Connect with us

Cronaca

Omicidio Desirée Mariottini, frase shock dei tre fermati: “Meglio lei morta che noi in galera”

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

C’è anche un italiano tra i ricercati dagli inquirenti che indagano sulla morte di Desirée Mariottini: Marco, questo il nome fornito da altri testimoni presenti quel giorno all’interno dello stabile abbandonato di San Lorenzo. Nel palazzone della droga Marco è il fornitore delle pasticche di psicofarmaci che sarebbero state usate per comporre il mix con cui la 16enne è stata stordita.

“Mero oggetto di soddisfazione sessuale”

Il gip che ha confermato il carcere per i senegalesi Brian Minteh e Mamadou Gara, il nigeriano Alinno Chima e il ghanese Yusif Galia ha le idee molto chiare su come si sarebbero svolti i fatti quel giorno. Desirée si era recata nel palazzo della droga per comprare stupefacenti ma non aveva soldi. I suoi aguzzini se ne sarebbero approfittati facendole assumere un mix di pasticche e psicofarmaci fornite da Marco, l’italiano ancora a piede libero. Gli arrestati, scrive il gip, “erano perfettamente consapevoli del fatto che fossero potenzialmente letali per abusarne, poi ne hanno abusato lungamente e ripetutamente, infine l’hanno lasciata abbandonata a se stessa senza adeguati soccorsi, nonostante l’evidente e progressivo peggiorare del suo stato, fino ad impedire ad alcuni dei presenti di chiamare i soccorsi per aiutarla”. Hanno trasformato la vittima in un “mero oggetto di soddisfazione sessuale”.

“Meglio lei morta che noi in galera”

Il giudice aggiunge che i fermati hanno posto in essere “condotte estremamente lesive in danno di un soggetto minore giungendo al sacrificio del bene primario della vita”. Nell’ordinanza il gip cita anche una frase shock che secondo alcune testimonianze, tre dei quattro fermati avrebbero pronunciato: “Meglio che muore lei che noi in galera”.
Negli interrogatori di garanzia solo Minteh ha deciso di rispondere alla domande del giudice. “Non sono stato io a uccidere – ha affermato – ma altre persone, posso fornirvi anche i nomi”. Parole dette a fatica, in un francese incerto, ma che potrebbero allargare il campo dei responsabili. Dal canto suo il nigeriano Chima parlando con il suo difensore, si è professato innocente aggiungendo: “non mi sarei permesso neanche di sfiorare Desire’e perche’ si vedeva che era solo una bambina”.

Dodici persone presenti

Al momento per chi indaga erano circa 12 le persone che in quelle ore gravitavano in via dei Lucani, nello storico quartiere romano di San Lorenzo. Si tratterebbe per lo più di pusher che utilizzavano i locali fatiscenti dell’immobile come piazza di spaccio. Proprio in una di quelle stanze all’alba di venerdì scorso gli agenti di polizia hanno trovato, dopo una segnalazione anonima al 118, il corpo della minorenne. Deisirée per almeno due giorni, secondo quanto accertato, sarebbe stata in mano ai suoi aguzzini.

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Cronaca

In Italia primi casi di puntura letale: sono i “parenti” della Dengue

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Un virus d’importazione, “parente” della Dengue e del West Nile, della famiglia delle arbovirosi che è già stato diagnosticato in Italia, intorno alla metà di luglio, nel laboratorio dedicato alle Bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano in due pazienti arrivati dal Brasile e da Cuba, e anche in Veneto, al Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell‘Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), sempre in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. In tutto, i casi diagnosticati finora in Italia sono stati quattro. L’infezione provoca febbre molto alta, dolori articolari e muscolari e rash cutaneo e si trasmette all’uomo attraverso le punture di moscerini o di zanzare, principale vettore (la zanzara Culicoides paraensis) è attualmente presente solo in Sud e Centro Americhe e non è presente in Europa e ad oggi non esistono prove di trasmissione interumana del virus Oropouche.

Il segretariato di Bahia riferisce che i pazienti deceduti a causa della febbre Oropuche avevano sintomi come febbre, mal di testa, dolore retro-orbitale(nella parte più profonda dell’occhio), mialgia (dolore muscolare), nausea, vomito, diarrea, dolore agli arti inferiori e debolezza. In entrambi i casi, poi, i sintomi si sono evoluti con segni più gravi come macchie rosse e viola sul corpo, sanguinamento, sonnolenza e vomito con ipotensione, gravi emorragie e un brusco calo dell’emoglobina e delle piastrine nel sangue.

Continua a leggere

Cronaca

Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

Continua a leggere

Cronaca

Crollo della vela a Scampia, gravi due bambine

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Sono in gravissime condizioni due dei sette bimbi ricoverati all’ospedale Santobono di Napoli dopo il crollo della scorsa notte a Scampia.

Due delle sette piccole pazienti, rispettivamente di 7 e 4 anni, sono in gravissime condizioni per lesioni multiple del cranio e, attualmente, sono ricoverate in rianimazione con prognosi riservata.

Nello specifico, si legge nel bollettino dell’Ospedale Santobono, una bimba è stata sottoposta nella notte ad intervento neurochirurgo per il monitoraggio della pressione intracranica, presenta emorragia subaracnoidea, fratture della teca cranica e versa in condizioni cliniche gravissime, con prognosi riservata. L’altra, ha una frattura infossata cranica e grave edema cerebrale. È stata sottoposta ad intervento di craniectomia decompressa nella notte e impianto di sensore per il monitoraggio della pressione intracranica. Attualmente è emodinamicamente instabile e versa in condizioni cliniche gravissime con prognosi riservata. Altre tre piccole pazienti, rispettivamente di 10, 2 e 9 anni, hanno riportato lesioni ossee importanti e sono attualmente ricoverate in ortopedia. Una per un trauma maxillo facciale con grave frattura infossata della sinfisi mandibolare e con frattura di femore esposta, un’altra con frattura chiusa del terzo distale dell’omero sinistro, l’ultima con frattura dell’omero sinistro scomposta prossimale. Sono state stabilizzate e saranno sottoposte in giornata a intervento chirurgico ortopedico. Le ultime due, rispettivamente di 2 e 4 anni, hanno riportato contusioni multiple con interessamento splenico, trauma cranico non commotivo e contusioni polmonari bilaterali, ricoverate in chirurgia d’urgenza sono state stabilizzate e, al momento, non presentano indicazioni chirurgiche.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti