Il capo dei… grillicapi

 

di Alberto De Marchis

Forse è un pò tardi per fare il “capo” ha pensato più di qualcuno in seguito alle diverse bufere che hanno investito i pentastellati, dopo che è uscita fuori anche una telefonata di Casaleggio che, poco prima di morire, avrebbe “rotto” con Grillo. Adesso che anche i sondaggi parlano di una discesa di consensi l’ex comico genovese parla di un nuovo M5s 2.0, quello che aprirà "la fase due", il secondo tempo del Movimento che avanza a passo di gambero vede il suo futuro in un ritorno alle origini. Con Beppe Grillo che si riprende in mano lo scettro pentastellato ma vuole porte aperte al nuovo che avanza. Un nuovo che non può prescindere da quella compattezza mancata nei giorni del caos romano e che Davide Casaleggio, al suo 'esordio' davanti alla platea degli attivisti, chiama con nettezza. "Restiamo uniti, solo uniti realizzeremo un sogno che era di mio padre e che oggi è di milioni di persone", è il monito del figlio di Gianroberto. Dall’appuntamento a Palermo Grillo detta la linea. Ed è una linea che risente delle forti tensioni interne. "Se devo fare il capo politico lo farò. Io ci sono a tempo pieno. Non posso più con il passo di lato. Io voglio stare con il M5S fino alle elezioni e vincerle", annuncia, confermando le impressioni che lo vedevano tornato alla guida. Ammette anche "gli sbagli che abbiamo fatto" l'ex comico, ma è certo che in definitiva gli italiani delle beghe interne del M5s "se ne strasbattono". E i numeri lo dimostrano: quando ha temuto che potesse venire giù il castello costruito con pazienza per anni a causa dei litigi, poi si è rasserenato: "Ho visto che siamo calati dello 0,1%-0,2%". Ma per andare avanti qualcun altro dovrà fare un passo indietro. Non nomina il direttorio ma apre spazi a chi sarà in grado di servire la causa del Movimento. E alle nuove generazioni. "Siamo davanti alla prima fase di un grande esperimento, ci sarà una seconda fase e la inaugureremo stasera" dice il leader che spiega: "Fase 2 vuol dire che parlo di una seconda generazione, parlo dei giovani che si avvicinano adesso e devono capire cosa è il Movimento". Non nega rivalità nel Direttorio: "Forse sì, ma è normale, del resto la tv è immagine, c'è quello che funziona di più o quello che funziona meno". Tanto più che i parlamentari li ho visti "un po' stanchi, ma è normale", aggiunge Grillo, non annunciando ancora nulla sulla cessione del simbolo, che ora resta saldo nelle sue mani. Ma, a sorpresa, "la settimana prossima uscirà un regolamento". Non solo: in "tv andrà solo chi dovrà parlare di un tema, del nostro programma. Si va in tv sulla base dei programmi". Così come …

[ESTRATTO DALL'ARTICOLO DE L'OSSERVATORE D'ITALIA VIRTUAL PAPER – PER LEGGERE L'ARTICOLO COMPLETO CLICCARE QUI PER APRIRE L'EDIZIONE DI OGGI DEL GIORNALE E ANDARE A PAG. 1 E PAG. 3]




I PASTORI DEL FIRMAMENTO

di Vincenzo Giardino

Quando Di Pietro scese in politica furono molti gli italiani ad illudersi che finalmente era arrivato il paladino degli ideali di giustizia sociale, ma che delusione quando videro convogliare nell' IDV degli illustri "sapientoni" a scaldare inutilmente gli scanni del Parlamento e molti di loro a farsi comprare con disinvoltura dagli avversari politici o intrallazzare in affari privati. Per fortuna Di Pietro ha avuto il pudore di ammettere il fallimento, ritirandosi (momentaneamente?) dalla politica attiva.

Nel frattempo maturava un'altra illusione per gli idealisti che credevano di poter spazzare via il marciume politico: il M5S di Beppe Grillo. Le file del Movimento si ingrossavano ad ogni comizio di piazza tenuto da Grillo, tutti i delusi di altri partiti e gli incazzati contro il sistema, vedevano in lui il “messia castigastronzi”, il “Savonarola del terzo millennio” o il “Robespierre genovese”.  Le piazze esaltate inneggiavano dei sonori “Vaffanculo” contro l'intero mondo politico, molti auspicavano addirittura ad una nuova marcia su Roma. Ma in realtà Grillo ha creato un ovile nel quale ha fatto entrare molte pecore belanti, trattenute da un recinto di regole e intimorite da un pastore urlante. Negli anni ottata i primi attacchi alla politica, da parte dell'ex comico, in particolare contro Craxi e il mondo socialista da lui definito un'associazione di ladri. Nulla di detto sui democristiani e i comunisti. Dopo la cacciata dalla Rai i teatri si riempivano ad ogni suo spettacolo, la gente accorreva ammirata ad applaudire il comico dissacratore che diventava sempre più pungente verso il  sistema corrotto. Di volta in volta prendeva di mira una multinazionale, una per settore, da quello farmaceutico a quello alimentare, da quello energetico a quello automobilistico.  Anticipò con  intuizione il crac della Parmalat, ha avuto il merito di aprire gli occhi a molti consumatori.

Poi scese in campo arringando le folle con la stessa dialettica da palcoscenico e poi…  poi presenta come co-leader  un personaggio psicosomaticamente inquietante: Gianroberto Casaleggio. In molti ancora si chiedono chi è costui e cosa rappresenta realmente nel M5S. Di certo deve avere un peso notevole all'interno del Movimento visto il timore riverenziale che ne hanno i grillini.

Ecco le informazioni che abbiamo su questo personaggio: È un imprenditore che comincia la sua carriera come progettista di software di base presso l'Olivetti di Ivrea. Ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato della Webegg S.p.A. (una società della Telecom), un gruppo multidisciplinare per la consulenza delle aziende e della pubblica amministrazione in rete e il posizionamento delle aziende in rete; da tale carica fu  sollevato dagli azionisti nel 2003 che non condividevano la sua politica commerciale e gestionale.Ricordiamo ai lettori che sia l'Olivetti che la Telecom sono state oggetto di violenti attacchi verbali da parte di Grillo in diversi spettacoli. (Vendetta trasversale di Casaleggio?). Nel 2004 si è candidato alle elezioni nel comune in cui risiede, Settimo Vittone in provincia di Torino, con la lista civica Per Settimo guidata da Vito Groccia. Casaleggio ottiene sei voti e la sua lista risulta la terza su tre contendenti. Secondo Panorama, Groccia era vicino a Forza Italia, Casaleggio ha successivamente replicato, in polemica con il periodico, che la lista civica non era legata a nessun partito (è credibile visto il numero di voti che prese). Sempre nel 2004 fonda la Casaleggio Associati s.r.l. e dal 2005 è curatore, insieme al figlio Davide, del blog di Beppe Grillo e per alcuni libri del quale è stato anche editore. Si è occupato anche del blog di Antonio Di Pietro (fino al 2010). A partire dal 2006 la sua azienda svolge studi e ricerche sull'e-commerce in Italia. Tra il 2007 e il 2008 svolge gratuitamente l'incarico di consigliere del Ministro delle Infrastutture Antonio Di Pietro per lo studio delle attività inerenti alla comunicazione istituzionale nel secondo governo Prodi.

Nel giugno del 2012 ha avuto un incontro privato con Michael Slaby ( guru della campagna elettorale di Obama) per parlare di internet e di come esso possa essere un elemento di democrazia di retta. Nell'unica esperienza politica che ha avuto Casaleggio gli hanno dato sei preferenze (forse i voti di famiglia) ed oggi controlla e dispone sul dire e sul fare dei parlamentare del M5S che sono la rappresentanza del 20% circa dell'elettorato italiano.

Grillo dichiara apertamente di essere ricco, Casaleggio presenta una dichiarazione dei redditi pari a quella di un fruttivendolo. A questo punto, utilizzando lo stesso linguaggio colorito del Beppe genovese, si potrebbe chiedere: Grillo ma che minchia ci fai con questo?
Dopo aver raggiunto lo scopo con la rappresentanza politica in Parlamento, si sono spenti i comizi di piazza di Beppe Grillo. L'attuale politica continua a devastare la Costituzione e i Pentastellati disertano le aule per protesta senza concludere nulla. L'Italia a breve scenderà in guerra violando i principi della Costituzione e Grillo non si sente. A Roma i grillini attaccano un Marini già politicamente morto e non si pronunciano sullo scandalo di Crocetta a Palermo.

È ormai evidente che la Germania e l'America stanno calpestando la nostra autonomia nazionale, ma Beppe Grillo continua a scrivere sul suo Blog cose di cui è difficile trovarne il senso. Fa riflettere che c'è un argomento scottante sul quale Grillo in passato ne ha fatto accenno durante un suo spettacolo, ma da allora non ne ha più parlato, nonostante sia stato più volte incitato a farlo: il signoraggio bancario.

Grillo non ha più parlato di quest'argomento che è forse la risposta a tutto quello che sta avvenendo attualmente nel mondo occidentale. Attacca le “multinazionali delle brioscine” e non accenna all'asservamento planetario degli stati agli oligarchi della ricchezza mondiale.
Beppe Grillo è molto bravo a dare appellativi a coloro che attacca: “lo psiconano” a Berlusconi e “l'ebetino” a Renzi. L'appellativo che potrebbe calzare per lui è forse quello di “Jolly”? Come la carta da posizionare dove si vuole nel gioco della scala quaranta?

C'è solo da capire chi realmente conduce il gioco dietro questi due personaggi indecifrabili, in quanto loro sono solo i pastori di questo gregge chiamato M5S, ma la fattoria è di qualcun altro.

