Bari, 21enne fa shopping con soldi falsi: arrestato a Turi

 

BARI – Ieri sera i militari della locale Stazione Carabinieri di Turi hanno arrestato, in flagranza di reato, una 21enne barese, per detenzione e spendita di monete falsificate.
Erano le ore 20,00 circa, quando la titolare di una ferramenta del centro del paese ha segnalato al “112” che poco prima una ragazza, aveva cercato di acquistare all’interno della sua attività della merce per un valore di circa 11,00 euro, utilizzando una banconota di 50,00 euro sospetta. La stessa, ai dubbi sollevati, si era immediatamente allontanata.

Sulla base della descrizione somatica fornita, i militari intervenuti, hanno individuato all’interno di un negozio di accessori per la casa, poco distante dalla ferramenta, la ragazza in questione intenta ad acquistare una candela profumata, servendosi di una banconota del taglio di appunto, 50,00 euro.
Bloccata all’atto del pagamento, i militari hanno constatato che la banconota in possesso alla ragazza era palesemente falsa.
I successivi accertamenti, sviluppati anche attraverso l’esame di altri scontrini in suo possesso, hanno permesso di chiarire che la donna deteneva 120,00 euro genuine, costituite da banconote del taglio da 10 e 20, provento generato dal resto della spendita di biglietti contraffatti in tre diverse attività commerciali di comuni limitrofi, e precisamente in un panificio di Bitetto e un negozio per animali di Sannicandro di Bari.
La stessa donna è stata altresì trovata in possesso di ulteriori n. 4 banconote da €. 50,00 tutte false, che si accingeva a spendere.
Le 5 banconote recuperate dai Carabinieri, palesemente contraffatte non solo nella consistenza cartacea, ma anche per una zigrinatura artificiale, riportanti tutte lo stesso numero seriale, sono state sequestrate.
La 21enne è stata posta agli arresti domiciliari e dovrà rispondere del reato continuato di detenzione e spendita di banconote false.
La donna, accompagnata in Tribunale nella mattinata odierna, al termine della celebrazione del rito direttissimo, è stata condannata a un anno e quattro mesi di reclusione con il beneficio della pena sospesa.




Bari, “L’ospite – uscire dal tunnel del Parkinson è possibile”: venerdì 17 il convegno e la presentazione del libro


di Angelo Barraco

 
BARI “L’ospite- Uscire dal tunnel del Parkinson è possibile” è il nome del convegno  che si terrà in data 17 Febbraio, dalle 18.00 alle 20.00, presso lo studio di Psicoterapia e Consulenze in ambito psicologico e forense in Via Leone XII n.43 ad Acquaviva delle Fonti in cui presenzierà il Dott. Giuseppe Santoro, Medico specialista in cardiologia, dirigente c/o la u.o di Cardiologia d’Urgenza della Az. Osp. Policlinico di Bari. L’evento fa parte di un progetto sulle malattie croniche ideato e moderato dalla Dott.ssa Rossana Putignano, Psicologa Clinica- Psicoterapeuta Psicoanalitica. Gli incontri sono completamente gratuiti e hanno lo scopo di creare un amplio prospetto informativo in merito alle malattie croniche e quelli che sono i risvolti psicologici come la depressione che deve essere necessariamente monitorata. Si punta all’informazione e alla prevenzione, con l’obiettivo di sensibilizzare gli specialisti del settore alla psicologia del malato cronico. La Dott.ssa Putignano ha spiegato: “ogni malattia cronica necessita di un sostegno psicologico, soprattutto nei reparti ospedalieri oppure a domicilio per i pazienti che non possono deambulare o che, ostacolati dalla malattia, sviluppano una depressione secondaria. La depressione può portare i malati cronici a chiudersi progressivamente al mondo, isolandoli dal contesto sanitario e aumentando, così, il rischio di complicazioni”. I primi due incontri di questo progetto erano incentrati sull’apparato respiratorio e in particolar modo sulla BPCO (Broncopatia Cronica Ostruttiva),con il Dott. Alberto Capozzolo e la Retinopatia Diabetica con il Dott. Massimo Zavatta. LA BPCO è una patologia frequente nei fumatori, il 70% dei pazienti risulta affetto da Broncopatia Cronica, patolgia che cova anche negli ex fumatori; il 10 febbraio si è tenuto un altro incontro chiamato ““Dolore e postura: quale rimedio alla cronicità” con la presenza del Dott. Giovanni Lorubbio, Osteopata.
 
Putignano precisa inoltre che: “noi professionisti abbiamo il dovere deontologico, morale e civile di informare; nella fattispecie degli psicologi, purtroppo non viene data grande possibilità nel pubblico tuttavia, noi giovani abbiamo abbastanza coraggio per trovare una soluzione e ovviare ai tempi e ai modi dispendiosi della burocrazia”. Il Dott. Giuseppe Santoro presenterà inoltre il suo libro dal titolo “L’Ospite”.
 
Putignano ha commentaTo così il libro del collega: “ho vissuto con l'autore le sue tribolazioni ma anche la sua rinascita. Letto tutto d'un fiato. Il Dott. Giuseppe Santoro riavvolge il nastro della sua vita e ci racconta dei dolori, delle "ambasce", della negazione iniziale legate alla diagnosi nefasta di Parkinson, sopraggiunto in un età in cui uno ha tutto da dare, ai figli, alla moglie e nel lavoro. L'ospite indesiderato ti divora lentamente, prende il sopravvento non solo sul tuo corpo ma anche sulla tua vita psichica; fuggi dalla macabra visione di un corpo che non risponde più ai tuoi comandi e ti rifugi in un miraggio di benessere dato solo dalla esclusiva soddisfazione delle tue pulsioni primordiali. Si soffre tanto e tanti soffrono accanto a te, a partire dai tuoi cari. Poi finalmente ti avvicini a Dio e dai un senso alla tua esistenza, qualsiasi essa sia; non vai in chiesa tutti i giorni, semplicemente riscopri i valori dell'amore e di quello che di più' puro ci può essere: la solidarietà disinteressata di cui tu per primo diventi fautore. Una doppia visione, quella di medico e quella di paziente: imperdibile opera che tocca implacabile le corde del "cuore". 



Bari, duro colpo al clan Nuzzi di Altamura: omicidi, armi, esplosivi e droga in carico a nuovi criminali

 

BARI –  Vasta operazione antimafia dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Bari. Oltre 200 i militari impegnati. Decine gli arresti e le perquisizioni domiciliari alla ricerca di armi e droga. Unità cinofile, metal detector, sofisticate strumentazioni e persino un Elicottero utilizzati dai Carabinieri per chiudere definitivamente il cerchio sull’agguerrito clan ”Nuzzi” di Altamura.

Capi ed affiliati vengono neutralizzati da una complessa indagine che, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo pugliese, ha colpito mortalmente sul nascere un pericoloso gruppo criminale emergente, attivo sull’area murgiana. Le accuse sono di associazione di tipo mafioso, detenzione e porto di armi, anche da guerra ed esplosivi, traffico di sostanze stupefacenti, omicidio, tentato omicidio, estorsione e danneggiamento. Eseguito anche il sequestro di due immobili per quasi mezzo milione di euro. Nel corso dei tre anni di indagine, i Carabinieri avevano già recuperato oltre 50 chili di droga tra cocaina, hashish e marijuana, nonché numerose armi, anche da guerra.




Bari, messa al boss: un plauso all'arcivescovo che ha fermato il parroco


di Vincenzo Giardino


BARI – L'arcivescovo di Bari, Monsignor Cacucci, merita un plauso per essersi espresso ed opposto con fermezza nei confronti del parroco della chiesa Santa Maria Assunta di Grumo Appula, Don Michele Delle Foglie, il quale avrebbe dovuto officiare una messa pubblica a suffragio di un presunto boss della 'ndrangheta, Rocco Sollecito, ucciso in Canada.

