Connect with us

Cronaca

Firenze, donna uccisa e crocifissa: condannato a 20 anni

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 4 minuti Le parole del killer in aula: "Sono addolorato per quello che è successo"

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 4 minuti
image_pdfimage_print

di Angelo Barraco
 
Firenze – Il Gup di Firenze ha confermato la condanna a vent’anni di reclusione, inflitta già in primo grado, per Riccardo Viti, l’idraulico  fiorentino di 55 anni accusato di aver violentato e seviziato la 26enne Andreea Cristina Zamfir, fino a cagionarne la morte il 5 maggio 2014 sotto un cavalcavia a Firenze legandola alla sbarra con le braccia larghe come fosse crocifissa. Il sostituto procuratore generale aveva chiesto l’ergastolo.  L’uomo ha ascoltato la sentenza senza proferire alcuna parola, con sguardo impassibile e prima aveva rilasciato una dichiarazione spontanea: “Sono addolorato per quello che è successo”, un dolore che ha provato anche la 26enne Andreea, scappata dall’Albania e dalla famiglia per venire in Italia probabilmente per cercare una fortuna che non è riuscita a trovare e l’ha costretta a mercificare il suo corpo al Porco delle Cascine. La sua famiglia non sapeva cosa facesse Andreea in Italia né sapeva dove risiedesse inoltre non la sentivano da circa dieci giorni. Il dolore che Viti ha esternato in aula non ha trovato risposte in quella terribile notte, quando la giovane si è opposta con tutte le sue forze a quell’inaudita violenza che improvvisamente l’ha travolta che l’ha strappata per sempre alla vita. Il suo killer ha raccontato, dopo l’arresto, che la giovane “mi implorava di smettere” ma Viti non ha deposto l’ascia di una guerra interiore che stava combattendo con il proprio Io, che lentamente ha trasformato quello che apparentemente sembrava un indispensabile appagamento  sessuale in vertiginoso vortice di violenza silente dinnanzi al dolore di una giovane che implorava pietà. Nell’atarassia dell’aula le parole di Viti hanno avuto l’eco di uno sparo: “Sono addolorato, non avrei mai pensato a una cosa così terribile, non ho mai avuto il pensiero né la volontà né l'idea di uscire di casa per uccidere una persona, chiedo umilmente perdono alla famiglia di questa persona, non mi sono mai sognato che potesse morire o che fosse in pericolo di vita”.  Il compagno di Andreea, Yean Ion Manta di 36 anni è uscito fuori dall’aula con gli occhi in lacrime e ha detto: “Troppi pochi vent'anni per uno che ha ucciso una persona in quel modo". L’uomo è stato condannato inoltre al risarcimento di 60mila euro ai familiari della vittima e 10mila euro al compagno e alle prostitute che si sono costituite parti civili. Il Giudice ha deciso inoltre che l’uomo, quando uscirà dal carcere, non potrà avvicinarsi per cinque anni a prostitute. Doveva rispondere inoltre di violenza sessuale aggravata, lesioni, sequestro di persona e rapina per cinque donne che lui aveva portato a Ugnano. Una di esse ha riferito di essersi salvata grazie ad un cane che ha cominciato ad abbaiare e ha richiamato l’attenzione. 
 
Ma la Toscana non dimentica la tragica morte di Andreea Cristina Zamfir, nuda e legata ad un palo con le braccia larghe come se fosse crocifissa. Il corpo è stato rinvenuto il 5 maggio 2014 un testimone rinviene il corpo della giovane in località Ugnano, in una strada secondaria e sotto un cavalcavia. Gli inquirenti che giungono immediatamente sul posto hanno modo di identificare la vittima grazie ai documenti, gli effetti personali e il cellulare. Firenze ripiomba nell’incubo del Mostro, si torna a parlare di “Cicci il mostro di Scandicci” e gli investigatori seguono sin da subito l’ipotesi del maniaco. Sul corpo della donna vengono rinvenute diverse ecchimosi e sullo scotch che la teneva legata emergono segni evidenti di un tentativo, da parte della donna, di liberarsi da quella morsa di tortura e morte che non si piegava dinnanzi a cotanto dolore. Una prima testimonianza delinea un quadro della vicenda, sottolineando che alle 23.30 sarebbero stati sentiti dei lamenti ma la persona in questione non sapeva se tali lamenti fossero di natura animale o meno. 
 
Abbiamo parlato con la Dott.ssa Rossana Putignano, Psicologa Clinica, Psicoterapeuta Psicoanalitica Responsabile della Divisione Sud e della Divisione di Psicodiagnosi Neuropsicologica e Forense del CRIME ANALYSTS TEAM. 
 
