Tensioni tra Russia e Gran Bretagna: Putin accusato di aver avvelenato ex spia russa e sua figlia

S’infittisce il giallo sulle morti russe in Gran Bretagna e dei tentati omicidi, mentre il ministro degli Esteri di Londra, Boris Johnson, rompe l’ultima barriera dello scontro ad altissima tensione con Mosca accusando Vladimir Putin in persona d’aver dato – con “estrema probabilità” – l’ordine di avvelenare l’ex spia Serghei Skripal e sua figlia Yulia, ridotti in coma a Salisbury il 4 marzo con un micidiale agente nervino.

Il caso Skripal s’incrocia intanto – seppure senza un legame diretto, avverte Scotland Yard – con quello di Nikolai Glushkov: sodale 69enne dell’oligarca ribelle Boris Berezovski nelle scorribande miliardarie del business russo degli anni ’90, trovato morto lunedì nel suo lussuoso rifugio londinese di Clarence Avenue e sulla cui fine giusto oggi la polizia britannica ha deciso di aprire un fascicolo per omicidio. Dopo aver riscontrato tracce di “compressione sul collo” che questa volta – a differenza di quanto capitato nel 2013 per lo stesso Berezovski, ex eminenza grigia del Cremlino diventata bestia nera di Putin nei primi anni ’90 e deceduto sempre nel Regno Unito – non si ritiene possano essere giustificate come allora con un ‘suicidio’ o un qualche ‘gioco estremo’.

Per il momento, in effetti, i sospetti sulla morte di Glushkov restano confinati genericamente alle sue “frequentazioni” di uomo d’affari pluri-condannato, sul quale del resto pendeva una domanda d’estradizione russa già respinta da Londra. Ma l’associazione col reprobo Berezovski fa suonare un ennesimo campanello d’allarme, al di là del fatto che nella sua vicenda “non c’è alcuna evidenza che sia stato avvelenato”. Evidenza che viceversa c’è eccome per gli Skripal, vittime di un attacco chimico che sta intossicando ogni giorno di più anche le relazioni politico-diplomatiche fra Mosca e Londra. E più in generale fra Mosca e l’occidente.

L’indiscrezione del giorno da Salisbury, sul fronte investigativo, è che l’agente nervino usato contro l’ex spia e sua figlia potrebbe essere arrivato dalla Russia nella valigia di Yulia, in visita al padre da pochi giorni: nascosto forse in polvere fra “i vestiti, i cosmetici o un regalo” (un profumo?). Questo almeno a prestar fede a fonti dell’intelligence di Sua Maestà citate dal Daily Telegraph, le quali peraltro non chiariscono se questa ipotesi, presentata come “una teoria”, si basi già su qualche elemento concreto o sia invece saltata fuori per esclusione, dopo il mancato ritrovamento di tracce di sorta di quella squadra di esecutori “al servizio del Cremlino” che nelle parole del giornale conservatore gli investigatori pare immaginassero di trovare. Sia come sia, la convinzione britannica di una colpevolezza russa ai massimi livelli resta granitica, mentre il leader laburista Jeremy Corbyn appare isolato – fra le critiche del suo stesso partito – nell’invito a “non affrettare il giudizio”.

Raccolta la solidarietà degli alleati Nato (oggi è stata la volta di Paolo Gentiloni, mentre Angela Merkel ed Emmanuel Macron fanno sapere per ora di “valutare reazioni” aggiuntive di Germania e Francia), Theresa May si prepara alla replica di Mosca all’espulsione dei 23 diplomatici russi e alle altre misure annunciate nei giorni scorsi. Il Cremlino però prende tempo, assaporando il momento giusto e controbattendo per ora alla guerra delle parole. In particolare all’indirizzo di Boris Johnson, i cui sospetti su Putin vengono bollati dal portavoce presidenziale Dmitri Peskov come “affermazioni sconcertanti e imperdonabili”, estranee persino al “galateo diplomatico”. Buone maniere perdute a parte, la sfida ha comunque il sapore di una Guerra Fredda sempre più risorgente.

La Nato ammonisce la seconda potenza nucleare del pianeta a non “sottovalutare la risolutezza e l’unità” d’intenti degli alleati occidentali. E nel frattempo le inchieste giudiziarie incrociate di Mosca e Londra si moltiplicano su binari (o forse mondi) paralleli. In attesa di una resa dei conti anche di fronte all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), dove i russi – che insistono a negare ogni coinvolgimento di Stato – aspettano di vedere i campioni della sostanza identificata dai britannici come una specifica tossina dei letali agenti novichok. Concepiti nella vecchia Urss e monopolio ‘loro’, accusa Londra. Riprodotti pure negli Usa e in Gran Bretagna, rimbecca Mosca.