Il sentire comune della società civile dovrebbe indurre ad aborrire qualunque manifestazione, simbolismo o linguaggio, riconducibile alla cultura mafiosa e chi rappresenta le istituzioni non può esimersi dal prendere posizioni nette ed inequivocabili, senza opporre teoremi artefatti per dare giustificazioni ad eventuali azioni o affermazioni che generano delle interpretazioni ambigue.

Sul manifesto funerario si legge testualmente: – Il Parroco Don Michele Delle Foglie, spiritualmente unito ai familiari residenti in Canada e con il figlio Franco, venuto in visita nella nostra cittadina, invita la comunità dei fedeli alla celebrazione di un Santa Messa in memoria del loro congiunto.- Sembra che il suddetto parroco abbia polemizzato energicamente sul polverone che ha suscitato questa vicenda e che addirittura si aspetterebbe una udienza dal Santo Padre.

Questo episodio conduce inevitabilmente al ricordo di un altro tipo di parroci, che per la loro posizione nei confronti delle mafie hanno addirittura immolato la propria vita.
Don Giuseppe Diana e Don Pino Puglisi non potevano essere privi di carità cristiana e non avrebbero sicuramente rifiutato i sacramenti neanche al peggiore dei peccatori, ma non si sarebbero sottratti dal giudicare con severità coloro che nella loro vita hanno seminato paura e morte.

L'appello sul manifesto funerario di Don Michele Delle Foglie risulta essere quantomeno acritico nei confronti di un personaggio giudicato sia dalla legge che dalla pubblica opinione. La sua decisione di celebrare la messa pubblica avrebbe dovuto essere illuminata dal buon senso e non dalla coercizione della gerarchia ecclesiastica.

Purtroppo il numero di parroci ancora tolleranti e silenti in analoghe situazioni è ancora diffusa in molte zone del sud Italia. Non è raro, soprattutto nei piccoli paesini, assistere al fatidico inchino nelle processioni del santo patrono davanti alla casa del boss locale.

Il parroco di una comunità cattolica rappresenta l'autorità religiosa e non può subordinare l'etica e il giudizio della società civile.

Sarebbe auspicabile che anche in futuro ci siano sempre delle posizioni ferme da parte delle autorità ecclesiastiche nei confronti di quei parroci che si rendono protagonisti di episodi analoghi, al fine di definire un confine netto tra il bene e il male sia in chiave cristiana che in quella giudiziaria.




Bari, scandalo messa al boss Rocco Sollecito: tuona l'arcivescovo per la condotta del parroco

 
di Angelo Barraco
 
Bari – Non verrà celebrata nessuna messa per il funerale del presunto boss della ‘ndrangheta Rocco Sollecito. La funzione religiosa doveva svolgersi questa mattina alle ore sei  ma l’arcivescovo di Bari Mons. Francesco Cacucci ha posto il divieto a seguito dello scandalo suscitato nell’opinione pubblica per i  manifesti apparsi per le vie della città dove Don Michele Delle Foglie invitava la cittadinanza a partecipare calorosamente  alla funzione e sull’effige si legge in alto: “Chiunque crede in me, non morrà in eterno. -Dalla Liturgia-” in basso invece è riportata la seguente dicitura “Il Parroco Don Michele Delle Foglie, spiritualmente unito ai familiari residenti in Canada e con il figlio Franco venuto in visita nella nostra cittadina, invita la comunità dei fedeli alla celebrazione di una Santa Messa in memoria del loro congiunto”.
 
Inizialmente il rito era previsto per oggi, 27 dicembre, alle ore 18.30 ma il Questore di Bari ha successivamente disposto lo svolgimento della funzione in forma privata per motivi di ordine e sicurezza pubblica, l’Arcivescovo inoltre ha inviato una lettera a Don Michele Delle Foglie in cui scrive che questa sua decisione è stata “presa peraltro in modo arbitrario e senza consultare l'Ordinario Diocesano”. Ma viste le polemiche scatenate e il marasma che si sarebbe ulteriormente mosso, la Questura ha deciso che non ci sarà nessuna messa ponendo il divieto, giunto dopo l’ulteriore opposizione dell’Arcivescovo Francesco Casucci e qualora le disposizioni non venissero rispettate verranno presi i provvedimenti disciplinati previsti dalle norme giuridiche.
 
