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Roma

NEMI, LA GIUNTA DI ALBERTO BERTUCCI E LA CRONACA DI UN GIORNALISTA LIBERO

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[ CLICCARE QUI O ANDARE IN FONDO ALL'ARTICOLO PER ASCOLTARE LA REGISTRAZIONE DEL SINDACO DI NEMI ALBERTO BERTUCCI CHE ORDINA AD UN AGENTE DI POLIZIA DI VERIFICARE IL CELLULARE DI CHIARA RAI ]

 

di Chiara Rai

Nemi (RM) – Così è se vi pare. Probabilmente, la cronaca di quanto sto per mettere nero su bianco susciterà attributi qualificativi quali fantascientifica, terrificante, tragicomica, inquietante, persecutoria. Quest’ultimi due si vestono a pennello per la sottoscritta.

Ho deciso di scrivere quello che mi succede perché ritengo che sia un diritto – dovere nei confronti della categoria di quei giornalisti degni di questo nome che fanno dell’informazione indipendente un modus vivendi. La passione per la libera informazione ce l’ho sin da bambina. Alle elementari facevo già i temi di denuncia ed ero particolarmente concentrata sulla tutela ambientale. Quando seppi che addirittura un articolo della nostra Costituzione era dedicato alla libertà di stampa rimasi positivamente meravigliata. Lo lessi a mio padre e lui mi guardava come una meravigliosa e ingenua credula sognatrice che informava un adulto dell’esistenza di una libertà di informare incontaminata e tutelata dal diritto: I primi due capoversi: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure…” Concetti che esprimono la piena facoltà del diritto di cronaca e di critica e anche che ogni avvenimento può essere sentenziato da qualsiasi cittadino.

Naturalmente il giudizio deve poggiarsi su un fatto vero o collettivamente riconosciuto. Se il giudizio riguarda un fatto di cronaca la veridicità risiede nello stesso, ma se invece ha per oggetto qualcosa che si protrae nel tempo, come una situazione alla quale si è arrivati dopo anni di scelte o comportamenti sbagliati, allora la critica si basa maggiormente sul dissenso per quello che è avvenuto e avviene. Non mi ha mai spaventato la naturale e democratica contestazione che suscita il diritto di critica. Ne la mia critica è stata fomentata da momentanee approvazioni e condivisioni. L’informazione viaggia su un campo minato. La realtà è talmente mutevole che quello che a me pare bianco ad un altro può sembrare grigio o addirittura sporco. Adesso il senso di inquietudine e persecuzione è come una costante presenza ogni qualvolta decido di informare liberamente e senza bavaglio.

Come tutti vivo anch’io in un Comune d’Italia e il non aver condiviso il modo di operare di chi amministra è stato come concimare il campo della persecutio. Presa dall’entusiasmo di persone che credono nella giustizia, avendo avuto anche l’onore, di intervistare uomini come il giudice Ayala, dissi quantomeno che chi si appropinqua ad amministrare la cosa pubblica e quindi i soldi dei cittadini e quindi la casa di tutti, dev’essere quantomeno persona che conosca e rispetti l’articolo 54 della Costituzione, che recita testualmente che “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Quindi mi sembrava normale avvisare la collettività che tra i candidati in corsa a sindaco nel Comune dove risiedo, ce n’era uno indagato per turbativa d’asta e frode nei pubblici incanti rispetto allo stesso Comune per il quale si candidava a primo cittadino. Ieri era indagato e oggi è rinviato a giudizio e sotto processo.

Il fedele rispetto di questo articolo della Costituzione della Repubblica Italiana, legato al buon gusto e alla volontà di presentarsi di fronte la collettività senza macchie o ombre di possibili infausti risvolti giudiziari, avrebbe potuto evitare nella politica italiana il riproporsi di innumerevoli personaggi che in ultimo si sono rivelati pregiudicati. La presunzione d’innocenza vige fino all’ultimo grado di giudizio ma il buongusto è tutt’altra cosa. Comunque la mia “critica” e mi si permetta dire “temerarietà” nell’informare della posizione di un candidato rispetto la giustizia ha prodotto una serie di casuali eventi di fatto lesivi e restrittivi della mia libertà di informazione. Eventi letti dalla sottoscritta come tentativi di mettere un bavaglio mai andati a buon fine. E finché lo riterrò giusto, continuerò nella mia linea, senza paura. Fato vuole che vinse proprio il candidato oggi rinviato a giudizio con l’accusa di turbativa d’asta e frode, parlo del sindaco di Nemi Alberto Bertucci. Vox populi…, andai per stringergli la mano perché comunque avrei avuto a che fare con lui a causa della mia attività e perché comunque restava sempre e anche il sindaco del Comune che mi ospita. “Con Lei non parlo”, mi disse. E io ritenni che la sua reazione a caldo poteva essere anche comprensibile, in fondo fui l’unica giornalista a scatenare il caso. Ma mi accorsi quasi subito che non si trattava di una semplice reazione, era come se fossi stata iscritta un libro nero, mi sembrava di vedere “wanted” con la mia foto.

Infatti già dalle primissime sedute di consiglio comunale, mentre ad altri colleghi e giornali non fu negato di scattare foto e fare video, a me sì. Tentarono di umiliarmi come professionista quando, nonostante le mie formali e scritte richieste di videoregistrare il consiglio comunale o comunque fare fotografie, mi fu sistematicamente negato di svolgere la mia attività, senza motivare il diniego. Mentre altre testate, una in particolare molto vicina al sindaco, potevano fare tutto. Essendo persona che rispetta le regole, una volta capito che tutte le mie richieste sarebbero state negate, mi presentai alle sedute di consiglio munita di taccuino e penna. Per fortuna che più di un cittadino ha registrato e registra l’audio delle sedute che mi consentirà nelle opportune sedi di dimostrare la veridicità di quanto asserisco. Intanto, fui letteralmente estromessa dal mio diritto – dovere di ricevere informazioni istituzionali da parte del Comune di Nemi. Il responsabile ufficio stampa, consigliere di maggioranza Giovanni Libanori ritenne opportuno non inviarmi più i comunicati stampa del Comune. Non avrei potuto più dare notizie sull’andamento del palazzo comunale, perché o si pubblica tutto e subito o si viene eliminati (su questo ho delle email scritte a proposito).

Quindi sono finita per essere considerata colei che non voleva dare le “buone” notizie su Nemi, senza che si sapesse che in realtà mi è stato vietato di darne. Tentai di parlare con il consigliere di maggioranza Gianni Ibba, l’unico che mi saluta ancora, ma non ci fu nulla da fare, il “niet” era definitivo. Nel frattempo, quando dovetti recarmi in Comune per un semplice certificato presso l’ufficio anagrafe, caso vuole che feci un’anticamera dal sindaco in persona di ore ed ore per ottenere un semplice pezzo di carta, in un Comune quel giorno deserto (ricordiamo che risiedono duemila anime a Nemi), senza file.

Dopodiché in una delle sedute di Consiglio, addirittura il sindaco Alberto Bertucci ha chiesto ad alta voce ad un agente di polizia municipale di verificare se il mio cellulare stesse registrando. [ CLICCARE QUI PER ASCOLTARE LA REGISTRAZIONE OPPURE ANDARE IN FONDO ALL'ARTICOLO ] Insomma mi ha fatto perquisire, additandomi come la sovversiva che infrangendo il regolamento comunale registrava la seduta. Acconsentii alla richiesta dell’agente di consegnargli l’apparecchio (forse avrei dovuto rifiutarmi) perché non avevo nulla da nascondere e quest’ultimo verificò che il telefono era addirittura spento.

Ma oggi, per far capire il tenore della questione vi riporteremo uno stralcio di quella seduta, pervenutoci da un cittadino presente, che fortunatamente ha registrato tutto. Dico fortunatamente perché esistono ancora cittadini partecipi e attenti che non si lasciano intimorire da imposizioni dittatoriali. Nel frattempo mi arrivò addirittura una querela firmata dalla giunta di Alberto Bertucci a seguito di un articolo pubblicato sul mio giornale che affermava che il cimitero era chiuso quando invece doveva essere aperto. La vicenda si è conclusa con un’assoluzione nei miei confronti in quanto le accuse del sindaco di Nemi Alberto Bertucci, del vicesindaco Edy Palazzi e dell’assessore Pietro Pazienza sono risultate del tutto infondate. Chissà quanto ha pagato per le spese legali il sindaco?

Non vorrei che il vezzo di querelarmi alla fine si fosse ripercosso sulle tasche dei cittadini. E intanto la giunta di Alberto Bertucci ha palesato una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini negando che il cimitero fosse chiuso domenica 28 ottobre 2012, ultima settimana che prelude alla festività di Ognissanti e alla commemorazione di tutti i fedeli defunti. Alle ore 16 i cancelli si presentavano chiusi e diversi visitatori rinunciarono all’idea di andare a trovare i loro cari.