Gran Bretagna, "Napoletani? Siciliani? O altro?": arrivano le scuse sui moduli scolastici discriminatori

di Paolino Canzoneri
 
U.K. – La nostra rappresentanza diplomatica e nello specifico l'ambasciatore Pasquale Terracciano ha inviato una nota al Foreign Office in cui solleva perplessità evidenti circa la discutibile nota scritta nei moduli d'iscrizione online approvati dal Dipartimento dell'educazione del governo del Galles e di Bradford inviata ad un certo numero di scuole scozzesi dove risulta espressamente richiesto ai genitori di evidenziare etnia e prima lingua del figlio. Una sorta di marcatura, una clamorosa precisazione che mette in evidenza quanto certe scelte apparentemente burocatiche covino al suo interno precisi punti di vista razzisti. Informazioni richieste per cosa? Magari per creare una precisa selezione a cui riservare un trattamento differrente rispetto gli autoctoni del luogo? Le sigle adottate sono quattro: ITA cioè italiano; ITAA "Italian any other" cioè il resto degli italiani, per arrivare poi a ITAN "Italian Napoletan" italiano di origine napoletana e per concludere ITAS "Italian Sicilian" cioè italiano di origini siciliane. "Pensavo fosse uno scherzo  di quelle bufale che si trovano su Internet, ma poi per capire meglio ho chiamato la persona, una mia cara amica, e lei mi ha confermato tutto. La signora mi ha detto che doveva iscrivere la sua bambina al primo anno di quella che in Italia è la prima media. Qui ormai si fa tutto online. Al momento di descrivere la nazionalità, sul modulo ha però trovato alcune opzioni che fino a poco tempo fa non c’erano” dice Michele La Motta, un ragazzo venticinquenne italiano residente a Cambridge. Che gli inglesi fautori di questa iniziativa avessero dato ulteriore prova di "sana e robusta imbecillità" sembra palese ma quanto accaduto dovrebbe fare riflettere su come sia evidente oggi una certa ignoranza e mancanza di cultura e come sia facile commettere strafalcioni simili nonostante sia risaputo di quanto gli italiani nel Regno Unito siano da sempre trattati bene. Si dovrebbe suggerire nelle orecchie di chi ha coniato questa "genialata" che l'Italia è un paese unito dal 17 marzo 1861 e che certi intenti sembrino proprio fuori contesto storico e fermi all'ottocento. Ovviamente l'indignazione dei nostri connazionali del distretto ha preteso la rimozione immediata di questo "marchio" anche se l'ambasciatore Terraciano escludendo che si tratti di esclusione dolosa e precisa, ritiene comunque che alla luce delle recenti scelte sembri più saggio evitare di introdurre una distinzione sociale che non andrebbe che ad aggravare certe uscite già poco felici del Regno Unito. Da Londra pronte le scuse ufficiali e questo incidente dipomatico sembra volgere al termine in fretta con la cancellazione dai moduli della marcatura specifica legata alle etnie e che apparentemente non intendevano passare per discriminatorie ma quale elemento ulteriore di accertamento di qualche ulteriore difficoltà linguistica per i bambini da inserire nel sistema inglese e gallese ma resta il fatto che messa cosi è una discriminazione offensiva per i meridionali. 



IMMIGRATI: IN GRAN BRETAGNA PRONTI A SCHIERARE LE TRUPPE DI SUA MAESTA' A CALAIS

di Angelo Barraco

Londra – L’esodo di immigrati che vogliono attraversare l’Eurotunnel per raggiungere il Regno Unito è incontenibile e Parigi non riesce a fermarli. In Gran Bretagna molti politici e vertici della polizia stanno pensando di inviare le truppe di sua maestà a Calais per bloccare l’esodo che in migliaia tentano disperatamente di attraversare l’Eurotunnel e raggiungere il Regno Unito. Il capo della polizia del Surrey, Kevin Hurley, ha suggerito invece l’invio di 700 Gurkha, ovvero soldati nepalesi del secondo battaglione di stanza nel Kent. La pensa allo stesso modo anche il leader dell’erufobico Ukip Nigel Farage, ma non solo poiché i parlamentari conservatori come Andrew Percy che sostiene “a Calais la situazione sia fuori controllo e gli attuali accordi non stanno funzionando perche' i francesi nono sono in grado di porre un freno alla violazione delle nostre frontiere. E' giunta l'ora di prendere in considerazione opzioni piu' radicali, incluso l'uso dell'esercito. Il popolo britannico si aspetta che le nostre frontiere siano sicure ed il governo deve fare qualsiasi cosa per riuscirci”. David Cameron è preoccupato dell’evolversi degli eventi ma non si è espresso contro Parigi in modo critico.
 