L’Arcivescovo ha sottolineato che “il grave scandalo che questa tua decisione, presa per altro in modo arbitrario e senza consultare l'ordinario diocesano, sta provocando”. Don Michele Delle Foglie dal suo canto si è pronunciato in merito alla questione evidenziando che la messa non verrà celebrata,  lanciando però un appello a Papa Francesco “La famiglia Sollecito ha revocato la prenotazione della messa a suffragio di Rocco Sollecito che, quindi, non si terrà alle 18:30 né si è tenuta stamattina alle sei, come stabilito dal Questore e come da divieto dell'arcivescovo. Penso di far giungere un appello a Papa Francesco affinché mi riceva come il padre accoglie un figlio nel dolore” parole scritte in un messaggio a Radionorba e aggiunge inoltre “Le sante messe on si celebrano in onore dei defunti, le sante messe si celebrano a suffragio dei defunti e quanto più si è peccatori tanto si chiede la misericordia di Dio”. Ma chi è Rocco Sollecito? Come mai tutta questa polemica? Il 28 maggio venne ucciso alla luce del sole mentre guidava la sua Bmw a Laval, nel Quebec. Un agguato in pieno stile mafioso che rappresentò per gli investigatori un duro colpo al potentissimo Clan Rizzuto poiché l’uomo era considerato un elemento di spicco del crimine organizzato e legato alla famiglia Rizzuto, una delle famiglie mafiose più potenti del Canada. La Polizia d’oltremanica seguì subito la pista mafiosa ma emerge inoltre che il nome dell’uomo spunta in un’indagine della Dia del 2004. 



Bari, scambio voti mafia-politica: condizionate elezioni regionali 2015


Redazione


BARI – È stata condotta, nella notte, una vasta operazione antimafia dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Bari. Documentato, tra l’altro, il limitato condizionamento delle elezioni regionali del maggio del 2015. Tra le persone coinvolte vi è anche un politico, factotum di un candidato. Oltre 300 i militari impegnati. Decine gli arresti e le perquisizioni domiciliari alla ricerca di armi e droga. Unità cinofile, metal detector, sofisticate strumentazioni e persino un Elicottero sono stati utilizzati dai Carabinieri per chiudere definitivamente il cerchio sull’agguerrito clan ”Di Cosola”. Capi ed affiliati sono stati neutralizzati da una complessa indagine che, coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, ha chiuso il cerchio attorno ad uno dei più storici e radicati gruppi criminali della città. Le accuse sono di “associazione di tipo mafioso”, “scambio elettorale politico-mafioso” e “coercizione elettorale in concorso”.
Le indagini, condotte attraverso sofisticate intercettazioni ambientali e telefoniche, hanno consentito di documentare come il clan” Di Cosola”, dopo aver vissuto un difficile periodo dovuto a varie collaborazioni con la Giustizia e diversi provvedimenti cautelari che ne hanno minato la potenza militare, si stesse riorganizzando, stipulando alcune “comparanze” con tutti gli altri clan della zona, aventi come minimo comune denominatore l’ostilità verso il clan Strisciuglio.
Grazie a questa strategia il clan Di Cosola stava continuando ad imperversare in alcuni quartieri cittadini ed in molti Comuni della Provincia, tanto da essere riuscito parzialmente a condizionare le elezioni regionali del maggio del 2015, sostenendo la campagna elettorale, nella sua area d’influenza, di un candidato iscritto nella lista Popolari.
Tra gli arrestati vi è infatti anche un politico, factotum del candidato, che, dopo aver partecipato a diverse riunioni con gli appartenenti al sodalizio, aveva concordato la corresponsione di 50 euro a voto. 




Bari, omicidio in piazza Umberto I: di mezzo l'interesse per una ragazza

 

Redazione


BARI – Poco più di 20 giorni sono serviti ai Carabinieri per risolvere il tentato omicidio ai danni di un 26enne del posto. L’interesse smodato nei confronti di una ragazza di 19 anni alla base del gesto scellerato. I Carabinieri fanno scattare le manette ai polsi di un 22enne e di un 44enne del posto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Procura della Repubblica nei confronti di due capursesi, noti alle forze dell’ordine, ritenuti responsabili del tentato omicidio avvenuto alle ore 21.00 di sabato 05 novembre scorso nella centralissima Piazza Umberto I.
Nella circostanza, a seguito di richiesta di intervento pervenuta al 112, i Carabinieri della Stazione di Capurso e della Compagnia di Triggiano erano intervenuti in pieno centro, ove era stato segnalato un tentativo di omicidio di R.F.C., 26enne, domiciliato da tempo a Capurso.
Le lesioni riportate dal giovane erano risultate sin da subito potenzialmente gravi atteso che il colpo esploso con un’arma da fuoco aveva attinto la coscia sinistra, al limite dell’arteria femorale, ed alla mano sinistra, per cui si era reso necessario l’urgente ricovero della vittima presso l’Ospedale Di Venere di Bari Carbonara.
Le immediate e meticolose indagini condotte dai Carabinieri, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari, e consistite nell’estrapolazione delle registrazioni dei sistemi di videosorveglianza del Comune di Capurso e degli esercizi commerciali limitrofi al luogo del reato, nell’escussione delle persone informate dei fatti e negli accertamenti urgenti, hanno permesso di ricostruire l’intera vicenda.
L’esplosione del colpo d’arma da fuoco era avvenuto difatti nell’ambito di un incontro accordato tra i due giovani per risolvere una questione di apprezzamenti, spesso pesanti, esternati da MEROLA Antonio, 22enne del posto, all’indirizzo di una ragazza 19enne di Capurso. La vittima R.F.C., convivente della madre della ragazza oggetto delle offese, aveva chiesto al MEROLA di incontrarsi per un chiarimento. L’autore, accettando, si era presentato però, armato, in compagnia di un secondo uomo, SELVAGGI Sergio Sebastiano, 44enne, che, non avvicinandosi mai ai due e rimanendo distante, aveva assistito da lontano agli eventi, con funzione di palo. La discussione si era accesa ed il contendente armato aveva condotto la vittima in un vicolo che si affaccia sulla piazza con la ferma intenzione di risolvere la questione in altro modo in un luogo più appartato e che gli garantisse riservatezza agli occhi indiscreti dei capursesi in piazza di sabato sera. Difatti il 22enne aveva estratto la pistola e, dopo un primo inceppamento, aveva persistito nell’azione criminosa, dimostrando tutto il proprio spessore criminale ed esplodendo il colpo d’arma da fuoco che aveva attinto il malcapitato 26enne alla coscia. Ne era seguita la fuga insieme al complice.
Il MEROLA ed il SELVAGGI, entrambi capursesi, pregiudicati, sono stati pertanto arrestati insieme, venendo trovati in compagnia l’uno dell’altro anche nella fase di esecuzione del provvedimento restrittivo . Sono così finiti dietro le sbarre della Casa Circondariale di Bari.




Bari, donna strangolata in villetta: fermato albanese accusato di omicidio volontario

 
di Angelo Barraco
 
 
Bari – Svolta nelle indagini sulla morte di Rosa Maria Radicci, la 71enne che il 13 novembre scorso è stata brutalmente uccisa nella sua villetta di Bari-Palese. Gli agenti della squadra mobile di Bari hanno fermato con l’accusa di omicidio volontario un giovane di origine albanese di 29 anni che si chiama Ogert Laska. L’uomo era un ex dipendente nella pizzeria del figlio della vittima e nell’agosto scorso era stato licenziato a seguito di alcuni diverbi. La donna sarebbe stata dunque uccisa per vendetta personale. L’individuazione del killer è stata facilitata grazie alla presenza delle videocamere di sorveglianza attigue al luogo del delitto e grazie anche alle numerose testimonianze che hanno consentito un iter investigativo lineare e che in breve tempo ha condotto all’individuazione del colpevole in quello che inizialmente sembrava un caso poco chiaro e tutt’altro che di facile risoluzione.  Rosa Maria Radicci è stata uccisa nella sua villetta di Bari-Palese, il killer l’ha  soffocata e le ha tappato con le mani la bocca e il naso impedendole di respirare e poi l’ha strangolata a mani nude, infine ha coperto la sua testa con un sacchetto di plastica, sigillandolo al collo con del nastro adesivo che ha decretato la sua morte.
 
Si apprende che la donna fosse vedova da circa 10 anni e secondo indiscrezioni le avrebbero staccato la luce perché non pagava quindi è possibile che sia stata lei ad aprire il cancello al killer. Si apprende inoltre che la vittima era corpulenta  quindi è possibile che il killer l’abbia prima soffocata e poi strangolata, l’avrebbe soffocata impedendole di respirare mediante l’ostruzione delle vie respiratorie e si ipotizza che l’abbia colta alle spalle, sembrerebbe inoltre che il killer l’avrebbe prima di tutto colpita alla testa con un oggetto. Dall’autopsia è emerso che la donna era già morta quando il killer ha coperto la tua testa con una busta di plastica.
 
La donna potrebbe aver aperto ad una persona che conosceva bene ma forse la situazione sarebbe generata fino a sfociare in tragedia; forse la signora sarebbe uscita a gettare la spazzatura e qualcuno l’avrebbe seguita fino a dentro casa dove l’aggressore l’avrebbe colta di sorpresa aggredendola alle spalle. Gli inquirenti hanno esaminato il nastro adesivo che non hanno evidenziato impronte digitali quindi è possibile che il killer indossasse i guanti. Un esito diverso potrebbe giungere invece dalle analisi biologiche sotto le unghie della vittima, che appureranno se contengono o meno tracce di DNA. Non sono stati rinvenuti segni di colluttazione ciò significa che la donna sarebbe morta senza aver avuto il tempo di reagire all’aggressione. Il corpo della donna è stato rinvenuto la sera di domenica 13 novembre dalla figlia della donna che non riusciva più a contattarla e così ha prontamente chiamato le forze dell’ordine. La donna viveva da sola e il suo corpo è stato rinvenuto in salotto, riverso nel pavimento. Il 22 novembre il dolore per questa immane tragedia ha unito i familiari presso la Cattedrale di Bari dove si sono svolti i funerali di Rosa Maria,  hanno partecipato tanti amici e parenti della pittrice, vi era anche il figlio che ai cronisti ha riferito: “la mamma più bella del mondo”.  



Bari, donna soffocata e strangolata nella sua villetta: è mistero

 
di Angelo Barraco

 
Bari – Rosa Maria Radicci era una donna di 71 anni che il 13 novembre scorso è stata brutalmente uccisa nella sua villetta di Bari-Palese da una mano ignota che prima l’ha soffocata e le ha tappato con le mani la bocca e il naso impedendole di respirare e poi l’ha strangolata a mani nude, infine ha coperto la sua testa con un sacchetto di plastica, sigillandolo al collo con del nastro adesivo che ha decretato la sua morte. E’ quanto emerge dall’autopsia eseguita da Antonio De Donno presso l’istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari.
 
Il movente del delitto resta un mistero e sembra che gli inquirenti abbiano escluso l’ipotesi della rapina finita male in quanto nell’abitazione tutto era in ordine e non mancava nulla. Si apprende che la donna era vedova da circa 10 anni e secondo indiscrezioni le avrebbero staccato la luce perché non pagava quindi è possibile che sia stata lei ad aprire il cancello al killer. Si apprende inoltre che la vittima era corpulenta  quindi è possibile che il killer l’abbia prima soffocata e poi strangolata, l’avrebbe soffocata impedendole di respirare mediante l’ostruzione delle vie respiratorie e si ipotizza che l’abbia colta alle spalle, sembrerebbe inoltre che il killer l’avrebbe prima di tutto colpita alla testa con un oggetto. Dall’autopsia è emerso che la donna era già morta quando il killer ha coperto la tua testa con una busta di plastica. La donna potrebbe aver aperto ad una persona che conosceva bene ma forse la situazione sarebbe generata fino a sfociare in tragedia; forse la signora sarebbe uscita a gettare la spazzatura e qualcuno l’avrebbe seguita fino a dentro casa dove l’aggressore l’avrebbe colta di sorpresa aggredendola alle spalle.
 
