GENZANO OSPEDALE, UN GRIDO "AFONO" D'ALLARME DA 4 ANNI

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 Chiara Rai

Genzano di Roma (RM) – Una struttura d’eccellenza che cammina senza gambe con medici e personale sanitario che fanno miracoli tutti i giorni, registrando ottimi risultati, sia come nascite che come assistenza ostetrica e pediatrica.

Ecco come si presenta l’ospedale di Genzano. Da quattro anni, ufficialmente, il pronto soccorso è chiuso. Eppure le urgenze vengono prese, tutti i giorni, a tutte le ore. E’ una sorta di pronto soccorso pediatrico, ginecologico e ostetrico travestito da “accettazione”.

Arrivano anche bambini in fin di vita, ma trovano spesso e volentieri solo un infermiere e un ausiliario. Il pediatra c’è ma è occupato al reparto. Di turno, in sala operatoria, in visita e non può certo avere il dono dell’ubiquità.

Per le urgenze, pochi minuti di attesa rischiano di essere fatali. Se ci sono emergenze pediatriche gravi, bisogna correre a Roma, altrimenti ci si affida al fato e si aspetta. Se un bambino in fin di vita arriva a Genzano, otto volte su dieci è possibile che non trovi un pediatra libero pronto a visitarlo subito.

Genzano è il fiore all’occhiello in materia di pediatria, ostetricia e ginecologia ma non vi è una organizzazione e razionalizzazione adeguata. Un esempio? Se un bambino deve sottoporsi ad una lastra, l’apparecchio c’è. Il radiologo no. Il bambino, arrivato in urgenza a Genzano, viene sottoposto a lastra e poi inizia il viaggio del referto: da Genzano una email parte per Albano. Da quel momento inizia l’attesa e bisogna armarsi di tanta pazienza perché non c’è una stima di tempo. Bisogna essere fortunati e trovare il radiologo disponibile a dare un’occhiata alla radiografia, bisogna scrivere l’esito e rispedirlo a Genzano. E a Genzano c’è l’attesa del pediatra che appena si libera deve vagliare il tutto e somministrare una eventuale terapia al bambino o comunque deciderne le sorti.

Tanti proclami, mobilitazioni dei sindaci, slogan, proteste, ma nulla di concreto è successo. La Regione finora non ha messo mano alla drammatica situazione della sanità ai Castelli Romani.

Le Asl sono state sempre contenitori politici. Si è fatto e disfatto. Senza farla troppo lunga, c’è bisogno di più personale e che a Genzano si rimetta in piedi il pronto soccorso “amputato”. Ha tutte le carte in regola per funzionare a dovere e tornare nel pieno delle sue funzioni, basterebbero al momento un paio di unità in più, almeno per tamponare la situazione da campo di guerra che si è venuta a creare.

Infine, i bambini soccorsi sono soggetti anche al pagamento di un ticket, che si attesta intorno ai 25 /30 euro, a volte qualcosa in più. Probabilmente perché il pronto soccorso, sulla carta, non c'è. In genere sono esenti dal ticket i bambini con età inferiore ai 14 anni, oltre ad altri casi di esenzioni riportati dal ministero della Salute. Sopportare sia la spesa che l’impresa in un territorio dove la sanità è al collasso diventa un conto troppo alto da pagare per i cittadini che rischiano sulla propria pelle.

Una Ferrari senza benzina non cammina. Perciò, mentre si aspetta l’ospedale dei Castelli (un sogno che non sappiamo quando sarà pronto, forse fra un quinquennio), è urgente dare linfa alle eccellenze. Il calcestruzzo a volte arriva a costare milioni di euro ma la vita delle persone vale di più.   

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CASTELLI ROMANI, OSPEDALE DI GENZANO: IL RICORDO DI UN'ECCELLENZA

A distanza di tempo le persone si sbagliano ancora e si presentano all’ex pronto soccorso di Genzano, soprattutto con bambini perché il nosocomio mantiene tuttora un ottimo servizio di pediatria, ostetricia e ginecologia.

 

Angelo Parca

L'ospedale di Genzano è ormai una struttura fantasma, il pronto soccorso non c’è più all’incirca da due anni, dato il piano di razionalizzazione sanitario che ha convogliato il primo soccorso nella vicina Albano, di fatto congestionato. Prima era conosciuto come il fiore all’occhiello del soccorso pediatrico, oggi i casi pediatrici urgenti prima arrivano ad Albano e poi, nel caso, vengono trasferiti alla vicina Genzano. Dunque, l’ospedale di Genzano si presenta oggi come un corpo unico con Albano nonostante le due strutture distano all’incirca 15 minuti in macchina.  A distanza di tempo le persone si sbagliano ancora e si presentano all’ex pronto soccorso di Genzano, soprattutto con bambini perché il nosocomio mantiene tuttora un ottimo servizio di pediatria, ostetricia e ginecologia. In realtà il nuovissimo reparto di ginecologia, nonostante i numerosi annunci di “prossima apertura” da parte dell’azienda sanitaria, non è ufficialmente aperto perché sono ancora im corso i lavori di ristrutturazione iniziati all’incirca due anni fa. Presentandosi al piano terra dell’ex pronto soccorso la sala triage ha fili elettrici scoperti ben visibili dal vetro esterno della sala d’attesa. Pericolosi solo a guardarli ma in effetti è ben visibile che la manutenzione nel nosocomio scarseggia, nonostante medici, infermieri operatori facciano l’impossibile per tenere in piedi la struttura. La verità è che sono in pochi e se capita di dover fare l’elettrocardiogramma è facile che si corra il rischio di dover andare a cercare le cartucce di carta di ricambio a destra e a manca perché le braccia sono poche e anche le operazioni più semplici diventano complicate. Anche se le urgenze non possono arrivare direttamente a Genzano, gli angeli del nosocomio, i pochi rimasti, non mandano via nessuno. Nei giorni festivi in tutta la struttura è presente un solo pediatra che deve essere presente all’occorrenza se chiamato dall’ex primo soccorso, in neonatologia, in reparto pediatrico, in sala operatoria per i parti cesareo e in sala parto per i parti naturali. Se ad un operatore intento ad operarsi nell’ospedale genzanese si chiede: voi esattamente che funzione avete? La risposta è pressoché questa: “ci diamo da fare, in realtà siamo un operoso ospedale al quale hanno tagliato molti servizi ma che ancora risponde a tante emergenze nonostante non possa”. Di fatti i servizi a Genzano scarseggiano: non c’è radiologia 24 ore su 24, nei giorni feriali è presente solo la mattina mentre la notte il pomeriggio c’è solo il tecnico. Insomma se si arriva, erroneamente, con un arto fratturato a Genzano si deve autonomamente andare ad Albano, ma anche qui, specialmente il sabato e la domenica l’ortopedico è a chiamata. Quindi la partenza per Roma è consigliata, a meno che non ci si fratturi un arto il lunedì e allora l’assistenza sarà migliore. Sulla porta dell’ex pronto soccorso del nosocomio genzanese, rigorosamente chiusa, si invitano le persone a non perdere la pazienza e a non inveire contro gli operatori perché di fatto non essendoci più il pronto soccorso, il personale scarseggia e bisogna pazientemente attendere che qualcuno si liberi e apra la porta per ascoltare i visitatori.

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