L’ultimo assalto alla frontiera. La notte scorsa un gruppo di 1.500 migranti ha cercato di attraversare l’Eurotunnel Francese con il tentativo di giungere nel Regno Unito da Calais. Le fonti parlano di un vero e proprio assalto e un migrante ha perso la vita, il primo ministro britannico David Cameron, in seguito all’accaduto ha rassicurato il paese: “Faremo tutto il possibile per migliorare la situazione”. Le autorità riferiscono che tale tentativo di intrusione è stato il più importante dell’ultimo mese e mezzo. I migranti avrebbero tentato di superare le barriere di sicurezza nel corso della notte ma la sicurezza li ha intercettati.

Le ultime settimane. Nelle ultime settimane l’Eurotunnel ha subito la pressione dei migranti irregolari e la società che gestisce ciò ha lamentato l’assenza di risorse per permettere le intrusioni. Visto che il flusso migratorio è aumentato in Francia a seguito della crisi del Mediterraneo e visti i tentativi dei migranti di raggiungere l’Inghilterra; Francia e Inghilterra hanno concordato in data 2 luglio scorso misure preventive e di controllo nel porto di Calais e nell’Eurotunnel. Ma al soggetto che è morto si sono venuti a create diversi disagi alla circolazione, un portavoce ha parlato della collaborazione tra le rispettive autorità ma ha ribadito: “è un problema che il governo deve assolutamente risolvere. Abbiamo bisogno che venga fermato il flusso dei migranti da Calais, ma sembra troppo consistente perché possano gestirlo”. Intanto le autorità britanniche hanno avvisato i viaggiatori che per il momento devono modificare e/o posticipare i loro viaggi per evitare nuovi disagi come quello verificatosi, in particolare a quello dell’incursione poiché vi sono migliaia di immigrati accampati a Calais, sul lato francese del canale e non si esclude e possa ripresentarsi un disagio come quello della scorsa notte. Intanto David Cameron –premier britannico- ha definito “molto preoccupante” questo assalto e ha aggiunto “Stiamo lavorando a stretto contatto con le autorita' francesi”. Ma questo non è l’unico grande assalto di migranti poiché nella notte tra lunedì e martedì un gruppo ci 2.000 migranti hanno tentato di attraversare la galleria tra mezzanotte e le sei del mattino. Tale episodio ha provocato ritardi e ha messo in azione 200 addetti dell’Eurotunnel. In quell’occasione 200 di loro furono arrestati e 15 si ferirono. Theresa May, ha convocato una riunione d'urgenza del comitato di emergenza Cobra, costituito dai ministri e responsabili della sicurezza, per affrontare la questione. Quanto dovrà durare questa situazione?



ALLARME MUTILAZIONI GENITALI: 50 RAGAZZINE IN VIAGGIO DALLA GRAN BRETAGNA VERSO SOMALIA

Le mutilazioni genitali femminili (MGF) vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 e 14 anni di età. Tuttavia, in alcuni paesi vengono operate bambine con meno di un anno di vita, come accade nel 44%dei casi in Eritrea e nel 29% dei casi nel Mali, o persino neonate di pochi giorni (Yemen).

di Cinzia Marchegiani

Scotland Yard ha aperto un'indagine sulla partenza dalla Gran Bretagna di "almeno 50 ragazze" di origine somala tra 11 e 17 anni, che si teme siano state portate in Somalia per subire mutilazioni genitali. Il caso, è stato denunciato da Lady Tonge, esponente alla Camera dei Lord. Reduce con la deputata laburista Holly Lynch da una conferenza ad Addis Abeba, la baronessa ha detto di averle viste in aeroporto, in transito dalla capitale etiopica verso Mogadiscio: "erano con le madri e una torma di nonne".

Mutilazioni praticata a bambine e ragazze. Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono un fenomeno vasto e complesso,che include pratiche tradizionali che vanno dall'incisione all'asportazione, parziale o totale, dei genitali femminili esterni. Bambine, ragazze e donne che le subiscono devono fare i conti con rischi gravi e irreversibili per la loro salute, oltre a pesanti conseguenze psicologiche. Si stima che in nel mondo il numero di donne che convivono con una mutilazione genitale siano circa 125 milioni. Dati gli attuali trend demografici, lo Sportello dei Diritti estrapola dei dati: “ogni anno circa tre milioni di bambine sotto i 15 anni si aggiungano a queste statistiche. Gran parte delle ragazze e delle donne che subiscono queste pratiche si trovano in 29 Paesi africani, mentre una quota decisamente minore vive in paesi a predominanza islamica dell'Asia. In alcuni Stati del Corno d'Africa (Gibuti, Somalia, Eritrea) ma anche in Egitto e Guinea l'incidenza del fenomeno rimane altissima, toccando il 90% della popolazione femminile. In molti altri, invece, le mutilazioni riguardano una minoranza – fino ad arrivare a quote dell'1-4% in paesi come Ghana, Togo, Zambia, Uganda, Camerun e Niger”.

