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L’ultimo saluto alla piccola Diana Pifferi: a San Giuliano Milanese la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo gremita dentro e fuori

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MILANO – Gremita dentro e fuori la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, a San Giuliano Milanese, per l’ultimo saluto a Diana Pifferi, la bambina di 16 mesi trovata senza vita dopo essere stata abbandonata per sei giorni dalla madre nella sua casa nel quartiere milanese di Ponte Lambro.

Ci sono palloncini rosa e bianchi, alcuni a forma di cuore, che ondeggiano all’ingresso.

La sua foto, che da giorni riempie i giornali, è ovunque. E c’è uno striscione, preparato dalle mamme del quartiere, tenuto a vessillo nell’accogliere l’arrivo dell’auto funebre. Recita: “Volerò sulle ali del mondo nel cielo infinito. Resterò per sempre bambina, piccola Diana”. 

Un momento dei funerali

“Condividiamo lo sconcerto e l’orrore”, scrive l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, in un messaggio letto durante le esequie. “Non riusciamo a rimuovere un vago senso di colpa perché la nostra città dovrebbe essere diversa, abitare in città dovrebbe significare far parte di una comunità e ogni solitudine dovrebbe trovare rimedio nell’attenzione reciproca e nell’operosa solidarietà. Riconosciamo la nostra impotenza”. 

Tra le prime file, in fascia tricolore, siedono i sindaci di San Giuliano, Marco Segala, di San Donato Milanese, Francesco Squeri, e di Milano, Giuseppe Sala. Non è il senso di colpa che bisogna provare, replica Sala all’arcivescovo, bensì un “senso di responsabilità di tutta la comunità”.

L’appello del primo cittadino è a “segnalare i disagi” per facilitare il lavoro delle istituzioni: “In questo periodo storico veramente tremendo ci deve essere responsabilità all’interno delle famiglie, nella comunità, nelle istituzioni e nella chiesa”. Il Comune di Milano contribuirà ai funerali: “Tra me e il sindaco di San Giuliano – spiega Sala – ce ne faremo carico senza problemi”.

Tanta rabbia e nessun perdono per la mamma di Diana, Alessia Pifferi, di 36 anni, ora reclusa nel carcere di San Vittore con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato. Non bastano le parole concilianti del parroco: “Dio non vuole che Diana si perda, e neanche sua madre” perché “ciascuno di noi vale enormemente”. E quando un amico del quartiere di Ponte Lambro prende la parola in chiesa per chiedere “che la giustizia faccia il suo percorso senza sconti di pena” dalla parrocchia esplode uno scrosciante applauso, spontaneo, dei presenti. “Non ci sono parole – continua l’uomo – siamo tutti sconvolti e increduli. E c’è tanta rabbia: perché è successo?”.

Al termine della funzione, prima che la salma della bimba lasci la parrocchia in una nuvola di palloncini lasciati volare in cielo, la nonna di Diana, circondata dalla folla, grida un ultimo saluto disperato alla nipote: “Diana, noi non ti abbiamo mai abbandonato. È tua madre che è una pazza”. 

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In Italia primi casi di puntura letale: sono i “parenti” della Dengue

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Un virus d’importazione, “parente” della Dengue e del West Nile, della famiglia delle arbovirosi che è già stato diagnosticato in Italia, intorno alla metà di luglio, nel laboratorio dedicato alle Bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano in due pazienti arrivati dal Brasile e da Cuba, e anche in Veneto, al Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell‘Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), sempre in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. In tutto, i casi diagnosticati finora in Italia sono stati quattro. L’infezione provoca febbre molto alta, dolori articolari e muscolari e rash cutaneo e si trasmette all’uomo attraverso le punture di moscerini o di zanzare, principale vettore (la zanzara Culicoides paraensis) è attualmente presente solo in Sud e Centro Americhe e non è presente in Europa e ad oggi non esistono prove di trasmissione interumana del virus Oropouche.

Il segretariato di Bahia riferisce che i pazienti deceduti a causa della febbre Oropuche avevano sintomi come febbre, mal di testa, dolore retro-orbitale(nella parte più profonda dell’occhio), mialgia (dolore muscolare), nausea, vomito, diarrea, dolore agli arti inferiori e debolezza. In entrambi i casi, poi, i sintomi si sono evoluti con segni più gravi come macchie rosse e viola sul corpo, sanguinamento, sonnolenza e vomito con ipotensione, gravi emorragie e un brusco calo dell’emoglobina e delle piastrine nel sangue.

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Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Crollo della vela a Scampia, gravi due bambine

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Sono in gravissime condizioni due dei sette bimbi ricoverati all’ospedale Santobono di Napoli dopo il crollo della scorsa notte a Scampia.

Due delle sette piccole pazienti, rispettivamente di 7 e 4 anni, sono in gravissime condizioni per lesioni multiple del cranio e, attualmente, sono ricoverate in rianimazione con prognosi riservata.

Nello specifico, si legge nel bollettino dell’Ospedale Santobono, una bimba è stata sottoposta nella notte ad intervento neurochirurgo per il monitoraggio della pressione intracranica, presenta emorragia subaracnoidea, fratture della teca cranica e versa in condizioni cliniche gravissime, con prognosi riservata. L’altra, ha una frattura infossata cranica e grave edema cerebrale. È stata sottoposta ad intervento di craniectomia decompressa nella notte e impianto di sensore per il monitoraggio della pressione intracranica. Attualmente è emodinamicamente instabile e versa in condizioni cliniche gravissime con prognosi riservata. Altre tre piccole pazienti, rispettivamente di 10, 2 e 9 anni, hanno riportato lesioni ossee importanti e sono attualmente ricoverate in ortopedia. Una per un trauma maxillo facciale con grave frattura infossata della sinfisi mandibolare e con frattura di femore esposta, un’altra con frattura chiusa del terzo distale dell’omero sinistro, l’ultima con frattura dell’omero sinistro scomposta prossimale. Sono state stabilizzate e saranno sottoposte in giornata a intervento chirurgico ortopedico. Le ultime due, rispettivamente di 2 e 4 anni, hanno riportato contusioni multiple con interessamento splenico, trauma cranico non commotivo e contusioni polmonari bilaterali, ricoverate in chirurgia d’urgenza sono state stabilizzate e, al momento, non presentano indicazioni chirurgiche.

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