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Missione vaticana a Mosca: oggi i colloqui tra Zuppi e Ushakov

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Il Cremlino esprime “un alto apprezzamento per le iniziative del Papa per la soluzione del conflitto ucraino”.

Lo ha detto il portavoce Dmitry Peskov, citato da Interfax, spiegando che l’inviato del pontefice, il cardinale Matteo Zuppi sarà ricevuto dal consigliere per la politica estera del Cremlino Yuri Ushakov.

“Su incarico di Vladimir Putin  – ha detto Peskov – il consigliere presidenziale Ushakov terrà oggi con Zuppi un colloquio per discutere la situazione riguardante il conflitto in Ucraina e naturalmente le possibili vie per una soluzione politica e diplomatica”.

“Abbiamo ripetutamente affermato di avere un alto apprezzamento degli sforzi, le iniziative del Vaticano nella ricerca di una soluzione pacifica alla crisi ucraina e accogliamo gli sforzi del Papa nel contribuire alla cessazione del conflitto armato”.

Il programma degli incontri del cardinale Matteo Maria Zuppi nella sua missione a Mosca resta sempre sotto stretto riserbo, considerando anche che l’agenda può risentire di cambiamenti in ogni momento. Oggi pomeriggio, comunque, l’inviato papale presiederà una messa nella Cattedrale cattolica della capitale russa, dedicata all’Immacolata Concezione, sede vescovile dell’arcidiocesi metropolitana della Madre di Dio a Mosca. Gli incontri al Patriarcato ortodosso, con tutta probabilità col patriarca Kirill, dovrebbero aver luogo domattina – apprende l’ANSA da fonti ben informate -, mentre fra oggi e domani sono previsti anche quelli al Cremlino, inizialmente in particolare sulla questione dei bambini ucraini deportati in Russia. Il ministero degli Esteri russo non ha in programma incontri con il cardinale Matteo Zuppi durante la sua visita a Mosca. Lo hanno riferito fonti dello stesso dicastero all’agenzia russa Ria Novosti. Il programma della visita del cardinale, che deve durare fino a domani, non è stato reso noto. 


LA MISSIONE DI PACE DEL VATICANO
Appena tre settimane dopo la tappa a Kiev del 5 e 6 giugno scorsi, la “missione di pace” voluta da papa Francesco e affidata al cardinale di Bologna e presidente della Cei Matteo Zuppi approda a Mosca. Per due giorni l’inviato papale sarà infatti nella capitale russa per incontri destinati, secondo la volontà della Santa Sede, ad “incoraggiare gesti di umanità” che aiutino a individuare vie per “una pace giusta”. Dopo il tentato golpe in Russia, in molti pensavano che i tempi della missione di Zuppi potessero slittare sine die. Invece la situazione potrebbe averli addirittura accelerati, se si pensa che appena pochi giorni fa, giovedì scorso, il porporato diceva di non averne ancora discusso col Pontefice dal suo ritorno da Kiev.

La decisione definitiva, e quindi anche il via libera da Mosca, sono letteralmente scattati nell’ultimo fine settimana. “Nei giorni 28 e 29 giugno 2023, il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, accompagnato da un officiale della Segreteria di Stato, compirà una visita a Mosca, quale inviato di papa Francesco”, ha quindi annunciato oggi la Santa Sede. “Scopo principale dell’iniziativa è incoraggiare gesti di umanità, che possano contribuire a favorire una soluzione alla tragica situazione attuale e trovare vie per raggiungere una giusta pace”, ha aggiunto. Non è dato sapere con esattezza chi l’inviato papale incontrerà nella capitale russa, sia per le consuete ragioni di riservatezza sia perché l’agenda potrebbe ancora evolvere. Ma oltre che personalità in ambito istituzionale e governativo, tra gli interlocutori, come auspicato dallo stesso Zuppi, potrebbe esserci il patriarca Kirill, strettamente legato al presidente Putin. Al Patriarcato, tra l’altro, a curare i buoni rapporti con la Santa Sede c’è il ministro degli esteri metropolita Antonij di Volokolamsk, dalla lunga esperienza in Italia e a Roma.