Una pratica da condannare senza mezzi termini. L'UNICEF considera le mutilazioni genitali femminili, in qualunque forma, una palese violazione dei diritti della donna. Le MGF sono discriminatorie e violano il diritto delle bambine alla salute, alle pari opportunità, a essere tutelate da violenze, abusi, torture o trattamenti inumani, come prevedono tutti i principali strumenti del diritto internazionale. Le ragazze che le subiscono sono private anche della capacità di decidere sulla propria salute riproduttiva.

Oltre che umilianti, le mutilazioni genitali sono estremamente dolorose e scoccanti. Le bambine che vi sono sottoposte possono morire per cause che vanno dallo shock emorragico (le perdite ematiche sono cospicue) a quello neurogenico (provocato dal dolore e dal trauma), all'infezione generalizzata (sepsi). Per tutte, l'evento è un grave trauma: molte bambine entrano in uno stato di shock a causa dell'intenso dolore e del pianto irrefrenabile che segue.

Conseguenze alle pratiche MGF sono disastrose e pericolose per la salute. Le conseguenze di lungo periodo sono la formazione di ascessi, calcoli e cisti, la crescita abnorme del tessuto cicatriziale, infezioni e ostruzioni croniche del tratto urinario e della pelvi, forti dolori nelle mestruazioni e nei rapporti sessuali, maggiore vulnerabilità all'infezione da HIV/AIDS, epatite e altre malattie veicolate dal sangue, infertilità, incontinenza, maggiore rischio di mortalità materna per travaglio chiuso o emorragia al momento del parto.

Le MGF vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 e 14 anni di età. Tuttavia, in alcuni paesi vengono operate bambine con meno di un anno di vita, come accade nel 44%dei casi in Eritrea e nel 29% dei casi nel Mali, o persino neonate di pochi giorni (Yemen).
Ad eseguire le mutilazioni sono essenzialmente donne: levatrici tradizionali o vere e proprie ostetriche.

Le MGF sono spesso considerate un servizio di elevato valore, da remunerare lautamente: lo status sociale e il reddito di chi le compie è direttamente connesso all'esito di questi interventi.
Pratiche illegali anche in Europa, Australia, Canada e Stati Uniti. Si registrano casi di MGF anche in Europa, Australia, Canada e negli Stati Uniti, soprattutto fra gli immigrati provenienti dall'Africa e dall'Asia sud-occidentale: si tratta di episodi che avvengono nella più totale illegalità, e che quindi sono difficili da censire statisticamente.

Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” informa che in Italia, contro le pratiche di mutilazione genitale femminile è attivo il Numero Verde Gratuito 800 300 558 del Dipartimento per le Pari Opportunità. Il Presidente D’Agata in merito alla situazione numerica in Italia riguardo questa pratica, fa riferimento all'Istituto Piepoli, leader nel campo delle ricerche di marketing e di opinione, che tramite un analisi completa mette a disposizione reali statistiche, permettendo di comprendere cosa sta accadendo. Il quadro è il seguente:
Numero degli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia: i dati ufficiali risalgono al 2008 e ci parlano di 3.400.000 individui; oggi, a livello di metà del 2009 e considerando anche gli irregolari si può dire che gli stranieri soggiornanti in Italia siano complessivamente almeno circa 4 milioni. I provenienti dai paesi africani sono circa 1 milione, di cui circa 350 mila donne. Tenuto conto delle informazioni di contesto raccolte si è deciso di assumere come target per la costruzione della stime le donne regolarmente presenti in Italia e provenienti dai 26 Paesi africani in cui le MGF costituiscono una pratica culturale e tribale diffusa.
Nei prossimi anni si stimano 1000 vittime potenziali. Le donne provenienti dai paesi africani che abbiamo definito a “tradizione escissoria” sono circa 110 mila. Le donne di età inferiore ai 17 anni, potenziali vittime attuali o future del fenomeno sono circa 4.600. Considerando le circa 4.600 bambine e giovani di meno di 17 anni provenienti dai Paesi che abbiamo indicato come target di riferimento, le vittime potenziali di questa pratica oggi sono circa il 22%: il che significa che le possibili vittime nei prossimi anni di questa pratica tra le bambine e giovani africane residenti in Italia sono circa 1.000.