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Economia e Finanza

Quali tipologie di fondi comuni di investimento esistono

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I fondi di investimento sono degli strumenti finanziari che permettono anche ai piccoli investitori di avere a disposizione portafogli ben diversificati.

Il capitale del fondo è costituito dall’insieme di tutto il denaro versato dai singoli investitori, i quali possiedono una percentuale di ogni titolo facente parte del carniere che è pari alla percentuale delle quote acquistate.

Per fare un esempio, se un soggetto possiede una singola quota di un fondo ETF che mette a disposizione un totale di 100 quote, il suo portafoglio sarà costituito dall’1% di ogni asset facente parte del fondo stesso. Naturalmente, è importante studiare e ottenere delle conoscenze di base, come ad esempio quelle che riguardano il significato di ETF o di quota, per poter approfondire e comprendere meglio questi meccanismi.

Come funziona il fondo comune di investimento

Il fondo comune di investimento è un mezzo che consente di raccogliere grandi capitali da utilizzare per effettuare compravendita di azioni, obbligazioni o titoli immobiliari. Definiti a livello giuridico OICR, ossia Organizzazioni di Investimento Collettivo del Risparmio, possono essere gestiti dalle SGR, ovvero dalle Società di Gestione del Risparmio, oppure possono presentarsi sotto forma di Sicav o Sicaf.

Nel primo caso, che è anche quello più diffuso, il capitale del fondo sarà separato da quello sociale, mentre nel secondo caso i due capitali coincideranno.

Chi gestisce il fondo, si occupa di acquistare e vendere i vari asset secondo modalità prestabilite, cercando di ottenere il massimo beneficio dalla gestione del denaro. Gli investitori, dopo aver acquistato le quote, non dovranno invece fare più nulla e potranno limitarsi ad attendere i risultati degli investimenti.

Come tutti gli investimenti, anche i fondi comuni comportano dei rischi, i quali vengono generalmente bilanciati dalla scelta di investimenti che consentono di ottenere una buona diversificazione; nel caso dei fondi passivi, anche la scelta di copiare un benchmark stabile può ridurre i rischi, pur non potendoli annullare.

Tipologie di fondi comuni di investimento

Chi decide di acquistare una o più quote di un fondo, deve valutarne con attenzione le caratteristiche al fine di individuare la tipologia più in linea con le sue aspettative e la sua propensione al rischio.

I fondi comuni si differenziano per:

  • asset;
  • modalità di gestione delle quote;
  • distribuzione delle entrate;
  • scelta dei titoli.

Anche il regolamento a cui è soggetto permette di individuare diverse tipologie di fondo.

Scegliere il fondo comune in base agli asset

In base agli strumenti finanziari trattati, è possibile distinguere le seguenti tipologie di fondo:

  • obbligazionario, ossia con un carniere composto esclusivamente da obbligazioni;
  • azionario, ovvero basato sulla compravendita di azioni;
  • misto flessibile, ovvero composto da azioni e obbligazioni in percentuali non prestabilite;
  • misto bilanciato, composto da un’uguale percentuale di azioni e obbligazioni o comunque da percentuali prestabilite delle une e delle altre;
  • immobiliare, ossia basato sul mercato immobiliare.

La gestione delle quote nei fondi di investimento

In base alle modalità di gestione delle quote, è possibile distinguere fondi chiusi e fondi aperti. I primi non modificano nel tempo il numero di quote e stabiliscono, all’atto di apertura, la data di scadenza del fondo; i secondi, più elastici e diffusi, hanno un capitale variabile e permettono di emettere nuove quote o di chiudere in anticipo quelle già emesse.

Fondi comuni e distribuzione dei guadagni

Nel momento in cui si sceglie un fondo, è importante decidere se optare per uno “a distribuzione”, ovvero che distribuisca i ricavati tra i vari investitori tramite cedolino periodico, o per uno “ad accumulo”, ovvero che reinvesta il capitale guadagnato.

La scelta dei titoli: passiva e attiva

I fondi comuni di investimento di tipo passivo, come gli ETF, effettuano la compravendita di titoli in modo automatico, copiando il benchmark di riferimento, il quale, nel caso dei fondi indicizzati, è un indice di mercato.

I fondi attivi cercano invece di battere il benchmark di riferimento, superandone i profitti attraverso analisi e attenti studi dell’andamento del mercato di riferimento.

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Economia e Finanza

Bollette, sostegni a imprese e famiglie: oggi la discussione al Consiglio dei ministri

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È convocato per le 17 a Palazzo Chigi il Consiglio dei ministri. Fra i provvedimenti all’ordine del giorno, ci sono anche il nuovo decreto legge con i sostegni a famiglie e imprese per le bollette, il disegno di legge annuale per la concorrenza, quello per il divieto di produzione e commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici, e il decreto legislativo sul Codice degli appalti, per cui è atteso l’esame definitivo.  


La bozza del decreto bollette in 22 articoli 

Dall’Iva ridotta sul gas al rinnovo del bonus sociale, ma anche norme sulla sanità, con il payback e con misure per il contrasto alla violenza contro medici e infermieri, e sul fisco con la modifica dei termini per le definizione agevolata delle controversie tributarie. Sono alcune delle misure contenute nei 22 articoli della bozza del nuovo decreto bollette atteso oggi pomeriggio in consiglio dei ministri.

Nel decreto bollette azzerati gli oneri sul gas, tornano sulla luce – Il taglio dell’Iva al 5% sul gas viene prorogato per il secondo trimestre dell’anno e viene esteso anche al teleriscaldamento e all’energia termica prodotta con il metano. E’ quanto prevede la bozza del decreto sulle bollette. Gli oneri generali di sistema sul gas vengono azzerati per i tre mesi aprile-giugno, mentre si riduce il contributo introdotto a favore dei consumatori fino a 5.000 metri cubi. “In considerazione della riduzione dei prezzi del gas naturale all’ingrosso, – si legge nel testo – le aliquote negative della componente tariffaria UG2C applicata agli scaglioni di consumo fino a 5.000 metri cubi all’anno sono confermate limitatamente al mese di aprile 2023, in misura pari al 35% del valore applicato nel trimestre precedente”. Nella bozza non si fa cenno agli oneri sull’elettricità, finora eliminati. Dal prossimo aggiornamento tariffario dovrebbero quindi tornare in vigore.

Dai medici gettonisti agli infermieri, in Cdm norme anti carenza – Una bozza di decreto, oggi in Cdm, prevede un riconoscimento ai medici della medicina di urgenza e emergenza, anticipando un aumento dell’indennità che era previsto per l’anno prossimo. Lo ha spiegato il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato. “Nel provvedimento, che sta avendo le valutazioni di copertura finanziaria a cui è vincolato, si prevede di limitare l’uso dei medici gettonisti, ponendo un tetto alla retribuzione degli stessi e aumentando lo straordinario per i medici strutturati pubblici”. I tecnici stanno verificando un aumento degli straordinari da 60 a 100 ero l’ora. Previsti interventi anche per gli infermieri.

Il ddl sulla concorrenza non contiene norme sui saldi – Nel testo del ddl concorrenza che sarà portato in preconsiglio non ci sarà la norma sull’armonizzazione delle vendite promozionali, al fine di svolgere un preventivo confronto sul tema con le associazioni di categoria e con le Regioni. Lo apprende l’ANSA da fonti del Ministero dell’industria e del made in Italia. La norma sui valori di esposizione elettromagnetici (legata al 5g), di cui si è parlato nei giorni scorsi, non era stata presa in considerazione per questi disegni di legge, non essendo materia specifica di concorrenza, precisano le stesse fonti.

Verso 1,1 miliardi per payback sanitario in dl bollette – In arrivo una soluzione per il payback sanitario, per circa 1,1 miliardi di euro: secondo quanto si apprende, il decreto bollette atteso in Consiglio dei ministri dovrebbe contenere anche misure sul payback per i dispositivi medici. La scadenza per le aziende del settore biomedicale per saldare il pregresso (circa 2,2 miliardi) è stata fissata al 30 aprile con il decreto Milleproroghe.

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Alitalia: la Commissione Europea ha stabilito che il prestito ponte del 2017 di 400 milioni è illegale

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Ora la ex compagnia di bandiera dovrà restituire l’importo maggiorato di interessi all’Italia

La Commissione europea ha concluso che il prestito ponte da 400 milioni di euro concesso ad Alitalia nel 2019 rappresenta un aiuto di Stato illegale ai sensi delle norme comunitarie.
L’Italia ora deve quindi recuperare dalla compagnia l’aiuto di Stato illegittimo, maggiorato degli interessi.

Lo ha annunciato lo stesso esecutivo Ue. “L’esclusione di Ita dalle richieste di restituzione del prestito ponte ad Alitalia è la dimostrazione che siamo nel giusto e continueremo su questa strada. Le conclusioni della Commissioni Ue erano attese e ampiamente previste”, commenta il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

“Un mero pro forma”

“Si tratta di un mero pro forma, perché anche questa somma non sarà recuperata dal governo italiano, – ha detto Andrea Giuricin, professore di economia dei trasporti all’Università Bicocca di Milano – come già i 900 milioni del 2017 o i 300 milioni del governo Prodi. La commissione europea ci ha messo tre anni e mezzo per decidere, questa lentezza è frutto di una decisione politica di Bruxelles, e i contribuenti italiani non vedranno restituire il prestito, considerando il tasso di interesse annuo del 10% stiamo parlando di quasi 600 milioni”. Così il giurista commenta la decisione della Commissione Ue di dichiarare illegittimo il prestito da 400 milioni del governo italiano all’ex compagnia di bandiera nel 2019. Cosa succederà dunque? La somma sarà iscritta nel passivo dell’amministrazione straordinaria così come i precedenti 900 milioni.

I prestiti precedenti

A maggio 2017 Alitalia era stata commissariata e continuava ad operare come compagnia aerea. Per mantenere l’ex compagnia di bandiera operativa, nel 2017 e nel 2019, vennero concessi dai governi italiani due prestiti, rispettivamente, da 900 milioni di euro (in due tranches) e da 400 milioni di euro. Nel 2018 la Commissione avviò un’indagine per stabilire se il prestito del 2017 fosse conforme alle norme sugli aiuti di stato e nel febbraio 2020 mise nel mirino il prestito pubblico aggiuntivo di 400 milioni del 2019. A settembre 2021 Bruxelles concluse che il prestito di Stato da 900 milioni di euro ad Alitalia era illegale, ma non è mai stato restituito. Adesso è arrivata la decisione sul prestito da 400 milioni: per Bruxelles “non è stata valutata in anticipo la probabilità di rimborso dei prestiti con gli interessi” dal governo italiano che “si è concentrato nel voler garantire la continuità del servizio dei voli” di Alitalia.

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Bollette, Governo: si studiano nuovi aiuti per imprese e famiglie

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Sul tavolo anche il tema della siccità

Nonostante il calo dei prezzi energetici rispetto ai picchi dei mesi scorsi, il governo si prepara a garantire un sostegno a famiglie e imprese anche oltre il 31 marzo, quando scadono gli sconti previsti dalla legge di bilancio. Questa volta però non ci si limiterà ad una proroga, ma il governo ha già detto di voler cambiare gli aiuti.

Tra le misure allo studio, si va dal bonus famiglie che premia il risparmio, alla soglia per i crediti d’imposta, fino al nodo degli oneri di sistema. Il nuovo decreto è quasi pronto sul tavolo del governo, che punta a portarlo al prossimo consiglio dei ministri, che dovrebbe riunirsi in settimana o al massimo all’inizio della prossima – se dovesse slittare per gli impegni internazionali della premier attesa a Bruxelles per il Consiglio europeo. La logica dei nuovi aiuti, ha spiegato in un’intervista la sottosegretaria all’economia Sandra Savino, è quella della “selettività”.

Si valuta in particolare il rinnovo del bonus sociale con le attuali soglie Isee, mentre per le imprese si studia un credito di imposta modulato sul prezzo del gas: l’idea è fissare una soglia oltre la quale lo sconto aumenta, mentre al di sotto non è previsto.

Per le famiglie, invece, come già annunciato dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, si pensa ad un bonus famiglie basato sui consumi, incentivando il risparmio: sulla misura, tuttavia, si attendono le proiezioni di fattibilità dell’Arera e l’avvio potrebbe quindi slittare al trimestre successivo. C’è poi il tema degli oneri generali di sistema, che finora sono stati azzerati, ma per i quali restano in piedi anche le ipotesi di un taglio parziale o addirittura della reintroduzione. La decisione non è ancora stata presa: “In questo momento ci sono ancora i tavoli tecnici che fanno le simulazioni, ci porteranno la proposta e su quello valuteremo”, spiega il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto.

Ma la preoccupazione delle associazioni dei consumatori è alta e sale il pressing sul governo: se non si rinnova per intero l’azzeramento degli oneri di sistema della luce e l’intervento sul gas, Iva al 5% e oneri, nonostante i prezzi all’ingrosso in calo, le bollette delle famiglie rischiano un’impennata, avvertono in coro, calcolando il rischio di un balzo del 58% per il gas e del 27% per la luce. Resta in primo piano intanto sul tavolo del governo anche il tema della siccità. Dopo la cabina di regia crisi idrica convocata per domani, è atteso nel prossimo consiglio dei ministri anche il decreto per affrontare l’emergenza: un provvedimento con semplificazioni e deroghe per accelerare le opere, per le quali ci sono risorse già stanziate per quasi 8 miliardi.

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