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Roma

CIAMPINO, "LA BARBUTA": CONTINUANO I ROGHI

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Tempo di lettura 3 minutiMa anche altri sono i problemi che sorgono intorno al campo.

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di Daniele Rizzo

Ciampino (RM) – Non serve affacciarsi per guardare il fumo che lento sale nel cielo ciampinese. Basta l’odore. Quell’odore acre di plastica bruciata che ormai come l’IGDO, l’aeroporto, la cantina sociale o il Muro dei francesi è entrato a far parte della storia di Ciampino. O meglio, della storia moderna di Ciampino.

Ormai quotidianamente i roghi si susseguono nel campo nomadi de La Barbuta, il fiore all’occhiello della segregazione rom, il ghetto ultimato con l’amministrazione Alemanno che ad oggi accoglie quasi 600 rom di etnie diverse. La situazione interna al campo è al limite: diversi reportage parlano di una polveriera pronta ad esplodere, frutto della convivenza coatta tra diverse etnie. Invece che fare squadra infatti i residenti del campo hanno lamentato più volte un racket interno comandato da poche famiglie. Ma parallelamente alla vita del campo scorre anche la vita di chi ci abita vicino, e quindi gli abitanti di Ciampino e Morena. Esasperati dai continui roghi e dalla reiterazione sempre più frequente di furti, lamentano infatti un incremento della microcriminalità dovuto alla sempre maggiore presenza dei rom, seppur nessun dato certo testimoni che ci sia una corrispondenza tra i due fatti. Mentre quindi riguardo i furti possiamo solamente azzardare che i due fenomeni siano effettivamente legati, sulla questione roghi i dubbi non ci sono affatto.

Basta fare un giro sui numerosi spazi web che raccolgono le testimonianze dei cittadini per vedere quasi giornalmente foto di incendi a La Barbuta. A riguardo si è espresso anche il consigliere regionale Palozzi di FI (ex sindaco di Marino) che in una recente dichiarazione ha chiesto come sia possibile che i presidi di sicurezza h24 interni al campo non siano stati rinnovati, anche alla luce del fatto che il centro sinistra in campagna elettorale aveva decantato una soluzione per il campo nomadi. Per questo motivo Palozzi ha chiesto pubblicamente le dimissione di chi si occupa dell’assessorato ai Servizi Sociali.
Già, i servizi sociali. Cosa possiamo chiedere ai servizi sociali se solo il 4% di 24 milioni (cifra spesa nell’ultimo anno per la gestione dei campi nomadi) è stato destinato alla loro inclusione sociale? A questa domanda ha cercato di rispondere l’Associazione 21 Luglio, che in un incontro tenutosi pochi giorni fa nel municipio di Cinecittà ha esposto ed analizzato dati sul fenomeno campi rom. A presenziare all’incontro c’era però anche tale Sartana Halilovic, uno dei capi de La Barbuta, il quale ha minacciato Carlo Stasolla, il presidente della citata Onlus, di mandarlo in coma se avesse ancora parlato del “suo” campo.

E’ chiaro dunque che la situazione interna al campo è decisamente più complicata di come potrebbe apparire, e ci viene da ridere quando sentiamo dire “chiudiamo il campo nomadi” o “mandiamoli a casa loro”. Premettendo che il problema sta alla radice, e cioè nel fatto che solo in Italia esistono questi ghetti organizzati, possiamo solo constatare che il campo è un problema sia politico che sociale. E’ un problema politico perché chiunque metterà mano cercando di risolvere la situazione rischia di farsi un clamoroso autogol politico che comprometterebbe l’eventuale carriera (e parliamo sia dei sindaci locali che dell’amministrazione di Roma Capitale). E’ un problema sociale perché il campo, così come idea in generale, promuove la ghettizzazione e l’esclusione sociale; in particolare quello de La Barbuta è anche posto sotto il cono di volo aeroportuale, così da mettere a rischio anche la salute dei suoi residenti; inoltre, come detto, è una bomba ad orologeria di cui si aspetta solo l’esplosione prima di agire.

Un’ultima cosa va infine detta. A me nessun rom è mai venuto a citofonare chiedendomi se avessi dei copertoni da bruciare. Penso che lo stesso valga per voi che leggerete. Sarebbe dunque bene interrogarci sull’origine di quei copertoni e sul perché i residenti del campo decidano di “collezionarli” per poi bruciarli. E’ forse così assurdo credere che ci sia qualcuno che per dimezzare i costi di smaltimento di rifiuti ingombranti paghi i rom per farlo illegalmente?