Nel M5S ci sono tante persone in buona fede che lavorano alacremente per dimostrare efficienza e coerenza intellettuale, ma rischiano di vanificare il loro impegno politico per colpa del gioco di Grillo e Casaleggio dal quale è vietato scrollarsi pena l'espulsione.

Le teste pensanti del M5S,come Di Maio, Di Battista, Fico, e altri, hanno tutti le carte in regola per prendere in mano la direzione del Movimento, che comunque è nato sulla base di buoni principi, ma dovrebbero avere il coraggio di dare un calcio nel culo a Grillo e Casaleggio.
 




DOPOMALOX: PACE FATTA?

di Maurizio Costa

A poche settimane dalle elezioni europee, che hanno sancito un netta vittoria del Pd a scapito del M5S, Beppe Grillo torna all'assalto, questa volta non per attaccare ma per dialogare. Il leader pentastellato, infatti, apre le porte a Renzi e chiede un incontro per discutere sull'Italicum, una legge, a detta di Grillo, incostituzionale come il vecchio Porcellum. Il M5S proporrà il "Democratellum", un proporzionale corretto che prevede voti di preferenza e di sgradevolezza, ma anche l'accesso facilitato in Parlamento ai piccoli partiti e il 50% dei seggi alle forze politiche che abbiano preso il 40% dei voti. Sul sito del Movimento è stata pubblicata una lettera che richiede esplicitamente un incontro, che Renzi avrebbe già accettato, per discutere di questa nuova proposta. Il precedente "confronto di idee" tra i due leader si era svolto in un clima teso: Grillo non fece parlare neanche un attimo Renzi e le due parti si erano salutate freddamente. Questa volta la situazione sembrerebbe diversa, con il M5S pronto al dialogo e il premier che addirittura pretende la diretta streaming, una consuetudine tra i grillini. Dopo la sconfitta schiacciante alle europee, Beppe Grillo ci prova e tenta in tutti i modi di modificare la legge elettorale, anche scendendo a patti col nemico. L'incontro, probabilmente, si terrà in settimana e intanto il nuovo asse Grillo-Renzi mette in agitazione le altre forze politiche. Il M5S vuole salire sul carro dei vincitori e il premier lo accoglie a braccia aperte. Pace fatta?




LA CAMPAGNA ELETTORALE SUGLI SPALTI DI UNO STADIO

di Maurizio Costa

I fattacci avvenuti allo Stadio Olimpico in occasione della finale di Coppa Italia hanno scatenato un putiferio all'interno della politica italiana. Tutti i maggiori leader del Bel Paese, che proprio in questi giorni stanno portando avanti le loro campagne elettorali, hanno colto al volo l'occasione e stanno cercando in tutti i modi di far pendere la bilancia dei favori del popolo italiano dalla loro parte. Genny 'a Carogna, che avrebbe dato il permesso ai capi alti del calcio italiano e della Digos di giocare la partita, Ciro Esposito, che è in condizioni critiche in ospedale e Daniele De Santis che avrebbe sparato allo stesso tifoso napoletano, sono i nomi che i politici in questi giorni stanno pronunciando per cercare di denunciare lo scandalo delle tifoserie violente, come se prima di questi fatti nessuno se ne fosse accorto.

Il primo a cogliere la palla al balzo è stato Matteo Renzi. Il premier era presente allo stadio durante la contestazione e anche quando il pubblico fischiava durante l'Inno d'Italia, ma non ha mosso ciglio. Il bello è venuto dopo: "Facciamo finire la campagna elettorale e il campionato e poi riuniamo tutte le autorità e interveniamo in modo serio – ha detto il Primo Ministro – il calcio non lo lasceremo a quelle persone, non lo lasceremo ai vari Genny 'a Carogna. Lo ridaremo alle famiglie e a chi vuole partecipare con gioia ad un evento sportivo." Parole al miele, che sanno molto di tessere elettorali.

Non è stato da meno neanche Angelino Alfano, leader del Nuovo Centrodestra. L'ex alleato di Berlusconi, infatti, il giorno dopo la partita, ha attaccato e denunciato subito questi comportamenti: "Il pallone è nostro e ce lo riprenderemo. Lo toglieremo ai Genny carogna per ridarlo alle famiglie e ai bambini." Con una consecutio temporum basata sull'anteriorità del futuro, il Ministro dell'Interno non si fa sfuggire un telegiornale per portare avanti la sua campagna elettorale, che, ricordiamo, trae spunto da un ragazzo in fin di vita e da un capo ultrà: "Stiamo lavorando anche su Daspo preventivo e sulla recidiva. Nel senso che chi è già colpito da provvedimento e continua a delinquere, potrà essere allontanato fino a otto-dieci anni dagli stadi." Un vero e proprio comizio quello del Ministro.