Se la sottoscritta dovesse intentare una causa civile di risarcimento danni, chi pagherà le spese? I cittadini o Bertucci, Palazzi e Pazienza di tasca loro? Non contento, il sindaco Alberto Bertucci ha fatto affiggere manifesti dappertutto addirittura utilizzando l’indirizzo e-mail istituzionale per esortare i cittadini a denunciare la stampa (e la collettività sa bene a chi si riferiva il sindaco) e a intentare quindi una causa di risarcimento danni al fine di tirare su qualche centesimo per rimpinguare le casse comunali e dare servizi ai cittadini. Chi ha pagato la stampa di quei manifesti?

Sono madre di tre bambini che hanno dovuto subire l’umiliazione di vedere il proprio genitore oggetto di una vera e propria “gogna istituzionale” sulla pubblica piazza. E preferisco non ripercorrere e descrivere il clima di ostruzionismo che mi ha portato a trasferire i miei figli in un altro istituto scolastico presso un altro Comune per evitare di sottoporli al continuo stress dovuto da un clima avverso nei miei confronti nel Paese da parte di alcuni fedelissimi. Scuola esclusa.

Tra questi in prima fila, oltre agli stretti famigliari del primo cittadino, c’era Giovanni Libanori il quale mi ha notoriamente offesa anche sul suo social network pur senza fare il mio nome. “Pennivendola” e tante parolacce e calunnie che conservo e che la collettività mi ha “girato” riconoscendo nella sottoscritta l’unico destinatario. Oggi quest’azione è punibile penalmente.

Ma non è tutto. Sempre con il giornale L’osservatore d’Italia, abbiamo seguito, insieme a molti cittadini, la questione dello sbancamento in località Pentima Pizzuta a Nemi ad opera di uno dei maggiori sostenitori del sindaco in campagna elettorale finito poi con un sequestro della magistratura. Poi abbiamo sollevato il caso di una lottizzazione ai Corsi, purtroppo non lontana dalla mia abitazione, e abbiamo seguito la vicenda fino all’arrivo del diniego da parte dell’Ente Parco Regionale dei Castelli Romani. Tra gli attori di Pentima Pizzuta e dei Corsi ritorna il nome di Renzo Cavaterra detto Massimo il quale, fato ha voluto, ha iniziato a farsi sentire.

Dopo la pubblicazione degli tabella mi ha scritto numerose missive tra lettere e telegrammi dove veniva confusa la mia attività giornalistica con la mia persona fisica, confinante di terreno con Cavaterra (ahimé non lo sapevo ma quando seppi di essere sua vicina, continuai la mia attività giornalistica) e venivo invitata dal Cavaterra a non scrivere più tabella. A queste sono seguiti messaggi che conservo sul mio cellulare da parte della moglie di Cavaterra, dove mi minaccia palesemente e per i quali ho presentato un esposto.

La cosa grave è che Cavaterra Renzo, amico e sostenitore del sindaco Alberto Bertucci, ha addirittura presentato un esposto nei miei confronti chiedendo all’Ufficio Tecnico del Comune di Nemi di verificare presunte violazioni urbanistiche e di edilizia riferite alla mia casa. Ovvero se la mia casa sia stata edificata nel rispetto di tutte le norme previste. Dunque l’esposto non è su presunto abuso in corso mai esistito ma è stato avanzato per accertare presunte violazioni di urbanistica ed edilizia.

Premesso che ho acquistato (pago il mutuo) l’immobile dove vivo nel 2005 bello che fatto e che non vi ho apportato alcuna modifica strutturale, intendo narrare la solerzia nel dare seguito all’esposto di Cavaterra. Mi è stato chiesto di poter verificare il mio immobile e dato che non ho nulla da nascondere, senza mandato del magistrato, ho spalancato le porte a tutti e permesso le misurazioni della casa e del giardino. All’ispezione, il 22 gennaio del 2014 alle ore 10, c’erano tutti: Carabinieri, polizia locale e ufficio tecnico. Tutti molto gentili, l’ufficio Tecnico, con solerzia e attenzione come giusto che sia, ha misurato tutte le stanze, verificato le finestre, ha verificato i confini del giardino, tutto insomma. Ripeto facendo esplicitamente il suo lavoro. Dunque ho dovuto sopportare dal signor Cavaterra Renzo, amico e sostenitore in campagna elettorale di Alberto Bertucci, anche questo ennesimo atto.

