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Grand Theft Auto: The Trilogy, scatta l’operazione nostalgia di Rockstar Games

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Grand Theft Auto: The Trilogy – The Definitive Edition è finalmente realtà. Una fra le saghe più amate dai gamers di tutto il mondo vede finalmente tre dei suoi capitoli più importanti arrivare in versione rimasterizzata. Ma andiamo con ordine: pochi prodotti hanno segnato il mercato videoludico come la serie di Grand Theft Auto, capace di riscrivere la grammatica degli open world con i capitoli usciti su PlayStation 2, vere e proprie pietre miliari dei videogiochi. Il loro successo ha scavalcato i semplici confini della console Sony, arrivando su PC con migliaia di mod e nella cultura pop, consacrando Rockstar come una delle più grandi software house di sempre. Il successo di GTA ha poi raggiunto l’apice con l’ultimo episodio uscito, quel GTA V che ancora vende milioni di copie e detiene il record di incassi, spalmato su due generazioni di console, con un’ulteriore edizione per PS5 e Series X in uscita il prossimo anno. Il 2021 è invece il momento di un ritorno storico, a lungo atteso da tantissimi fan, quello della Grand Theft Auto: The Trilogy – The Definitive Edition composta da GTA III, Vice City e San Andreas. I tre giochi fanno parte di un unico universo narrativo, a cavallo tra gli anni ottanta e duemila, dove spesso personaggi e fatti si incrociano brillantemente permettendo quindi solamente al giocatore che ha vissuto tutte e tre le storie di avere un quadro completo dei fatti. In ognuno dei titoli i giocatori prensono il conrollo di un personaggio diverso, ciascuno con un suo scopo da perseguire mentre si fa strada nel sottobosco criminale di Liberty City, Vice City e San Andreas, incontrando via via personaggi sempre più grotteschi e machiavellici. Ogni capitolo di GTA introduce novità nel gameplay e nella struttura, mostrando chiaramente e a distanza ravvicinata il percorso artistico che Rockstar Games ha plasmato per diventare la software house che è oggi. Ed è per questo motivo che tutti i gamers desideravano che questa Definitive Edition portasse con sé tutta l’eredità che questa trilogia ha rappresentato al massimo della sua espressione visiva ad un pubblico nuovo, o chi magari semplicemente è affamato di ri-giocare a un GTA diverso dalle ultime incarnazioni del brand. Quando il titolo venne annunciato al mondo, Rockstar Games aveva dichiarato che Grand Theft Auto: The Trilogy – The Definitive Edition avrebbe migliorato la resa grafica, con nuove texture in alta definizione, nuovi riflessi e un sistema d’illuminazione completamente rinnovato, effetti meteorologici rivisti, con miglioramenti alla vegetazione e ai vari biomi, aumentando infine la profondità visiva. La buona notizia è che effettivamente tutte queste novità ci sono, quella cattiva è che spesso non funzionano come dovrebbero. Ad esempio, la pioggia che si abbatte sulle strade di GTA III è molto bella da vedere, ma è talmente realistica con le sue nubi cupe e la fitta pioggia, da compromettere negativamente l’esperienza di gioco. La palette di colori scura con cui è modellata Liberty City rende la vista durante questi acquazzoni difficile, quasi impossibile di notte, mentre nella soleggiata Vice City, grazie ai suoi colori accesi, questo problema si presenta fortunatamente in maniera minore. Inoltre questo effetto meteorologico contrasta con la nuova resa del mare, portando a fastidiosi glitch grafici. Per quanto riguarda il lavoro svolto sui riflessi, il lavoro svolto è davvero impressionante, con i grattacieli delle metropoli che risplendono di vita nuova, regalando spesso e volentieri scorci davvero magnifici. Nuovi effetti grafici rendono la devastazione che il giocatore può scatenare molto più bella da vedere, con esplosioni e fiamme ricche di luce e dettagli. Per quanto riguarda la vegetazione, in tutti e tre i giochi è stato realizzato un lavoro di fino, dando ai prati e ai parchi un look inedito e a volte di grande pregio. L’aumento di dettaglio delle texture di tutte e tre le location, poi, ha fatto davvero bene a tutte e tre le produzioni, soprattutto Vice City e Las Venturas, le cui strade strabordano di neon colorati e insegne luminose, regalano un colpo d’occhio inedito per chi ha già esplorato queste città decenni fa. Peccato che nelle aree meno illuminate della mappa, gli ambienti risultino a volte piuttosto scuri, creando contrasti tra i vari quartieri di cui le città si compongono.


