Guerra, Kiev non riceverà i caccia dagli Usa. L’Italia pronta a inviare difesa antiaerea

Nel 341esimo giorno di guerra in Ucraina è ancora la partita delle armi ad alzare la tensione sul conflitto.Gli Stati Uniti non invieranno i caccia F16 all’Ucraina.Lo ha detto Joe Biden ai giornalisti al seguito. “No”, ha risposto il presidente americano a chi gli chiedevase fosse favorevole all’invio di jet alle forze di Kiev che li stanno chiedendo in maniera sempre piu’ insistente in questi giorni. Joe Biden ha annunciato poi un suo prossimo viaggio in Polonia senza specificare se andrà in occasione dell’anniversario della guerra in Ucraina.E dopo i tank, ad aprire uno spiraglio sui caccia invocati da Kiev è stato invece il presidente francese Emmanuel Macron: “Nulla è escluso in linea di principio”, ha detto il capo dell’Eliseo, dando speranza alle nuove richieste del governo ucraino, che oltre ai jet vuole altri missili e anche sommergibili tedeschi, secondo il viceministro degli Esteri Andriy Melnyk. Sull’invio di F16 il premier polacco Mateusz Morawiecki ha precisato che una decisione sarà presa solamente in “pieno coordinamento” con la Nato, ma per Berlino non se ne parla, almeno per ora: “È il momento sbagliato” per discuterne, ha detto la portavoce del governo tedesco Christiane Hoffmann, ribadendo le parole del cancelliere Scholz per cui in ogni caso “in gioco non ci sono” aerei da combattimento. Il presidente francese ha invece sottolineato che ci sono dei “criteri” da rispettare prima di ogni decisione: una “richiesta formulata” ufficialmente dall’Ucraina, che “non vi sia un’escalation”, che “non si tocchi il suolo russo” ed infine che “non si arrivi ad indebolire la capacità dell’esercito francese”.

Dall’Italia invece si fa sempre più concreta la fornitura a Kiev dei sistemi di difesa antiaerea Samp/T: “E’ probabile che verranno inviati”, ha affermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, sottolineando che prima di qualsiasi mossa “verrà informato il Parlamento dal ministro della Difesa Crosetto”. Un sostegno, quello italiano, che si concretizzerà proprio con il contributo della Francia, mentre da Parigi è arrivata la conferma di un accordo con Roma per la fabbricazione di altri 700 missili antiaerei Aster. Non per mandarli a Kiev, viene assicurato da fonti italiane, bensì per “aggiornare le difese aeree dei due Paesi”. Le parole di Macron comunque dimostrano che tra i partner occidentali il dibattito sui caccia all’Ucraina è aperto, dopo che finora c’erano state solo porte chiuse per Kiev in una questione ancor più spinosa di quella dei tank, che già hanno provocato le ire di Mosca e dei suoi alleati. Ad entrare a gamba tesa nella discussioneè stata la Cina, che dopo aver chiesto alla Nato di mettere da parte la sua “mentalità da Guerra Fredda”, ha attaccato gli Stati Uniti: “Dovrebbero smettere di inviare armi e raccogliere i frutti della guerra”, ha ammonito la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning.




Ucraina, Kiev: “In vagoni frigo migliaia di corpi dei soldati russi. Abbandonati durante la ritirata”

Le forze russe hanno ripreso l’assalto all’acciaieria Azovstal, dove centinaia di combattenti continuano a resistere, e parlano di 34 attacchi aerei nelle ultime 24 ore. Secondo Kiev un centinaio di civili sono ancora nello stabilimento.

A Izyum scoperti i corpi di 44 civili sotto le macerie di un edificio di cinque piani distrutto dai russi. L’Oms ha verificato 200 attacchi a strutture sanitarie in Ucraina dall’inizio della guerra.

Intanto decine di cadaveri di soldati russi sono stati abbandonati senza sepoltura quando le truppe di Mosca si sono ritirate dalla regioni di Kiev e Kharkiv. Al Jazeera scopre numerosi corpi, ammassati in un vagone refrigerato di un treno nella regione di Kiev. Il capo dell’amministrazione militare di Kharkiv parla di cadaveri trovati “per le strade, nelle case”. “Non sono stati nemmeno sepolti, li hanno lasciati nelle discariche. Quando si ritirano, non prendono i corpi dei loro soldati”, ha spiegato. Un militare ucraino dice che i suoi compatrioti “hanno trattato i morti dei nemici meglio di come loro hanno trattato i civili”. 




La Russia ritira le truppe da Kiev. Zelensky pronto ad accettare lo status di neutralità dell’Ucraina come parte di un accordo di pace

Alla vigilia dei nuovi colloqui tra Kiev e Mosca, in programma domani e dopodomani in Turchia, il presidente Volodymyr Zelensky afferma di essere pronto ad accettare lo status di neutralità dell’Ucraina come parte di un accordo di pace con la Russia.

“Lo status neutrale e non nucleare del nostro Stato: siamo pronti ad accettarlo”.

Era la prima richiesta di Mosca “e per quanto ricordo hanno iniziato la guerra per questo”, dice il presidente ucraino in un’intervista con dei giornalisti indipendenti russi. Qualsiasi accordo dovrà essere sottoposto al popolo ucraino in un referendum, ha ribadito Zelensky sottolineando ancora una volta di voler raggiungere “senza alcun indugio” un accordo di pace per “il ripristino di una vita normale” nel suo Paese. “La sovranità e l’integrità territoriale sono fuori dubbio”, ha però ricordato il presidente dell Ucraina affermando che “le questioni del Donbass e della Crimea devono essere discusse e risolte” nei colloqui di pace.

    Nella bufera dopo aver definito il presidente russo Vladimir Putin “un macellaio” che “non può restare al potere, Joe Biden specifica che “no”, le sue parole non facevano riferimento alla richiesta di un cambio di regime in Russia. La caduta di Putin “non è l’obiettivo della Nato e neppure del presidente americano”, gli era venuto poco prima in soccorso il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Nel frattempo, però, la Germania sta valutando l’acquisto di un sistema di difesa antimissile per proteggersi da un potenziale attacco russo, ha annunciato Scholz. “E’ certamente uno dei problemi di cui stiamo discutendo, e per una buona ragione – ha detto il cancelliere tedesco -. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che abbiamo un vicino pronto a usare la violenza per far valere i propri interessi”.

    Dal campo arriva intanto la notizia che la Russia ha ritirato le truppe che circondavano Kiev dopo aver subito perdite significative, secondo l’ultimo rapporto operativo dell’esercito ucraino. Lasciata anche la cittadina di Slavutych, abitata in gran parte dai lavoratori della centrale nucleare di Chernobyl.

    I cittadini erano scesi in piazza contro gli occupanti, dopo il breve arresto del sindaco Yuri Fomichev. E la vice primo ministro ucraina Iryna Vereshchuk è tornata ad accusare la Russia di atti “irresponsabili” intorno a Chernobyl, esortando l’Onu a inviare una missione per valutare i rischi di contaminazioni radioattive. Le forze russe continuano a militarizzare la zona di alienazione della centrale nucleare e “ciò comporta un serio rischio di danneggiare le strutture di isolamento: questo porterebbero all’ingresso nell’atmosfera di polvere radioattiva che contaminerebbe non solo l’Ucraina ma anche altri paesi europei”, ha avvertito la Vereschuk.

    Nessun ritiro russo invece da Mariupol, la città sotto assedio. Zelensky lo ha definito una “catastrofe umanitaria”, affermando che le forze russe hanno portato via dalla città oltre 2.000 bambini. “La loro posizione esatta è sconosciuta.

