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Generale Alessandro Butticè, intervista al nuovo delegato ANCRI presso gli organismi internazionali

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Il presidente dell’Associazione Nazionale Insigniti al Merito della Repubblica(ANCRI) Tommaso Bove delega a rappresentare gli insigniti presso gli organismi internazionali il Generale (r) della G.d.F. Alessandro Butticè, già delegato dell’ANCRI per il Belgio, l’Unione Europea ed il Consiglio Atlantico. Butticè ha recentemente ricevuto anche la delega per il coordinamento delle delegazioni all’estero dell’Associazione Nazionale Insigniti OMRI.
Il Generale (r) della Guardia di Finanza Alessandro Butticé, Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana è stato delegato dal presidente Nazionale ANCRI Tommaso Bove a rappresentare l’Associazione degli Insigniti presso gli organismi internazionali.
La Delega si aggiunge a quella di Delegato per il Regno del Belgio, il Consiglio Atlantico e l’Unione Europea. Per effetto di tale delega al Generale Butticè è stato attribuito anche il coordinamento delle 16 Delegazioni ANCRI all’estero.
Il generale, nell’accettare il nuovo impegno associativo ha risposto: “Onorato da tale delega, come Patriota italiano ed europeo, mi impegno a contribuire, assieme agli amici delegati all’estero, a difendere i valori associativi, costituzionali e repubblicani, che includono la costruzione europea, in Italia, in Europa e nel mondo.”
Ma vediamo chi è il Generale Alessandro Butticé. Primo ufficiale non solo della Guardia di Finanza, ma anche di un Corpo di polizia e delle Forze armate italiane ad essere distaccato, dal 1990, presso i servizi antifrode della Commissione Europea.
Nel 1999 ha contribuito alla creazione, dell’Ufficio Europeo per la Lotta alla Frode (OLAF), dotato di assoluta indipendenza nella sua funzione di indagine su tutto il territorio dell’UE e all’interno delle proprie istituzioni.
Sino al 2009, è stato portavoce del primo Direttore Generale dell’OLAF (l’Ufficio Europeo per la Lotta alla Frode), il compianto procuratore bavarese Franz-Hermann Bruener, e capo della comunicazione dell’Ufficio.
È stato poi anche capo della Comunicazione Istituzionale della Direzione Generale del Mercato Interno, Industria e Imprese della Commissione Europea, chiamato dall’Allora Vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani, e successivamente capo delle Risorse Umane e della Sicurezza della direzione Generale competente anche per l’industria della difesa e la politica spaziale.
Lo abbiamo voluto intervistare.

Generale Butticè lei nel 2014 si è congedato dalla Guardia di Finanza e nel 2018 dalla Commissione Europea. Come vive questo terzo tempo della sua vita?
Sono iscritto da trent’anni all’ordine dei giornalisti. Dopo il tempo dell’impegno a livello nazionale, nella Guardia di Finanza italiana, e quello internazionale, presso l’Unione Europea, per scelta personale vivo ora nell’impegno associativo, sociale e giornalistico, attività che di fatto svolgo ininterrottamente dall’età di 16 anni, quando ero collaboratore de « Il Gazzettino ». La mia filosofia di vita attuale è tutta racchiusa in quel bellissimo testo di Mario De Andrade, dal titolo “ho contato i miei anni”, che consiglio di leggere a tutti coloro che sono entrati nella cosiddetta maturità. “Non ho tempo per sopportare persone assurde che, oltre che per l’età anagrafica, non sono cresciute per nessun altro aspetto. Non ho tempo, da perdere per sciocchezze. Non voglio partecipare a riunioni in cui sfilano solo “Ego” gonfiati. Ora non sopporto i manipolatori, gli arrivisti, né gli approfittatori. Mi disturbano gli invidiosi, che cercano di discreditare i più capaci, per appropriarsi del loro talento e dei loro risultati…”

Ci faccia capire meglio questa sua filosofia di vita
Lo ha scritto De Andrade, celebre poeta, musicologo, critico letterario e narratore brasiliano,ma lo penso profondamente io. E prego tutti gli amici che vogliono continuare ad esserlo di prendermi sul serio.
Perché è con questo spirito che, dopo aver rifiutato qualche proposta professionale, anche di carattere politico (rifiutata perché non è il mio mestiere e mi piace restare un pensatore libero e un istituzionale senza etichette), oltre alle mie regolari collaborazioni con AISE (l’Agenzia Internazionale Stampa Estera), e quelle occasionali con Il Gazzettino (il mio primo giornale), Il Riformista, Il Finanziere, Fiamme Gialle ed altri giornali, dedico il mio tempo restante ad attività di volontariato, sociali ed associative.