In generale, quindi, la resa grafica degli ambienti quindi è decisamente migliorata, anche se tra alti e bassi, il tutto però viene purtroppo penalizzato da un terribile effetto pop-up ereditato dalle versioni originali dei titoli che ormai si portano diversi anni sulle spalle. Vedere veicoli materializzarsi lungo la strada, ad una distanza di appena 10-15 metri, non è quello che ci si aspetterebbe da un remaster di questa portata. Lo stesso accade con cartelloni e molti altri elementi dello scenario, portando i giocatori in più di un’occasione a scontrarsi con muri invisibili prima di veder apparire l’oggetto di turno davanti ai propri occhi. Vent’anni fa era l’unico modo per far girare questi giochi sull’hardware dell’epoca, ma osservare tutto questo al giorno d’oggi, non può che lasciare l’amaro in bocca. Anche le texture e i modelli poligonali dei grattacieli in lontananza soffrono del medesimo problema, risultando visibili ad una definizione talmente bassa da far sorridere. Sempre sul versante grafico, i modelli poligonali dei personaggi e la struttura della mappa di San Andreas purtroppo non fa gridare al miracolo. Quando la trilogia è stata annunciata, fu reso noto l’intento di mantenere quel look cartoon che caratterizza tutti e tre i giochi. Il problema è che la migliore definizione dei personaggi ha portato a risultati grotteschi e spesso ridicoli. Su GTA III i personaggi sono veramente spogli, con animazioni facciali datate che li fanno sembrare dei buffi personaggi di pezza. Sarebbe bastato sistemare e aggiornare almeno i volti dei personaggi maggiori, per donare alle cut-scene una piacevolezza inedita. I personaggi di GTA San Andreas invece, che erano più definiti anche nella versione 2004, risultano semplicemente ridicoli a causa dei miglioramenti grafici, con strani glitch nelle animazioni e riflessi innaturali sulla pelle. Le mani del protagonista CJ, inoltre, per qualche motivo, sono sproporzionate rispetto al corpo. Discorso diverso per il capitolo centrale di questa trilogia, dove i personaggi di GTA Vice City, essendo un’evoluzione di quelli di GTA III senza arrivare ai dettagli presenti in San Andreas, risultano essere quelli più naturali e meglio riusciti con tutte le migliorie grafiche applicate. Terminiamo l’analisi grafica parlando della mappa di San Andreas, che nonostante abbia giovato indubbiamente dei miglioramenti, presenta un problema alquanto insolito. Nella versione originale del 2004 il mondo di gioco era avvolto da una specie di nebbia, utilizzata per motivi tecnici al fine di celare elementi dello scenario troppo lontani, evitando di stressare troppo gli hardware dell’epoca. La nebbia inoltre donava un senso di scoperta ed esplorazione. In questa remaster della nebbia non c’è traccia, rendendo di fatto tutta la mappa visibile da ogni punto, specialmente quando ci si trova nelle zone più elevate. Questo purtroppo è un problema in quanto comporta la terribile scoperta che la mappa di GTA San Andreas non era stata pensata e progettata all’epoca per essere vista per intero. Proprio per tale ragione la visione del mondo di gioco risulta poco appagante nei confronti di un level design pensato per ingannare il giocatore sulla struttura e ampiezza della zona di gioco. Fortunatamente quanto vi abbiamo raccontato non compromette in alcun modo il gameplay, ma appena si avrà l’opportunità di sorvolare la mappa con un aeroplano, l’illusione di trovarsi a vivere l’avventura in un immensa area degli Stati Uniti verrà rimpiazzata dalla consapevolezza di trovarsi di fronte a una mappa davvero bruttina da vedere.