Passiamo a Beppe Grillo, l'anti-tutto, che però questa volta prende la scia dei suoi nemici e tocca l'argomento della sicurezza negli stadi: "Io già vedo che Genny la carogna sarà invitato al Nazareno da Renzi il bastardo per fare la legge sugli stadi. Il mondo sta andando in un modo che non è più capibile." Soliti modi gentili del leader del Movimento 5 Stelle. Grillo ha anche spostato la campagna elettorale su un fatto di musica e di Inni: "La povera Alessandra Amoroso ha cantato l’inno e fatto un tributo alla politica ed è stata fischiata. C’erano i politici schierati sull’attenti e poi sono fuggiti con le loro auto blu."

Anche Silvio Berlusconi ha voluto tirare acqua al suo mulino: "L'inasprimento dei Daspo è utile ma va applicato ai tifosi che lo meritano." Una cosa abbastanza scontata. Da Presidente del Milan, il Cavaliere ha poi aggiunto: "Non è utile e possibile che la sicurezza sia affidata alle società di calcio. Tutte presentano bilanci difficili, molti in deficit, non potrebbero permetterselo e mai avrebbero la competenza necessaria." Se lo dice lui.

Forse siamo talmente poveri di idee e iniziative che per dare vita ad una campagna elettorale prendiamo spunto da casi ignobili e disdicevoli, che non fanno altro che infangare la poca dignità che ci rimane nei confronti degli altri Paesi europei.




ROMA, I PENTASTELLATI NON CEDONO DI UN SOLO CENTESIMO

Alberto De Marchis

Roma – I pentastellati non sembrano intenzionati a cedere un solo centesimo dal loro stipendio . E così tutte le belle intenzioni tanto paventate vanno a farsi benedire. Ora si invoca la libertà di coscienza sconfessando quindi tutte le proposte relative gli emolumenti dei parlamentari fatte nei giorni scorsi da Beppe Grillo e Gian Roberto Casaleggio. Ieri, in serata, si è concluso il sondaggio tra deputati e senatori M5s relativo la destinazione della diaria. E a poco meno di un’ora dalla chiusura del voto il 48,48% su circa 130 partecipanti (sono 163 i parlamentari del M5S) era favorevole a trattenere completamente la diaria. Ogni singolo eletto stabilisce seconod la propria coscienza quanto, eventualmente  rendere. Per il 3,79% dei grillini la diaria va completamente trattenuta, mentre per un’analoga percentuale deve essere trattenuta all’80%. Si fermerebbe al 2,27% la quota di chi ritiene che la diaria vada completamente trattenuta per i primi quattro mesi per poi lanciare un nuovo sondaggio online. Per la "rendicondazione pura" (ovvero trattenere quanto si spende) sarebbe d'accordo il 36,30%, mentre il 5,30% indicherebbe di stabilire un limite di spesa per macro aree da confermare poi in un'ulteriore assemblea dei gruppi. Anche l'indennità parlamentare ha diviso i pentastellati dall’ex comico che aveva fissato il tetto a 5mila euro lordi. In molti sono tornati a chiedere una possibile "personalizzazione" dell'indennità in base ai carichi familiari e alla situazione economica pre-incarico. Per non parlare del fisco secondo cui deputati e senatori "percepiscono tutta l'indennità". E su questo importo vengono tassati. Alla fine dei conti ogni parlamentare pentastellato avrebbe a disposizione 3.500 euro di diaria per le spese di mantenimento a Roma. Cifra che vale anche per chi vive nella Capitale. A questo vanno ad aggiungersi 3.960 euro per i deputati e 4.180 per i senatori da usare per assumere i collaboratori. E ancora: mille euro circa serviranno a coprire gli spostamenti in taxi e poco più di 3mila euro per il telefono. Certamente la questione su cosa fare con le varie voci dello "stipendio" non termina con un sondaggio. Dello stipendio dei parlamentari se ne riparlerà questa settimana in una assemblea.




BERSANI E BERLUSCONI DOMANI ALLE "COLONNE D’ERCOLE"

Emanuel Galea

Bersani, deciso a sfidare mondi ignoti e densi di pericolo, sta spingendo lo Stivale a oltrepassare anche “Le Colonne d’Ercole”. Sembra poco, a lui interessa consegnare il destino della gente nel buio del Movimento Cinque Stelle.

L’incontro dei due acerrimi avversari fissato per martedì 9 aprile marca il limite invalicabile concesso dall’attuale crisi. L’Ulisse mitologico infranse la saggezza e andò oltre le “Colonne”:andar oltre era nella sua natura. Ne Bersani, e tanto meno Berlusconi, possono vantare qualsiasi accostamento al prode Ulisse.

Nel canto XXVI dell’Inferno, Dante dà una interessante versione della morte di Ulisse. Una versione su cui, tutti e due i leader faranno bene a meditare seriamente: “Cinque mesi dopo ilpassaggio attraverso lo stretto di Gibilterra una montagna altissima si mostrò all'orizzonte.Da questa ebbe origine un turbine; la nave girò tre volte nel vortice delle onde,poi si inabissò; il mare si chiuse sopra di essa”. “Tre volte il fé girar con tutte l'acque; a la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giù, com' altrui piacque, infin che il mar fu sovra noi richiuso”.