“La conferma in Corte d'Appello dei 20 anni di reclusione che spettano a Riccardo Viti, l'assassino della prostituta rumena trovata crocifissa nei pressi di un cavalcavia vicino Firenze, lascia il CRIME ANALYSTS TEAM un pò perplesso. Esiste più l'ergastolo? Troppo pochi 20 anni per un brutale assassinio. La confessione del gioco erotico finito male,spesso, cela meccanismi di difesa di tipo primitivo (negazione e diniego) per il quale l'assassino si mostra, fino ad un certo punto, consapevole del suo coinvolgimento. L'introduzione di falli metallici e bollenti nel corpo di una donna possono condurre a emorragie fino a provocarne il decesso. Sono pratiche ad appannaggio di individui sadici e iposessuali che non hanno la possibilità di avere relazioni mature che integrino la sessualità con la tenerezza e si rivolgono alle prostitute viste come oggetto da sodomizzare. Il fine è sempre quello di avere un senso di onnipotenza sulla vittima, potere che nella loro vita non hanno potuto mai sperimentare a causa di dinamiche familiari altamente patologiche. Purtroppo, questo tipo di psicopatologie hanno la loro origine nell'infanzia. Non sta a noi giudicare la sentenza in Corte d'Appello,anche perché sarà stata sicuramente valutata la capacità di intendere e di volere prima, durante e dopo l'assassinio.Sta di fatto che questi individui restano altamente pericolosi e a rischio di recidiva perché sono stupratori seriali.Purtroppo, non c'è riabilitazione che tenga e la cronaca nera è piena di casi di recidiva post detenzione.Non esiste vero pentimento in questi individui che mancano di empatia e l'elevato grado di manipolazione riuscirebbe a convincere chiunque che non avrebbero mai desiderato la morte del loro partner sessuale"

Cronaca

In Italia primi casi di puntura letale: sono i “parenti” della Dengue

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Un virus d’importazione, “parente” della Dengue e del West Nile, della famiglia delle arbovirosi che è già stato diagnosticato in Italia, intorno alla metà di luglio, nel laboratorio dedicato alle Bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano in due pazienti arrivati dal Brasile e da Cuba, e anche in Veneto, al Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell‘Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), sempre in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. In tutto, i casi diagnosticati finora in Italia sono stati quattro. L’infezione provoca febbre molto alta, dolori articolari e muscolari e rash cutaneo e si trasmette all’uomo attraverso le punture di moscerini o di zanzare, principale vettore (la zanzara Culicoides paraensis) è attualmente presente solo in Sud e Centro Americhe e non è presente in Europa e ad oggi non esistono prove di trasmissione interumana del virus Oropouche.

Il segretariato di Bahia riferisce che i pazienti deceduti a causa della febbre Oropuche avevano sintomi come febbre, mal di testa, dolore retro-orbitale(nella parte più profonda dell’occhio), mialgia (dolore muscolare), nausea, vomito, diarrea, dolore agli arti inferiori e debolezza. In entrambi i casi, poi, i sintomi si sono evoluti con segni più gravi come macchie rosse e viola sul corpo, sanguinamento, sonnolenza e vomito con ipotensione, gravi emorragie e un brusco calo dell’emoglobina e delle piastrine nel sangue.

Continua a leggere

Cronaca

Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

Continua a leggere

Cronaca

Crollo della vela a Scampia, gravi due bambine

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Sono in gravissime condizioni due dei sette bimbi ricoverati all’ospedale Santobono di Napoli dopo il crollo della scorsa notte a Scampia.

Due delle sette piccole pazienti, rispettivamente di 7 e 4 anni, sono in gravissime condizioni per lesioni multiple del cranio e, attualmente, sono ricoverate in rianimazione con prognosi riservata.

Nello specifico, si legge nel bollettino dell’Ospedale Santobono, una bimba è stata sottoposta nella notte ad intervento neurochirurgo per il monitoraggio della pressione intracranica, presenta emorragia subaracnoidea, fratture della teca cranica e versa in condizioni cliniche gravissime, con prognosi riservata. L’altra, ha una frattura infossata cranica e grave edema cerebrale. È stata sottoposta ad intervento di craniectomia decompressa nella notte e impianto di sensore per il monitoraggio della pressione intracranica. Attualmente è emodinamicamente instabile e versa in condizioni cliniche gravissime con prognosi riservata. Altre tre piccole pazienti, rispettivamente di 10, 2 e 9 anni, hanno riportato lesioni ossee importanti e sono attualmente ricoverate in ortopedia. Una per un trauma maxillo facciale con grave frattura infossata della sinfisi mandibolare e con frattura di femore esposta, un’altra con frattura chiusa del terzo distale dell’omero sinistro, l’ultima con frattura dell’omero sinistro scomposta prossimale. Sono state stabilizzate e saranno sottoposte in giornata a intervento chirurgico ortopedico. Le ultime due, rispettivamente di 2 e 4 anni, hanno riportato contusioni multiple con interessamento splenico, trauma cranico non commotivo e contusioni polmonari bilaterali, ricoverate in chirurgia d’urgenza sono state stabilizzate e, al momento, non presentano indicazioni chirurgiche.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti