Redazione Lazio
PROVINCIA O REGIONE: UNA DELLE DUE E' DI TROPPO
Tempo di lettura 4 minutiA conti fatti e dopo lunga riflessione la preferenza non può che andare per le Province.
Tempo di lettura 4 minutiA conti fatti e dopo lunga riflessione la preferenza non può che andare per le Province.
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13 anni faon
L’abolizione e l’accorpamento delle Province secondo l’attuale schema del Governo scontenta e danneggia il Cittadino e non raggiunge lo scopo prioritario del risparmio della spesa pubblica perché non sfiora gli apparati politici. Il Cittadino comune si sente di appartenere ad una Provincia più che ad una Regione.
Emanuel Galea
Il dibattito sulle Regioni viene ripreso in seno all'Assemblea Costituente. “L'idea regionale" nasce nell'Ottocento, in Rosmini, Gioberti, Cattaneo e Mazzini. Tralasciamo la parte storica della nascita delle Regioni ed entriamo subito nell’argomento che c’interessa. E’ stato politicamente conveniente creare le Regioni ? Analizzando il loro iter dall’Assemblea Costituente ad oggi, quali giudizi a favore e quali contro. A l’azienda Italia conviene continuare a mantenerle, foraggiarle? "La Repubblica è costituita in Regioni, Province e Comuni". Con questo articolo 114, ora modificato dalla riforma Costituzionale del 2001, i padri costituenti vollero introdurre nella Costituzione le Regioni, come nuova ripartizione territoriale della Repubblica in aggiunta alle due già esistenti: Province e Comuni. Il professor Giancarlo Pola, docente di finanza degli Enti locali all'Università di Ferrara racconta che un suo studente siciliano, “nell’anno accademico 1994/95, presentò una tesi a tratti sconvolgente proprio perché rivelava numerosi aspetti che non tornavano all’interno del bilancio della Regione”. A quasi vent'anni da quell'episodio, la situazione non è assolutamente cambiata. Le vicende del Lazio, i cui sviluppi si susseguono in queste ore, evidenziano la facilità con cui si può accedere all’uso delle risorse destinate ai vari ambiti, a cui si aggiungono i comportamenti privati dei gruppi consiliari politici, amministratori di affari propri e molto meno come amministratori di una Regione. A prima vista la proposta di abolire le Regioni sembrerebbe una boutade. Solamente dopo attenta e ponderata riflessione l’idea assume nuova razionalità e logicità. Le 20 Regioni italiane spendono una media di 2197 euro l’anno per ogni cittadino residente. Se consideriamo che pressappoco i residenti totali sono circa 60 milioni, il conto è subito fatto. Le Regioni che arraffano di più sono quelle a statuto speciale. Sono dati pubblicati dall’Isae (Istituto di Studi e Analisi Economica). La nefasta invenzione delle Regioni in Italia, assieme alle incombenze derivanti dalla nostra (mai votata) adesione all’Unione Europea con i suoi immensi apparati succhia soldi dei contribuenti, ha di fatto moltiplicato per venti la spesa pubblica nazionale. Urge una revisione più ampia di tutto l’apparato istituzionale periferico e non fermarsi all’abolizione delle province, le quali è giusto che siano sforbiciate, eliminando l’apparato politico attuale. L’abolizione e l’accorpamento delle Province secondo l’attuale schema del Governo scontenta e danneggia il Cittadino e non raggiunge lo scopo prioritario del risparmio della spesa pubblica perché non sfiora gli apparati politici. Il Cittadino comune si sente di appartenere ad una Provincia più che ad una Regione.
A questo punto una riflessione è d’uopo.
Le province, escludendo le storture degli ultimi 50 anni, esistono dal 1859 e concordo con chi sostiene che costituiscono un Ente importante, aggiungo però, da valorizzare e da mantenere come un Ente esclusivamente Tecnico-Amministrativo. Le Regioni sono dei baracconi per trombati e come sistemazione a disposizione degli apparati della partitocrazia. Costituiscono un centro di costo nel bilancio dello stato e logica vorrebbe che fossero abolite. La cronaca recente, Sicilia, Campania, Lazio, Lombardia, mette in chiaro quello che in oscurità si trama entro mura silenti da tutti i gruppi consiliari, eccezione una sparuta coppia di Consiglieri del partito Radicale che non hanno saputo tenere le bocche cucite ed alla Ragione Lazio hanno fatto rompere i vetri della “trasparente Giunta Polverini”. Logica, ragione e cittadini chiedono l’abolizione di questi carrozzoni. Abolite le Regioni, naturalmente, dovranno essere rafforzati i poteri del Consiglio di Stato (sottratto all’ingerenza presidenziale dei ricorsi straordinari soggiacenti ), la Corte dei Conti, il Consiglio della Magistratura (nelle mani del più alto magistrato dovranno giurare il Presidente del consiglio e della Repubblica) dovrebbero essere abolite le Commissioni Parlamentari che, in fin dei conti, esautorano il Parlamento e quando istituite il Legislatore le definì pro tempore. Invece stanno ancora sempre lì. A conti fatti e dopo lunga riflessione la preferenza non può che andare per le Province. Nell' attesa che si maturi l’idea di considerare seriamente l’abolizione delle Regioni, diciamo sì alla riforma delle Province come organo decentrato delle Regioni, mantenendo i servizi e le competenze ed eliminando l’apparato politico. Via il Presidente, Via gli Assessori e Consiglieri. L’apparato “zavorra” verrebbe sostituito da un Consiglio di un numero di Sindaci, non retribuiti, nominati tra quelli della propria Provincia. Si può valutare l’eventuale unificazione con gli uffici delle sedi provinciali delle Regioni. Sì all’abolizione immediata degli Enti inutili. Come stabilito dal Governo i nuovi Enti che nasceranno a seguito dell’accorpamento delle Province dovranno avere almeno “350mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale non inferiore ai 2500 chilometri quadrati. Sono 43 le Province destinate a sopravvivere: 26 in Regioni a statuto ordinario, 7 in Regioni a statuto speciale e le 10 province delle aree metropolitane, che verranno soppresse con la nascita delle città metropolitane entro il primo gennaio 2014”. Si ribadisce ancora che le Regioni sono un corpo estraneo nell’amministrazione italiana. Il problema è che ormai esistono e hanno ampie responsabilità, basti pensare alla Sanità. Volendo e dolendo si va verso l'eliminazione delle Province. L'unica alternativa, in attesa di una soluzione definitiva, sarebbe il ridimensionamento dei costi delle Regioni attraverso un forte intervento legislativo non lineare. La soluzione ottimale sarebbe il ridimensionamento dei Consigli regionali e la trasformazione ad organi composti da rappresentanti locali (comuni) e cittadini a rotazioni con un simbolico rimborso spese.
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