Perché ha deciso di aderire all’Associazione Nazionale Insigniti al Merito della repubblica Italiana? Ho deciso di dare la mia entusiasta adesione innanzitutto perché l’ANCRI soddisfa pienamente la filosofia di questo mio terzo tempo della vita e questo mio spirito; e poi per il fatto che ne facesse parte, quale responsabile delle relazioni istituzionali il prefetto Francesco Tagliente, un vecchio e valoroso amico ritrovato dopo oltre trent’anni, e un presidente nazionale, Tommaso Bove, un Patriota visionario e di nobili ideali.

Cosa ha trovato un Generale della Guardia di Finanza tra i soci ANCRI?Ho ritrovato quell’entusiasmo e quegli ideali che hanno guidato oltre quarant’anni di servizio alle mie due Patrie dai destini indissolubili: l’Italia e l’Europa unita. Ho ritrovato quella generosità di intenti unita alla giovinezza di spirito, che fa della nostra associazione un’associazione fresca e innovativa, che sa usare anche il mondo dei social-network e delle moderne tecnologie digitali. Un’associazione che si sostiene e si alimenta nell’entusiasmo e nell’integrità del proprio spirito. Che non dà spazio ai diversi tromboni autocelebrativi, tanto affetti da prezzemolite (cioè dal desiderio compulsivo di essere ovunque) quanto poco affidabili negli impegni presi, da cui spesso siamo circondati e con cui ho pure avuto a che fare. Prendendo però le distanze quando la loro frequentazione è divenuta intollerabile. Un’associazione dove il “noi” prevale sull’”io”. Il noi di «noi Patrioti italiani ed europei».

Ci spiega perché ha accettato le deleghe ANCRI con grande entusiasmo al punto da dichiarare “Onorato da tale delega, come Patriota italiano ed europeo, mi impegno a contribuire, assieme agli amici delegati all’estero, a difendere i valori associativi, costituzionali e repubblicani, che includono la costruzione europea, in Italia, in Europa e nel mondo.”

Il fatto che rispondono ai valori che sono stati quelli di una vita passata al servizio delle Istituzioni, nazionali ed Europee.

Come pensa ora di esercitare le deleghe ANCRI ? Penso che mi impegnerò, assieme ai delegati all’estero ed alla Presidenza Nazionale, per promuovere nel mondo i valori costituzionali italiani tutelandone i simboli, assieme a quelli dell’Unione Europea che, come sancito dalla nostra Carta, sono intimamente insiti gli uni negli altri. Ed è in questo spirito che, il 10 dicembre del 2019, sto organizzando a Bruxelles, con l’alto patrocinio del Parlamento Europeo e della Rappresentanza in Belgio della Commissione Europea, presso l’Istituto Italiano di Cultura, un grande evento ANCRI sui Valori e i simboli della Repubblica Italiana e dell’Unione Europea. Il primo, spero, di una lunga serie, per ricordare che oggi non possiamo più essere Patrioti Italiani, senza essere anche Patrioti Europei.

Ci risulta che fino al 2009, lei è stato portavoce del primo Direttore Generale dell’OLAF e che nel 2001 ha presentato le dimissioni al Direttore Generale dell’Ufficio Europeo per la Lotta alla Frode, Franz-Hermann Bruener. Ci spiega perché prese quella decisione?

Deve sapere che conservo ancora copia della lettera di dimissioni che, il 4 ottobre 2001, avevo presentato al mio Direttore Generale, a seguito di alcune maliziose illazioni, provenienti anche da italiani, sulla possibilità che la mia contestuale appartenenza alla Guardia di Finanza (che non ho mai ripudiato, respingendo fermamente i «suggerimenti» di chi avrebbe preferito che, come avevano fatto alcuni colleghi, mi congedassi dalla stessa), potesse rendermi “soggetto a delle pressioni da parte nazionale”.

Come andò a finire?
Le mie dimissioni furono immediatamente e fermamente respinte da Franz-Herman Brüner, con la conferma della sua incondizionata personale fiducia. Quale vecchio PM nel processo al leader della DDR Herich Honecker, era capace di comprendere da dove veniva il vero pericolo per la sua indipendenza.

Quale era il giudizio del Direttore Generale dell’Ufficio Europeo per la Lotta alla Frode delle Forze di polizia italiane?
Franz-Herman Brüner, dopo una prima iniziale riserva, dovuta a tanti stereotipi sul nostro paese, conoscendole sul campo divenne un grandissimo estimatore delle Forze di polizia italiane, dalle quali sentiva di avere il più leale sostegno. Mi ripeteva spesso che avrebbe gradito ritrovare la stessa organizzazione, indipendenza dall’esecutivo nella funzione di polizia giudiziaria, ed i mezzi e poteri investigativi delle Forze di polizia italiane, anche in quelle di altri paesi, compresi la Germania, che conosceva bene.

Perché, secondo lei, il Direttore Generale dell’OLAF avvertiva un più leale sostegno da parte di un rappresentante delle Forze di Polizia italiane?
Perché con con me, ben comprendendo anche da giurista la mia lettera di dimissioni, si sentiva garantito della mia assoluta indipendenza o meglio, della mia assoluta dipendenza ai suoi ordini legittimi grazie al mio giuramento di fedeltà alla Repubblica Italiana, di osservanza della Costituzione. In più occasioni ci soffermavamo a commentare quei principi fondamentali del nostro ordinamento in cui fa riferimento alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute (art. 10) e il principio di giustizia universale in ossequio al quale il nostro ordinamento sceglie di condizionare le proprie azioni ad obblighi assunti a livello internazionale (art. 11)

Un Funzionario dello stato italiano a Bruxelles con una doppio cappello quindi ? Si questi principi sono stati la bussola del mio servizio, col doppio cappello – assolutamente compatibile – di ufficiale italiano e di dirigente dell’Unione Europea, per quasi tre decenni al servizio della Commissione Europea. Consapevole che se avessi violato le regole di indipendenza previste dall’ordinamento dell’UE e dallo statuto dell’OLAF, avrei violato anche il mio giuramento di osservanza della Costituzione e delle leggi, e quindi la legge italiana.


Ha un significato particolare il ritratto del generale Alessandro Butticè che so essere stato dipinto da un ritrattista belga al momento del suo congedo?
Fedele al mio giuramento e alle norme costituzionali sono fiero di non aver mai mancato di servire con disciplina ed onore, in tutta la mia carriera professionale, il mio Paese in Europa e l’Europa nel mio Paese.
E per questo, rispondendo all’offerta dell’amico Barone Emmanuel Beyens, celebre ritrattista belga, di farmi un ritratto prima del congedo dalla Guardia di Finanza, gli ho chiesto che vi mettesse, oltre al tricolore, anche la bandiera dell’UE.

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Rai Yoyo, per la gioia di grandi e piccini torna “L’Albero Azzurro”

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Tremila puntate per “L’Albero Azzurro”. Da lunedì 6 maggio il programma per bambini più longevo della tv italiana torna in una rinnovata edizione e per l’occasione viene promosso in prima serata “L’Albero Azzurro”. Appuntamento dal lunedì al giovedì, alle ore 20.50, su Rai Yoyo e RaiPlay.
 
Unico nel panorama televisivo italiano “L’Albero Azzurro” è il programma che ha saputo conquistare i cuori di intere generazioni: 32 edizioni, 34 compleanni dalla prima trasmissione del 1990, e ben 2099 puntate andate in onda fino a ora sono la forza di un progetto editoriale e di un brand Rai che ha da sempre saputo rinnovarsi nel segno di una evoluzione dei linguaggi e dell’estetica senza mai tradire l’intuizione originale e il significato poetico di un luogo speciale per i più piccoli. Quella di lunedì 6 maggio sarà la puntata numero tremila: un record per un programma dedicato ai bambini.
 
In occasione dei 70 anni della Tv, L’Albero Azzurro trova una nuova collocazione alle 20.50, regalando 15 storie originali ai bambini prima di andare a dormire. È un cambiamento che trasforma lo spazio luminoso dell’Albero Azzurro con una magica e suggestiva nuova luce. Le avventure di Dodò e dei suoi amici si aprono a una dimensione più intima, dove, attraverso storie coinvolgenti e qualche brivido, sono indagate le emozioni e le paure dei cuccioli. Il momento è speciale, al limite della giornata, prima o dopo il sonno, o dopo un momento intenso di attività. Le avventure ci accompagnano nel mondo fantasmatico che si delinea tra la coscienza e l’immaginazione, alla ricerca di parole e comportamenti che fanno ritrovare sicurezza e allontanano i timori.
 
Sempre nel segno del divertimento, Dodò (che ha la voce di Paolo Carenzo ed è animato da Emanuele Buganza) e i suoi amici Zarina e Ruggero incontrano creature buffe e bizzarri personaggi, fanno viaggi speciali e sogni incredibili guidati dalla stella più splendente, scoprendo così che anche i suoni provenienti dalle zone sconosciute o buie, molto spesso, possono essere più amichevoli che paurosi. A condurre il gioco sono sempre Laura Carusino e Andrea Beltramo, che con il loro sguardo attento rappresentano i rassicuranti ruoli di adulti di riferimento. Laura e Andrea proteggono, sostengono, invitano all’autonomia, aiutano ad affrontare con gioia e leggerezza, ma anche con chiarezza e verità, le piccole e “grandi” conquiste di ogni giorno.
 
In un ideale percorso di crescita, le avventure del nostro beniamino Dodò partono dalla “sua” casa, il set con l’albero azzurro, un nido che accoglie e disegna uno spazio colorato e rassicurante per tutti i bambini. L’innesco di trama è sempre un “problema” che impedisce al cucciolo di rilassarsi, che sia la paura del buio o dei mostri, la paura di fare brutti sogni o di lasciare andare un giocattolo rotto, fino ad arrivare a paure più complesse come la paura che i grandi litighino o quella di diventare grandi. Il passaggio segna l’ingresso nell’immaginario di Dodò.
 
Un nuovo set che porta la firma di Franco Bottara mette in scena il mondo del fantasmatico dove il problema e la paura vengono affrontati e risolti con l’aiuto di personaggi spaventosamente buffi e travestimenti capaci di suscitare stupore. Laura e Andrea danno vita a personaggi di fantasia in grado di tradurre le emozioni dei cuccioli e di aggiungere una nota comica e sdrammatizzante a situazioni che altrimenti potrebbero risultare troppo minacciosi. In questo modo, il format mantiene e rinforza il suo modo tipico di strizzare l’occhio a un tipo di ironia e di estetica che aggiunge una nota di contemporaneità e comicità che piace anche ai più grandi.
 
A problema risolto, si torna all’Albero. L’ultimo passaggio è quello della canzone che aiuta a ricomporre il conflitto e a spostare il focus del bambino dalle proprie paure individuali a un rituale condiviso e rassicurante…. Cantando, anche gli ultimi timori si dissolvono. Il corredo musicale è in linea con questa edizione speciale, proponendo qualche sano antidoto contro la paura, rime scaccia fantasmi e nuovi arrangiamenti per le canzoni già in repertorio. All’Albero Azzurro la cosa importante è stare insieme e rinnovare un modo autentico per crescere.
 
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Friuli Venezia Giulia, prosegue con successo il Festival delle Dimore Storiche

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Prosegue con successo con la seconda edizione il Festival delle Dimore Storiche organizzato da ADSI FVG (Associazione delle Dimore Storiche): quattro giorni per conoscere la storia del Friuli Venezia Giulia, visitando e vivendo il ricco patrimonio artistico ed architettonico della regione che spesso resta nascosto dietro siepi e cancelli.
 
Dal 25 al 28 aprile, con l’apertura straordinaria delle dimore e dei parchi, è stato realizzato un ricco programma di eventi organizzati grazie all’iniziativa dei proprietari: degustazioni, concerti, presentazioni di libri, esercizi di cucina..
 
Sono 21 le dimore private, ancora oggi abitate, che hanno aperto le porte e proprio i proprietari hanno fatto da guida per raccontarne non solo storia e caratteristiche architettoniche, ma anche aneddoti e curiosità dei luoghi che si tramandano da generazioni.
 
“È una grande soddisfazione poter organizzare il secondo Festival dopo la sfida della prima edizione: il nostro obiettivo era proprio quello di renderlo un appuntamento annuale; – sottolinea il presidente di Adsi Fvg Raffaele Perrotta –lavorando da mesi per costruire un programma ricco e vario in modo da attrarre sia chi vive sul territorio sia chi arriva da fuori regione e da oltre confine. Si tratta di un’occasione unica per far conoscere un patrimonio unico in Europa per storia, per valore culturale ed artistico.”
 