Per quello che concerne il sistema di controllo, che stando alle dichiarazioni effettuate in sede di annuncio avrebbe dovuto introdurre diverse soluzioni prese da GTA V, la resa finale non rispecchia quanto detto. Il layout dei comandi è lo stesso del capitolo più recente della saga, sia per la guida dei veicoli che per il controllo del personaggio, con l’introduzione della ruota di selezione per l’armamentario oltre che delle stazioni radio. Inoltre sono stati aggiunti due sistemi di puntamento che si affiancano a quello classico, come la mira assistita e quella manuale. Le novità del sistema di controllo però terminano qui, quindi se si sperava di poter prendere il controllo dei personaggi della GTA Trilogy alla stessa maniera di GTA V, magari sfruttando le coperture e altre soluzioni più moderne, si rimarrà delusi. A far storcere ancora di più la bocca c’è poi il fatto che in GTA III e GTA Vice City il nuovo sistema di mira funziona molto male. Il motivo risiede in una bassa precisione delle armi e un hitbox disastroso, che rendono le sparatorie piuttosto macchinose. Il nostro consiglio è quello di usare la mira assistita o classica, ignorando del tutto quella manuale. C’è un altro problema, però, che risiede nel sistema di mira delle varie armi. Con le armi leggere ci si può tranquillamente muovere mentre si fa fuoco, mentre con quelle più pesanti come fucili a pompa e Mitra d’assalto, si rimane inchiodati a terra, impossibilitati quindi a muoversi durante la fase di mira. Da sottolineare inoltre che su GTA III non ci si può nemmeno chinare o abbassare in alcun modo. Il discorso cambia di molto con San Andreas, che già nella versione originale aveva introdotto una mira e un hitbox più curato, con la possibilità di chinarsi e muoversi senza problemi. Funzionano e risultano delle gradite aggiunte le novità introdotte per migliorare l’esperienza globale di gioco. La mini-mappa ora segna con il GPS la strada migliore per raggiungere la destinazione, utile specialmente in aree più grandi come quella di San Andreas, con la possibilità di aggiungere punti di navigazione personalizzati. Sono stati poi introdotti il riavvio immediato di una missione fallita, e i checkpoint lungo le missioni di GTA San Andreas, rendendo l’esperienza di gioco molto più piacevole. Concludiamo segnalando l’aggiunta di una tabella sfide che sblocca riconoscimenti nel Social Club di Rockstar. Per quanto riguarda il comparto tecnico, il titolo gira a 1080p sulle console old gen ed a 4k sulle nuove console di fascia alta. Detto ciò, possiamo dire che questa Grand Theft Auto: The Trilogy – The Definitive Edition, nonostante i suoi troppi limiti è sempre piacevole da giocare. Di sicuro non è la Remaster che speravamo di avere tra le mani, ma nonostante ciò si tratta comunque di classici immortali che sanno ancora divertire e talvolta persino stupire. Se non li avete mai giocati, il nostro consiglio è di aspettare qualche aggiornamento correttivo combinato con un calo di prezzo; i nostalgici, troveranno invece la conferma delle ottime qualità dei tre titoli. Al di là di questioni tecniche, frame-rate e glitch grafici, questa Grand Theft Auto: The Trilogy – The Definitive Edition sa ancora divertire ed emozionare, sintomo questo che quando un titolo è un grande titolo, esso è destinato a rimanere comunque nella storia.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7
Sonoro: 7
Gameplay: 7
Longevità: 9

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise

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  1. Pingback: I migliori videogiochi in uscita nel 2022 | L'Osservatore d'Italia

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Killer Klowns from Outer Space, spaventosamente divertente

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Killer Klowns from Outer Space, spaventosamente divertente

Killer Klowns from Outer Space è il videogame ideale per tutti coloro che detestano i pagliacci, soprattutto i pagliacci assassini, ma anche per tutti coloro che vogliono divertirsi con un titolo davvero originale e ricco di potenziale. Ovviamente il gioco è basato sull’iconico film del 1988 realizzato dai fratelli Chiodo (che tra l’altro hanno supervisionato i contenuti del gioco), divenuto un vero e proprio cult del cinema di genere. Disponibile per Steam/PC, PlayStation 5 e Xbox Series X|S, il gioco è un titolo dalla natura multiplayer asimmetrico, dove si scontrano una squadra di tre Killer Klowns venuti dall’altro mondo contro sette giocatori che saranno “semplici” essere umani. Le virgolette sono d’obbligo perché nonostante la loro umanità i survivors se uniscono le forze possono diventare una minaccia per i pagliacci. Ma andiamo con ordine: Killer Klowns From Outer Space propone delle dinamiche un po’ inconsuete sul fronte delle possibilità messe a disposizione della squadra degli umani che potranno scegliere la fuga o il nascondersi dal team nemico oppure magari colpirli nel loro unico punto debole ovvero quel grande naso rosso da clown che hanno e metterli KO per un minuto con vantaggi facilmente intuibili. L’obiettivo finale è comunque la fuga che potrà avvenire tramite quattro diverse scappatoie come una barca ed un teletrasporto. Qualunque sia la via che si sceglierà, sarà necessario trovare nella mappa alcuni oggetti necessari a per potere utilizzare uno dei mezzi con cui salvarsi la vita. Anche i tre Klowns ovviamente dispongono di molteplici possibilità di prendere ed eliminare gli esseri umani, tutte sempre riprese o ispirate dalla pellicola. Per il resto invece la produzione di Illfonic si mantiene su dinamiche piuttosto canoniche con la possibilità di migliorare il proprio personaggio di partita in partita con i punti esperienza. Le mappe disponibili al lancio del gioco sono cinque, ben impiantate nell’immaginario del film strucult. Per il momento possono essere sufficienti ma nel medio/lungo termine si spera esca qualche contenuto aggiuntivo per rendere interessante l’esperienza anche dopo il periodo iniziale.

Una volta lanciato Killer Klowns from Outer Space chi gioca sarà chiamato a scegliere se vestire i panni di uno degli umani o degli spietati pagliacci extraterrestri. Quando si gioca nei panni di un terrestre, la furtività è della massima importanza; tenendosi fuori dalla vista dei Klowns e rimanendo il più silenziosi possibile per evitare di essere scoperti. Partendo dal nulla in possesso, bisogna esplorare e saccheggiare oggetti di valore se si desidera sopravvivere. Alcuni oggetti sono necessari per portare a termine il proprio tentativo di fuga, altri invece saranno d’ausilio se ci si dovesse trovare a combattere uno o più Klown. E sono proprio questi ultimi oggetti a rendere il titolo diverso dagli altri di questo genere, infatti diversamente da quanto visto in altre produzioni ci sono alcune armi qui che possono rendere assolutamente semplice poter affrontare un Klown. Procurarsi un fucile, per esempio, vuol dire poter diventare un pericolo per gli avversari. Ma anche essere armato di un’arma da mischia come una mazza da baseball può voler dire avere la possibilità di abbattere un Klown. Il ko dei nemici però, come detto già alcune righe sopra, è uno status che dura circa un minuto a differenza di quanto accade con gli umani. Stordire un nemico vuol dire però guadagnare tempo prezioso per la fuga, poter compiere azioni in modo meno silenzioso e potersi riorganizzare. Per vincere una partita di Killer Klowns from Outer Space, gli esseri umani possono fuggire in numerosi modi. Trovando una bombola di gas e una candela, un motoscafo può prendere vita per fare una fuga frettolosa. In alternativa, la bombola di gas potrebbe essere utilizzata per avviare un generatore che alimenta un pannello su cui è possibile utilizzare una chiave magnetica per aprire la porta di un tunnel di fuga. Se tutto il resto fallisce, si può tentare di fuggire con un camion negli ultimi istanti della partita quando irrompe attraverso una delle uscite coperte di zucchero filato, ma si può essere certi che i Klown saranno lì per cercare di fermare chiunque tenti la fuga. Quando si gioca nei panni dei Klowns, l’azione diventa molto più predatoria e molto meno statica di quando si vestono i panni dell’altra fazione. A differenza degli umani, tutti i Klown iniziano con un’arma a distanza che può racchiudere un bersaglio nello zucchero filato se colpita abbastanza spesso, così come un’arma che provoca danni fisici. E così, i Klown hanno due modi per eliminare un umano dalla partita: ucciderlo a titolo definitivo o rinchiuderlo in un bozzolo di zucchero filato e poi appenderlo a uno dei numerosi dispositivi sparsi per la mappa. Quest’ultimo modo è un po’ rischioso, tuttavia, poiché altri umani hanno la possibilità di far uscire i loro amici da un bozzolo se lasciati incustoditi. Ma può anche essere utilizzato per attirare altri umani da catturare mentre tentano di salvare il proprio amico. I Klown oltre che dare la caccia alle prede hanno anche un altro compito, ossia: trovare bozzoli di zucchero filato preconfezionati e metterli su quei dispositivi menzionati in precedenza non solo per evocare servi che vagano autonomamente per aiutarli nella caccia, ma anche per ridurre i tempi di recupero delle abilità. I Klowns infatti possono saltare istantaneamente in qualsiasi area della mappa, ad esempio, o creare un cane palloncino che fiuta un umano nelle vicinanze. L’uso di queste abilità può davvero cambiare le sorti di una partita. I bozzoli sospesi, con o senza giocatori umani, possono anche accelerare la Klownopalypse, l’evento cataclismatico che uccide tutti i giocatori umani sopravvissuti alla fine di una partita se non scappano. Vale la pena per il team di Klown tenere d’occhio i bozzoli, quindi, e appenderli quando possono. Non è un modo rapido per vincere una partita, ma è sicuramente un altro modo per dare varietà alle partite.

Un applauso a Illfonic: sebbene Killer Klowns from Outer Space abbia fortemente i connotati delle sue produzioni più classiche, il gioco è capace di integrare alcune innovazioni davvero niente male. Un esempio, forse banale, sono i minigiochi rapidi che i sopravvissuti già fuggiti o caduti in battaglia possono completare nel menu per aiutare i propri compagni, ancora sotto la minaccia dei klown. Allo stesso modo, si può ingannare l’attesa nella speranza che qualcuno riesca a riportare in vita un caduto. La formula con 10 giocatori coinvolti nella stessa partita, unita a una squadra di villain più agguerrita del classico nemico molto lento e pesante, offre quella punta di frenesia e paradossalmente commedia al gioco horror che serviva per rivitalizzare una formula anche troppo abusata e della quale, come accade comunque spessissimo, si inizia a sentire il peso dell’inevitabile ripetitività. La sensazione viene contrastata grazie all’immaginario nel quale è immerso: gli sviluppatori sono stati bravi nel seguire e riproporre l’universo del film cult degli anni ’80, del quale gli appassionati ritroveranno moltissimi riferimenti e sensazioni. Tirando le somme, Killer Klowns from Outer Space è una piacevole aggiunta al catalogo di PvP horror asimmetrici di Illfonic, che aggiunge alcune meccaniche interessanti spingendo i giocatori a cooperare e sentirsi molto più parte attiva della partita, in ogni momento. Di contro, i contenuti disponibili al lancio sono pochi, e in poche ore il gioco non ha più nulla di realmente nuovo da offrire se non il fatto che ogni partita è diversa a livello strategico da quella precedenza. A nostro avviso se il team punterà su un corposo supporto post-lancio per arricchire di contenuti il gioco, allora la ricetta potrebbe funzionare molto bene. Ma se il gioco non verrà supportato a dovere la nostra sensazione è che presto i server potrebbero rimanere vuoti. Per scoprirlo non resta altro che giocare e aspettare.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 7,5

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise

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Galaxy Watch FE, l’orologio intelligente per monitorare la salute