Gli inquirenti hanno esaminato il nastro adesivo che non hanno evidenziato impronte digitali quindi è possibile che il killer indossasse i guanti. Un esito diverso potrebbe giungere invece dalle analisi biologiche sotto le unghie della vittima, che appureranno se contengono o meno tracce di DNA. Non sono stati rinvenuti segni di colluttazione ciò significa che la donna sarebbe morta senza aver avuto il tempo di reagire all’aggressione. Sono in corso esami relativi al sangue rinvenuto sulle mani della vittima, con tutta probabilità si tratta di sangue della donna fuoriuscito a seguito di una ferita sul collo. Bisogna stabilire adesso se tale ferita sia stata generata dal nastro troppo stretto o da un’arma. L’orda della morte è stata individuata in un arco temporale che va dalle 13 alle 17. Chi ha ucciso Rosa Maria Radicci? Perché? Tanti i dubbi e i misteri che gravitano attorno a questa morte così efferata e densa di mistero. Ieri, 22 novembre, il dolore per questa immane tragedia ha unito i familiari presso la Cattedrale di Bari dove si sono svolti i funerali di Rosa Maria, dove hanno partecipato tanti amici e parenti della pittrice, vi era anche il figlio che ai cronisti che lo hanno avvicinato ha riferito: “la mamma più bella del mondo”.  Il corpo della donna è stato rinvenuto la sera di domenica 13 novembre dalla figlia della donna che non riusciva più a mettersi in contatto con la donna e ha prontamente chiamato le forze dell’ordine. La donna viveva da sola e il suo corpo è stato rinvenuto in salotto, riverso nel pavimento. 



Bari, s'intascavano i fondi europei per coltivare gli ulivi ma la loro passione era la marijuana – VIDEO

 

Redazione

 

BARI – Agli occhi dell’Unione Europea si trattava di fondi agricoli da sovvenzionare per la coltivazione degli ulivi. Gli affittuari, però, imprenditori agricoli e commercianti tarantini e molfettesi, si industriavano per procurarsi ed impiegare costosi fertilizzanti e sofisticati impianti di irrigazione con cui si dedicavano alla coltivazione “DOP” della marijuana. Arrestati dai Carabinieri di Bari.


Invece di dedicarsi alla coltivazione delle piante di ulivo, di notte avevano realizzato, utilizzando anche costosi fertilizzanti e sofisticati sistemi di irrigazione, una florida piantagione. Oltre 1000 le piante di cannabis sativa (per un totale di oltre 35.000 dosi), rinvenute e sequestrate dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari il 23 luglio del 2014. Gli investigatori, la notte scorsa, a Lizzano (TA), a Molfetta (BA) e a Terlizzi (BA), hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Antonio GUIDA, 39enne e Cosimo RIZZO, 23enne di Lizzano, BISCEGLIA Luigi, 56enne, D’AMATO Massimo, 42enne e MONTERONE Giuseppe, 42enne, pregiudicati, di Molfetta (BA) e Terlizzi (BA) che, in concorso tra loro, avevano messo su una piantagione di marijuana, i cui frutti sarebbero stati destinati a rifornire di “erba” di prima qualità le piazze pugliesi, con un possibile guadagno al dettaglio di oltre 200 mila euro.
I gravissimi indizi a carico degli indagati sono stati acquisiti nel corso di una complessa indagine, posta in essere anche mediante intercettazioni, nel corso delle quali la banda ha svelato l’impianto di bulbi, l’uso di costosi fertilizzanti, l’installazione di un complesso sistema di irrigazione, ma anche la destinazione al mercato pugliese del copioso stupefacente ricavato.
Il 23 luglio 2014, non appena gli investigatori avevano avuto sentore che gli “stupefacenti coltivatori diretti” stavano per raccogliere le piante di droga per la successiva vendita, al fine di evitarne l’immissione sul mercato, avevano proceduto al sequestro dell’intera piantagione.
Gli arrestati sono stati collocati presso le rispettive abitazioni agli arresti domiciliari e posti a disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Taranto che ha emesso i provvedimenti cautelari.
L’indagine ha permesso anche di documentare il tentato furto aggravato ai danni di un bancomat del Monte dei Paschi di Siena nel Comune di Monteparano (TA), ad opera del BISCEGLIA e del GUIDA, i quali irrompevano all’interno della banca per forzarne lo sportello automatico. Il colpo, tuttavia, veniva sventato solo grazie all’arrivo dei Carabinieri, che li mettevano in fuga, impedendogli di portare a termine la spaccata.