    Possono essere lì con o senza genitori: è spaventoso, li tengono come merce di scambio”, ha aggiunto il presidente ucraino. “Le forze armate russe stanno trasformando la città di Mariupol in polvere”, è l’allarme lanciato dal ministero degli Esteri di Kiev. Il ministro francese Jean-Yves Le Drian ha fatto appello a un’azione immediata in soccorso di questa “nuova Aleppo”.

    Alla cerimonia degli Oscar un minuto di silenzio per l’Ucraina. Non c’è stato l’atteso intervento di Zelensky. E il poco spazio dedicato da Hollywood alla guerra è stato criticato sui social. Uno dei pochi a rompere il ‘tabù’ è stato Francis Ford Coppola, che sul palco si è lasciato andare in un “viva l’Ucraina”, incassando un applauso. Molte comunque le star che hanno sfoggiato i colori del Paese occupato, indossando sul red carpet pochette, spille e anelli gialloblù. 




Ucraina, Kiev sotto i bombardamenti dell’artiglieria: truppe russe vicine la capitale

Colpito un ospedale oncologico, nuove sanzioni agli oligarchi

Potenti bombardamenti si sono registrati nella notte nei sobborghi di Kiev, dove lungamente hanno suonato le sirene che hanno anche squarciato la notte a Leopoli, Cherasky, Kharkiv e in altre città dell’Ucraina.

A Leopoli, la città nell’ovest finora considerata relativamente sicura, l’allarme è durato due ore: mai così tanto dall’inizio della guerra.

La città era stata svegliata dalle sirene attorno alle 5.30

Delle esplosioni sono state sentite nella prima mattinata nelle città di Nikolaev (nel sud), Dnipro e Kropyvnytskyi (nel centro del Paese). Lo riporta Bbc Ucraina citando le autorità locali. I cadaveri di cinque persone, tra cui due bambini, sono stati recuperati dai soccorritori dei Servizi di emergenza tra le macerie di un edificio residenziale nel villaggio ucraino di Slobozhanske, poco fuori Kharkiv in seguito ai bombardamenti russi sulla città. Lo riferisce il Guardian. Gli operatori hanno sottoposto a controlli 40 siti nell’area per ripulire la zona dagli ordigni inesplosi.

L’avvicinamento delle forze russe alla capitale dell’Ucraina è testimoniato anche da alcune immagini satellitari che hanno mostrato perfino l’uso di artiglieria pesante. Le autorità ucraine accusano la Russia di raid a Mykolaiv, dove sono stati danneggiati un ospedale per la cura di malati oncologici e alcuni edifici residenziali, anche se nessuno tra le centinaia di pazienti presenti nel nosocomio è rimasto ucciso nell’attacco.

La mappa della guerra in Ucraina

Gli Stati Uniti – afferma il ministro dell’Energia americano, Jennifer Granholm – restano “preoccupati dalle sconsiderate azioni della Russia e dalle violazioni dei principi di sicurezza nucleare” sottolineando che il fatto che Mosca stia violando i principi di sicurezza “è inaccettabile e gli attacchi che mettono a rischio la sicurezza in Ucraina e al di là devono fermarsi”. Ulteriore tensione è creata dal reclutamento di una nuova brigata di mercenari messa in atto dalla Russia sui social media.

Intanto il Jerusalem Post rivela che il premier israeliano Naftali Bennett avrebbe raccomandato a Volodymyr Zelesnky di accettare l’offerta di Vladimir Putin di arrendersi per metter fine alla guerra. Il presidente ucraino, che avrebbe però rifiutato in quanto la proposta includeva molti sacrifici per il suo popolo, è tornato successivamente a rimarcare su Facebook che “le azioni degli invasori russi saranno equiparate a quelle dei terroristi dello Stato Islamico”.

    Proseguono anche le sanzioni contro gli oligarchi russi: congelati gli investimenti in hedge fund americani di Roman Abramovich, dopo le misure che lo hanno colpito. Il Dipartimento di Stato Usa ha annunciato anche ulteriori misure contro i membri del consiglio di amministrazione di Novikombank e ABR Management. Nel mirino sono finiti Yuri Kovalchuk, Kirill Kovaluch, Dmitri Lebedev e Vladimir Knyagin di ABR Management. I quattro componenti del cda di Novikombank colpito sono la presidente Elena Georgieva, German Belous, Andrey Sapelin e Dmitri Vavulin. Bloccata a Trieste l’imbaracazione “Sy A” del valore di circa 530 milioni di euro riconducibile all’oligarca russo Andrey Igorevich Melichenko.

    Il conflitto in Ucraina ha sempre maggiori risvolti economici. Gli Stati Uniti hanno infatti vietato le importazioni di bevande alcoliche, pesce e diamanti dalla Russia. Mettendo di fatto il divieto a vodka russa e caviale. “Il mondo libero si è unito contro Putin”, ha sottolineato Biden, annunciando le nuove misure contro la Russia. Gli Usa hanno revocato alla Russia lo clausola di nazione più favorita, mettendo fine a rapporti commerciali normali e aprendo a dazi pesanti sui prodotti.

    “Adotteremo un quarto pacchetto di sanzioni”, ha annunciato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.
    Sulla crisi è nuovamente intervenuto anche il presidente del Consiglio Mario Draghi. “Putin non vuole la pace – ha detto – il suo piano sembra essere un altro. Io mi auguro che al più presto si arrivi ad uno spiraglio e noi faremo di tutto affinché Ucraina e Russia arrivino a parlarsi, purché sia preservata la dignità dell’Ucraina”. Sempre in campo economico, il cancelliere tedesco Scholz ha detto che l’Europa “non fermerà le importazioni nel campo dell’energia, ma usciremo da questa dipendenza”.

   Per Berlino, “è una decisione consapevole, giustificata e comprensibile” e c’è “unità” sulle sanzioni alla Russia tra i leader europei. “L’Europa non può prendere le stesse misure” di Usa e Canada, ha sottolineato Scholz, aggiungendo che l’Ue intende continuare “a spingere su sanzioni che hanno un impatto diretto sulle opportunità di sviluppo economico della Russia, incluse quelle finanziarie”. 




Negoziati Kiev-Mosca: Ucraina chiede il “cessate il fuoco immediato”

Grande attesa oggi nella città bielorussa di Gomel per l’ avvio dei colloqui tra i rappresentanti di Kiev e Mosca.

Minsk twitta una foto della sede, al confine Ucraina-Bielorussia, nell’ area del fiume Pripyat, dove a mezzogiorno ora locale dovrebbero partire gli incontri.

“La delegazione russa è pronta a negoziare con l’ Ucraina tutto il tempo necessario per raggiungere un accordo”, ha affermato il capo negoziatore russo, Vladimir Medinsky, citato da Interfax. “La delegazione ucraina è arrivata nell’area del confine ucraino-bielorusso per partecipare ai negoziati”.

Ma l’Ucraina chiede il “cessate il fuoco immediato” e il ritiro delle truppe russe. “Le prossime 24 ore saranno cruciali per l’Ucraina”, ha detto il presidente ucraino Zelensky in una conversazione telefonica con il premier britannico Johnson. Ed ha aggiunto di avere avuto anche una conversazione telefonica con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Zelensky ha esortato i soldati russi a deporre le armi.




Kiev, caso del giornalista trovato morto. Una messa in scena dei servizi ucraini

Il giornalista russo Arkady Babchenko è vivo. Ad annunciarlo è lui: “chiedo scusa a tutti, e a mia moglie, per l’inferno che ha dovuto sostenere ma non c’era alternativa: ringrazio i servizi ucraini per avermi salvato la vita” ha detto Babchenko in conferenza stampa che continua aggiungendo come “l’operazione speciale è stata preparata per due mesi, io sono stato messo al corrente un mese fa. Hanno lavorato come matti. Il risultato di questo lavoro si è trasformato in un’operazione che ha portato alla cattura di un uomo.

Babchenko è apparso in un’intervista con il capo dei servizi di sicurezza ucraini a Kiev il quale spiega che l’assassinio è stato solamente una messa in scena.

La notizia apparsa ieri

Ancora un altro giornalista russo, critico del presidente Putin,fosse finito ucciso in un omicidio ancora tutto da chiarire. Arkady Babchenko, reporter e scrittore a Kiev dopo l’esilio causato dalle costanti minacce per le sue posizioni aspre nei confronti delle operazioni del Cremlino in Siria e Ucraina.
Secondo la ricostruzione resa dal vice commissario di polizia ucraina Vyacheslav Abroskin, il giornalista sarebbe sarebbe stato ucciso da tre colpi di pistola inferti da un uomo, che secondo varie testimonianze oculari, ha tra i 40 e 45 anni con una barba grigia. Babchenko stava rientrando nel suo appartamento mentre la moglie era in bagno al momento dell’attacco, per ritrovarlo solo in seguito disteso a terra morente.

Nato nel 1977, Arkady aveva servito come militare la Russia nei due conflitti in Cecenia nel 1994-96 e 1999.2009, quando decise di dedicarsi al giornalismo agli albori del nuovo millennio. La sua attività di collaborazione come corrispondente di guerra per Moskovsky Komsomolets e Zabytyi Polk, si accompagnava alle pubblicazioni su Novaya Gazeta e alla stesura di vari libri. Suo il romanzo dal titolo “La guerra di un soldato in Cecenia” edito Mondadori che ha raggiunto anche il pubblico italiano.

Si pensa che la mano omicida appartenga ai servizi russi, dato che Babchenko era apertamente avverso alla destabilizzazione dell’Ucraina perpetrata dalla Russia come egli stesso testimoniava attraverso dei reportage. La decisione di lasciare la Russia matura dopo una campagna di odio mossa nei suoi riguardi dopo che il giornalista aveva espresso su Facebook la sua indifferenza alla morte dell’intero coro Alexandrov Ensemble a seguito dell’incidente aereo del natale 2016. “qui non mi sento più sicuro” aveva dichiarato il giornalista annoverando tutte le minacce che aveva dovuto subire tra cui quelle dell’ultranazionalista Vitaly Milonov e del senatore Frants Klintsevich.
Babchenko perciò decise di raggiungere Praga e poi Kiev dove lavorava per la televisione ATR.

I dubbi circa un uccisione politica nascono anche ricollegandosi allo scorso marzo 2017 quando un ex deputato comunista contro le ingerenze in Ucraina veniva freddato nello stesso modus operandi e anche rileggendo un articolo del network Tsargrad guidato dall’ideologo di Putin, Alexander Dugin, dove il giornalista era posizionato decimo nella lista dei 100 russofobi più pericolosi.
Il Comitato Investigativo russo promette di aprire un’inchiesta e di non lasciar cadere nell’oblio “questi crimini crudeli contro i nostri cittadini”.

Il giallo viene risolto oggi pomeriggio alle 17, svelando una trama dei servizi ucraini per “salvare la vita” del giornalista.

Gianpaolo Plini




Kiev, giornalista critico su Putin trovato morto: è giallo

Ancora un altro giornalista russo, critico del presidente Putin, finisce ucciso in un omicidio ancora tutto da chiarire. Arkady Babchenko, reporter e scrittore a Kiev dopo l’esilio causato dalle costanti minacce per le sue posizioni aspre nei confronti delle operazioni del Cremlino in Siria e Ucraina.
Secondo la ricostruzione resa dal vice comissario di polizia ucraina Vyacheslav Abroskin, il giornalista sarebbe sarebbe stato ucciso da tre colpi di pistola inferti da un uomo, che secondo varie testimonianze oculari, ha tra i 40 e 45 anni con una barba grigia. Babchenko stava rientrando nel suo appartamento mentre la moglie era in bagno al momento dell’attacco, per ritrovarlo solo in seguito disteso a terra morente.

Nato nel 1977, Arkady aveva servito come militare la Russia nei due conflitti in Cecenia nel 1994-96 e 1999.2009, quando decise di dedicarsi al giornalismo agli albori del nuovo millennio. La sua attività di collaborazione come corrispondente di guerra per Moskovsky Komsomolets e Zabytyi Polk, si accompagnava alle pubblicazioni su Novaya Gazeta e alla stesura di vari libri. Suo il romanzo dal titolo “La guerra di un soldato in Cecenia” edito Mondadori che ha raggiunto anche il pubblico italiano.

Si pensa che la mano omicida appartenga ai servizi russi, dato che Babchenko era apertamente avverso alla destabilizzazione dell’Ucraina perpetrata dalla Russia come egli stesso testimoniava attraverso dei reportage. La decisione di lasciare la Russia matura dopo una campagna di odio mossa nei suoi riguardi dopo che il giornalista aveva espresso su Facebook la sua indifferenza alla morte dell’intero coro Alexandrov Ensemble a seguito dell’incidente aereo del natale 2016. “qui non mi sento più sicuro” aveva dichiarato il giornalista annoverando tutte le minacce che aveva dovuto subire tra cui quelle dell’ultranazionalista Vitaly Milonov e del senatore Frants Klintsevich.
Babchenko perciò decise di raggiungere Praga e poi Kiev dove lavorava per la televisione ATR.

I dubbi circa un uccisione politica nascono anche ricollegandosi allo scorso marzo 2017 quando un ex deputato comunista contro le ingerenze in Ucraina veniva freddato nello stesso modus operandi e anche rileggendo un articolo del network Tsargrad guidato dall’ideologo di Putin, Alexander Dugin, dove il giornalista era posizionato decimo nella lista dei 100 russofobi più pericolosi.
Il Comitato Investigativo russo promette di aprire un’inchiesta e di non lasciar cadere nell’oblio “questi crimini crudeli contro i nostri cittadini”.

Gianpaolo Plini




UCRAINA: ACCORDO PER ZONA SMILITARIZZATA NELL’EST

di Maurizio Costa

MINSK – Il periodo di crisi in Ucraina sembra volgere verso una pace: è stato stipulato un accordo, siglato a Minsk dai gruppi dell’Osce e dai corrispondenti di Mosca, di Kiev e dei separatisti, che prevede un cessate il fuoco e un arretramento delle truppe ucraine e filorusse di 15 chilometri ciascuna, in modo da creare una zona smilitarizzata lunga 30 chilometri.

L’accordo, siglato dalle parti, prevede anche il divieto di usare armi pesanti e di sorvolare con aerei o droni la zona cuscinetto. Il mantenimento del patto verrà controllato dall’Osce, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.

La pace arriva dopo giorni di combattimenti che hanno causato molti feriti, soprattutto tra i civili. La situazione è comunque ancora tesa: non si sa nulla sul futuro della Crimea e delle Repubbliche Autoproclamate di Donetsk e Lugansk. Queste Repubbliche, infatti, sono un punto scottante di tutta la vicenda. In realtà fanno ancora parte dell’Ucraina, ma nei fatti, sono controllate dai filorussi che non vogliono avere più niente a che fare con Kiev. Il governo nazionale vorrebbe indire delle elezioni nell’est del Paese, mentre Donetsk e Lugansk si oppongono. Il Primo Ministro ucraino Yatseniuk ha affermato che nessuno può autoproclamarsi repubblica indipendente e che non accetterà queste forme di governo.

L’accordo di Minsk, però, consiglia all’Ucraina di concedere lo status speciale a Donetsk e Lugansk e a permettere che i cittadini delle due repubbliche possano eleggere i propri capi di governo. Inoltre, le due autoproclamate repubbliche avrebbero permessi speciali per stipulare accordi con il governo ucraino o con uno Stato estero.

Ieri il Presidente dell’Ucraina, Petro Poroshenko, si è incontrato con Obama e ha siglato un accordo per ricevere dagli Usa un miliardo di euro per affrontare la crisi nell’est. 




PUTIN E POROSHENKO: DIALOGO DI PACE VERSO ACCORDO TRA KIEV E RIBELLI

Redazione

Ucraina – Un tavolo di pace che continuerà finché non si sarà placato il conflitto? Così dovrebbe essere. Il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Petro Poroshenko hanno raggiunto un accordo per un gruppo di contatto sulla crisi. Lo ha detto il leader del Cremlino dopo il colloquio con il suo collega di Kiev. I due presidenti si sono detti d'accordo sulla "necessità di un dialogo". "Faremo tutto il possibile per progressi di pace", ha aggiunto Putin. Daremo il nostro "sostegno per il raggiungimento di un accordo tra Kiev e i ribelli".

E' durato oltre due ore il primo vero faccia a faccia a Minsk, dopo il breve incontro che i due leader avevano avuto in Normandia a giugno. Colloqui intensi, non facili, al termine dei quali Putin e Poroshenko si sono detti d'accordo sulla "necessità di un dialogo". Il Cremlino, intanto, ha dovuto incassare un colpo imbarazzante: la cattura di dieci parà russi. Uno sconfinamento casuale, ha sostenuto Mosca, ma Kiev sembra avere adesso in mano la prima vera prova tangibile delle ripetute violazioni della frontiera da parte dei russi che denuncia da tempo.

Putin e Poroshenko hanno iniziato il bilaterale in serata, alla fine di un lungo summit tra Unione doganale (Russia, Bielorussia, Kazakhstan), Ue e Ucraina. Che Poroshenko ritenesse il vertice di fondamentale importanza lo si è capito subito, quando – non appena arrivato – ha dichiarato solennemente che "i destini della pace e del mondo si decideranno in questo incontro".

Il presidente ucraino si è detto pronto a discutere varie possibili "exit strategy" dalla crisi per mettere fine alle violenze a est, consapevole che "tutti gli attori coinvolti vorrebbero uscirne con dignità".

All'apertura di Poroshenko si è però contrapposto il pugno duro di Putin, che ha sottolineato come la firma di un accordo d'associazione tra Kiev e Ue – che dovrebbe essere ratificato a settembre – potrebbe costare alla Russia più di due miliardi di euro e porterà inevitabilmente alla cancellazione del regime preferenziale per le importazioni dall'Ucraina in modo da proteggere il mercato russo.

Ma Putin ha anche ribadito che la crisi nella russofona Ucraina sud-orientale non può essere risolta "senza prendere in considerazione gli interessi sostanziali" di quelle regioni e "senza un dialogo di pace con i loro rappresentanti".

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UCRAINA: IL PRESIDENTE SCIOGLIE IL PARLAMENTO




UCRAINA MATTEO RENZI, FORTE SOSTEGNO AL GOVERNO DI KIEV

Redazione

All'indomani della dichiarazione G7, il presidente del consiglio Matteo Renzi, ha avuto un colloquio con il primo ministro Ucraino Arsenyatseniuk. Nel corso dell'incontro, Renzi ha espresso forte sostegno da parte dell'Italia al processo di riforme portate avanti dal governo Di Kiev.

Noi, i leader di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, i Presidenti del Consiglio Europeo e della Commissione Europea, ci uniamo nell'esprimere la nostra profonda preoccupazione per i continui sforzi da parte di separatisti sostenuti dalla Russia di destabilizzare l'Ucraina orientale, ed il nostro impegno a compiere passi ulteriori per assicurare un ambiente stabile e pacifico per le elezioni presidenziali del 25 maggio.