Dopo tre mesi, trascorsi fino ad oggi, non conosco ancora l’esito del controllo di competenza, caso vuole, puramente AMMINISTRATIVA. Lo conoscerò e sono pronta a conoscere anche le eventuali e presunte violazioni. Ma ricordo che ho aperto le porte di casa senza problemi di sorta. Intanto, la valle del lago di Nemi prolifera di abusivismo edilizio, mi auguro soltanto che vengano controllate al medesimo modo e tutte a tappeto su esposti dei cittadini. Peccato che facemmo un servizio (con tanto di riprese video) nel quale un consigliere di maggioranza ha avuto il tempo di smontare una casetta sul lago. I controlli, fato ha voluto, sono arrivati dopo lo smontaggio.

Sugli abusi di Cavaterra pesa un’ordinanza di messa in pristino con relativo pagamento di multa. Ha pagato, ha rimesso in pristino? Ma non è tutto.

Non contento, Alberto Bertucci, ha sporto un’altra querela nei miei confronti a causa di un articolo dove evidenziavo e chiedevo chiarimenti allo stesso in merito al fatto che il sindaco Alberto Bertucci ha percepito una indennità piena in qualità di Sindaco pari a 1.353, 51 euro lordi al mese oltre di quando era vice sindaco e assessore negli anni precedenti e allo stesso tempo è risultato essere lavoratore a tempo determinato nel 2012 e negli anni precedenti.

La legge stabilisce (Tuel – Testo Unico degli Enti Locali) che un sindaco se è lavoratore dipendente e non ha richiesto l’aspettativa deve prendere l’indennità dimezzata del 50%. La mia è stata una richiesta di chiarimento, ma al giornale non sono arrivate richieste di rettifica o smentite. Purtroppo è arrivata un’altra querela. Chi pagherà il legale del sindaco Alberto Bertucci?

Risulta sull’albo pretorio del Comune di Nemi che l’avvocato che ha ottenuto ultimamente un mandato presso il Comune di Nemi sia lo stesso avvocato che ha difeso Alberto Bertucci nell’udienza preliminare del caso che lo vede imputato per turbativa d’asta contro lo stesso Comune che amministra e sempre lo stesso avvocato ha rappresentato Bertucci nella querela fatta contro la mia persona sull’articolo del cimitero di Nemi. Un caso che si è risolto con l’assoluzione a mio favore e quindi l’accusa in questo caso “ha perso”. Perché lo stesso legale difende l’amministrazione pubblica? Il soggetto pubblico preposto al perseguimento di un certo interesse pubblico deve agire osservando i contenuti ed i confini stabiliti dalla legge ed operare nel modo ritenuto come migliore possibile alla stregua dei criteri di adeguatezza, convenienza e opportunità. L'operatore pubblico è investito di ampie facoltà decisionali in relazione all'assetto da attribuire agli interessi ( pubblici, diffusi, privati) coinvolti nell'azione amministrativa Il soggetto pubblico può scegliere tra più comportamenti, tutti in astratto egualmente possibili e giuridicamente consentiti, quello maggiormente conforme per opportunità, adeguatezza o convenienza alla dimensione degli eterogenei interessi concretamente coinvolti, nell'ottica del perseguimento dell'interesse pubblico. La dottrina è andata alla ricerca del significato di opportunità, che da semplice attributo di un atto può assumere rilevanza come vizio sanzionabile. Nessuno ha mai saputo con precisione quali fossero queste regole meta- giuridiche e,comunque, non si è andati oltre l'affermazione che tali regole corrispondono ad equità, imparzialità e buona amministrazione, cioè quei principi ora enunciati nella legge n. 241/90.

Ma non è tutto, quasi sempre durante le sedute di consiglio, il mio quotidiano (che non viene esplicitamente chiamato per nome) viene appellato con dispregiativi. Il riferimento è comunque chiaro e inequivocabile, ma chi lo nomina si guarda bene dal fare nome e cognome. Dopo questo excursus di accadimenti, chiedo, ai lettori: quanto costa la libertà di stampa al giornalista e soprattutto alla collettività? Non volevo tacere su questi fatti salienti (sono molti e non li ricordo tutti). In Italia periodicamente c’è un giornalista malmenato, minacciato o addirittura ucciso. Così è se vi pare. Aspetterò di collezionare altre azioni che mi vengono avanzate da coloro che per la natura della mia attività giornalistica sono protagonisti dei mie tabella di critica e di cronaca. Ma il bavaglio non lo metterò mai.