Bari: scacco matto dei carabinieri al grande traffico di droga

 

Red. Cronaca

 

BARI – In un solo colpo, tolti dalla strada quasi 7 quintali di marijuana. Si tratta di uno dei più grandi sequestri effettuati in città dalle Forze dell’ordine negli ultimi anni. Oltre  5 milioni di euro il valore del fiume di droga che si sarebbe riversata tra i vicoli della città levantina. Durante il blitz, sono stati utilizzati sofisticati visori notturni e persino un elicottero dell’Arma in alta quota. Nell’ultimo periodo, infatti, le coste baresi, segnatamente quelle che si sviluppano in direzione sud, sono interessate da sbarchi di imbarcazioni sulle quali, non di rado, sono stivati diversi quintali di sostanze stupefacenti che approdano sulle coste italiane provenienti, il più delle volte, da quelle albanesi. Per contrastare ed arginare il fenomeno, il Comando Provinciale Carabinieri di Bari ha, già da tempo, predisposto una agguerrita ed efficace strategia di contrasto. Lo testimonia l’intervento effettuato, poco dopo la mezzanotte di ieri, dai Carabinieri della Compagnia di Bari Centro, coadiuvati da un elicottero dell’Arma e dalla Capitaneria di Porto di Bari.

Ad insospettire i militari, i movimenti di un uomo che stava effettuando lo scarico, da un natante,
poco prima sbarcato sulla fascia costiera in località Torre a Mare, di grossi imballi, accuratamente incellofanati per evitarne il deterioramento e trasportati all’interno del  cortile di una casa abbandonata posta fronte mare. I militari, per non farsi notare, si erano nascosti nelle villette adiacenti, effettuando osservazione mediante sofisticati visori notturni. Vistosi scoperto dal tempestivo ed accerchiante intervento di tutte le pattuglie fatte convergere sul posto e da un elicottero che ha sorvolato la zona, l’uomo non ha potuto far altro che arrendersi e consegnarsi nelle mani dei Carabinieri che lo hanno riconosciuto nel noto scafista barese, trafficante di stupefacenti, COLASUONNO Renato, 64enne, soggetto già condannato per reati specifici.

Le successive perquisizioni eseguite all’esterno e all’interno della casa disabitata, utilizzata all’occorrenza come deposito, hanno consentito di rinvenire e sequestrare quasi 7 quintali di marijuana, nonché l’autovettura a bordo della quale l’indagato avrebbe, poco a poco, caricato lo stupefacente per poi smerciarlo nei quartieri del capoluogo barese. La droga che, una volta immessa sul mercato dello spaccio al dettaglio avrebbe fruttato un guadagno stimato in non meno di 5 milioni di euro, è stata sequestrata ed analizzata dal Laboratorio della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale di Bari. Il Colasuonno, come da disposizioni impartite dall’A.G., è stato tradotto presso la locale Circondariale.