Qualora i due leader vogliano fare gli gnorri sappiano che quella nave sembra tanto battere bandiera Italiana e quella montagna altissima all’orizzonte non può che  raffigurare ilbaratro verso il quale ci stanno trasbordando. Oracolo di tanti saggi, economisti e politologi, le profezie delle volte si avverano.  Il M5s si trova oltre lo “Stretto di Gibilterra”, e non riesce a captare alcun segnale positivo.

In casa Bersani si è finalmente alzata un poco di marea,si è diradata la nebbia e la zattera delle trattative,arenata sulla secca “Bersani chiama Cinque Stelle”, finalmente prenderà il largo.

E’ giunta l’ora che Pier Luigi si levi la tuta da mozzo e indossi la divisa da capitano per condurre con le altre forze politiche questa nave in un porto sicuro. Se poi non se la sentirà di farlo, qualora abbia deciso di fare il ”segretario emerito” come già avevamo pronosticato in un altro scritto, si faccia da parte e ceda il posto nella cabina di regia ad altri. Persino tra i suoi fedelissimi ci sono taluni che gli faciliterebbero una dolce uscita. Ci Si augura inoltre che il Pdl,da parte sua non si fossilizzi sugli 8 punti. Siamo al tempo limite. Si auspica che si arrivi ad una sintesi dei punti cardine per un vero cambiamento,scelti dai programmi delle forze in campo. Questa è l’ora della verità: Interessi di bottega oppure quelli della Nazione. Questa volta non lo dice Susanna Camusso, lo diciamo noi: se non ora, quando?
 




ADESSO PARLA “MORFEO”

Chiara Rai

Giorgio Napolitano ha detto che oggi consegnerà le sue riflessioni, dopo queste due finalissime dove i tre schieramenti quasi parimenti eletti hanno dato il peggio di sé, iniettando suggerimenti e consigli ma anche cercando di apparire “giusti” quando tutto sono tranne che responsabili.

Ovviamente il primato va a Grillo, ma anche Bersani si è impegnato a fare i dispetti e criticare apertamente, proprio in questa fase, il M5s sulle votazioni per le cariche istituzionali, che ieri hanno riguardato i vicepresidenti delle camere, i questori e i segretari d'aula. “Io dovrei votare te mentre tu non voti me”, i ragionamenti sono questi e che vogliamo aspettarci. Napolitano ci avrà dormito sopra, anzi mi correggo, avrà passato una notte insonne perché dopo le passerelle di Grillo, Berlusconi e Bersani me lo immagino come sarà riuscito a schiarirsi le idee.

Probabilmente, sceglierà qualcuno superpartes per cercare di costituire un Governo il più condivisibile possibile, ma lo tsunami spazzerà via qualsiasi proposito perché per questo è nato. Nel Movimento Cinque stelle, espressione delle performance dell’ex comico genovese, si prende alla leggera persino una figura istituzionale quale il nostro Presidente della Repubblica. Va bene il tentativo di buttarla sull’ironia ma a volte bisogna anche saper tacere.

Questo non è successo al capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato Vito Crimi nel giorno più importante, quello delle consultazioni al Quirinale. E’ caduto in una inopportuna e vergognosa gaffe riferita proprio alla carica più alta dello Stato. Il bello è che mentre lui ha fatto il comico, il comico ha fatto il leader del Movimento e si è presentato di fronte al Capo dello Stato, dando l’ennesima conferma di chi è il diktat e chi sono le pedine microcippate. "Napolitano è stato attento, non si è addormentato – ha detto Crimi –  Beppe è stato capace di tenerlo abbastanza sveglio".

Una frase che ha scatenato l’apocalisse delle critiche. Inutile dire la propria e difendere l’indifendibile, questa uscita gratuita nei confronti di Napolitano poteva evitarla anche se voleva essere una battuta, riferita all'appellativo di Morfeo che Grillo aveva disgustosamente appioppato al presidente. Chi ha colto questa espressione come una mancanza di rispetto verso il capo del Colle allora conserva ancora un barlume di lucidità. A capirlo è stato lo stesso Crimi, che comunque risulta genuino e ha dimostrato di aver compreso l’entità della gaffe. Tant’è che è stato costretto a spiegarsi e chiedere scusa: "Ho ribadito più volte che i colloqui al Quirinale si sono svolti cordialmente e che il presidente è stato attento a quanto da noi enunciato. Ho fatto riferimento a quanto detto dallo stesso Beppe amichevolmente direttamente al presidente, che dopo averlo conosciuto non utilizzerà più l’appellativo di Morfeo". Tra le sue braccia però ci sono finiti solo funamboli, adesso è il momento di tacere, adesso parla Morfeo. 
 