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Metropoli

Bracciano, al liceo Vian si parla ancora di antiviolenza

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Il tavolo interistituzionale contro la violenza si apre alle scuole e ai ragazzi. Si è svolto, infatti, martedì 21 nell’aula magna del Liceo Vian di Bracciano, al cospetto di una platea di studenti, il quarto appuntamento del tavolo interistituzionale contro la violenza. Un’iniziativa che nasce circa un anno fa dalla collaborazione tra la Asl Roma 4 la Procura di Civitavecchia e l’Ordine degli psicologi e a cui partecipano, oltre alle associazioni del territorio, anche i diversi rappresentati delle istituzioni, delle forze dell’ordine, la Procura di Civitavecchia, l’ordine degli Avvocati e degli Psicologi, e i Dirigenti dei servizi sanitari chiamati ad operare in casi di violenza.“Dopo tre tavoli tecnici nei quali ci siamo conosciuti e abbiamo iniziato a gettare le basi di questa rete – ha spiegato il Direttore Generale della Asl Roma 4, l’avvocato Cristina Matranga, in apertura dei lavori – abbiamo deciso di incontrarci in una scuola. Per due motivi fondamentali: capire quale è la percezione che le giovani generazioni hanno del fenomeno della violenza in tutte le sue declinazioni, e coinvolgerli in un percorso di sensibilizzazione e informazione sul tema. Coinvolgere i giovani significa approcciarsi anche alle loro famiglie e quindi arrivare alla comunità. Ringrazio la preside dell’istituto, la dottoressa Lucia Lolli, per averci accolto e dato la possibilità di confrontarci con i ragazzi”.L’incontro di martedì ha seguito una scaletta dei lavori diversa rispetto ai precedenti tavoli e ha visto il coinvolgimento attivo degli studenti che hanno rivolto domande sul tema della violenza, anche sotto l’aspetto giuridico, ai partecipanti del tavolo, in primis al Procuratore Alessandro Gentile, che ha spiegato ai ragazzi quali servizi e quali procedure nel territorio vengono adottate per contrastare la violenza e dare supporto alle vittime ma anche a chi si macchia di questo reato.“La Procura di Civitavecchia – ha spiegato ai ragazzi il Procuratore – mette a disposizione uno Sportello Ascolto Vittime di Reato. Un servizio dedicato, appunto, alle vittime di violenza di genere e in condizione di particolare vulnerabilità, sito all’interno del Tribunale di Civitavecchia, e si offre un percorso di accoglienza e ascolto, consulenza psicologica e orientamento legale. In questi giorni poi, come suggerito dal tavolo interistituzionale, è stata attivata una check list di avvocati esperti nel settore della violenza che, gratuitamente, forniranno orientamento legale a chi si rivolge allo Sportello. La nostra Procura, come la Asl Roma 4, è molto attenta a questi casi, che rappresentano la maggior parte dei procedimenti da noi trattati, tanto che sono ben quattro i magistrati che afferiscono al servizio dedicato”.A prendere la parola sono state poi le rappresentanti delle diverse associazioni. Le referenti si sono confrontate con gli studenti raccontando le esperienze raccolte durante le giornate di ascolto e di quale rete di assistenza e servizi esiste sul territorio per le vittime dirette, indirette e anche per chi si macchia di questo tipo di reato. Reati che, come dimostrano i dati Istat dove il 30% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha dichiarato di aver subito violenza, sono in aumento e spesso la prima interfaccia sono le forze dell’ordine. “Durante i precedenti incontri – ha aggiunto la dg Matranga – è emersa la necessità di creare un percorso di formazione dedicato alle forze dell’ordine perché sono spesso loro i primi ad intervenire e quindi intercettare situazioni critiche che possono sfociare in vere tragedie. Avere quindi gli strumenti per riconoscere anche i minimi segnali è fondamentale per attivare subito i percorsi più adeguati. Per questo, insieme alla Procura, all’Ordine degli Psicologi e con il supporto dei nostri esperti, stiamo mettendo appunto uno specifico percorso di formazione”.La giornata, allietata da momenti musicali proposti dagli studenti, si è conclusa con la data del prossimo appuntamento del tavolo nel mese di maggio e che si svolgerà sempre all’interno di una scuola del territorio. “Siamo voluti entrare nelle scuole – ha commentato il Direttore Generale Matranga – perché è da qui che si crea consapevolezza. Vedere, poi, questi ragazzi così partecipi e attenti mi ha fatto molto piacere. Per questo si è deciso oggi che tutti gli appuntamenti del tavolo interistituzionale a partire dal prossimo si svolgeranno all’interno di istituti scolastici e coinvolgeremo gli studenti all’interno dei quattro gruppi di lavoro che andremo a formare”.L’iniziativa del quarto tavolo interistituzionale contro la violenza rientra tra le attività promosse dalla Asl Roma 4 per la promozione della campagna di sensibilizzazione #Lottocontrolaviolenza a cui hanno aderito diverse Asl della regione Lazio.

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Castelli Romani

Velletri, con Servadio un nuovo rilancio del centro del storico e delle zone decentrate

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«Al centro del nostro programma elettorale c’è una Città che deve diventare appetibile, vivace, un luogo da mettere in cima alle località da visitare. Oggi il centro di Velletri è una parata di negozi con le saracinesche abbassate, un borgo spento che non richiama quel turismo di qualità che invece merita. Il tessuto economico produttivo di Velletri va ricostruito attraverso il rilancio dell’artigianato e dei mestieri, dei laboratori che possono rimanere aperti per le vie del centro dove chi compra prima ha la possibilità di guardare come viene realizzato il prodotto. Parlo di orafi, pelletterie, ceramisti, norcinerie, insomma botteghe d’arte, di sapori e prodotti che è impossibile trovare nei grandi ipermercati, nei centri commerciali di cui siamo ricchi fuori dal centro storico. La Città, così, potrà godere sia delle aree più commerciali ma anche e di un centro storico con le botteghe artigianali che potranno essere affittate a prezzi calmierati. Soltanto intraprendendo un percorso di qualità è possibile restituire a Velletri l’importanza che merita. È necessario quindi riprogrammare quelle che sono le destinazioni d’utilizzo dei locali nel centro e tornare a prediligere l’artigianato che rappresenta per quest’area una rivalutazione delle tradizioni che caratterizzano la nostra amata e meravigliosa Città. Insieme dobbiamo fin da subito metterci al lavoro per rilanciare la nostra Velletri grazie al borgo ricco di storia, pronto a diventare un salotto all’aperto e ad accogliere un turismo lento e di qualità. E se il borgo deve diventare un prezioso scrigno di bellezze da visitare, abbiamo anche molte idee per le altre zone fuori dal centro. Ognuna avrà la propria vocazione ma ne parleremo strada facendo, insieme, per dare un nuovo volto alla nostra amata Velletri». Così in una nota il candidato Sindaco di Velletri Fausto Servadio

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Cronaca

Da Bracciano ad Anguillara fino a Morlupo: strade pericolose e buche killer. Si corre ai ripari solo con i limiti di velocità

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Calzante l’analisi del consigliere comunale di Anguillara (Sinistra in Comune) Enrico Stronati

Buche come crateri che con la pioggia hanno l’effetto di tanto laghetti artificiali. La provincia a Nord di Roma è piena tanto che la Città Metropolitana ha dovuto prendere dei provvedimenti riducendo drasticamente i limiti di velocità. La decisione ha scatenato un fiume di condivisibili polemiche da parte dei residenti dell’area che giustamente vorrebbero si tappassero le buche anziché limitare la velocità delle auto in strade ad alto scorrimento.

Di fatto Città Metropolitana è stata chiara: «Verificato – si legge nell’ordinanza – che allo stato attuale non sono disponibili le risorse economiche necessarie per gli interventi di manutenzione necessari per la messa in sicurezza delle strade in oggetto; Considerato che le condizioni attuali delle strade pregiudicano l’incolumità per tutte le categorie di utenti anche nell’ipotesi del pieno rispetto della velocità massima consentita ed imposta di 70 chilometri orari e 90 chilometri. Preso atto della gravità della situazione».