Abbiamo accolto favorevolmente i passi positivi intrapresi da parte ucraina per adempiere ai propri impegni presi con l'accordo del 17 aprile a Ginevra da Ucraina, Russia, Unione Europea e Stati Uniti. Tali azioni includono lavorare ad una riforma costituzionale ed alla decentralizzazione, proporre un'amnistia per coloro che lasceranno pacificamente gli edifici occupati in Ucraina orientale e sostenere il lavoro dell'Organizzazione per la Cooperazione di Sicurezza in Europa (OSCE). Notiamo inoltre che il Governo dell'Ucraina ha agito con moderazione nei confronti delle bande armate che occupano illegalmente edifici governativi e formano check points illegali.

All'opposto, la Russia non ha intrapreso azioni concrete a supporto dell'accordo di Ginevra. Non ha sostenuto pubblicamente l'accordo, ne' condannato gli atti dei pro-separatisti che mirano a destabilizzare l'Ucraina, ne' fatto appello ai militanti armati perche' abbandonino pacificamente gli edifici governativi da loro occupati e depongano le armi. Invece, ha continuato ad accrescere la tensione con una retorica sempre piu' preoccupante e con le attuali, minacciose operazioni militari al confine dell'Ucraina.

Reiteriamo la nostra forte condanna del tentativo illegale da parte russa, che non riconosciamo, di annettere la Crimea e Sevastopoli. Daremo ora pieno esito alle conseguenze giuridiche e pratiche di questa annessione, incluse ma non limitandoci alle aree economica, commerciale e finanziaria.




L'EDILIZIA DELLA TUSCIA VOLA A KIEV

Redazione

Viterbo – Guardano con grande interesse ai mercati dell'Est europeo le aziende della Tuscia operanti nei settori dell’edilizia e delle costruzioni che da dal 25 al 29 marzo prenderanno parte alla missione imprenditoriale in programma a Kiev.
L’iniziativa, organizzata in collaborazione con Promos, rientra nel calendario promozionale della Camera di Commercio di Viterbo dedicato all’internazionalizzazione – in questo caso– e offre l’opportunità di presentare i prodotti, le innovazioni e le specifiche competenze ad un mercato in forte espansione, agevolato anche da programmi governativi di stimolo al settore edilizio e al crescente interesse per le tecnologie ecosostenibili.

“I confortanti dati sull'andamento dell'export della Tuscia – dichiara Ferindo Palombella, presidente della Camera di Commercio di Viterbo -, visto anche il perdurare della stagnazione del mercato nazionale, ci hanno spinto a incrementare nel 2013 le attività di internazionalizzazione. in tal senso abbiamo rafforzato le sinergie con il sistema camerale a tutti i livelli per consentire alle nostre imprese di consolidare le loro posizioni di mercato e cogliere nuove opportunità commerciali.

Mobili e accessori da bagno, allestimenti per interni ed esterni, infissi e vetrate, impiantistica elettrica civile e industriale, materiali estrattivi e prodotti finiti per l'edilizia, sono queste le eccellenze presentate dai professionisti agli operatori ucraini. Al tempo stesso, i partecipanti all’evento avranno modo di prendere parte a Interbudexpo, il principale evento fieristico internazionale della capitale, dedicato al settore edile.

Partecipano per la provincia di Viterbo: AEM di Montefiascone, Basaltite di Bolsena, BER di Viterbo, Fratelli Marmo di Montefiascone, La Corte di Montefiascone, Stilhaus Arredo Bagno di Viterbo, Xilon di Civita Castellana. All’iniziativa sarà presente anche ANCE Viterbo l’Associazione Nazionale Costruttori Edili costituita nell’ambito dell’Associazione Industriali della Provincia di Viterbo che rappresenterà una delegazione di imprese edili operanti nel settore delle opere pubbliche, dell’edilizia abitativa, dell’edilizia commerciale industriale, della promozione edilizia.