Carne rossa: è vero che fa male?

L’allarmismo è compagno indiscusso dei nostri tempi, soprattutto sul cibo ed in particolare sulla carne.

A proposito di questo, la notizia è su tutti i giornali e la tv ne parla in continuazione : l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha accertato che la carne rossa e alcuni tipi di carne lavorata (per esempio le salsicce e i salumi) sono cancerogeni. Possono dunque portare al cancro.

Vediamo come stanno le cose veramente . 
Eravamo a conoscenza da tempo che gli insaccati (salame, wurstel, salsicce) e la carne rossa (quella non di pollo o di tacchino, per intenderci) fossero potenzialmente pericolosa.  Il nuovo studio, però, frutto di oltre 800 verifiche in tutto il mondo, porta certezza e dice che  gli insaccati sono sicuramente cancerogeni. La carne rossa, invece, lo è probabilmente , specialmente se contiene conservanti o è stata trattata con processi tipo salatura, affumicatura e cotta alla brace.
Messa così sembra una notizia preoccupante, ma dobbiamo chiarire una cosa fondamentale: lo studio dice che  mangiando tutti i giorni 50 grammi di insaccati per tutta la vita  aumentano le possibilità di sviluppare un tumore. Aumento delle possibilità non vuol dire certezza.

Secondo le statistiche, nel mondo ci sono circa 34 mila morti all’anno associabili al consumo eccessivo di insaccati o di carne rossa. Contro il milione di morti causati dalle sigarette e i 600 mila morti causati dall’eccesso di alcol.

Pur sembrando eccessivo, viene automatico chiedersi se diventare vegetariani possa essere una soluzione efficace. Ma essere vegetariani (ossia nutrirsi solo di prodotti di origine vegetale) oppure no è una scelta personale. Dobbiamo però seguire una dieta equilibrata e varia che alterni la carne rossa al pesce, alle verdure e ai legumi e alla carne bianca. La carne rossa contiene vitamine (in particolare la B12, fondamentale per produrre i globuli rossi del sangue), zinco (ci protegge da molte malattie), ferro (evita l’anemia e fa in modo di mantenerci tonici e non continuamente stanchi). Inoltre la carne rossa è molto nutriente ed energetica, dunque deve continuare a restare sulla nostra tavola almeno una volta alla settimana. Senza preoccupazioni.

Vediamo nello specifico a che quantità attenersi secondo il World Cancer Research Fund: non devono essere consumati più di 300 grammi a settimana, senza mai dimenticare le famose cinque porzioni di frutta e verdura per un totale di almeno 400 grammi al giorno. Gli studiosi hanno concluso che il consumo al di sotto dei 500 grammi alla settimana non costituisce un pericolo per la salute.

Conclusione? È ormai certo che un consumo abbondante di carne rossa, soprattutto se lavorata e cotta ad alte temperature, fa salire il rischio di sviluppare molte malattie, in primis il cancro al colon-retto.

Limitate quindi il consumo di proteine animali, specie se avete familiarità con i tumori, e sostituite la carne rossa con pollo oppure con pesce o con proteine vegetali come legumi e soia. Infine, limitate di molto le carni lavorate come i salumi e quelle molto cotte e abbrustolite.

Giulia Ventura

 




CANCRO AL SENO: ECCO LA DIETA CHE NE RIDUCE IL RISCHIO

Redazione

Ogni volta una nuova scoperta grazie agli studi scientifici. Le diete intermittenti, come ad esempio quella fast 5:2 (in cui si mangia e beve senza restrizioni per cinque giorni e si mangiano al massimo 500 calorie per le donne o 600 calorie per gli uomini al giorno negli altri due), possono contribuire a ridurre il rischio di sviluppare alcune malattie tra cui il cancro al seno. A scoprirlo e' stato uno studio internazionale coordinato dalla dietista britannica Michelle Harvie. Dai risultati, riportati dal Daily Mail, e' infatti emerso che gli uomini non si sono evoluti per mangiare sempre. Secondo i ricercatori, i primi uomini mangiavano sporadicamente e l'abitudine dei 3 pasti al giorno e' stata istituita dopo la rivoluzione agricola. La dieta che prevede di mangiare poco per due giorni a settimana riduce i livelli di insulina e leptina, ormoni che possono favorire il cancro al seno. Inoltre, questo regime alimentare aiuterebbe a bruciare i grassi che "intasano" il fegato e a diminuire il rischio di malattie cardiache, ictus, diabete e forse anche demenza. Harvie ha anche specificato che periodi di privazione di cibo danno alle cellule il tempo di auto-ripararsi contro i danni che precedono tipicamente le malattie cardiache o il cancro.