 




INCIUCI E OCCHIOLINI IN ATTESA DELLA PIOGGIA DI METEORITI

Chiara Rai

I capricci dei ragazzini sono giustificabili, quelli di Grillo no. I suoi scudieri hanno puntato i piedi e sono pronti allo schianto frontale. E per giunta c’è il niet di andare in televisione, vige l’ordine di dire di no a Bersani su tutto, bandite le iniziative di comunicazione via Facebook o altro perché potrebbero essere usate contro il Movimento.

Stalin plaudirebbe senza meno. Sono stati rimessi i microchip ai più indisciplinati e riaccorpate le Cinque Stelle: adesso non resta che aspettare la pioggia di meteoriti al nome di Bersani premier. Ma visto che vederla sempre catastrofica non porta a nulla cerchiamo di raccogliere la parte buona di queste ore che precedono le consultazioni che comincerà Napolitano oggi al Quirinale. In poche ore sono state abolite le Province regionali in Sicilia.

L'Ars (Assemblea regionale siciliana) ha approvato un maxi-emendamento della maggioranza che sospende le elezioni previste a fine maggio; manca solo il voto finale al Ddl. Gli enti saranno commissariati ed entro l'anno dovranno essere sostituiti, con una nuova legge, da liberi consorzi di Comuni. Le Province sono uno spreco di soldi così come le indennità Parlamentari. A dare il buon esempio il presidente del Senato, Pietro Grasso che ha annunciato nel corso della conferenza dei capigruppo che ridurrà del 30% la sua indennità. E qui si è sollevato l’entusiasmo di Crimi, un sentimento che può diventare fumo negli occhi del Mentore che ha dovuto riassemblare l’ingranaggio e tirare avanti difendendo il suo gregge nonostante le critiche. Ma come si dice, quando si rompe qualcosa e poi si rimette insieme l’effetto non sarà mai lo stesso di prima. Il presidente dei senatori M5s, Vito Crimi, al termine della conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama ha ritenuto molto positivo che Grasso abbia accolto la sollecitazione del Movimento di dare maggiore velocità ai lavori parlamentari, a prescindere dalla formazione del governo.

Prossima tappa “trasparenza e taglio dei costi”. intanto Maroni in Lombardia ha presentato la giunta: 14 assessori di cui la metà donne. Il “Guvernatur” ha detto che sta col Pdl ma… “un governo serve”. Dunque a parole ha rinsaldato l’intesa col Cav ma di fatto potrebbe essere pronto ad appoggiare Bersani qualora quest’ultimo gli porgesse sul piatto il tanto agognato federalismo fiscale.

E mentre al livello nazionale oggi vedremo il muro di gomma dei Cinque Stelle a Reggio Emilia i due schieramenti fanno coppia e approvano il regolamento che riconosce, ma non ancora concede, parità di diritti alle coppie dello stesso sesso. In passato i due “amici nemici”, Pd e cinque Stelle,  votarono insieme per il ritorno dell'acqua pubblica. Che non siano dunque soltanto amorevoli schermaglie? Nel frattempo Roberta Lombardi, capogruppo dei Cinque Stelle alla Camera, con un post sul blog di Beppe Grillo ha ribadito che l’unico contatto con gli elettori rimarrà il web. Ma la prima investitura fuori dalla rete, in tema di comunicazione già c’è stata.

Si chiama Claudio Messora, neo responsabile della comunicazione a Cinque Stelle al Senato, il quale per far tornare la strizza ai bersaniani ha sparato subito qualche colpo:  "Bersani è stato bravo, ha fatto una mossa astuta con Boldrini e Grasso, ma il Movimento non darà mai la fiducia a un governo guidato da lui. Nemmeno se adotta il nostro programma e nemmeno se cammina di notte sui ceci", ha detto Messora. La maniera di mettersi d’accordo, storia politica insegna, si trova sempre. Oggi ne vedremo delle belle.
 




E PLURIBUS UNUM

Chiara Rai

Ora le stelle sembrano essere cinque e cinque. Il Movimento si sta spaccando e chi dice il contrario può ritenersi parte di un nuovo regime. Questo scenario di precostituzione del Governo ci suggerisce tante cose e soprattutto scopre le carte di chi ha giocato sempre credendo di mandare avanti delle pedine radiocomandate. Adesso il mentore di chi si è stancato della vecchia politica lancia scomuniche e anatemi: «Se qualcuno si fosse sottratto all’obbligo» del voto segreto e a maggioranza “ha mentito agli elettori, spero ne tragga le dovute conseguenze”. Ma lui chi è per dire a dei senatori della Repubblica di andarsene a casa? Il Movimento Cinque Stelle per le persone pulite che ci hanno creduto dovrebbe rappresentare il cittadino che si riappropria della buona politica e non bivacca sui sacrifici degli Italiani ma cerca di trovare la soluzione per un benessere collettivo.