L’ordinanza è dettagliata e riguarda più strade oltre le principali già dette. Infatti l’atto con effetto immediato, del limite massimo di velocità in 30 chilometri orari, riguarda tutte le categorie di utenti in transito lungo la strada provinciale 4/a “Settevene Palo II” dal chilometro 0+500 aI chilometro 14+300 e dal chilometro 16+500 al chilometro 17+746 (fine tratto); la strada provinciale 15/b “Palidoro Crocicchie” dal chilometro 0+000 al chilometro 14+000; la strada provinciale 41c “Statua” dal chilometro 0+000 aI chilometro 3+660 e dal chilometro 5+400 al chilometro 11+233 (fine tratto); la strada provinciale 493 “Braccianese” dal chilometro 0+000 al chilometro 9+320, dal chilometro 10+200 al chilometro 20+000, dal km 20+675 al chilometro 21+400 e dal chilometro 26+060 al chilometro 33+330 (fine competenza).

Anguillara una cittadina in crescita demografica accelerata dagli anni ’70, oggi sembra un bel quadro con una cornice malandata.

In largo dello Zodiaco le buche sono più grandi e visibili dello stesso battistrada. Che siano spazi privati o comunali, le buche si fanno sentire soprattutto sui pneumatici degli automobilisti e nelle scivolate dei ciclisti.

Calzante l’analisi del consigliere comunale di Sinistra in Comune Enrico Stronati: «La situazione di molte delle nostre strade è indecente, sono tanti anni – ormai – che non esiste un vero programma di manutenzione della viabilità e delle cunette che sono ormai piene di rifiuti e detriti che impediscono all’acqua di defluire aumentando l’usura e il danneggiamento del manto stradale. Le amministrazioni precedenti si sono trovate ad affrontare il baratro del default finanziario e i finanziamenti erano ridotti al lumicino. Il Covid ha portato nelle casse comunali svariati milioni di euro. Esiste un elenco di decine di opere finanziate con i fondi del PNRR. Non c’é, quindi, bisogno di impegnare i fondi del bilancio comunale per soddisfare il desiderio della politica vecchio stampo di voler dimostrare di “fare”. Peraltro è stata illusa la popolazione al momento della cessione del servizio idrico ad Acea (a spese del cittadino) affermando di utilizzare la squadra degli operai comunali, liberati dall’impegno delle manutenzioni idriche, per sistemare le strade. Come se i nostri operai disponessero dei macchinari necessari per una simile missione. Non è stata neanche sfruttata la fortunata coincidenza con i lavori per la posa delle condotte del metano e della fibra per rifare le strade oggetto dei lavori e pulire le cunette. Solo a Ponton dell’Elce, grazie alla posa delle condotte del metano in programma sin dal 2011 (non certo opera del comune) si ha una situazione decente. Sulle strade fatte a metà da Unidata spesso capita di incrociare automobilisti contro mano per sfruttare la carreggiata sistemata. La memoria collettiva spesso dimentica gli accadimenti, ma è importante ricordare che l’ultima manifestazione pubblica organizzata per protestare contro il degrado dilagante delle strade, una costante nel tempo che abbraccia le ultime 3 o 4 consiliature, fu organizzata proprio da un gruppo di persone vicinissime all’attuale amministrazione. Evidentemente costoro, oggi, si spostano per la città via aria».

Il sindaco Angelo Pizzigallo sa che quello delle buche è un problema da risolvere: «La strada dietro largo dello zodiaco è privata. comunque, noi interverremo a breve su Poggio dei pini, l’altra metà di via dei Vignali, via della Mainella, via Grazioli, via comunale di San Francesco ed altre strade.

Le strade colabrodo con buche enormi come crateri oppure piccole e profonde e la viabilità priva di sicurezza con scarsa illuminazione e segnaletica ci sono anche a Castelnuovo di Porto, Rignano, Morlupo e Monterotondo. 

A Castelnuovo è pietoso lo stato in cui versa la via che porta in autostrada. Anche la via prima della rotonda dell’autostrada è completamente distrutta e come se non bastasse le l’autovelox fa crescere la rabbia degli automobilisti: «I pneumatici si rompono un mese sì e l’altro pure – dice un pendolare – i limiti di velocità non servono da soli. C’è bisogno di rifare completamente l’asfalto». A Rignano via delle Grotte è trapuntata di crateri. A Morlupo sono diverse le strade dissestate e le segnalazioni sui social:«In via Antonio Gramsci chiamo tutti i giorni – ha detto una cittadina – ma non si vede nessuno. Fino a che qualcuno non si fa male, specialmente quando piove».

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