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Roma: sgominata la banda del Quarticciolo

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Tempo di lettura 4 minuti 12 arresti e decine di perquisizioni

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Red. Cronaca


ROMA – Questa mattina, i Carabinieri della Compagnia Roma Casilina, a conclusione di una complessa attività investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Roma e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Roma, hanno eseguito  due ordinanze di custodia cautelare, emesse dai GIP presso il Tribunale ordinario e dei minori di Roma, dott. Giovanni Giorgianni e dott. Carlo Caruso, nei confronti di 12 persone, di cui 1 minorenne, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo “cocaina”.


In manette sono finiti 2 donne e 10 uomini ( 5 in carcere, 5 ai domiciliari, uno in istituto di pena minorile e uno collocato in comunità.
L’attività investigativa, durata circa 2 anni, sotto la direzione del Procuratore Aggiunto dott. Michele PRESTIPINO GIARRITTA e dei Sostituti Procuratori, dott. Francesco MINISCI, dott. Luigi FEDE e dott. Carlo PAOLELLA, ha permesso di smantellare un intenso traffico di sostante stupefacenti del tipo “cocaina” nella borgata denominata “Quarticciolo”, situata nel quadrante sud-orientale della Capitale, all’interno dei viottoli e dei cortili dei c.d. “lotti”, palazzoni alveare sorti nella seconda metà del secolo scorso per adempiere alle esigenze abitative popolari, ad opera di un gruppo di giovani malavitosi che stazionavano stabilmente in punti prefissati delle predette aree, dove quotidianamente si recavano innumerevoli consumatori, nonché piccoli spacciatori, per acquistare cocaina, destinata al consumo o alla vendita sul mercato di altre aree.
 

L’attività d’indagine scaturisce a seguito delle segnalazioni di residenti della zona, verificate sul campo per il tramite di numerosissime operazioni dei Carabinieri adducenti a circa un centinaio di arresti eseguiti in flagranza di reato e contestuali sequestri di cocaina, nell’anno 2013.
Tali attività, corroborate da un’alacre attività informativa condotta sul territorio, ha consentito di fatto di accertare l’esistenza di una vera e propria organizzazione  criminosa che aveva monopolizzato il mercato della cocaina nell’area in questione, avendo predisposto una articolata, solida e stabile rete operativa e logistica, costituita da numerosi pusher, diretti dall’organizzazione secondo precise regole, ma anche veicoli dedicati strumentalmente al traffico illecito, e ovviamente una raffinata gestione economica dei proventi illeciti, il tutto con l’individuazione di precisi ruoli attribuiti ai vari affiliati all’organizzazione.
L’acquisizione di tale dato ha imposto sin da subito la necessità di far luce sul predetto sodalizio e quindi neutralizzarlo, emergendo, sin dalle prime battute, che tale obiettivo avrebbe richiesto l’adozione di un’attività d’indagine complessa e prolungata, necessitante di numerosi ausili tecnici, primo fra tutti le intercettazioni telefoniche, ma non solo.

A riscontro dell’attività investigativa, i Carabinieri della Compagnia Casilina hanno operato ben 27 arresti in flagranza del reato di spaccio. Migliaia le dosi di cocaina sequestrate in piazza e circa 20.000 € la somma di denaro frutto del traffico illecito che è stata recuperata. Sequestrati anche importanti quantitativi di sostanze “da taglio”, bilancini di precisione, numerosi oggetti utilizzati per il confezionamento in dosi della cocaina, tra cui delle macchinette sigillatrici, acquistate dall’organizzazione per accelerare le operazioni di confezionamento delle dosi di cocaina. L’indagine, nel suo complesso, ha consentito di comprendere pienamente le dinamiche del gruppo criminale e svelarne con precisione l’organigramma, dimostrando, inoppugnabilmente, la sussistenza e l’attribuzione dei vari ruoli, così come le strategie operative adottate. In particolare, si è accertata l’esistenza di una fitta rete di pusher stipendiati settimanalmente (con compensi oscillanti da 500 euro per coloro che fungevano da palo a 1500 euro per quelli più attivi), la cui attività veniva organizzata con veri e propri “turni di servizio” per fasce orarie; essi venivano dotati di telefono cellulare dell’organizzazione, muniti di sim card intestate a prestanome extracomunitari irreperibili e non a loro collegabili, definiti “telefoni di servizio”, con rubrica preimpostata dei clienti dell’organizzazione, nonché veicoli messi a disposizione dall’organizzazione, anch’essi non direttamente riferibili agli indagati, per le consegne di cocaina fuori area da parte dei “pusher corrieri”, richieste da numerosissimi clienti, ivi compresi transessuali che si prostituivano, a seguito di contatto telefonico sulle predette utenze dedicate.


L’indagine ha svelato, altresì, oltre ad una potente ed efficiente logistica, l’esistenza di una “copertura assistenziale” da parte dell’organizzazione verso i “dipendenti”,
comprendente, oltre l’assistenza legale, con avvocato messo a disposizione dall’organizzazione e relativa copertura delle spese, in caso di arresti o denunce a carico degli affiliati, anche, addirittura, la predisposizione di una vera e propria “mensa di servizio”, individuata dall’organizzazione in un compiacente ristorante della zona, ove i vari pusher e “vedette” impiegati in piazza, potevano fruire dei pasti a ridosso degli orari di servizio, con spese a carico dell’organizzazione, saldate mensilmente, ma anche il servizio “pasti a domicilio” per gli affiliati arrestati e condannati al regime degli arresti domiciliari.


L’organizzazione è risultata, inoltre, dotata di enormi mezzi economici; si pensi che le dosi di cocaina commercializzate giornalmente potevano arrivare anche a 500 e i proventi giornalieri registrati potevano anche superare i 10.000 €; proventi sempre in parte dedicati al reinvestimento per acquisti di nuove partite di cocaina.  
All’interno della struttura gerarchicamente e rigidamente ordinata, le indagini hanno permesso di individuare: le figure dei “capi”, che svolgevano le funzioni di organizzazione e direzione dell’associazione, nonché destinatari degli utili, e, d’altro canto, responsabili dell’assistenza, anche economica, degli affiliati; i “capi piazza”, coordinatori della fitta rete di “pusher-corrieri” operanti su strada; le “vedette”, dislocate in punti strategici del quartiere, con il preciso compito di avvertire tempestivamente i capi, o i pusher operanti su strada, della vicinanza o dell’ingresso nel quartiere delle Forze dell’Ordine, puntualmente individuate anche se in abiti civili e con veicoli con targhe di copertura; le c.d. “rette”, vale a dire persone tecnicamente insospettabili, incaricate, dietro compenso, di detenere in casa la cocaina utile alla gestione della piazza da parte dei “pusher”, consentirne l’ingresso in casa a qualunque ora, anche della notte, per il prelievo dello stupefacente necessario, e spesso anche per le operazioni di taglio e confezionamento; i c.d. “noleggiatori”, vale a dire persone tecnicamente insospettabili che, dietro compenso, procuravano all’organizzazione veicoli da utilizzarsi per le consegne di cocaina da parte dei “pusher-corrieri”, ma anche per gli spostamenti a rischio dei capi dell’organizzazione;


Dall’attività tecnica di intercettazione è emerso l’utilizzo di un linguaggio criptico e collaudato,
che sebbene laconico, denota chiaramente un’intesa tra gli interlocutori perfettamente edotti dei motivi degli incontri di volta in volta fissati.
Le dosi erano chiamate “euro”, “bottiglie”, “tavoli”, “pizze”, i clienti “persone al ristorante” ecc…., ma i Carabinieri della Compagnia Casilina erano in ascolto e avevano compreso il linguaggio, le metodiche e l’organigramma dell’associazione a delinquere, composta da individui senza scrupoli, che, oltre a costituire la principale causa del degrado che da tempo affliggeva la borgata “Quarticciolo”, non hanno esitato ad arruolare minorenni con vari incarichi, immettendoli così nel mondo della droga e in genere della criminalità.
 

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Cronaca

Guidonia Montecelio, botte tra ladri e padrone di casa: arrestato topo d’appartamento. E’ caccia al complice

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I Carabinieri della Stazione di Tivoli Terme hanno arrestato in flagranza di reato un 23enne georgiano, senza fissa dimora e con precedenti, gravemente indiziato del reato di rapina aggravata in concorso.
Lo scorso pomeriggio, a Guidonia Montecelio, località Villanova, due soggetti si sono introdotti in un appartamento di via D’Azeglio, di proprietà di un pensionato, in quel momento in vacanza all’estero. Sul cellulare del figlio dell’uomo, che vive a casa con lui, è arrivato il segnale d’allarme dell’impianto di videosorveglianza.
Il giovane nel visionare il filmato delle telecamere in tempo reale, ha effettivamente notato la presenza di 2 persone che si stavano introducendo nell’abitazione, così ha deciso di precipitarsi a casa, chiedendo aiuto anche ad alcuni amici. Arrivati presso l’abitazione, il figlio del proprietario assieme agli amici hanno notato la coppia vista poco prima nel video dell’impianto di video sorveglianza, allontanarsi con in mano dei borsoni pieni di refurtiva, tra cui orologi e gioielli. Ne è nata una violenta colluttazione, durante la quale uno dei due è riuscito a scappare.
Sul posto sono giunti anche i Carabinieri della Stazione di Tivoli Terme, allertati tramite 112 dal proprietario di casa, che sono riusciti a bloccare definitivamente il 23enne, che è stato arrestato, e su disposizione dell’Autorità Giudiziaria condotto presso il carcere di Roma Rebibbia, mentre sono ancora in corso le indagini per rintracciare il complice.

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Torvaianica, non si ferma all’alt dei Carabinieri: arrestato dopo un rocambolesco inseguimento

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I Carabinieri della Compagnia di Pomezia hanno arrestato un 41enne romeno, già noto alle forze dell’ordine, gravemente indiziato del reato di resistenza a pubblico ufficiale.
Più nel dettaglio, i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile, impegnati in un servizio perlustrativo, nel transitare a Torvajanica sul Lungomare delle Meduse hanno deciso di eseguire un controllo di un’autovettura di grossa cilindrata condotta dal 41enne che viaggiava con a bordo due connazionali. L’uomo, sprovvisto di patente di guida, di documenti d’identità e di assicurazione, si dava improvvisamente alla fuga, dando inizio ad un inseguimento lungo la via Pontina e la via Nettunense, venendo poi bloccato ed arrestato a Campo di Carne.

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Roma, inchiodato il rapinatore di Tor Bella Monaca

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L’uomo si trova già detenuto al carcere romano di Regina Coeli dove sta scontando una pena per un altro reato
 
ROMA – I Carabinieri della Stazione di Roma Tor Bella Monaca, d’intesa con la Procura della Repubblica di Roma, hanno notificato a un 40enne romano, appartenente a una nota famiglia di Tor Bella Monaca, un’ordinanza che dispone la custodia cautelare in carcere, emessa in data 8 aprile 2024 dal GIP del Tribunale ordinario di Roma, perché gravemente indiziato del reato di rapina.
 
L’uomo, già detenuto in carcere per altro reato, è gravemente indiziato di aver compiuto una serie di rapine, nella Capitale, tra dicembre 2023 e gennaio 2024. Il provvedimento, emesso dall’Autorità Giudiziaria, recepisce appieno le risultanze investigative raccolte dai Carabinieri di Tor Bella Monaca, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Roma, riuscendo a raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato per ben 8 colpi, commessi con lo stesso modus operandi. Dopo aver raggiunto l’obiettivo a bordo di una moto, un uomo entrava nelle attività commerciali e, sotto minaccia di una pistola si faceva consegnare l’incasso.
 
I Carabinieri, grazie all’attenta analisi delle telecamere di videosorveglianza delle attività commerciali poste lungo le vie limitrofe, hanno potuto raccogliere gravi elementi indiziari a carico del 40enne circa la commissione delle rapine ai danni di: un negozio in via Partanna commessa il 12.12.2023; un supermercato in via Torraccio di Torrenova commessa il 16.12.2023; una farmacia in via Giovanni Castano commessa il 29.12.2023; una farmacia in via Siculiana commessa il 30.12.2023; un supermercato in via Isnello commessa il 08.01.2024; un distributore in via di Tor Bella Monaca commessa il 27.01.2024; un supermercato in via Torraccio di Torrenova commessa il 28.01.2024; un supermercato in via Torraccio di Torrenova commessa il 29.01.2024, durante la quale il titolare, intervenuto in soccorso della cassiera, è stato colpito con il calcio di una pistola, riportando lesioni guaribili in 10 giorni.
 
Il bottino complessivo dei colpi messi a segno hanno fruttato circa 5.500 euro. A notifica avvenuta, l’indagato rimane ristretto presso la casa circondariale di Roma Regina Coeli, dove era già detenuto per altra causa.
 
Privo di virus.www.avast.com

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