Castelli Romani
Monte Compatri, caso Tekneko: il sit-in dei Cobas in piazza Marco Mastrofini
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8 mesi faon
Marco, il lavoratore che ha rischiato di morire, visibilmente commosso durante la manifestazione
Stamattina piazza Marco Mastrofini era uno sventolare di bandiere dei Cobas.
La manifestazione organizzata dal Sindacato tesa a far valere i diritti dei lavoratori della Tekneko si è svolta un clima estremamente pacifico alla presenza di decine di persone accorse sulla piazza.
Presenti, ovviamente, Domenico Teramo, responsabile Cobas Igiene Ambientale, Marco, il lavoratore che il 24 aprile ha rischiato di morire, Claudio Betti, consigliere nazionale e presidente dell’ANMIL, l’associazione nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi, di Roma.
A loro abbiamo rivolte le nostre domande
Presidente la sua presenza è estremamente importante in questa manifestazione. Lei rappresenta tutte le vittime dei Lavoratori Mutilati ed Invalidi. Si parla molto, oggi di sicurezza sul lavoro. Di incidenti ne vediamo, purtroppo, molti; assistiamo, me lo consenta, troppe volte, alla “conta dei morti”.
Lo scorso anno sono morte 1041 persone sul lavoro. Ma questo numero corrisponde solo ai morti sul lavoro ed in itinere. Ci dimentichiamo troppe volte delle malattie professionali che sono, in maniera, esponenziale in aumento. Si muore maggiormente in conseguenza ad una malattia professionale in un anno che sui cantieri, nelle fabbriche, negli uffici.
Quindi Lei dice che è questa il fatto che viene maggiormente sottovalutato?
Vero! Oltre la sicurezza, manca la salute nei luoghi di lavoro. Le faccio un esempio: noi abbiamo il 10-15% di scuole dove troviamo amianto.
Cosa si può fare?
Noi andiamo avanti per la nostra strada. Il nostro obiettivo è la tutela di chi ha subito infortuni o malattie professionali. Andiamo nei cosiddetti “palazzi del potere” a dire ciò: mettere in sicurezza ed in salute tutti i luoghi di lavoro.
Il nostro lavoro è “disseminare” la cultura della sicurezza raccontando le storie del nostro vissuto.
Domenico Teramo, lunedì ci siamo incontrati sempre qui a Monte Compatri: sembra che qualcosa si muova visti gli ultimi due comunicati di Tekneko e del Comune. C’è uno spiraglio nella possibilità di un colloquio?
Ma in realtà, come facciamo sempre, in occasione di iniziative come queste, una richiesta d’incontro al Sindaco, perché pensiamo che lui debba dedicare il suo tempo a queste cose che riguardano i cittadini di Monte Compatri però per risposta, ovviamente, abbiamo messo per conoscenza la società Tekneko, e abbiamo ricevuto una comunicazione di disponibilità all’incontro per il 6 di giugno (da parte di Tekneko nds) però subordinata alla non presenza in piazza.
Mi spieghi cosa significa?
Un tentativo di dire “parliamo con Voi solo se non rendete pubblico quello che sta succedendo”.
Ma è già pubblico dopo la nostra intervista?
Certo che è pubblica. Ma un conto una manifestazione di piazza che rende plateale di fronte alla cittadinanza tale situazione specie per una cittadina come Monte Compatri dove basta una piccola iniziativa per far diventare importante il caso.
Monte Compatri ha “raramente” ospitato situazioni come questa. Te lo ripeto come ci siamo detti la volta scorsa: si sta scoperchiando un vaso di Pandora?
Certo e non si vuole scoprirlo o perlomeno si sta provando a richiuderlo però in modo maldestro perché non è nostro uso revocare il giorno prima un’iniziativa, tra l’altro a scatola chiusa. Che questa iniziativa si svolgesse è notorio da tempo, se l’azienda voleva ci convocava prima dell’incontro e li si sanano le divergenze e le criticità: non abbiamo nessun interesse a fare “casino” per il gusto di farlo.
Dal famoso vaso di Pandora uscì per ultima la speranza. Oggi qual’è la speranza per questa vertenza?
La nostra speranza e che si inizino ad utilizzare i ragionamenti congrui specie quando si amministra una città come Monte Compatri perché obbligo per il primo cittadino occuparsi di queste problematiche. Quindi non avremmo neanche dovuto neanche chiedere la convocazione. Ci doveva essere, da parte del sindaco, almeno una convocazione dei lavoratori, qualora non si volesse parlare con l’organizzazione sindacale . Dire invece che oggi si è occupati per altri impegni quando si sa che c’era questa iniziativa è una scelta di non essere presenti. Noi saremo qui fintanto la situazione non si risolva.
E con molta emozione incontriamo Marco, il protagonista involontario di questa brutta storia. Da parte nostra c’è emozione nel guardare questo ragazzo che pochi giorni fa ha rischiato di morire.
Marco, la nostra prima domanda, te la sei vista brutta?
Si, e non capisco per quale motivo . Io non so mai tirarmi dietro perché ho una famiglia da portare avanti, una figlia, con dei problemi importanti, da crescere. Non mi posso permettere di buttarmi fuori dal lavoro perché per me è tutto. Sono innamorato del mio lavoro. Per me ogni giorno è come una finale quando inizio a lavorare. Per me è passione e non capisco e non accetto questo accanimento nei miei confronti e spero che venga fuori la verità.
Traspare emozione dalle tue parole, caro Marco, l’emozione di un papà. Hai rischiato di divenire, dicevo prima al presidente Betti un loro associato?
Io lo sono già. Una manovra sbagliata nel posto di lavoro nel giro di raccolta ho avuto un incidente importante per il quale sono stato operato ad una gamba ma sono sempre rientrato senza farne un problema con la società perché la mia passione per il lavoro è più forte delle vicissitudini. Adesso, però, siamo arrivati al limite massimo ed ho dovuto per forza scendere in piazza perché non accetto più tutto questo.
Stai chiedendo i tuoi diritti, o sbaglio?
Non posso pensare che non ci sia più tutela per un ragazzo che purtroppo è invalido permanente, è una categoria protetta sul posto di lavoro e non posso pensare che un ordine di servizio piova dal cielo così senza una valida motivazione ed io venga messo a rischio vita da parte della società e da parte del capocantiere che ha addirittura firmato questo ordine di servizio. Ho provato a chiedere il perché non ho mai ricevuto risposta e mi piange il cuore …
L’intervista si interrompe perché l’emozione di Marco traspare sempre di più.
Sul palco improvvisato si alternano gli interventi di Domenico Teramo, del presidente Claudio Betti e di Marco stesso tra gli applausi dei presenti.
Le richieste restano le stesse dell’intervista che il responsabile Cobas ci aveva comunicato:
un incontro tra le parti e quella censura all’atteggiamento del sindaco, ripetendo le parole di Domenico Teramo durante l’intervista “per le mancate risposte sia perché, incomprensibilmente, si è schierato da una parte, quella della società, e in questo abuso dei social su un commento del capo cantiere, evidentemente indirizzato e critico al lavoratore che si era sentito male”.
Ed alla fine abbiamo rivolte un paio di domande all’ex sindaco di Monte Compatri, attuale consigliere, l’avvocato Marco de Carolis.
Consigliere de Carolis, a suo avviso, cosa sta mancando in questa situazione?
Una posizione dell’amministrazione comunale, la quale non ha detto nulla seppure investita del compito di vigilare su quello che sta accadendo ed intervenire, laddove possibile, compatibilmente verificare il rispetto del contratto di appalto, verificare che tutto avvenga a norma. Tutto ciò non è accaduto.
Lei è stato per un decennio sindaco di Monte Compatri. Si è trovato mai in situazioni analoghe e se si come ne è uscito fuori, Ricordiamoci che fu accusato molte volte di essere “un uomo solo al comando” (il consigliere de Carolis sorride alla nostra affermazione) consigliere meglio sorridere in queste occasioni concorda?