Il cardinale alloggerà alla Nunziatura apostolica, accolto dal nunzio mons. Giovanni D’Aniello. E anche a Mosca movimenti e incontri potranno essere aiutati e favoriti dalla rete della Comunità di Sant’Egidio, da cui Zuppi proviene. In primo piano nella visita ci sarà lo spazio per negoziati “umanitari”, in particolare per la questione – sollecitata con forza da Kiev – del possibile ritorno in patria dei bambini ucraini deportati in Russia: accusa che è costata tra l’altro a Putin l’incriminazione per crimini di guerra dalla Corte internazionale dell’Aja. Da Kiev oggi, all’annuncio della tappa moscovita di Zuppi, è giunta una reazione a due facce. Andryi Yermak, capo dell’ufficio del presidente ucraino, da una parte ha ribadito che “la nostra posizione è chiara e l’abbiamo espressa in modo molto aperto: non abbiamo bisogno di alcuna mediazione, e questo perché abbiamo avuto cattive esperienze. Non ci fidiamo della Russia”. Dall’altra ha aggiunto che se Zuppi dovesse però ottenere risultati sui bambini deportati in Russia e sulla scambio dei prigionieri, questi risultati sarebbero i benvenuti. Intanto, che l’ammutinamento della Wagner dei giorni scorsi potesse costituire persino un vantaggio per la missione di Zuppi lo ha sostenuto in questi giorni un profondo conoscitore della storia e cultura russe come don Stefano Caprio, ex missionario, docente al Pontificio Istituto Orientale di Roma.

“Questa vicenda in qualche modo rende più semplice in senso di motivazioni la missione della Santa Sede perché i russi sono così isolati, anche dal punto di vista ecclesiastico, che Roma, il Papa, rimane l’unico amico che hanno”, ha detto al Sir. “Paradossalmente, la divisione e la debolezza interna della Russia quasi favoriscono la missione di Zuppi perché lui non deve proporre trattative di pace – queste sono questioni politiche e militari. Lui deve invitare, ascoltando, ad uno spirito di pace all’interno e al di fuori dei Paesi. E’ un messaggio quindi più profondo e universale”, ha aggiunto. Sempre al Sir, gli ha fatto eco oggi l’arcivescovo di Mosca e presidente dei vescovi cattolici russi mons. Paolo Pezzi. “Considerando gli ultimi eventi, l’urgenza e la disponibilità alla pace mi sembrano accresciute – ha affermato -. Si capisce che c’è da parte di tanti la voglia di tornare a guardarsi negli occhi con serenità, con voglia di riallacciare rapporti e con il desiderio di costruire, finalmente”. E secondo mons. Pezzi, per quanto riguarda “l’aspetto umanitario e quindi la situazione dei prigionieri di guerra e la situazione dei profughi”, “si potranno fare, forse anche subito, dei passi concreti”.

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Finlandia, Finnair: ecco le novità su frequenze e rotte per la compagnia di bandiera

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La compagnia di bandiera finlandese, Finnair, ha aggiornato il suo programma di traffico per l’estate 2025. In Giappone, Finnair aggiungerà frequenze per Tokyo Narita, offrendo così voli giornalieri sia per Tokyo Haneda che per Tokyo Narita nell’estate 2025. Inoltre, Nagoya otterrà una terza frequenza settimanale.
 
Finnair introduce anche una nuova destinazione nella Norvegia settentrionale, la città di Kirkenes, a partire dalla stagione estiva 2025, volando a Kirkenes da Helsinki via Ivalo, Lapponia finlandese, tre volte a settimana, operando con un aereo ATR da 68 posti. La nuova rotta serve i viaggiatori finlandesi e internazionali che desiderano esplorare sia la Lapponia finlandese che la Norvegia settentrionale e sperimentare, ad esempio, la famosa crociera Hurtigruten che salpa da e per Kirkenes. 
 
“Siamo lieti di presentare una destinazione che rafforza ulteriormente la nostra già estesa rete nella regione artica. La nuova rotta consente un collegamento agevole per i clienti che viaggiano verso la Norvegia settentrionale, rendendo facile e veloce raggiungere la destinazione da Helsinki”, dichiara Ole Orvér, responsabile commerciale di Finnair. 
 
Nei Paesi Baltici, Finnair aggiungerà frequenze a Tallinn, Riga e Vilnius per l’estate 2025 ed ha altresì aggiornato il suo programma di traffico invernale 2024, aggiungendo frequenze per Dallas, rendendolo un servizio giornaliero tutto l’anno. I voli Finnair per Dallas offrono collegamenti fluidi con l’ampia rete di American Airlines dal suo hub di Dallas. 
 
I voli possono ora essere prenotati su Finnair.com. 
 
*Stagione invernale 2024: 27.10.2024-29.3.2025; stagione estiva 2025: 30.3.2025-25.10.2025
 
*Aggiornato il 12.4.2024 sulle frequenze verso i Paesi Baltici.
 
Lapponia e Kirkenes, per una fresca estate ed esperienze artiche
 
La citata Kirkenes, una graziosa cittadina dell’estrema Norvegia nordorientale, affacciata sul mar di Barents,è nota per il suo fascino artico e la natura mozzafiato. Grazie alla sua vicinanza a Russia e Finlandia, la città ha una storia complessa ma affascinante. Qui è possibile ammirare una vista tranquilla di fiordi, montagne e paesaggi di tundra. In inverno è possibile ammirare le magiche aurore boreali, mentre in estate il sole di mezzanotte illumina Kirkenes tutto il giorno. Per quanto piccola, Kirkenes, ca. 3500 abitanti, offre una lunga lista di attività che si possono svolgere. Gli appassionati di storia possono immergersi nel passato di Kirkenes visitando il Borderland Museum. Chi sia alla ricerca di un soggiorno in un hotel unico può visitare il Kirkenes Snowhotel, dove gli interni sono costituiti da ghiaccio e neve tutto l’anno. 
 
Se si è amanti dei frutti di mare, si può provare l’emozionante safari del granchio reale, con la possibilità di pescare personalmente la propria cena. Kirkenes offre anche un’infinità di attività per gli amanti della vita all’aria aperta, dalle slitte trainate da cani e dalle motoslitte in inverno alle escursioni e alla pesca in estate.
 
Kirkenes sarà la terza destinazione di Finnair nel nord della Norvegia: sia Tromsø che Bodø sono collegate con Rovaniemi e Helsinki.
 
Negli ultimi anni la Lapponia finlandese sta registrando un boom del turismo internazionale, soprattutto durante la stagione invernale. Dalla stazione sciistica di Saariselkä, autobus carichi, soprattutto di viaggiatori asiatici, si sono riversati quest’inverno a Kirkenes per sperimentare la costa del Mare di Barents e assaggiare il granchio reale.
 
Negli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70, Finnair aveva una rotta da Helsinki via Ivalo a Kirkenes.
 
Kirkenes dista dall’Italia sui 4000 km.
Privo di virus.www.avast.com



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Israele: imminente l’attacco sull’Iran

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Netanyahu: “Israele risponderà all’attacco dell’Iran ma lo farà in maniera saggia e non di pancia”

A poco meno di 48 ore dalla pioggia di droni e missili arrivati sul territorio dello Stato ebraico, il governo di Benyamin Netanyahu sembra aver fatto la sua scelta, mentre Teheran – che ha già messo in stato di massima allerta le sue difese aeree – ha ammonito che l’eventuale azione armata di Israele stavolta “avrà una risposta molto dura”.

Quattro funzionari statunitensi hanno dichiarato però alla Nbc News che un’eventuale risposta israeliana all’attacco iraniano sarà di portata limitata e riguarderà probabilmente attacchi contro armamenti militari iraniani e agli alleati al di fuori dell’Iran. Poiché l’attacco iraniano non ha provocato morti o distruzioni diffuse, secondo i funzionari americani, Israele potrebbe rispondere con una delle sue opzioni meno aggressive: una di queste potrebbe includere attacchi all’interno della Siria.

I funzionari non si aspettano che la risposta prenda di mira alti funzionari iraniani, ma che colpisca le spedizioni o le strutture di stoccaggio con parti di missili avanzati, armi o componenti che vengono inviati dall’Iran a Hezbollah. L’emittente specifica che la valutazione degli Stati Uniti si basa su conversazioni tra funzionari statunitensi e israeliani avvenute prima che l’Iran lanciasse più di 300 droni e missili contro Israele: mentre Israele si stava preparando per l’attacco iraniano la scorsa settimana, i funzionari israeliani hanno informato gli omologhi Usa sulle possibili opzioni di risposta.

L’operazione verso cui si sta dirigendo Israele si scontra inoltre con la forte opposizione Usa e di quella degli alleati che l’hanno affiancato nell’abbattere il 99% dei proiettili lanciati da Teheran. Joe Biden, che aveva frenato la reazione israeliana nelle prime ore, ha ribadito chiaramente che “occorre evitare un’escalation in Medio Oriente” ricevendo il primo ministro iracheno alla Casa Bianca. Mentre il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, dopo che erano filtrate indiscrezioni su un possibile coordinamento tra Gerusalemme e Washington, ha chiarito che “il governo israeliano deciderà da solo se ci sarà e quale sarà la risposta” all’affronto iraniano.

“Gli Stati Uniti non sono coinvolti”, ha sottolineato Kirby, definendo poi “uno spettacolare fallimento” l’offensiva di sabato di Teheran, quasi a blandire l’alleato israeliano, smentendo peraltro che Teheran “avesse fornito agli Usa tempi e target” dei raid. “Non c’è altra scelta se non quella di rispondere all’attacco di Teheran”, ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant al capo del Pentagono Austin. E anche il comandante dell’Idf, Herzi Halevi, ha confermato che “la risposta ci sarà”. “Il lancio di così tanti droni e missili sul nostro territorio avrà la sua risposta”, ha avvertito.

Se la reazione armata appare a questo punto scontata, cruciale sarà capire come reagirà Teheran. Il gabinetto di guerra – che al dossier Iran ha già dedicato due riunioni e un’altra è in programma martedì – sta studiando “diverse opzioni”. Ognuna delle quali, è stato spiegato, rappresenta “una risposta dolorosa” per gli iraniani, senza tuttavia rischiare di scatenare “una guerra regionale”. Nel ristretto gruppo di ministri – da Netanyahu a Gallant a Benny Gantz – che deve prendere la decisione, l’obiettivo è quello di scegliere un’opzione che “non sia bloccata dagli Usa” e che rientri in una strada praticabile. Israele, fanno notare molti analisti anche in patria, non può ignorare del tutto le preoccupazioni degli Stati Uniti e degli altri alleati occidentali su un’escalation che avrebbe conseguenze devastanti per la regione e non solo.

Così i vari scenari vanno da un contrattacco diretto sul territorio iraniano a operazioni che colpiscano gli alleati del regime degli ayatollah nella regione fino ad azioni mirate sui capi delle Guardie rivoluzionarie. Nella prima ipotesi, la più pericolosa, nel mirino potrebbero finire addirittura i siti legati al nucleare iraniano il cui programma, secondo il premier britannico Rishi Sunak, “non è mai stato a uno stadio così avanzato”.

L’Iran da parte sua ha messo in guardia Israele. “L’attacco limitato di sabato sera – ha affermato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian in un colloquio telefonico con l’omologo russo Serghei Lavrov – mirava ad avvertire, scoraggiare e punire il regime sionista. Ma se Israele intraprenderà una nuova azione contro l’Iran, dovrà affrontare una risposta molto più forte”. 

Netanyahu, Iran dovrà aspettare nervosamente nostra risposta

L’Iran dovrà aspettare “nervosamente senza sapere quando potrebbe arrivare l’attacco, proprio come ha fatto fare lo stesso a Israele”. Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu ad una riunione dei ministri del Likud. Poi ha aggiunto – secondo la stesse fonti – “Israele risponderà all’attacco dell’Iran ma lo farà in maniera saggia e non di pancia”.

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Russia, Evgenya Kara-Murza: “Putin va fermato”

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“La Russia ha un unico ed enorme problema interno ed è il regime di Putin.

Tutto il resto proviene a cascata da questo” perciò “Putin va fermato. L’unica garanzia di pace e stabilità per il nostro continente è una Russia democratica”. A parlare, in un’intervista esclusiva al Festival Internazionale del Giornalismo 2024 anticipata all’ANSA, è Evgenya Kara-Murza, moglie di uno dei più noti politici d’opposizione in Russia, Vladimir Kara-Murza, dall’aprile 2022 in carcere dove sta scontando una condanna a 25 anni di reclusione con l’accusa di vilipendio alle forze armate e alto tradimento.“Mio marito è sopravvissuto a ben due agguati, nel 2015 e nel 2017, da parte del gruppo di spionaggio Fsb (i servizi segreti russi, ndr), una banda di criminali al servizio del governo russo, implicati anche nell’avvelenamento con il Novichok”, racconta la moglie dell’oppositore che ha dovuto rinunciare alla sua partecipazione in presenza al Festival di Perugia, in programma dal 17 al 21 aprile. Nella video intervista, che sarà trasmessa sabato 20 aprile, Kara-Murza racconta di non vedere il marito dal giorno del suo arresto nell’aprile 2022: “Mi è stato concesso di parlargli al telefono solo un paio di volte. L’ultima a dicembre per soli 15 minuti. Abbiamo tre figli e ho lasciato che parlassero con il padre per cinque minuti ciascuno. Non ho scambiato nemmeno una parola con lui perché non volevo togliere tempo prezioso ai suoi figli”. La donna è un fiume in piena e le accuse a Mosca sono dirette e circostanziate.

“Questa è un’autentica tortura psicologica che il regime utilizza nei confronti di chi rifiuta di rimanere in silenzio di fronte alle atrocità del governo russo e denuncia la guerra in Ucraina. Il regime di Putin ha rispolverato tutto l’intero arsenale della macchina repressiva sovietica, incluso l’uso di punizioni psichiatriche. Vuol dire che oppositori e dissidenti possono essere rinchiusi con la forza in cosiddetti ‘ospedali psichiatrici’ ed essere sottoposti a trattamenti psichiatrici contro la loro volontà”. Evgenya Kara-Murza non nasconde la sua preoccupazione per la salute del marito che ha perso 25 kg da quando è in carcere. Dallo scorso settembre è rinchiuso in una cella di isolamento nota con le sue iniziali russe come EPKT. La cella di sei metri quadrati ha un solo sgabello, una piccola finestra chiusa da sbarre e un letto che si ripiega nel muro durante il giorno. Nessuna possibilità di comunicare con l’esterno, neanche tramite lettere. “L’obiettivo del regime di Putin – spiega Kara-Murza – è quello di isolare gli oppositori dal mondo. Di farli sentire soli e dimenticati. Per questo è importante continuare a parlare di loro, che i nomi dei dissidenti russi e che le loro storie siano conosciuti”.

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