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Ambiente

Meteo, Italia imbiancata da nord a sud

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La neve alle porte della Capitale in particolare nella zona dei Castelli Romani

L’Italia piomba nell’inverno. Da Nord a Sud si registrano forti nevicate che stanno creando non pochi disagi. In Molise, è stata una notte da incubo quella appena trascorsa per centinaia di automobilisti rimasti bloccati a causa del maltempo sulla strada tra Isernia e Campobasso all’altezza di Castelpetroso.

La circolazione, mentre sulla zona nevicava abbondantemente, è rimasta paralizzata per ore, dalle 19 e fino a notte fonda, a causa dei mezzi pesanti in difficoltà e in particolare di un tir finito di traverso sulla
carreggiata.

Tante le auto rimaste intrappolate fino a sei ore e anche diversi pullman carichi di studenti e pendolari. Molte persone non sono riuscite a rientrare a casa e hanno dovuto dormire negli hotel della zona.

In molti comuni, nelle zone più in difficoltà, soprattutto in Sardegna, si sta predisponendo la chiusura delle scuole. E proprio sull’isola, nel nuorese, si registra un blackout dell’elettricità in cinque comuni. A Venezia entrerà in azione il Mose, mentre nelle zone interne, in montangna, il pericolo valanghe è passato a 3 su 5. Vesuvio inbiancato a Napoli ed allerta meteo arancione: irregolari i collegamenti con le isole del golfo partenopeo; mentre ad Ischia è stata addirittura predisposta l’evacuazione per 90 persone per il rischio di forti precipitazioni. Una violenta sciroccata si è abbattuta su Capri. La zona dei Castelli, alle porte di Roma, è imbiancata. Piano d’emergenza sull’autostrada dei Parchi in Abruzzo; mentre in Molise, Campobasso, domani le scuole resteranno chiuse. Neve anche in Toscana dove sulla vetta del monte Amiata si registrano 40 cm. Temperature ampiamente sotto lo zero in Val d’Aosta.

In Abruzzo allerta rossa per rischio valanghe
Il Centro Funzionale d’Abruzzo della Protezione civile, “tenuto conto del Bollettino Valanghe emesso in data odierna dal Servizio Meteomont dell’Arma dei Carabinieri”, comunica che per l’intera giornata di domani, sabato 21 gennaio, è prevista “criticità elevata – allerta rossa” per rischio valanghe su quattro delle cinque zone di allerta abruzzesi. In particolare la criticità elevata riguarda le aree Gran Sasso Est, Gran Sasso Ovest, Maiella e Parco Nazionale d’Abruzzo, mentre è prevista “criticità moderata – codice arancione” per l’area di rischio Velino-Sirente.

 Sardegna imbiancata
Sono tanti i paesi he hanno chiuso le scuole in provincia di Nuoro. E ci sono anche le prime difficoltà nelle strade. Già da questa mattina sono in funzione gli spazzaneve. I fiocchi bianchi sono scesi già a bassa quota sopra i 500 metri in tutta la parte centrale della Sardegna e secondo i meteorologi continueranno a scendere fino a domani mattina, poi le nevicate interesseranno solo le vette sopra i 1000 mille metri. Anche gran parrte del nord Sardegna si è risvegliato sotto una coltre di neve. Qualche difficoltà nelle principali arterie stradali con rallentamento del traffico, ma Protezione civile, Anas e Polizia stradale stanno garantendo una circolazione in sicurezza. Scuole chiuse in molti Comuni, in particolare nel Goceano, ad Anela, Benetutti, Nule, e in Gallura, a Pattada, Buddusò, Tempio Pausania, Alà dei Sardi, Luras. Nel Sassarese neve anche bassa quota, a Osilo e Nulvi (480 metri sul livello del mare)dove sono state ugualmente chiuse le scuole con ordinanza del sindaco.

 Tecnici Enel al lavoro su blackout in cinque comuni nel Nuorese
In condizioni proibitive a causa della neve che continua a cadere nel Nuorese, i tecnici dell’Enel sono al lavoro da questa mattina per rialimentare le cabine elettriche interessate dal blocco di corrente che ha causato un blackout in almeno cinque paesi del centro Sardegna: Desulo, Tonara, Belvì Gadoni e Aritzo. Secondo quanto appreso dall’ANSA l’interruzione è avvenuta sulle linee di alta tensione disalimentando le cabine di Enel. Per questo, attraverso generatori e cablaggi, si sta tentando di bypassare il blocco in attesa che i collegamenti tornino attivi.