Sembra che i risultati mi abbiano dato ragione. In una circostanza analoga a questa mi chiesero un appuntamento, li ho ricevuti, abbiamo parlato e abbiamo chiarito.
Mi permetta la battuta “non l’hanno mangiata”?
No, no! Non mi hanno mangiato
Mi scusi l’ironia ma credo sia meglio prenderla a sorridere perché la questione è assai grave.
(sospira) Questo continuo nascondere la testa sotto la sabbia è sinonimo di paura, di mancanza di vicinanza ai problemi del territorio, perché questo è un fenomeno che coinvolge il territorio e quindi il sindaco avrebbe dovuto intervenire e verificare quello che stesse accadendo, trovando soluzioni compatibilmente alla possibilità di trovarle.
Le faccio una domanda: oggi noi potevano essere qui a piangere la morte di Marco; secondo Lei ci si è resi davvero conto della gravità della situazione?
Il problema è che l’amministrazione comunale questa cosa non la sa e non l’ha voluta sapere. Perché quando Marco è stato ricoverato avrebbero dovuto verificare le condizioni di salute, soprattutto sotto il profilo umano … un minimo di sensibilità umana oltre che istituzionale avrebbe dovuto suggerire all’amministrazione di prendere contatti e quali fossero le condizioni, E poi verificare in quel frangente se era stato rispettato il contratto o se c’erano delle anomalie. Verificare la possibilità di trovare una sintesi. Invece ci si è chiusi nelle stanze, barricati, paura del confronto ed è questa la situazione drammatica.
Presente alla manifestazione anche la consigliere Agnese Mastrofrancesco che dal palco dice di essere qui a titolo personale e nel suo ruolo di consigliere comunale.
Consigliere Mastrofrancesco, Lei è sempre molto attiva sui social ma Lei per rispetto ha evitato di innescare una discussione politica per rispetto ai fatti accaduti a Marco. Sul palco ha parlato della grande importanza di questi lavoratori. Ci dica un suo pensiero
Ho parlato da persona che mette al centro la dignità dell’essere umano. Perché al di là dei colori politici, dei colori delle bandiere che oggi sono qui, quello che va rispettato è l’essere umano ed in questa circostanza sia emerso tutt’altro piuttosto che il rispetto della persona stessa.
Lei è sempre molto attenta al rispetto delle persone e questa amministrazione, a parole ha sempre predicato il rispetto. A suo avviso cosa sta succedendo?
Non ha mai predicato a parole questo rispetto. Forse lo faceva prima l’ex consigliere Francesco Ferri quando strillava dai banchi della minoranza per avere, diciamo, più popolarità. Perché da quando siede, da primo cittadino, a Palazzo Borghese tutta questa umanità verso i suoi lavoratori non è apparsa mai non l’abbiamo mai riscontrata. E la cosa mi dispiace, ci dispiace molto perché è il solito “predicare bene e razzolare male”. In questa circostanza il proverbio calza a pennello. Ripeto, ce ne dispiaciamo perché fare propaganda politica indossando i guanti per pulire il muro per far vedere che c’erano dei rifiuti e tacere, invece, ignorare e omettere nel comunicare quello che è successo, lo trovo alquanto grave sia come amministratore sia come cittadino.
Un’ultima domanda, la stessa che ho fatto al consigliere De Carolis: Marco poteva morire, ci si è resi conto di tutto ciò?
Io si! Solo un folle non lo capirebbe. Quello che mi dispiace è che nessuno abbia alzato il telefono o abbia preso la macchina per andare a trovare questo ragazzo. Di dodici persone (i componenti di magggioranza in Consiglio Comunale a Monte Compatri nds) nemmeno una. È questa la cosa più grave e non va assolutamente sottovalutata.
Ricordiamo che la nostra testata ha ripetutamente chiesto e all’amministrazione comunale ed alla società Tekneko un incontro per comprende le ragioni di questi fatti.
Restiamo a completa disposizione in quanto il ruolo che l’informazione riveste, da sempre, è quello di consentire a tutti di poter esporre le proprie ragioni ed i propri pensieri nella speranza che su questi fatti si faccia presto chiarezza.
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