Sono sedici le dimore ad aver aperto in provincia di Udine: partendo dalla Carnia con Palazzo De Gleria (Comeglians), scendendo nelle colline a nord della città con Casa Asquini (Fagagna), La Brunelde Casaforte d’Arcano (Fagagna), Villa del Torso Paulone (Brazzacco di Moruzzo), Villa Gallici Deciani (Cassacco), Villa Schubert (Marsure), passando per il centro di Udine con Palazzo Orgnani,  Palazzo Pavona Asquini e Villa Garzoni, fino ad arrivare a sud con Casa Foffani (Clauiano), il Folador di Villa Rubini (Trivignano), Villa Iachia (Ruda), Villa Lovaria (Pavia di Udine), Villa Pace (Campolongo Tapogliano), Villa Ritter de Zahony (Monastero di Aquileia), Villa Vitas (Strassoldo di Cervignano del Friuli).          
 
Tre dimore invece nel goriziano, Villa Attems Cernozza di Postcastro (Lucinico), Villa del Torre (Romans d’Isonzo) e Villa Marchese de Fabris (San Canzian d’Isonzo), e due nel pordenonese, il Palazzo d’Attimis Maniago (Maniago) e Palazzo Scolari (Polcenigo).
 
Il programma è risultato ricco e variegato con oltre 40 eventi comprendenti aperitivi in villa e degustazioni, cene, presentazioni di libri, mostre d’arte e fotografiche, concerti, conferenze, spettacoli teatrali.
 
Per la visita guidata alle dimore era richiesta un’offerta minima di 10 euro a persona: i fondi raccolti serviranno a sostenere ulteriori progetti di valorizzazione del patrimonio culturale privato ADSI FVG e del territorio circostante. Bambini e ragazzi fino a 17 anni entravano gratis.
 
Il programma completo delle aperture e degli eventi con luoghi, orari e prezz disponibile su: bit.ly/3VryIWM, oppure consultando i profili social (Instagram e Facebook del Festival).
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A Milano l’arte elegante del pugliese parigino

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Palazzo Reale a Milano  sta celebrando, per la prima volta, con una mostra monografica, il talento di Giuseppe De Nittis esponendo una novantina dipinti, tra oli e pastelli, provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, tra cui il Musée d’Orsay e il Petit Palais di Parigi, i Musée des Beaux-Arts di Reims e di Dunquerke, gli Uffizi di Firenze – solo per citarne alcuni – oltre allo straordinario nucleo di opere conservate alla GAM di Milano e una selezione dalla Pinacoteca di Barletta, intitolata al Pittore, che ne conserva un eccezionale numero a seguito del lascito testamentario della vedova Leontine De Nittis.
 
La consacrazione di Giuseppe de Nittis come uno dei grandi protagonisti della pittura dell’Ottocento europeo è avvenuta grazie alla fortuna espositiva di cui ha goduto a partire dalla magnifica retrospettiva dedicatagli nel 1914 dalla 11a Biennale di Venezia. Altre tappe fondamentali sono state la mostra ‘Giuseppe De Nittis. La modernité élégante’ allestita a Parigi al Petit Palais nel 2010-11, e nel 2013 la fondamentale monografica a lui dedicata a Padova a Palazzo Zabarella.
 
In ‘De Nittis. Pittore della vita moderna’ si intende esaltare la statura internazionale di un pittore che è stato, insieme a Boldini, il più grande degli italiani a Parigi, dove è riuscito a reggere il confronto con Manet, Degas e gli impressionisti, con cui ha saputo condividere, pur nella diversità del linguaggio pittorico, l’aspirazione a rivoluzionare l’idea stessa della pittura, scardinando una volta per sempre la gerarchia dei generi per raggiungere quell’autonomia dell’arte che è stata la massima aspirazione della modernità.
 
I francesi e De Nittis, che si è sempre sentito profondamente parigino di adozione, hanno affrontato gli stessi temi, come il paesaggio, il ritratto e la rappresentazione della vita moderna che De Nittis ha saputo catturare lungo le strade delle due metropoli da lui frequentate, in quegli anni grandi capitali europee dell’arte: Parigi e Londra. Ha saputo rappresentare con le due metropoli, in una straordinaria pittura en plein air, i luoghi privilegiati della mitologia della modernità, che saranno collocati al centro di un percorso espositivo articolato lungo un arco temporale di vent’anni, dal 1864 al 1884, ricostruendo un’avventura pittorica assolutamente straordinaria, conclusasi prematuramente con la sua scomparsa a soli 38 anni di età. I risultati da lui raggiunti si devono a un’innata genialità, alla capacità di sapersi confrontare con i maggiori artisti del suo tempo, alla sua curiosità intellettuale, alla sua disponibilità verso altri linguaggi. È inoltre tra gli artisti dell’epoca che meglio si è saputo misurare con la pittura giapponese allora diventata di moda.La mostra vede infine la collaborazione di METS Percorsi d’Arte, che ha contribuito al progetto espositivo con l’apporto di un importante nucleo di opere provenienti da collezioni private, tra le quali il Kimono color arancio, Piccadilly e la celeberrima Westminster.
 
Tutto questo è sottolineato dalla mostra e dal ricco catalogo Silvana Editoriale.
 
Una vita breve ma sufficiente per entrare nella storia dell’arte
 
Giuseppe De Nittis nacque a Barletta il 25 febbraio 1846. A pochi mesi dalla sua nascita, il padre si suicidò dopo due anni di carcere per motivi politici e Giuseppe crebbe con i tre fratelli nella casa dei nonni paterni. Fin dall’infanzia manifestò una forte propensione alla pittura e, nonostante il parere contrario della famiglia, si iscrssee nel 1861 all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Insofferente agli schemi accademici, fu espulso due anni dopo ed iniziò a dipingere en plen air con altri artisti, come Federico Rossano e Marco De Gregorio. Nel 1866 partì per Firenze dove prese contatto con il gruppo dei Macchiaoli. Dopo aver visitato Palermo, Roma, Venezia e Torino, nel 1867 si trasferì a Parigi dove due anni dopo sposò Léontine Lucile Gruvelle. Nel 1869 partecipò per la prima volta al Salon con opere molto vicine al gusto parigino. Il soggiorno napoletano del 1870 vide il suo stile arrivare alla maturità e all’indipendenza artistica e il ritorno a Parigi nel 1872 segnò il suo successo con la partecipazione al Salon dell’opera ‘Una strada da Brindisi a Barletta’. Il dipinto ‘Che freddo!’ esposto al Salon nel 1874 rappresentò l’affermazione definitiva dell’artista, che si meritò anche l’appellativo ‘peintre des Parisiennes’ (pittore della parigine). Nello stesso anno partecipò con ben cinque tele alla prima esposizione di quello che sarà il gruppo impressionista tenutosi nello studio del fotografo Nadar. In cerca di nuovi stimoli partì poco dopo per Londra, dove realizzò una serie di opere dedicate alla vita quotidiana della città. Partecipò all’Esposizione Universale di Parigi nel 1878 con dodici lavori che polarizzarono l’attenzione sia del pubblico che della critica. Negli ultimi anni si concentrò particolarmente sulla tecnica del disegno a pastello. Colpito da una forte bronchite nel 1883, rimase per mesi bloccato a letto e dipingere diventò sempre più difficile; morì a  Saint-Germain-en-Laye (Francia)   il 21 agosto del 1884 a causa di un ictus cerebrale. È sepolto a Parigi, nel cimitero di Père-Lachaise (divisione 11) ed il suo epitaffio fu scritto da Alessandro Dumas figlio. Sua moglie Léontine donò molti suoi quadri alla città natale del pittore, ora conservati nella Pinacoteca De Nittis collocata nel Palazzo della Marra a Barletta.
 
Informazioni:
 
Una mostra Comune di Milano – Cultura | Palazzo Reale | CMS.Cultura
 
A cura di Fernando Mazzocca e Paola Zatti , fino al  30.06.2024
 
Orario: Da martedì a domenica ore 10:00-19:30, giovedì chiusura alle 22:30. Ultimo ingresso un’ora prima. Lunedì chiuso.
 
Biglietti
 
Aperto: € 17,00; Intero: € 15,00;Ridotto: € 13,00; Esclusi i costi di prevendita.
 
Info e prenotazioni: palazzorealemilano.it     mostradenittis.it
 
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