Domani a Venezia si attiva il Mose. Prevista per le 9.55 una massima di marea di 115 centimetri
Domani Venezia tornerà a fare i conti con un’acqua alta rilevante: per questo è stata annunciata la messa in campo del sistema Mose, le paratoie a difesa della città. Per le 9.55, in base alle previsioni del Centro maree del Comune, è prevista una massima di 115 centimetri. Le temperature minime: nella notte ha nevicato anche a quote collinari. In montagna, comprese le prealpi, il pericolo di valanghe è marcato di grado ‘3’ su una scala fino a ‘5’. 

Neve in Maremma, 40 cm sulla vetta dell’Amiata. 
Nevicate in Maremma tutta la notte. Le squadre dei volontari Vab sono al lavoro nel Grossetano coi mezzi spargisale, in particolare nel comune di Roccastrada dove nelle frazioni di Sassofortino e Roccatederighi le scuole sono rimaste chiuse. Se le condizioni meteo non dovessero migliorare è previsto l’impiego di ulteriori squadre anche nel territorio di Montieri. Neve anche sul Monte Amiata dove a Prato delle Macinaie c’è una coltre di circa 30 centimetri. Sulle Vetta circa 40 centimetri. Nel fine settimana dovrebbe aprire la stazione sciistica.

La cima del Vesuvio imbiancata dalla neve e le temperature in deciso calo.
E’ ciò che hanno trovato al loro risveglio i napoletani, e con loro i residenti dei comuni alle pendici del vulcano, come conseguenza del brusco calo delle temperature. La Protezione Civile in Campania ha emanato allerta meteo arancione dalle 12 di oggi fino alle 8 di sabato con possibili mareggiate lungo le coste e neve sopra i 400 metri. Continuano i disagi nel golfo di Napoli. Il forte vento di Levante ha reso il mare molto mosso ed irregolari i collegamenti per Ischia e Procida. Per le prossime si prevede un peggioramento che potrebbe provocare ulteriori stop alle navi.  Ad Ischia evacuate 90 persone in zona Monte Vezzi – L’allerta meteo arancione ha comportato una ulteriore evacuazione dall’isola d’Ischia: oltre ai cittadini che vivono nelle zone a rischio di Casamicciola gravemente interessate dalla recente frana, dalle prime ore del giorno è iniziato l’allontanamento dalle case anche per i 90 abitanti della zona di Monte Vezzi, ad Ischia Porto, altra località su cui grava il rischio idrogeologico e dove nel 2006 si verificò una frana che uccise quattro persone. A causa dell’allerta meteo, i sindaci dell’isola hanno disposto inoltre la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado oltre che di cimiteri e campi sportivi. Una violenta sciroccata si è abbattuta su Capri, con vento che ha raggiunto picchi di oltre 40 nodi pari a 60 Km/h, mare forza 5 con onde che superano i 2 metri. Improvvisa la tempesta di acqua, vento e grandine. L’ultima partenza da Capri per Napoli per ora si è avuta alle 15.35 con la nave veloce e la nave lenta della Caremar da Napoli per Capri alle 14.20. La pioggia e il vento hanno fatto ridurre di molto la visibilità, nei porti sono stati rinforzato gli ormeggi ai natanti che si trovavano ormeggiati nel porto. Le piogge incessanti delle ultime ore hanno gonfiato ulteriormente il fiume Volturno, che ha rotto gli argini in zona Grazzanise, nel Casertano. Coldiretti Caserta stima che dal punto dell’esondazione fino alla foce a Castelvolturno, l’acqua avrebbe invaso almeno 700 ettari di terreni agricoli, distruggendo ortaggi e cereali, ma anche invadendo aziende e stalle. “La situazione è preoccupante – riferisce Giuseppe Miselli, direttore provinciale di Coldiretti – stiamo verificando attraverso i nostri uffici zona i danni e le necessità. Le immagini dall’alto sono impressionanti, il fiume è uscito dagli argini per decine di metri su entrambe le sponde. Al momento è impossibile fare una stima dei danni, ma siamo nell’ordine dei milioni di euro. Nelle prossime ore occorrerà fare una valutazione con la Prefettura e la Regione.” Ma l’ondata di maltempo si è abbattuta su tutta la Campania con frane, smottamenti ed esondazioni con piante sradicate, interi campi coltivati allagati tra frutteti, vigneti ed ortaggi e serre. La situazione in regione – informa Coldiretti – resta preoccupante nella zona di Capaccio Paestum nel Salernitano, dove il fiume Sele è uscito dagli argini allagando le coltivazioni di ortaggi invernali e le serre dove vengono coltivate le verdure della quarta gamma, mentre nel Sannio si contano i danni provocati dall’esondazione del fiume Calore, che ha invaso circa 200 ettari di vigneti tra Paupisi Solopaca.

La neve alle porte di Roma, imbiancati i Castelli
Con l’abbassamento delle temperature è arrivata la neve anche alle porte di Roma, in particolare ai Castelli Romani. Rocca di Papa, comune a pochi chilometri dalla Capitale, si è svegliata con le strade imbiancate. Il Comune ha attivato tutte le misure precauzionali con la Protezione Civile presente sul posto. “Al momento – comunica l’amministrazione – non si sono registrati problemi significativi e tutte le strade principali sono state sgombrate e rese percorribili in sicurezza. Il personale del Comune è stato allertato e pronto ad intervenire in caso di necessità”. Qualche problema di viabilità per il ghiaccio sulle strade è stato registrato nel comune limitrofo di Rocca Priora. Anche qui è caduto qualche fiocco di neve. stessa situazione ad Albano, Velletri e nei comuni che insistono sui Castelli Romani. Più copiose le nevicate ad alta quota e nelle zone montane come il Terminillo.

Attivo piano emergenza neve su A24-A25. Nevica tra Carsoli-Teramo e Torano-Torre de Passeri 
Dal pomeriggio di oggi e per le prossime 24 ore sono previste sulle autostrade A24 e A25 condizioni meteo avverse ed in particolare precipitazioni nevose nelle tratte comprese tra Carsoli e Teramo e tra Torano e Torre de Passeri e in corrispondenza dell’innesto A14. Anas sconsiglia gli utenti di mettersi in viaggio sulle due tratte autostradali, salvo per motivi di urgenza e solo dopo essersi informati sulle effettive situazioni metereologiche in corso e sulle reali condizioni della circolazione in autostrada, di programmare il viaggio, se possibile, evitando di attraversare le tratte maggiormente colpite nelle fasce orarie più critiche; viaggiare muniti di pneumatici invernali o in alternativa di catene a bordo, che in ogni caso devono essere montate esclusivamente in area di servizio o in area di parcheggio. Come stabilito dal Piano Operativo condiviso con la Polizia Stradale e con le Prefetture territorialmente competenti e in funzione dell’effettiva evoluzione dei fenomeni nevosi, possono essere attivati provvedimenti di regolazione del traffico con il fermo dinamico dei mezzi superiori a 7,5 tonnellate ed il loro accumulo, tali limitazioni attuate in via d’urgenza verranno mantenute per il tempo strettamente necessario in relazione alle previsioni meteo e alle condizioni di innevamento lungo tratte autostradali omogenee e funzionali alle esigenze operative, di sicurezza e fluidità della circolazione.

Scuole chiuse domani a Campobasso
Scuole di ogni ordine e grado pubbliche, parificate e paritarie e asili nido pubblici e privati, compresi i relativi uffici di Campobasso chiusi domani sabato 21 gennaio per l’allerta meteo. Lo ha disposto il sindaco, Roberto Gravina, con propria ordinanza “preso atto degli avvisi diffusi dal Dipartimento della Protezione civile che indicano una diminuzione delle temperature nei valori minimi che potrebbero causare formazione di ghiaccio, e precipitazioni nevose, localmente anche di forte intensità a partire dal pomeriggio oggi e per buona parte della giornata di domani 21 gennaio”. Il provvedimento, ha spiegato il primo cittadino, al fine di limitare disagi e rischi per la pubblica incolumità. 

 E’ arrivato il freddo anche in Valle d’Aosta: dopo settimane di temperature quasi miti, quelle che si registrano in queste ore sono “ampiamente sotto la media della stagione”, confermano dall’Ufficio meteo regionale. Guardando alle località turistiche, i valori minimi registrati oggi sono -19,1°C a Cogne (Cretaz), -17 a Cervinia, -15,7 a La Thuile, -13,1 Courmayeur. Scendendo ad Aosta, la colonnina di mercurio si è fermata a -7,9 °C, a Saint-Vincent -7,4. Ai 3.480 metri di quota del ghiacciaio di Plateau Rosà, sul Cervino, alle 9 di stamane c’erano -23°C. 

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Sicurezza idrogeologica, nasce “l’ANBI Air Force”

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E’ già stata simpaticamente definita l’ “ANBI Air Force” e sono le decine di droni, che quotidianamente si alzano sui comprensori italiani per controllarne la sicurezza idrogeologica, accompagnati anche da natanti radiocomandanti e sonde deputate ai controlli degli specchi d’acqua: è questa la novità più sorprendente, emersa nel meeting sulle innovazioni messe in atto dai Consorzi di bonifica ed irrigazione, dove anche la figura professionale del pilota di quadricotteri è ormai divenuta familiare negli organigrammi; l’evento è andato in scena a Vercelli, organizzato dall’Associazione Irrigazione Ovest Sesia nell’ambito della Planet Week, prologo al vertice G7 “Clima, Ambiente ed Energia” previsto a Torino a fine mese.
“Abbiamo voluto essere in questo contesto, perché siamo consapevoli di quanto facciamo a servizio del Paese e vogliamo proseguire, aumentando la capacità di fare sistema – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Nei Consorzi di bonifica c’è una grande capacità progettuale, promotrice di un modello irriguo sostenibile, che deve essere riconosciuto in un’Europa, da cui l’Italia è ancora troppo distante. La questione acqua è ormai un problema planetario.”
Se il miglior consiglio irriguo di Irriframe e la certificazione volontaria Goccia Verde, voluti da ANBI, sono il presente della sostenibilità nel settore primario, nuovi orizzonti stanno aprendosi dall’applicazione dell’Intelligenza Artificiale, i cui algoritmi vengono “addestrati” per dare risposte all’agricoltura di precisione ed alla salvaguardia idrogeologica, aumentando l’efficienza, riducendo tempi e costi.
La rete idraulica lungo la Penisola è ormai pressochè totalmente automatizzata e controllata da remoto, nonché luogo di costanti innovazioni: dai pannelli fotovoltaici galleggianti alle barriere per il recupero delle plastiche galleggianti; c’è inoltre una rinnovata concezione della manutenzione lungo i corsi d’acqua, rispettosa dei tempi della natura per favorire la conservazione degli ecosistemi.
I Consorzi di bonifica ed irrigazione sono però consapevoli dell’emergente complessità della gestione idrica di fronte alla crisi climatica: il problema di fondo è la ricerca del punto di equilibrio fra esigenze agricole ed ambientali, valorizzando le molteplici funzioni collegate alla gestione dell’acqua sui territori (dalla ricarica delle falde alla conservazione dei giardini storici); in questo quadro si chiede che l’utilizzo delle acque reflue per l’irrigazione debba essere accompagnato da una certificazione di salubrità, redatta da un ente terzo.
“C’è una profonda ingiustizia in questo Paese, che non percepisce la differenza fra il contributo ai Consorzi di bonifica, che non gravano di oneri il servizio irriguo a servizio dell’agricoltura che produce cibo e la tariffa, imposta dalle società del servizio idrico integrato, che invece legittimamente puntano anche ai dividendi per i soci – chiosa, concludendo, Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – L’Italia non ama la prevenzione, ma il futuro non può che essere legato ad un nuovo modello di sviluppo che abbia, al centro, la valorizzazione del territorio e la promozione della resilienza delle sue comunità.”



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Clima, osservatorio ANBI: “Dopo l’estate anticipata, l’inverno ritardato”. Ecco il quadro nazionale

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Assieme a raffreddori ed influenze, nonché al rischio di gelate per le colture, lo sbalzo termico verso il basso dei giorni scorsi ha portato una benefica discesa nelle temperature dei mari italiani, ricondotte a livelli più in linea con le medie del periodo. Secondo i dati del Programma europeo Copernicus e dell’European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF), a livello mondiale si registrano, da oltre un anno, le acque marine più calde di sempre, così come conferma il report “European State of the Climate 2023” per quelle, che bagnano i confini esterni del Vecchio Continente.

“Un aspetto della crisi climatica poco percepito dall’opinione pubblica è la sua complessità: la biosfera è unica e l’alterazione di un elemento influisce sull’equilibrio generale – evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Per questo, confinare la siccità come un problema meramente agricolo è un gravissimo errore, perché molteplici sono i servizi ecosistemici apportati: dall’equilibrio ambientale all’attrattività turistica.”

Secondo il report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, chi non pare beneficiare dell’instabilità climatica di questi giorni sono la Sicilia e la Calabria dove, ad esempio, il fiume Lao è al 43% della portata media di questo periodo e l’Ancinale tocca addirittura -95% (fonte: Centro Funzionale Regionale Protezione Civile Calabria); entrambe le regioni sono caratterizzate da enormi deficit idrici, a causa di molti mesi privi di significative precipitazioni.

In Puglia, nei giorni scorsi, si sono registrate piogge sull’Alto Salento (quasi 10 millimetri) e sul Leccese (fino a mm. 5), ma i bacini del Tavoliere trattengono il 37% di acqua in meno rispetto al 2023, cioè mancano oltre 112 milioni di metri cubi.

Non va meglio in Basilicata, dove è impietoso il confronto tra la quantità d’acqua invasata quest’anno e negli anni passati: nella seconda metà di Aprile 2023, rovesci torrenziali avevano fatto confluire ben 14 milioni di metri cubi d’acqua nei bacini della regione; attualmente le disponibilità idriche sono più che dimezzate (-54%) ed il deficit, nonostante un recente apporto di piogge (mln. mc. 2,74), si attesta a quasi 124 milioni di metri cubi (fonte: Autorità Bacino Distrettuale Appennino Meridionale).

Notizie preoccupanti arrivano anche dall’Abruzzo, dove il deficit pluviometrico registrato nei primi 4 mesi del 2024, unitamente alla poca neve caduta sull’Appennino, ha pressochè dimezzato la quantità d’acqua trattenuta nel bacino di Penne, il principale ad uso irriguo, dove mancano all’appello circa 3.600.000 metri cubi; fiducia si ripone nello scioglimento del manto nevoso ora presente a Campo Imperatore (cm. 34) e che potrebbe incrementare la portata del fiume Tavo, che alimenta l’invaso.

Nel Lazio il livello del lago di Bracciano rimane, come un anno fa, 1 metro al di sotto dello zero idrometrico, mentre continua a calare il piccolo lago di Nemi, ora 34 centimetri sotto il livello del 2023. Il fiume Tevere rimane largamente sotto media, così come decrescente è il livello dell’Aniene, mentre incrementi si registrano nei flussi della Fiora.

In Umbria crescono le portate dei fiumi Velino e Topino, mentre cala il Chiascio e l’altezza idrometrica del lago Trasimeno scende a -cm. 1,28.

“E’ la persistente condizione di allarme ecosistemico nel principale lago dell’Italia centrale, l’immagine di un Paese che, al di sotto degli Appennini, non riesce a recuperare il deficit idrico, dovuto a mesi di insufficienti apporti pluviali. E’ quantomai urgente prepararsi a gestire, in maniera condivisa e nel rispetto delle priorità di legge, una condizione d’emergenza che, seppur in maniera non uniforme, appare inevitabile nei mesi a venire” commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

Restano modesti, nonostante gli incrementi registrati questa settimana, i livelli dei fiumi nelle Marche. A far da contrappeso rimangono i circa 53 milioni di metri cubi invasati nei bacini e che, pur essendo inferiori a quelli del 2023 caratterizzato da fenomeni meteorologici estremi nei primi 4 mesi dell’anno, rappresentano una garanzia d’approvvigionamento per i mesi più caldi e secchi.

Sull’Appennino di Toscana è apparsa tardivamente la neve, che era mancata in inverno: cm. 44 sull’Abetone, oltre 30 centimetri in Garfagnana, mentre sull’Amiata il manto è superiore ai 20 centimetri. Ricchi d’acqua sono i principali alvei con l’eccezione dei bacini più a Sud (Ombrone, Albegna, ecc.).

In Liguria tornano a crescere le portate dei fiumi Vara e Magra, mentre registrano un abbassamento quelle dell’Entella e dell’Argentina.

In Emilia Romagna, oltre mezzo metro di neve è ora presente sui monti bolognesi, reggiani e parmensi (cm. 63 a Lagdei), mentre su quelli romagnoli la cumulata si attesta tra i 15 ed i 30 centimetri.

In Veneto, il bilancio idrico resta ampiamente positivo, nonostante drastiche riduzioni di portata per i fiumi Adige, Piave, Livenza, mentre Bacchiglione, Brenta e Muson dei Sassi scendono addirittura sotto media.

Anche in Lombardia le riserve idriche restano largamente confortanti (+45% sulla media), seppur il fiume Adda cali, pur mantenendo una portata superiore a quella degli scorsi 7 anni.

