al risparmio idrico.

“Alla luce di queste indicazioni – evidenzia Cesare Dioni, Direttore del Consorzio di bonifica Oglio Mella – potremo attuare, insieme al Consorzio Franciacorta, risposte concrete per rispondere agli effetti della crisi climatica, puntando sull’innovazione nella gestione ottimale delle risorse idriche.”

“L’adozione di una rete funzionale unitamente all’impiego di efficienti tecniche irrigue è diventata una necessità impellente” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Quanto allo studio in Lombardia è anche in piena sintonia con la strategia del Piano Laghetti proposto a livello nazionale con Coldiretti e che prevede 10.000 bacini medio-piccoli e multifunzionali da realizzarsi entro il 2030 in sintonia con l’ambiente e le comunità locali.”

“L’innovazione irrigua è fondamentale in epoca di cambiamenti climatici, così come l’utilizzo dei dati scientifici per la programmazione agricola. Efficientare la rete irrigua significa dare ulteriore valore al lavoro delle aziende ed avere uno strumento in più per vincere sui mercati” conclude Fabio Rolfi, Assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia.

GRAZIE




Roma, siglato accordo legalità fra Consorzio di Bonifica e Prefettura

“In un momento di preoccupante scollamento fra cittadini ed istituzioni e che proprio nel Lazio ha avuto evidenza con la recente, bassa affluenza elettorale, portiamo un significativo tassello alla ricomposizione di un rapporto determinante per la tenuta della democrazia”: commenta così Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI, la firma di un importante protocollo di legalità, sottoscritto dal Consorzio di bonifica Litorale Nord di Roma con la Prefettura della Capitale; a siglare l’intesa sono stati il Prefetto, Bruno Frattasi ed il Presidente dell’ente consortile, Niccolò Sacchetti.
Nella prospettiva di impegnativi lavori per migliorare l’assetto idraulico del territorio, le parti firmatarie del documento hanno assunto l’impegno a seguire specifiche linee guida, utili ad un controllo più capillare sulle imprese affidatarie, agendo in stretta sinergia e concertazione, relativamente agli appalti di opere o lavori pubblici del valore, al netto di I.V.A., pari o superiore ad 1 milione di euro, ai subappalti e/o subcontratti indipendentemente dal valore, alle prestazioni di servizi e forniture pubbliche del valore pari o superiore ad € 140.000,00.
“Un plauso al Consorzio di bonifica – sottolinea il Prefetto – perché nella complessa ristrutturazione dopo la fusione fra enti consortili ha inserito la legalità tra i principali obbiettivi.”
“Ringraziamo il Prefetto di Roma per aver provveduto alla stipula dell’importante accordo, manifestando sensibilità a tematiche, che come ANBI erano state poste all’attenzione dell’ufficio del Governo” conclude il Presidente del Consorzio di bonifica Litorale Nord.



Valtiberina, tornano i castori: mancavano dal 1.500

I segni sono inequivocabili: legno e corteccia divorati dal “castor fiber”, il roditore più grande d’Europa, che sembra aver riconquistato alcuni ambienti fluviali italiani ed essersi ormai insediato nella provincia aretina lungo il fiume Tevere, dove mancava dal 1500.A distanza di un anno dal primo avvistamento nell’area di Sansepolcro, arriva ora l’ulteriore conferma della stabilizzazione di nuclei dell’animale, intercettati con le fototrappole dopo avvistamenti negli anni scorsi in Friuli ed Alto Adige.Ad individuarli sono stati i tecnici del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno, impegnati nell’attività di monitoraggio dei corsi d’acqua per la prevenzione del rischio idraulico.ll castoro europeo è un mammifero semiacquatico, quasi scomparso in Europa, a causa di una caccia indiscriminata soprattutto per le pellicce ed è inserito tra le specie protette, indicate dalla Direttiva comunitaria Habitat.“Questo animale viene considerato dagli esperti un ‘ingegnere ecosistemico’, perché può modificare sensibilmente l’ambiente, in cui vive” commenta Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).Confermando le nuove sensibilità presenti nei Consorzi di bonifica, in Valtiberina si è alla ricerca di una pacifica convivenza con i nuovi ospiti, mantenendo un giusto equilibrio tra sicurezza idraulica e conservazione della biodiversità.“E’ una scommessa, che giochiamo tutti i giorni, riassunta nell’accezione di manutenzione gentile: riuscire a coniugare le esigenze della sicurezza idrogeologica con la salvaguardia dell’habitat ad iniziare dal rispetto dei periodi riproduttivi per la fauna locale – rende noto Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – Altrettanto determinato è, però, il nostro impegno nel contrastare le specie invasive, che proprio in Toscana stanno registrando una preoccupante propagazione.”“La presenza di animali come i castori, che interagiscono in modo tanto importante con l’habitat fluviale, può essere gestita, solo attenzionando in modo scrupoloso il territorio – afferma Serena Stefani, Presidente del Consorzio di bonifica 2 Toscana Nord – Per questo, attraverso sopralluoghi mirati, stiamo tenendo sotto controllo le eventuali criticità idrauliche, che possono essere amplificate dalle abitudini di vita del vorace roditore.”“Proprio grazie a questa attività sono state individuate le piante più pesantemente danneggiate, che provvederemo a rimuovere per evitare eventuali conseguenze sia per il regolare scorrimento delle acque, sia per l’integrità delle opere” aggiunge Enrico Righeschi, referente della Unità Idrografica Omogenea Valtiberina.A breve partirà l’intervento di manutenzione ordinaria a valle della diga di Montedoglio, tra le località I Bagnanti e Gorgabuia




Cambiamenti climatici, ANBI: “Il Piemonte la regione con i territori più aridi della Penisola”

Gargano: “L’analisi dei dati idrologici della Penisola ribadisce la funzione fondamentale degli invasi”

Contraddicendo l’immagine consolidata, è il Piemonte la regione con i territori più aridi della Penisola: l’area centro-orientale segna un bilancio idrologico a 12 mesi, che può essere considerato ancora di siccità estrema. Ad evidenziarlo è il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.

Le condizioni del fiume Po restano drammatiche con portate, che rimangono largamente deficitarie a monte e che peggiorano man mano che ci si sposta verso il delta (praticamente dimezzate rispetto alla media del periodo): i valori sono ovunque inferiori all’anno scorso (a Torino : – 46%) ed a Piacenza si registra il nuovo minimo storico (306,09 metri cubi al secondo contro il precedente record di mc/s 333).

In Piemonte, la situazione risulta maggiormente compromessa nei bacini idrografici sud-occidentali, dove i fiumi Maira e Pellice (ad Ovest) hanno portate, che si aggirano intorno al 50% rispetto al già deficitario 2022, mentre la Bormida (a Sud) registra valori, che si attestano intorno al 42% dello scorso anno ed all’Orba manca quasi il 30% della portata.

“Nel breve periodo climatologico – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – si ripete una tendenza, che continua a cogliere impreparato il territorio settentrionale del Paese: ci sono più risorse idriche al Centro- Sud Italia che al Nord. L’esempio arriva proprio dal Piemonte, dove oggi sono presenti solo 4 invasi mentre altri da anni aspettano scelte concrete e poi il Piano Laghetti che ne prevede, a breve, altri 10, i cui progetti definitivi ed esecutivi sono solo in attesa di finanziamento: permetterebbero di trattenere oltre 25 milioni di metri cubi d’acqua, garantendo irrigazione a quasi 17.000 ettari di campagne.”

In Valle d’Aosta lo spessore del manto nevoso, calato rispetto ad una settimana fa, è maggiore sui rilievi occidentali, dove mediamente si aggira sui 68 centimetri (record sulle Grandes Marailles con 125 centimetri), mentre si riduce a circa 47 centimetri sui territori al confine con il Piemonte fino ad arrivare a cm. 36 circa nella fascia centrale della regione. Le portate di Dora Baltea e torrente Lys sono in leggero aumento (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d’Aosta). 

Per quanto riguarda i grandi laghi, fatta eccezione per il Verbano, i cui livelli rimangono comunque inferiori di circa mezzo metro rispetto alla media storica, le percentuali di riempimento hanno valori in calo rispetto alla settimana scorsa e si attestano al 17,1% per il Sebino, al 36,4% per il Benaco (contro il 79,3% dell’anno scorso!), al 20,6% per il Lario (di poco superiore al 2022).

In Lombardia, i livelli del fiume Adda ristagnano ai minimi del precedente quinquennio e la portata scende  fino a toccare i 71 metri cubi al secondo. Rispetto alla settimana scorsa, le riserve idriche regionali segnano un incremento (+ 14,85% sull’anno scorso)dovuto alle precipitazioni nevose, che hanno interessato maggiormente i bacini di Brembo, Serio e Chiese-Eridio; nonostante ciò, però, il deficit rispetto alla media storica resta enorme: -42,3% (fonte: ARPA Lombardia), condizionato anche da un Dicembre 2022 con positivi scarti di temperatura fino a 3 gradi in pianura e neve inferiore alla media quasi dappertutto.

A Gennaio, in Veneto, la portata del fiume Adige è stata di oltre il 22% inferiore alla media calcolata dal 2004 al 2019 ed i livelli attuali sono tra i più bassi del recente decennio, pregiudicando la speranza di una ripresa nei livelli di falda. Calano anche gli altri fiumi della regione, con la Livenza ai livelli più bassi in anni recenti al pari con il siccitosissimo 2017.

In Emilia Romagna si riducono le portate di tutti i corsi d’acqua, che però mantengono valori superiori all’anno scorso. Fa eccezione la Secchia, la cui portata è fortemente condizionata dagli apporti pluviali, alternando picchi di portata a minimi storici, sotto i quali sta ora  ristagnando. Come un anno fa, gli invasi piacentini trattengono solamente 5.700.000 metri cubi d’acqua, pari al 25% della capacità dei bacini di Molato e Mignano.

Grazie alle precipitazioni invernali, è migliore la situazione nelle regioni del Centro Italia.

Seppur con molte differenze, le portate dei fiumi toscani si avvicinano alle medie storiche con l’unica eccezione del Serchio, che torna invece ad essere deficitario  (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana).

Anche nelle Marche calano repentinamente i livelli dei corsi d’acqua, che però si mantengono sulle medie del recente passato; nei bacini artificiali continuano invece a confluire importanti apporti idrici (in una settimana: + 3 miliardi e 310 milioni di litri d’acqua). C’è da segnalare che, nelle Marche, il mese di dicembre è stato il secondo più caldo degli ultimi 60 anni, toccando + 6 gradi sulle medie del periodo. 

Pure in Abruzzo, le temperature di Dicembre sono state generalmente fuori norma, stazionando 5 gradi in più della media; sul fronte pluviometrico, si registra un bilancio positivo nelle aree interne, con record rilevati nella Marsica (Oricola +92,7%, Avezzano +82,6%); la fascia collinare litoranea permane, invece, in deficit con record negativo a Penne: -74,2% (fonte: Regione Abruzzo).

Il fiume Tevere cala sia nella sezione umbra che in quella laziale ed un significativo decremento di portata è stato registrato anche da Liri, Sacco ed Aniene, che però a monte si mantiene in linea con le medie storiche. Mentre i livelli dei laghi di  Bracciano e Nemi restano sostanzialmente invariati, molto positivi sono i dati rilevati all’invaso dell’Elvella, al confine con la Toscana, la cui quota, in un mese e mezzo, si è alzata di oltre 3 metri e che, rispetto all’anno scorso, trattiene 1.650.000 metri cubi d’acqua in più.

In Campania, i fiumi tornano a livelli di normalità dopo gli exploit delle scorse settimane (fonte: Centro Funzionale Multirischi Protezione Civile Campania).

I bacini della Basilicata, nonostante un calo di circa 15 milioni di metri cubi, mantengono una netta sopreccedenza (+ 61,85 milioni di metri cubi) sui volumi già abbondanti, stoccati un anno fa; analoga situazione, infine, si verifica in Puglia con un surplus di 83,35 milioni di metri cubi d’acqua rispetto a quanto invasato un anno fa, accresciuto di oltre 42 milioni di metri cubi in una sola settimana.

“L’analisi dei dati idrologici della Penisola – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – ribadisce la funzione fondamentale degli invasi. L’imprevedibilità dell’andamento meteorologico porta ad evidenti differenziazioni pluviometriche nel tempo e nello spazio, cui è necessario rispondere con la funzione calmieratrice di nuovi bacini. L’amara domanda, che riecheggerà nelle prossime settimane di prevedibile e complessa gestione idrica, sarà ancora una volta la stessa: quanta acqua stiamo lasciando scorrere inutilizzata verso il mare?”




Mutamenti climatici, ANBI: “Continua il dramma del fiume Po. Nonostante le piogge, resta in secca”

E’ il Piemonte, il paradigma della preoccupante sofferenza idrica, che permane nell’Italia settentrionale a dispetto di condizioni meteo, che inducono ad una diversa percezione, giustificata invece per l’Italia centro-meridionale: è quanto si evince dal settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.
 
Nella principale regione del NordOvest decrescono i livelli di tutti i corsi d’acqua (la Sesia registra un calo del 50% in una settimana), ma è il Po a meglio rappresentare l’immagine di una crisi idrologica, che pare senza fine: l’ex Grande Fiume ha attualmente una portata inferiore a quella dello scorso anno; a Torino, questo deficit si attesta attorno al 50%, ma in altre stazioni di rilevamento supera addirittura l’80%, prolungando tale condizione anche in Lombardia ed Emilia Romagna dove, a Piacenza, registra nuovi minimi storici!
 
“La critica condizione idrica del fiume Po si trascina da Dicembre 2020 e condiziona l’economia agricola, nonchè l’agroalimentare della principale food valley italiana e riconosciuta eccellenza mondiale: la Pianura Padana – evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – E’ necessario un nuovo approccio nell’affrontare una situazione di crisi dall’accelerazione inattesa, che la caratterizza come ormai endemica: bisogna tesaurizzare ogni goccia d’acqua, aumentando la permanenza sul territorio di apporti idrici sempre minori. E’ indispensabile una nuova cultura, che metabolizzi come i cambiamenti climatici stiano determinando la fine dell’abbondanza idrica sul Nord Italia e quindi sia necessario creare le condizioni infrastrutturali per garantire omogenee riserve idriche al Paese, pena l’abbandono di qualsiasi prospettiva di autosufficienza alimentare.”
 
Al Nord continuano a soffrire anche i grandi laghi, i cui livelli permangono abbondantemente sotto media, seppur il Verbano superi, per la prima volta dopo molti mesi, lo zero idrometrico; i volumi trattenuti dagli altri bacini lacustri continuano a calare con Benaco e Sebino addirittura sotto le quote del 2022 (l’acqua presente nel lago di Garda è addirittura dimezzata rispetto ad un anno fa)!
 
Pure il fiume Adige ristagna a livelli più bassi dell’anno scorso in Veneto, dove è in calo la portata del Bacchiglione, ma è quella della Livenza a registrare il decremento più vistoso: -86 centimetri in una settimana.
 
In Lombardia, cala anche il fiume Adda, il cui livello è il più basso in anni recenti (siccitosissimo 2017 compreso). La neve caduta (ora sono calcolati 951,9 milioni di metri cubi contro una media di Mmc. 1644,7) ha lievemente rimpinguato le riserve idriche, cresciute di quasi il 6% sul 2022, ma inferiori alla media del periodo del 47,2% (fonte: ARPA Lombardia)!
 
A godere significativamente delle precipitazioni è invece la Valle d’Aosta (mediamente 55 centimetri di neve con punta in Valtournanche, dove ne sono caduti cm. 129), con la Dora Baltea che ha una portata quasi cinque volte superiore alla media storica di Gennaio (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d’Aosta).
 
In Emilia Romagna, l’area appenninica romagnola è una delle zone maggiormente colpite dall’ondata di gelo e neve, abbattutasi sull’Italia centro-meridionale. Cresce il fiume Reno, così come Savio e Lamone registrano portate sopra la media; i flussi negli alvei di Secchia, Enza e Trebbia segnano invece una netta battuta d’arresto.
 
In Toscana, nonostante significative piogge (mm.133 a Vagli di Sotto) e nevicate (60 centimetri sull’Abetone) calano sorprendentemente le portate del fiume Arno, ma soprattutto del Serchio, che si riduce di oltre il 60%.
 
Exploit pluviometrico (mm.130 a Senigallia) sulle Marche,  dove i fiumi si sono gonfiati, facendo temere nuovi eventi alluvionali: vistose e repentine crescite di livello negli alvei di Potenza, Esino e del suo affluente Sentino. In una settimana, i volumi trattenuti nei principali invasi marchigiani sono cresciuti di 7 milioni di metri cubi e nevicate abbondanti hanno interessato tutta la regione (monte Bove, cm. 115).
 
Anche in Umbria, neve e pioggia hanno fatto alzare i livelli dei fiumi e finalmente anche del lago Trasimeno, che dopo mesi si allontana dal livello di criticità.
 
Come la neve in Abruzzo (circa 1 metro su molte località), nel Lazio si sono registrate piogge, che hanno rivitalizzato i corpi idrici: in crescita i fiumi Tevere, Aniene (+ 40%), Liri e Garigliano, così come il lago di Nemi (+ 10 centimetri).
 
E’ stata una settimana difficile in Campania dove, a seguito di “bombe d’acqua” con circa 100 millimetri di pioggia in 24 ore, si sono verificate alluvioni nel Casertano e nel Beneventano con lo straripamento dei fiumi Calore, Sarno e Volturno, il cui livello è cresciuto di oltre 6 metri in 2 giorni! Da segnalare che l’altezza del Garigliano ha toccato m. 8,58, quando un anno fa era a m. 1,38).
 
“Il riapparire di eventi alluvionali che, seppur circoscritti, hanno comportato ingenti danni, ripropone l’altra faccia di una difficile gestione idraulica, cui si può dare risposta solo attraverso investimenti multifunzionali, trasformando una minaccia in risorsa – commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – I progetti per invasi, laghetti e bacini di espansione, previsti dai Consorzi di bonifica ed in attesa d finanziamento, rispondono a questa esigenza, contenendo l’acqua in eccesso per utilizzarla nei momenti di bisogno.”
 
Al proposito va segnalata la repentina crescita dei volumi trattenuti dalle dighe di Basilicata: + 114 milioni di metri cubi in 7 giorni (fonte: Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Meridionale); cospicuo infine è  tale  incremento (+ 48,39 milioni di metri cubi) anche nei bacini della Puglia dove, la settimana scorsa,  i livelli dei torrenti (Carapelle e Radicosa, ad esempio) sono saliti di 1 metro e mezzo in poche decine di minuti.
 




Meteo, Italia imbiancata da nord a sud

La neve alle porte della Capitale in particolare nella zona dei Castelli Romani

L’Italia piomba nell’inverno. Da Nord a Sud si registrano forti nevicate che stanno creando non pochi disagi. In Molise, è stata una notte da incubo quella appena trascorsa per centinaia di automobilisti rimasti bloccati a causa del maltempo sulla strada tra Isernia e Campobasso all’altezza di Castelpetroso.

La circolazione, mentre sulla zona nevicava abbondantemente, è rimasta paralizzata per ore, dalle 19 e fino a notte fonda, a causa dei mezzi pesanti in difficoltà e in particolare di un tir finito di traverso sulla
carreggiata.

Tante le auto rimaste intrappolate fino a sei ore e anche diversi pullman carichi di studenti e pendolari. Molte persone non sono riuscite a rientrare a casa e hanno dovuto dormire negli hotel della zona.

In molti comuni, nelle zone più in difficoltà, soprattutto in Sardegna, si sta predisponendo la chiusura delle scuole. E proprio sull’isola, nel nuorese, si registra un blackout dell’elettricità in cinque comuni. A Venezia entrerà in azione il Mose, mentre nelle zone interne, in montangna, il pericolo valanghe è passato a 3 su 5. Vesuvio inbiancato a Napoli ed allerta meteo arancione: irregolari i collegamenti con le isole del golfo partenopeo; mentre ad Ischia è stata addirittura predisposta l’evacuazione per 90 persone per il rischio di forti precipitazioni. Una violenta sciroccata si è abbattuta su Capri. La zona dei Castelli, alle porte di Roma, è imbiancata. Piano d’emergenza sull’autostrada dei Parchi in Abruzzo; mentre in Molise, Campobasso, domani le scuole resteranno chiuse. Neve anche in Toscana dove sulla vetta del monte Amiata si registrano 40 cm. Temperature ampiamente sotto lo zero in Val d’Aosta.

In Abruzzo allerta rossa per rischio valanghe
Il Centro Funzionale d’Abruzzo della Protezione civile, “tenuto conto del Bollettino Valanghe emesso in data odierna dal Servizio Meteomont dell’Arma dei Carabinieri”, comunica che per l’intera giornata di domani, sabato 21 gennaio, è prevista “criticità elevata – allerta rossa” per rischio valanghe su quattro delle cinque zone di allerta abruzzesi. In particolare la criticità elevata riguarda le aree Gran Sasso Est, Gran Sasso Ovest, Maiella e Parco Nazionale d’Abruzzo, mentre è prevista “criticità moderata – codice arancione” per l’area di rischio Velino-Sirente.

 Sardegna imbiancata
Sono tanti i paesi he hanno chiuso le scuole in provincia di Nuoro. E ci sono anche le prime difficoltà nelle strade. Già da questa mattina sono in funzione gli spazzaneve. I fiocchi bianchi sono scesi già a bassa quota sopra i 500 metri in tutta la parte centrale della Sardegna e secondo i meteorologi continueranno a scendere fino a domani mattina, poi le nevicate interesseranno solo le vette sopra i 1000 mille metri. Anche gran parrte del nord Sardegna si è risvegliato sotto una coltre di neve. Qualche difficoltà nelle principali arterie stradali con rallentamento del traffico, ma Protezione civile, Anas e Polizia stradale stanno garantendo una circolazione in sicurezza. Scuole chiuse in molti Comuni, in particolare nel Goceano, ad Anela, Benetutti, Nule, e in Gallura, a Pattada, Buddusò, Tempio Pausania, Alà dei Sardi, Luras. Nel Sassarese neve anche bassa quota, a Osilo e Nulvi (480 metri sul livello del mare)dove sono state ugualmente chiuse le scuole con ordinanza del sindaco.

 Tecnici Enel al lavoro su blackout in cinque comuni nel Nuorese
In condizioni proibitive a causa della neve che continua a cadere nel Nuorese, i tecnici dell’Enel sono al lavoro da questa mattina per rialimentare le cabine elettriche interessate dal blocco di corrente che ha causato un blackout in almeno cinque paesi del centro Sardegna: Desulo, Tonara, Belvì Gadoni e Aritzo. Secondo quanto appreso dall’ANSA l’interruzione è avvenuta sulle linee di alta tensione disalimentando le cabine di Enel. Per questo, attraverso generatori e cablaggi, si sta tentando di bypassare il blocco in attesa che i collegamenti tornino attivi.

Domani a Venezia si attiva il Mose. Prevista per le 9.55 una massima di marea di 115 centimetri
Domani Venezia tornerà a fare i conti con un’acqua alta rilevante: per questo è stata annunciata la messa in campo del sistema Mose, le paratoie a difesa della città. Per le 9.55, in base alle previsioni del Centro maree del Comune, è prevista una massima di 115 centimetri. Le temperature minime: nella notte ha nevicato anche a quote collinari. In montagna, comprese le prealpi, il pericolo di valanghe è marcato di grado ‘3’ su una scala fino a ‘5’. 

Neve in Maremma, 40 cm sulla vetta dell’Amiata. 
Nevicate in Maremma tutta la notte. Le squadre dei volontari Vab sono al lavoro nel Grossetano coi mezzi spargisale, in particolare nel comune di Roccastrada dove nelle frazioni di Sassofortino e Roccatederighi le scuole sono rimaste chiuse. Se le condizioni meteo non dovessero migliorare è previsto l’impiego di ulteriori squadre anche nel territorio di Montieri. Neve anche sul Monte Amiata dove a Prato delle Macinaie c’è una coltre di circa 30 centimetri. Sulle Vetta circa 40 centimetri. Nel fine settimana dovrebbe aprire la stazione sciistica.

La cima del Vesuvio imbiancata dalla neve e le temperature in deciso calo.
E’ ciò che hanno trovato al loro risveglio i napoletani, e con loro i residenti dei comuni alle pendici del vulcano, come conseguenza del brusco calo delle temperature. La Protezione Civile in Campania ha emanato allerta meteo arancione dalle 12 di oggi fino alle 8 di sabato con possibili mareggiate lungo le coste e neve sopra i 400 metri. Continuano i disagi nel golfo di Napoli. Il forte vento di Levante ha reso il mare molto mosso ed irregolari i collegamenti per Ischia e Procida. Per le prossime si prevede un peggioramento che potrebbe provocare ulteriori stop alle navi.  Ad Ischia evacuate 90 persone in zona Monte Vezzi – L’allerta meteo arancione ha comportato una ulteriore evacuazione dall’isola d’Ischia: oltre ai cittadini che vivono nelle zone a rischio di Casamicciola gravemente interessate dalla recente frana, dalle prime ore del giorno è iniziato l’allontanamento dalle case anche per i 90 abitanti della zona di Monte Vezzi, ad Ischia Porto, altra località su cui grava il rischio idrogeologico e dove nel 2006 si verificò una frana che uccise quattro persone. A causa dell’allerta meteo, i sindaci dell’isola hanno disposto inoltre la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado oltre che di cimiteri e campi sportivi. Una violenta sciroccata si è abbattuta su Capri, con vento che ha raggiunto picchi di oltre 40 nodi pari a 60 Km/h, mare forza 5 con onde che superano i 2 metri. Improvvisa la tempesta di acqua, vento e grandine. L’ultima partenza da Capri per Napoli per ora si è avuta alle 15.35 con la nave veloce e la nave lenta della Caremar da Napoli per Capri alle 14.20. La pioggia e il vento hanno fatto ridurre di molto la visibilità, nei porti sono stati rinforzato gli ormeggi ai natanti che si trovavano ormeggiati nel porto. Le piogge incessanti delle ultime ore hanno gonfiato ulteriormente il fiume Volturno, che ha rotto gli argini in zona Grazzanise, nel Casertano. Coldiretti Caserta stima che dal punto dell’esondazione fino alla foce a Castelvolturno, l’acqua avrebbe invaso almeno 700 ettari di terreni agricoli, distruggendo ortaggi e cereali, ma anche invadendo aziende e stalle. “La situazione è preoccupante – riferisce Giuseppe Miselli, direttore provinciale di Coldiretti – stiamo verificando attraverso i nostri uffici zona i danni e le necessità. Le immagini dall’alto sono impressionanti, il fiume è uscito dagli argini per decine di metri su entrambe le sponde. Al momento è impossibile fare una stima dei danni, ma siamo nell’ordine dei milioni di euro. Nelle prossime ore occorrerà fare una valutazione con la Prefettura e la Regione.” Ma l’ondata di maltempo si è abbattuta su tutta la Campania con frane, smottamenti ed esondazioni con piante sradicate, interi campi coltivati allagati tra frutteti, vigneti ed ortaggi e serre. La situazione in regione – informa Coldiretti – resta preoccupante nella zona di Capaccio Paestum nel Salernitano, dove il fiume Sele è uscito dagli argini allagando le coltivazioni di ortaggi invernali e le serre dove vengono coltivate le verdure della quarta gamma, mentre nel Sannio si contano i danni provocati dall’esondazione del fiume Calore, che ha invaso circa 200 ettari di vigneti tra Paupisi Solopaca.

La neve alle porte di Roma, imbiancati i Castelli
Con l’abbassamento delle temperature è arrivata la neve anche alle porte di Roma, in particolare ai Castelli Romani. Rocca di Papa, comune a pochi chilometri dalla Capitale, si è svegliata con le strade imbiancate. Il Comune ha attivato tutte le misure precauzionali con la Protezione Civile presente sul posto. “Al momento – comunica l’amministrazione – non si sono registrati problemi significativi e tutte le strade principali sono state sgombrate e rese percorribili in sicurezza. Il personale del Comune è stato allertato e pronto ad intervenire in caso di necessità”. Qualche problema di viabilità per il ghiaccio sulle strade è stato registrato nel comune limitrofo di Rocca Priora. Anche qui è caduto qualche fiocco di neve. stessa situazione ad Albano, Velletri e nei comuni che insistono sui Castelli Romani. Più copiose le nevicate ad alta quota e nelle zone montane come il Terminillo.

Attivo piano emergenza neve su A24-A25. Nevica tra Carsoli-Teramo e Torano-Torre de Passeri 
Dal pomeriggio di oggi e per le prossime 24 ore sono previste sulle autostrade A24 e A25 condizioni meteo avverse ed in particolare precipitazioni nevose nelle tratte comprese tra Carsoli e Teramo e tra Torano e Torre de Passeri e in corrispondenza dell’innesto A14. Anas sconsiglia gli utenti di mettersi in viaggio sulle due tratte autostradali, salvo per motivi di urgenza e solo dopo essersi informati sulle effettive situazioni metereologiche in corso e sulle reali condizioni della circolazione in autostrada, di programmare il viaggio, se possibile, evitando di attraversare le tratte maggiormente colpite nelle fasce orarie più critiche; viaggiare muniti di pneumatici invernali o in alternativa di catene a bordo, che in ogni caso devono essere montate esclusivamente in area di servizio o in area di parcheggio. Come stabilito dal Piano Operativo condiviso con la Polizia Stradale e con le Prefetture territorialmente competenti e in funzione dell’effettiva evoluzione dei fenomeni nevosi, possono essere attivati provvedimenti di regolazione del traffico con il fermo dinamico dei mezzi superiori a 7,5 tonnellate ed il loro accumulo, tali limitazioni attuate in via d’urgenza verranno mantenute per il tempo strettamente necessario in relazione alle previsioni meteo e alle condizioni di innevamento lungo tratte autostradali omogenee e funzionali alle esigenze operative, di sicurezza e fluidità della circolazione.

Scuole chiuse domani a Campobasso
Scuole di ogni ordine e grado pubbliche, parificate e paritarie e asili nido pubblici e privati, compresi i relativi uffici di Campobasso chiusi domani sabato 21 gennaio per l’allerta meteo. Lo ha disposto il sindaco, Roberto Gravina, con propria ordinanza “preso atto degli avvisi diffusi dal Dipartimento della Protezione civile che indicano una diminuzione delle temperature nei valori minimi che potrebbero causare formazione di ghiaccio, e precipitazioni nevose, localmente anche di forte intensità a partire dal pomeriggio oggi e per buona parte della giornata di domani 21 gennaio”. Il provvedimento, ha spiegato il primo cittadino, al fine di limitare disagi e rischi per la pubblica incolumità. 

 E’ arrivato il freddo anche in Valle d’Aosta: dopo settimane di temperature quasi miti, quelle che si registrano in queste ore sono “ampiamente sotto la media della stagione”, confermano dall’Ufficio meteo regionale. Guardando alle località turistiche, i valori minimi registrati oggi sono -19,1°C a Cogne (Cretaz), -17 a Cervinia, -15,7 a La Thuile, -13,1 Courmayeur. Scendendo ad Aosta, la colonnina di mercurio si è fermata a -7,9 °C, a Saint-Vincent -7,4. Ai 3.480 metri di quota del ghiacciaio di Plateau Rosà, sul Cervino, alle 9 di stamane c’erano -23°C. 




Anbi, piano laghetti contro siccità: nel bresciano inaugurata la prima ex cava divenuta riserva idrica

Grazie ad una legge lombarda del 2017, quello di Castrezzato, nel bresciano, è il primo territorio in Italia a godere della trasformazione di un’ex cava in invaso di accumulo idrico per mitigare le conseguenze della crisi climatica: un’ormai esaurito sito estrattivo di ghiaia, presente lungo il tracciato dell’autostrada A35 Brescia-Bergamo-Milano, è diventato un bacino per assicurare la difesa idrogeologica del territorio e per accumulare acqua necessaria all’irrigazione.
“Sono le due facce di una stessa medaglia, cui l’intervento appena inaugurato dà una risposta concreta, esempio delle opportunità, previste dal Piano Laghetti, proposto dai Consorzi di bonifica e da Coldiretti” sottolinea Massimo Gargano Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
“Scavato su una superficie di 20.000 metri quadri, l’invaso Bargnana ha una capacità di 150.000 metri cubi, metà dei quali destinati a contenere le piene della roggia Trenzana-Travagliata, trasformando il pericolo di esondazione nell’opportunità di creare riserva idrica: un autentico “uovo di Colombo” a servizio di un reticolo idrico, che permette l’irrigazione di oltre 1500 ettari” commenta Gladys Lucchelli, Direttore Generale ANBI Lombardia.
“Non è certo l’unico modo di affrontare la siccità – dichiara Fabio Rolfi, Assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia – ma è un intervento strutturale importante, la cui realizzazione è stata rallentata dalla troppa burocrazia.”
Con la legge regionale 34/2017 è stata infatti introdotta la possibilità di utilizzare le cave dismesse o comunque non più utilizzate come bacino di accumulo per le acque meteoriche e per la laminazione delle piene; per attuare la normativa, ANBI Lombardia, attraverso il Centro Dati Acqua e Territorio Rurale (CeDATeR), ha fornito il supporto tecnico-specialistico, censendo i siti potenzialmente idonei a tali scopi.
“Grazie al Consorzio di bonifica Oglio Mella – conclude Renato Facchetti, Neopresidente dell’ente consortile – si è potuto trasformare una cava dismessa in un invaso con due funzioni: laminazione delle piene del vicino canale e riserva irrigua.”
Queste sono solo due delle potenzialità possibili, grazie alla multifunzionalità dei laghetti: dalla produzione di energia fotovoltaica o idroelettrica alla fruizione ambientale e turistica fino alla potabilizzazione in caso d’emergenza. In Lombardia ne sono già cantierabili 10 con un incremento di 5470 ettari irrigabili; in tutta Italia i progetti definitivi ed esecutivi, cioè pressoché eseguibili, sono 223, la cui realizzazione comporterà circa 16.300 nuove unità lavorative con un incremento di quasi 435.000 ettari nelle superfici irrigabili, favorendo anche l’incremento dall’autosufficienza alimentare del Paese.
L’obbiettivo finale, però, è assai più ambizioso: 10.000 laghetti entro il 2030, di cui il 40% a gestione consortile ed il restante di proprietà delle aziende agricole. Il tutto in sintonia con il territorio e le comunità che lo abitano: insieme verso un nuovo modello di sviluppo.



Sora, rischio idrogeologico: il Consorzio di Bonifica procede nella manutenzione ordinaria dei canali

Prosegue senza soluzione di continuità l’attività di manutenzione ordinaria del Consorzio di Bonifica Conca di Sora. Nelle ultime settimane di dicembre è stato eseguito l’intervento di manutenzione, in convenzione con il comune di Sora, del canale laterale Cartiere Burgo, con la rimozione e sfalcio della vegetazione che limitava il deflusso delle acque.
 
Sempre nel comune di Sora sono stati effettuati interventi di manutenzione del Torrente Lacerno, nel tratto di valle con pulizia delle sponde e dell’alveo, del Fosso Schitelli con pulizia e rimozione della vegetazione interessante l’alveo ed è stata effettuate manutenzione in forma d’affitto nel distretto tessile sito nella zona industriale, con pulizia e rimozione della vegetazione spondale. Sono stati inoltre eseguiti interventi di manutenzione del Fosso Schito, sito nel comune di Broccostella e del Rio Fontechiari, nel comune Fontechiari, dove sono state ripristinate le arginature spondali ed è stata rimossa la vegetazione in alveo.
 
“È di primaria importanza che gli interventi di manutenzione ordinaria, vengano effettuati nelle tempistiche e nelle modalità pianificate dai nostri tecnici – ha dichiarato il Commissario Straordinario del Consorzio di Bonifica Conca di Sora, Sonia Ricci – affinché gli stessi siano propedeutici alla mitigazione del rischio idrogeologico. La prevenzione deve prendere il posto dell’emergenza e questo obiettivo è raggiungibile solo attraverso una corretta e puntuale manutenzione del reticolo idrografico di pertinenza consortile”
 
 
 
 
 




Clima, Appennino senza neve: le Regioni chiedono un piano straordinario

Un incontro urgente con il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, al fine di approntare un piano straordinario per l’Appennino senza neve.

A richiederlo sono le Regioni Emilia-Romagna, Toscana e Abruzzo, alle prese con una stagione invernale segnata da temperature più alte della media del periodo, complici gli effetti del cambiamento climatico, con assenza di manto nevoso per sciare e difficoltà anche a innevare artificialmente perché non si scende sotto lo zero termico nemmeno di notte.

In particolare, in Emilia-Romagna, quasi tutte le piste sono rimaste chiuse (al comprensorio del Cimone, nell’Appennino modenese, oggi soltanto quella del campo scuola dei bambini è aperta), con albergatori, gestori di impianti e maestri di sci costretti a far fronte alle disdette da parte dei turisti. La neve è stata presa a un’altitudine superiore e trasportata con un carro, dal momento che le temperature sono troppo alte anche per spararla.
    “Le Regioni non possono essere lasciate da sole – affermano il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e l’assessore al Turismo Andrea Corsini – Occorre un piano straordinario. I nostri operatori dell’Appennino bianco dopo le stagioni cancellate dal Covid, oggi sono alle prese con un altro momento nero che sta cancellando gran parte degli incassi dell’inverno con effetti che rischiano di essere irreversibili”.
    La richiesta di incontro al ministro è stata concordata anche con gli assessori Leonardo Marras (Toscana) e Daniele Damario (Abruzzo). Le Regioni coinvolte puntano su alcune leve: “Bisogna che il Governo intervenga in primo luogo con risorse fresche per compensare, almeno in parte, i danni prodotti da questa anomalia climatica – sottolineano – poi con provvedimenti per posticipare i mutui e con aiuti per la sostituzione dei vecchi impianti di innevamento con quelli di ultima generazione che permettono di mantenere la neve artificiale anche a temperature più elevate”.
    L’obiettivo deve essere quello di “cercare di mettere gli operatori nelle condizioni di resistere – concludono – e di non essere costretti ad abbandonare le nostre montagne di cui sono un presidio importante”. 




Le stanze più energivore della casa: cucina e bagno in cima alla classifica

In questo periodo di rincari, è essenziale per gli italiani trovare un modo per risparmiare il più possibile, dato che le bollette sono diventate più salate per via dell’attuale situazione energetica legata al conflitto tra Ucraina e Russia.

A tal proposito, è stato condotto uno studio per aiutare le famiglie italiane a capire in che modo riuscirci. Scopriamo insieme i risultati di questa indagine e quali sono i suggerimenti principali da seguire per risparmiare e per ridurre le spese mensili.

I risultati dell’indagine

L’indagine si è concentrata analizzando quali sono le stanze che consumano più energia in assoluto prendendo come riferimento una famiglia composta da 4 persone.

La classifica vede prevalere la cucina e il bagno, dove sono presenti la gran parte degli elettrodomestici che popolano la casa e dove, di conseguenza, si svolgono le attività più energivore.

Ma quali sono gli elettrodomestici che consumano di più in casa? Il frigorifero, ad esempio, è uno dei principali responsabili delle bollette salate, con un consumo pari a 267 kilowattora. La lavatrice e la lavastoviglie, invece, consumano rispettivamente 140 e 270 kilowattora. La lista prosegue citando i condizionatori (350 kilowattora), il riscaldamento, e altri elettrodomestici molto diffusi come le televisioni e le consolle per i videogiochi (rispettivamente 70 e 50 kilowattora).

Alla luce di questi dati, è importante conoscere alcune strategie che consentono di risparmiare. La prima è passare al mercato libero dell’energia. Questa soluzione, infatti, offre delle tariffe più convenienti rispetto a quelle proposte dal mercato a maggior tutela. Il suggerimento, dunque, è quello di valutare il mercato libero e, tra i fornitori luce e gas, scegliere l’opzione che più si adatta alle proprie abitudini di consumo, in modo tale da risparmiare sulla bolletta.

Altri modi per risparmiare

Ovviamente esistono altri modi per risparmiare sui consumi e dunque sulle spese in casa. Per fare un altro esempio, è importante valutare la classe energetica dei propri elettrodomestici ed eventualmente sostituirli con apparecchi più moderni e a minor consumo.

Inoltre, si possono sostituire le lampade tradizionali con le lampadine LED, che consumano di meno, durano anche più a lungo e fanno risparmiare. A tal proposito, è di fondamentale importanza non lasciare mai gli elettrodomestici in stand-by, spegnendoli del tutto quando non vengono utilizzati.

Un altro suggerimento è fare attenzione ai consumi in cucina, soprattutto se si parla del gas. Qui è bene coprire le pentole quando si fa bollire l’acqua, per evitare un dispendio inutile in termini di consumi.

La lista dei consigli per risparmiare in casa prosegue, ad esempio utilizzando i piani cottura con tecnologia a induzione, oppure facendo attenzione all’utilizzo della lavatrice, usandola sempre a pieno carico e scegliendo dei programmi ECO a risparmio idrico ed energetico.

Ci sono anche altre tecniche da adottare: isolare la casa, se possibile, e mantenere il termostato ad una temperatura coerente con le nostre esigenze, evitando di esagerare. Infine, occhio agli sprechi idrici quando ci si fa la doccia: si potrebbe impostare un timer con spegnimento automatico dopo 5 minuti circa, per risparmiare.