La defezione di alcuni grillini a favore di Grasso è quanto di più democratico poteva accadere. Francesco Molinari, senatore del Movimento che da Facebook ha rasserenato Beppe Grillo sulla salda compattezza d’intenti dei senatori ha anche evidenziato qualcosa di sacrosanto: “Mi sento di dirgli di stare sereno, non c’è nessun traditore – scrive – Il M5s al Senato è unito: nessuna alleanza nessuna fiducia. Solo un consiglio a chi ha scritto il post. Studiare le differenze fra Cariche Istituzionali e Ruoli politici non farebbe male”. Questo è l’esempio di una pedina che ha tolto il microchip dal cervello ma a mio parere escludere a priori una possibile alleanza col Pd, dato che molti Cinque Stelle sono sinistroidi come sempre asserito dal cavaliere, è sintomo di pregiudizio, prevaricazione dell’interesse personale rispetto al bene del paese e appecorinamento totale nei confronti di un leader dominato da un malformato “super Io”. Sono chiamati i 12 traditori, quelle persone di buonsenso che hanno espresso una loro preferenza nell’elezione di due cariche istituzionali meritevoli di essere votate, senza nulla togliere agli sconfitti.

Un “traditore” con gli attributi ha deciso di uscire allo scoperto e si chiama Giuseppe Vacciano, che annuncia: “Lunedì e martedì sarò a Roma per discutere l’opportunità delle mie dimissioni”. Vacciano dichiara di aver votato Pietro Grasso, contravvenendo alle indicazioni del gruppo. «Se si cercano i colpevoli di “alto tradimento ai principi del M5S”, ecco, uno l’avete trovato”. Impiccagione sulla pubblica piazza? Ma per favore! Intanto Alfano, persona intelligente che avrebbe bisogno solo di “liberarsi” da certi soggetti, ha aperto ad un dialogo col Pd, asserendo che se al Colle finisce un moderato il Pdl sarebbe disposto ad appoggiare il governo Bersani. Si pensa a Letta? Può darsi. Certo bisognerà vedere come si metteranno i berlusconiani quando sarà la volta di votare emendamenti che farebbero finire Silvio in pasto alla sua odiata magistratura. Sia ben inteso, non è che in tutto questo discorso Bersani può fare la parte del santo. Tutt’altro. Sicuramente, dato che di tutte prime donne si tratta in queste politiche 2013, continuo a ripetere che se non avesse cambiato le regole e al contrario favorito l’ascesa di Renzi (il rinnovamento) lo scenario odierno sarebbe un altro e qualche diktat della rete alzerebbe meno la voce.

Ma i giochi sono fatti, il conto alla rovescia (già annunciato da L’osservatore laziale) è iniziato e non rimane altro che commentare, pur con l’umano difetto del possibile errore, i profili di chi bazzica in Parlamento. L’auspicio o motto, almeno per vedere cambiata questa porcata di legge elettorale è “E pluribus unum” cioè “Da molti l'unità”, massima che si trova anche sullo stemma degli USA a indicare lo statuto federativo. Che sia, almeno per qualche mese.




SUICIDIO ANNUNCIATO

Alberto De Marchis

Una quadra che non si riesce a trovare. Bersani che ha capito che Grillo non lo sosterrà mai e ha iniziato a spostare Monti tra camera e senato ma la politica non è come la matematica e diventa inevitabilmente una opinione: cambiando l’ordine dei fattori si potrebbe finire in un batter d’occhio fuori dall’Europa, con la carta straccia in tasca e una bussola per cercare un orto solidale da coltivare. Bersani ha tenuto la porta aperta fino all’ultimo momento aprendo le votazioni addirittura con la scheda bianca. E sempre addirittura, Nichi Vendola ha provato a 'lanciare' l'idea di un atto "unilaterale" del centrosinistra a favore di Raffaele Fico di M5S. Poi ha chiuso tutto e puntato gli occhi sul professore, stizzito dalla trattativa che Lorenzo Dellai avrebbe avviato a sua insaputa per la Camera. Se Anna Finocchiaro dovesse andare al Senato e Monti alla Camera sarebbe fuori Franceschini e anche Bersani avrebbe meno presa, non sarebbe più il leader arrivato primo. Due del Pd? Da soli non si Governa. Il salto nel buio di Beppe Grillo continua, si tratta di un suicidio annunciato.  “Spiegel“, il più diffuso settimanale tedesco definisce Grillo «l’uomo più pericoloso d’Europa». Sarà vero?




ITALIA: TRA CAPORETTO E LE IDI DI MARZO LE "STELLE" CONDUCONO A CANOSSA

Emanuel Galea

 

CAPORETTO:

Il voto del 24/25 febbraio ormai è alle nostre spalle. Si sperava in una rivoluzione profonda, portatrice di una riforma sociale, politica ed economica. La campagna elettorale, se così si può chiamare, non ha lasciato altro che macerie, un quadro politico confuso e dei partiti che ancora si leccano le ferite. Ha lasciato a piedi politici di vecchia statura e questo non dispiace a molti. Sigle che, dietro di loro portavano storia e tradizione, come Fli, sono sparite dalla scena politica. Questa tornata elettorale ha lasciato segni pesanti. Molto eloquente il flop dei “nuovi”, da sinistra a destra. I risultati del voto del 24/25 febbraio registrano l’insuccesso di Ingroia e Giannino, entrambi capolista alla Camera per i rispettivi movimenti, entrambi rimasti fuori da Montecitorio. Stessa osservazione si può fare per Fini che passa dall’alto scranno della  Presidenza della Camera a un semplice “pellegrino” della politica. Casini deve accontentarsi di fare l’appendice di Monti e stessa cosa tocca a Vendola per avere abdicato a condurre la propria campagna elettorale e per aver delegato invece,  Bersani a rappresentarlo.  Quest’ultimo aveva dato tutto se stesso al momento delle primarie. Al momento della vera prova è giunto “spento” e scarico di contenuti. Monti ha scontato una politica fallimentare ed il voto non gli ha perdonato il fatto che , in fin dei conti, si è adeguato anche lui, alla “vecchia politica”. Berlusconi ha superato se stesso e nel suo sprint finale ha toccato il traguardo con il suo dito mignolo. Un suo successo personale ma, nulla rende all’esito generale. Non contribuisce a sufficienza per schiarire il quadro e tranquillizzare il Capo dello Stato. Senza alcun timore di essere smentiti, possiamo dire che il 24/25 febbraio è stata una vera Caporetto.  Il movimento Cinque Stelle, da questo amba aradam, è uscito illeso e con tutte le frecce ancora nel fodero.

LE IDI DI MARZO:

Il 15 marzo 2013 si darà il via alla XVII Legislatura. I neo deputati entreranno nel pieno esercizio delle loro funzioni. L'Assemblea procederà quindi all'elezione del proprio Presidente. Da questo momento inizieranno le prime votazioni ed emergeranno i primi ostacoli.
Bersani è stato più che esplicito sulle alleanze. “No al governissimo con il Pdl”, ha più volte ribadito. Ha invece proposto un governo “per il cambiamento” chiedendo la fiducia a M5S. La risposta di Beppe Grillo non è tardata ad arrivare e dalla sua solita postazione ha tuonato: ”Il M5S non darà alcun voto di fiducia al Pd (ne ad altri)” Da tirare fuori dal sacco rimane solamente la lista Monti. Se si considerano tutte le cose che  si sono detti durante la campagna elettorale, i “convenevoli” che si sono scambiati, c’è solamente da dubitare se questo matrimonio s’ha da fare. Molti ne dubitano. Eppure qualche decisione bisogna pur prenderla. Pesa su ogni e qualsiasi decisione la spada di Damocle del debito pubblico, gli adempimenti capestro del fiscal compact e la perdita di mercato, lavoro, produttività e scarsa fiducia nelle istituzioni. Ritornare alle urne sarebbe grave follia.  E’ stallo completo! Che fare?  Le Idi di marzo del 44 a.C. hanno visto l’assassinio di Giulio Cesare. Sia mai che le Idi di marzo di quest’anno assistano all’assassinio del Parlamento?

LE STELLE INDICANO CANOSSA:

A Bersani, uomo di dialogo e di buon senso, dopo la sua dichiarazione, ripetuta più di una volta e cioè che lui è pronto a servire il paese sia come capitano che come mozzo non gli rimane tanta scelta. Il piano in sette punti che vuole presentare al Parlamento ha scarsa possibilità di ottenere la fiducia. Un saggio suggerimento glielo ha dato il suo compagno Vendola. Anziché sfidare il M5S, dice Vendola, perché non fare un tentativo, andare a vedere le carte di Grillo. Al settimanale tedesco Focus, lo stesso Grillo ha lanciato un “salvagente” a Bersani, dicendo: "Se il Pd di Bersani e il Pdl di Berlusconi proponessero un cambiamento immediato della legge elettorale, l'abolizione dei rimborsi dei costi della campagna elettorale e al massimo due legislature per ogni deputato, noi sosterremmo naturalmente, subito un governo del genere”. Sono richieste che vengono dal basso, non chiamateli “populismi”. Nel programma del Pdl ed anche in quella di Monti e anche della stessa lista Giannino non mancano progetti interessanti per il rilancio dell’economia, del lavoro, dei consumi. Perché soffermarsi sui “sette punti”? Condividere quello che è buono, anche se proviene dall’orto degli altri, non significa andare a Canossa. E’ una prova d’intelligenza e segno di vero amore verso il proprio paese. Mai come oggi l’Italia ha chiamato la classe dirigente alle proprie responsabilità. Ci auguriamo che nessuno dei partiti mancherà all’appello.