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Roma

Nemi: informazione di garanzia per Giovanni Libanori

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Tempo di lettura 2 minutiAvviso di conclusione delle indagini preliminari sulla vicenda Cotral a 66 indagati da parte della Procura della Repubblica di Roma

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Redazione

 

I sostituti procuratori della Repubblica presso il Tribunale di Roma Maria Letizia Golfieri e Stefano Rocco Fava hanno firmato l’informazione di garanzia e l’avviso delle conclusioni delle indagini preliminari per 66 indagati su presunte truffe che riguardano i servizi di manutenzione dell’azienda di trasporto su gomma del Lazio Cotral. I maggiori capi di imputazione sono truffa e frode nell’esecuzione dell’appalto, truffa e frode nelle tarature periodiche, rivelazioni di segreti d’ufficio e abuso d’ufficio nell’affidamento delle tarature periodiche.

L’attuale capogruppo in Consiglio metropolitano Conservatori Riformisti e consigliere di maggioranza con delega al Bilancio del Comune di Nemi Giovanni Libanori compare nella lista dei 66 indagati. Libanori è accusato insieme a Carlo Amati dei reati pp. e pp. dagli tabella 110-353 comma 3 cp per essersi accordati tra loro e con altre persone non identificate e altre ditte partecipanti in collusione a non fare offerte al di sotto del prezzo concordato preventivamente. E anche l’accordo sempre tra loro, tramite Libanori, allora componente del Cda Cotral, per far prorogare i contratti in essere con le ditte già aggiudicatarie impedendo l’indizione di una nuova gara per l’assegnazione della manutenzione sui cambi automatici degli autobus. Questo è quanto ci è dato sapere alla data del 13 giugno del 2017 riportata nell’avviso di conclusioni indagini.

In pratica il caso riprende a grandi linee la storia delle mancate gare per l’affidamento di servizi di manutenzione che L’Osservatore d’Italia ha denunciato nel nutrito dossier Cotral che risale all’inizio del 2014. I fatti contestati a Libanori e Amati in concorso tra loro risalirebbero al 2013.

Ma la nostra inchiesta è altra storia rispetto ai fatti giudiziari che vanno man mano emergendo. Carlo Amati compare addirittura in un nostro articolo del febbraio 2012 titolato Cotral marcata stretta da Authority e Procura. Qui la dinamica appare sempre quella di favorire la solita ditta di Amati e a scriverlo è proprio Giovanni Pitruzzella, garante per la concorrenza, che all’epoca diede 60 giorni di tempo a Cotral per rivedere il bando per la fornitura di ricambi di carrozzeria e manutenzione degli autobus Fiat Iveco Irisbus.  La formulazione, scriveva l’Antitrust, potrebbe favorire il concessionario esclusivo Iveco per il Lazio, ossia la «Romana Diesel» di Carlo Amati, che da concessionario Fiat controllava già la manutenzione dei bus Atac. L’appalto Cotral finito sotto accusa è stato affidato nel novembre 2012 alla «Romana Diesel» ed è già oggetto stato oggetto di un ricorso al Tar, che pone ai giudici amministrativi le argomentazioni poi accolte dall’Antitrust. Secondo il Garante, la «lettera di invito» alla gara poteva favorire «il concessionario esclusivo per il Lazio, in tal modo finendo per alterare il confronto competitivo in sede di gara». Pitruzzella concluse: “Vantaggi informativi possono derivare dal fatto che Iveco, o il soggetto a essa collegato potrebbe, in sede di gara, utilizzare a proprio favore eventuali informazioni circa possibili, future, modifiche dei prezzi del listino Iveco”.

Dunque una riflessione è pur lecita per chi applica la liberta di espressione, critica e informazione: è possibile affermare che la politica può incidere sull’andamento di un’azienda pubblica? È possibile affermare che il peso di Giovanni Libanori all’interno del Cda Cotral abbia potuto alterare alcune situazioni? A queste domande non è possibile ancora rispondere ma certamente i capi d’accusa contestati non lasciano presagire una situazione cristallina che si è verificata all’interno dell’azienda Cotral. Può un amministratore con queste pesanti accuse continuare a tenere la delega al Bilancio di un Comune? Anche su questo punto la risposta è più di ordine morale: in teoria non è colpevole fino al terzo grado di giudizio ma eticamente potrebbe, quantomeno per dovere morale, rassegnare le dimissioni.