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Samsung ha annunciato il lancio di Galaxy Watch FE, una novità per la linea di smartwatch progettata per ampliare l’esperienza di benessere avanzato e olistico del colosso asiatico a un numero sempre maggiore di utenti. Incorporando le rivoluzionarie prestazioni hardware e le avanzate funzioni di monitoraggio della salute e del fitness di Galaxy Watch , Galaxy Watch FE presenta un design elegante e resistente. Questo nuovo smartwatch è la soluzione ideale per chi vuole iniziare un percorso volto a migliorare il proprio benessere complessivo grazie a una serie di indicazioni dettagliate. Galaxy Watch FE, disponibile nel formato da 40 mm, si presenta con un look e una forma rinnovati, basati sull’iconico design della serie Galaxy Watch. Lo smartwatch è disponibile in tre colori – Black, Pink Gold and Silver – con nuovi cinturini3 caratterizzati da cuciture blu e arancioni, che esaltano il design e l’eleganza del dispositivo che si adatta a qualsiasi look. Inoltre, Galaxy Watch FE propone una serie di nuove watch face che consentono agli utenti di personalizzare il proprio orologio, mentre è possibile cambiare facilmente il cinturino con un solo clic, in modo da poterlo sempre adattare al proprio stile. Lo schermo di Galaxy Watch FE è costituito da un vetro in cristallo di zaffiro che garantisce una resistenza superiore e protegge gli utenti dai possibili graffi che si possono verificare durante l’uso quotidiano. Dotato dell’avanzato sensore BioActive di Samsung, Galaxy Watch FE offre una vasta quantità di funzioni per il fitness e il benessere, che forniscono consigli personalizzati e attuabili 24 ore su 24. Al fine di favorire un riposo migliore per cominciare bene la giornata, Galaxy Watch FE permette di usufruire di una serie di funzioni avanzate per il sonno, dal monitoraggio dei ritmi al coaching del sonno, fino alla creazione di un ambiente favorevole al riposo. Inoltre, gli utenti possono monitorare la loro salute cardiaca generale con un pacchetto di funzioni di monitoraggio dedicate. Inoltre, gli utenti possono controllare la propria salute cardiaca monitorando la pressione arteriosa e l’ECG. Gli utenti possono tenere traccia di oltre 100 allenamenti diversi e dei loro progressi comodamente dal proprio polso. Per chi si dedica alla corsa, l’analisi avanzata aiuta gli utenti ad analizzare le prestazioni per massimizzare l’efficienza, ed è in grado di fornire indicazioni e consigli per prevenire gli infortuni, in modo da poter continuare a perseguire i propri obiettivi. Per un’esperienza di corsa più efficace, la Zona di frequenza cardiaca personalizzata aiuta gli utenti a stabilire i propri obiettivi in base alle proprie capacità fisiche. Galaxy Watch FE supporta gli utenti a raggiungere i propri obiettivi di salute e a rimanere motivati. Composizione corporea fornisce dati completi sul corpo e sulla forma fisica e indicatori che consentono di monitorare i progressi. Inoltre, gli utenti hanno la possibilità di ricevere messaggi motivazionali nell’arco del loro percorso di benessere per continuare a migliorarsi. Come ogni serie di Galaxy Watch, Galaxy Watch FE offre esperienze di connessione continua tra i dispositivi Samsung Galaxy. Gli utenti possono localizzare rapidamente e facilmente il proprio telefono quando è scollegato dall’orologio con “Trova il mio telefono”. Con Controller fotocamera è possibile controllare a distanza la fotocamera dello smartphone Samsung collegato per cambiare modalità, angolazione o zoom direttamente dal polso. Galaxy Watch FE supporta Samsung Wallet, il che significa che gli utenti possono pagare i propri acquisti e accedere a carte d’identità, alla patente di guida o al tesserino universitario sul proprio smartwatch, per un vero e proprio portafoglio digitale omnicomprensivo. Galaxy Watch FE sarà disponibile in Italia quest’estate a un prezzo di 219 euro.

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MultiVersus torna su Pc e console più in forma che mai

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MultiVersus, il platform fighter per Pc e console free to play targato Warner Bros è tornato nella sua forma definitiva, e stavolta sembra essere riapparso sugli store digitali in forma davvero smagliante. Diverso tempo è passato dalla chiusura della versione Beta di Multiversus. La particolarità di questo titolo è che vede scontrarsi eroi di film e cartoni animati in un epico crossover ricco di volti noti, con voci originali e tantissime chicche per gli appassionati. Dal misterioso Batman al pungente Bugs Bunny, dalla glaciale Arya Stark ai folli Rick e Morty, da Marvin il Marziano al chiassoso Taz il roster di Multiversus è già pieno di stelle e potrebbe ampliarsi in modo considerevole in futuro. Nonostante le premesse ottime e un profilo visivo gradevole ed efficace, il titolo di Player First Games non ha potuto fare a meno di registrare un enorme calo di interesse in seguito alle prime settimane di Beta, a causa di problemi tecnici e di meccaniche considerate acerbe e poco profonde. Da qui la discussa ma in fin dei conti corretta decisione di “congelare” la produzione per poter tornare a lavorare dietro le quinte, in modo da creare i presupposti per un suo rilancio in pompa magna. La lunga pausa di Multiversus ha portato a notevoli cambiamenti grafici, sistemici e contenutistici. Adesso il titolo è ritornato, ed ha un gran potenziale. Riuscirà a riaccendere la fiamma dell’entusiasmo nei cuori dei giocatori? Andiamo a scoprire insieme. MultiVersus può essere apprezzato in molti modi e questa volta è disponibile al lancio con varie modalità tutte da giocare sia online che in locale. Le Fenditure sono un’esperienza PvE con boss da sconfiggere, mini-giochi e ricompense uniche, oltre a un modo per imparare meccaniche, provare personaggi e affinare abilità, sia in solitaria che con un amico in modalità cooperativa online.

MultiVersus comprende anche la modalità 2 contro 2 cooperativa a squadre, scontri 1 contro 1, tutti-contro-tutti a 4 giocatori, cooperativa contro IA, lobby online personalizzate, Il Laboratorio (modalità pratica), tutorial e partite in locale fino a 4 giocatori. La sempre mutevole mappa del Laboratorio di Dexter e la mappa della Città di Townsville, compreso il nemico principale delle Superchicche, Mojo Jojo, si affiancano alla Batcaverna (DC), la Casa sull’albero (Adventure Time), il Castello stregato di Scooby (Scooby-Doo), l’Arena celeste (Steven Universe) e ad altri luoghi disponibili per i giocatori. In MultiVersus ogni combattente è dotato di un set approfondito di meccaniche di combattimento, abbinate a miglioramenti visivi e di illuminazione che danno enfasi ai personaggi, avvicinando i giocatori all’azione su schermo. Il gioco utilizza anche un rollback netcode su misura per supportare il gioco online e il matchmaking. Inoltre, MultiVersus include alcuni dei migliori talenti nel prestare le voci al gioco, ad esempio Mark Hamill (dai videogiochi Batman: Arkham, Batman: La serie animata) come Il Joker, Kevin Conroy (dalla serie Batman: Arkham, Batman: La serie animata), Tara Strong (dalla serie Batman: Arkham) come Harley Quinn, George Newbern (dal gioco Injustice 2) come Superman, Maisie Williams (Game of Thrones) come Arya Stark, Matthew Lillard (Scooby-Doo) come Shaggy, Estelle (Steven Universe) come Garnet, e molti altri. Il passaggio all’Unreal Engine 5 ha trasformato l’aspetto visivo di MultiVersus.

Il titolo insomma garantisce una gran varietà del parco lottatori. I vari combattenti non sono però solo diversi esteticamente, gli sviluppatori hanno cercato di dare a ognuno un set di mosse unico e iconico con una diversificazione marcata. In pratica ogni scelta appartiene a una sorta di sottoclasse – tank per i più difensivi, picchiatore per i più offensivi, e altre più peculiari come guaritore o assassino – e segue lo schema classico delle mosse direzionali di Smash, sia per i colpi normali che per quelli speciali. In MultiVersus ogni attacco normale al di fuori delle combo a colpi multipli risulta caricabile come un attacco Smash, e molte delle mosse speciali richiedono delle risorse ricaricabili col tempo o con l’attivazione di qualche abilità. Un esperto di Bugs Bunny dovrà quindi decidere al meglio quando utilizzare i suoi missili Acme, laddove per chiunque usi Batman sarà il caso di tener conto dei batarang lanciati e degli esplosivi utilizzati. Insomma, il titolo è molto più tecnico di quanto si possa immaginare. L’unicità del sistema di combattimento però non dipende solo da queste caratteristiche. In primo luogo, infatti, MultiVersus è completamente bilanciato attorno agli scontri due contro due, con tanto di già nominate classi di supporto pensate prevalentemente per offrire potenziamenti ai compagni o avvantaggiarli in battaglia. Al di fuori di quelli più aggressivi, quasi ogni combattente ha poi a disposizione almeno una abilità di supporto, che gli permette di offrire bonus al partner, di raggiungerlo al volo, o addirittura di recuperarlo mentre sta volando di sotto. Per quanto riguarda l’aspetto estetico, il nuovo motore grafico offre un sistema di illuminazione avanzato e effetti particellari dettagliati, migliorando notevolmente la resa estetica dei personaggi e degli ambienti. Gli scontri risultano più leggibili e visivamente piacevoli, un aspetto cruciale per il successo nel mondo dello streaming. Oltre ai 23 personaggi iniziali, la versione definitiva di MultiVersus aggiunge tre nuovi eroi: Joker, Jason di Venerdì 13 e la Guardia Banana di Adventure Time sia in versione maschile che femminile. Inoltre come si evince dalle missioni sfida nelle Fenditure, uno dei prossimi personaggi giocabili sarà sicuramente il temibile agente Smith di Matrix. Tirando le somme, la versione definitiva di MultiVersus si propone come l’evoluzione di quanto visto nel 2002. Se il titolo verrà seguito a dovere e offrirà sempre nuovi contenuti siamo certi che entrerà nel cuore dei giocatori di tutto il mondo.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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