Ad eccezione del lago di Como, i grandi bacini naturali del Nord restano vicini al colmo: Maggiore 97,7%; Sebino 93,6%; Benaco 98,6%.

I fiumi sono in calo anche in Piemonte ad iniziare dal Po, che resta comunque sopra la media, mentre Tanaro e Stura di Lanzo tornano sotto.

In Valle d’Aosta, infine, il manto nevoso supera i 2 metri e mezzo nelle stazioni sopra i m. 2200; terminati temporaneamente gli apporti dalla fusione nivale, dovuta all’anomalo anticipo d’estate della scorsa settimana, le portate dei corsi d’acqua hanno subìto una decisa contrazione: a Nus, la Dora Baltea in 7 giorni è passata da mc./s 29 a mc/s 6,50 (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d’Aosta)!

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Clima, l’Organizzazione meteorologica mondiale lancia l’allarme rosso: siamo a un soffio dalla soglia di riscaldamento da non oltrepassare

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Il rischio è quello di disastri ambientali incontrollabili

Nel 2023 il riscaldamento globale è arrivato a 1,45 gradi sopra i livelli pre-industriali.

Siamo a un soffio dal limite di 1,5 gradi fissato dall’Accordo di Parigi, e poi dalla Cop26 di Glasgow. Per questo, l’Organizzazione meteorologica mondiale, la Wmo, parla di “allarme rosso” per il clima.

L’agenzia dell’Onu aveva già rivelato a gennaio che il 2023 era stato l’anno più caldo mai registrato da quando ci sono rilevazioni scientifiche, cioè dalla metà dell’Ottocento. Non solo, aveva aggiunto che il 2024 potrebbe essere ancora peggio. Oggi, con un nuovo rapporto, ha rincarato la dose. La temperatura media globale sulla superficie terrestre nel 2023 è stata di 1,45 gradi sopra la media pre-industriale 1850-1900. L’Accordo di Parigi nel 2015 aveva fissato a 2 gradi dai livelli pre-industriali la soglia di riscaldamento da non oltrepassare, pena disastri ambientali incontrollabili. La Cop26 di Glasgow del 2021 aveva ulteriormente abbassato questa soglia, a 1,5 gradi.

Il problema, certifica ora la Wmo, è che questa soglia il mondo l’ha quasi raggiunta. E non ci sono segnali che il riscaldamento debba fermarsi. L’aumento delle temperature, ricorda la Wmo, è dovuto all’aumento in atmosfera dei gas serra di origine umana. Le concentrazioni dei tre principali gas (anidride carbonica, protossido di azoto e metano) hanno raggiunto livelli record nel 2022, e mostrano una continua crescita nel 2023. Oggi, i livelli di Co2 nell’atmosfera sono del 50% più alti rispetto all’era pre-industriale. Per di più, l’anno scorso all’effetto dei gas serra si è aggiunta l’influenza nel Nino, il riscaldamento periodico del Pacifico centromeridionale e orientale.

“Non siamo mai stati così vicini, anche se per ora temporaneamente, al limite più basso dell’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico, 1,5 gradi -, ha commentato la segretaria generale dell’Organizzazione, Celeste Saulo -. La nostra comunità della Wmo lancia l’allarme rosso al mondo”. Nel 2023 quasi un terzo degli oceani, il 32%, è stato colpito quotidianamente da un’ondata di calore, contro il record precedente del 2016, il 23%. Alla fine dell’anno, oltre il 90% degli oceani aveva registrato ondate di calore in qualche momento durante l’anno. Sulla terraferma, i ghiacciai hanno perso il maggior volume di ghiaccio mai registrato. Il riscaldamento globale, col suo codazzo di siccità, alluvioni, ondate di calore e incendi, ha avuto effetti disastrosi sui paesi più poveri e vulnerabili. Il numero di persone soggette ad acuta insicurezza alimentare nel mondo è più che raddoppiato oggi rispetto a prima della pandemia: da 149 milioni si è arrivati a 333 milioni nel 2023. La Wmo segnala che la finanza per il clima nel biennio 2021 – 2022 è arrivata a quasi 1.300 miliardi di dollari, quasi raddoppiando rispetto ai livelli 2019-2020. Si tratta però dell’1% del Pil mondiale. Per mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali, gli investimenti di finanza climatica dovrebbero aumentare di 6 volte, arrivando a 9.000 miliardi al 2030 e ad ulteriori 10.000 miliardi al 2050.

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