Referendum autonomia: Lombardia e Veneto al voto

Apertura regolare alle 7 dei seggi per il referendum consultivo sull’autonomia del Veneto. Il governatore Luca Zaia ha votato appena aperto il seggio nella scuola a San Vendemiano (Treviso). Sono oltre quattro milioni gli aventi diritto di voto in Veneto. Sulla scheda il quesito è “vuoi che alla regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?”. Il referendum consultivo veneto prevede un quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto. Le urne resteranno aperte fino alle 23.

Anche in Lombardia si vota per il referendum sull’autonomia. Seggi aperti dalle 7 alle 23 per la prima consultazione elettronica in Italia: la scheda cartacea è infatti sostituita da tablet sul quale si può votare sì, no o scheda bianca. Nel quesito si chiede all’elettore se è favorevole all’avvio di una trattativa con il governo per trasferire alla Lombardia le 20 competenze concorrenti e le tre negoziabili previste dalla Costituzione e le relative risorse. In Lombardia non è previsto un quorum.




Lombardia e Veneto, referendum: Feltri scivola sulla Sicilia

In un suo editoriale del 1 ottobre u.s. Vittorio Feltri, argomentando sul referendum per l’autonomia della Lombardia e del Veneto, non ha perso l’occasione per esprimere tutto il suo disprezzo nei confronti del Sud. Per un meridionale che ama la propria terra, la reazione umana più ovvia sarebbe di fargli recapitare una serie di impropèri per tanta pochezza intellettuale e superficialità di analisi che spesso si evincono dagli articoli di questo giornalista, il quale più volte ha dichiarato di non essere mai stato in Sicilia e che non ha nessuna intenzione di andarci.

Nell’editoriale in questione, oltre ad offendere i cittadini meridionali in genere, perché a suo giudizio “succhiano una tetta di risorse” del Nord, attacca il direttore del Messaggero Virman Cusenza per essersi espresso contro il referendum nel corso di una trasmissione televisiva, non per i contenuti del pensiero, ma per il fatto di essere siciliano. L’unica cosa condivisibile in questo editoriale di Feltri è il cattivo uso che le amministrazioni siciliane hanno fatto (e fanno) dell’autonomia regionale per “cronica inettitudine”, ma attribuirne le cause ad un intero popolo non è onesto, ed è sintomatico di chi non conosce la storia, il territorio, la conformazione del tessuto sociale e le realtà nella quale devono operare tantissimi imprenditori e lavoratori onesti, i quali contribuiscono con grandi difficoltà e sacrifici all’economia risicata delle regioni del Sud.

Siamo consapevoli che rischiamo di essere accusati di anacronismo, ma è opportuno ricordare a questo giornalista che il Sud non è mai decollato economicamente anche per le politiche scellerate dell’Italia post-unitaria, che invece di sostenere e agevolare quanto di buono c’era nel Regno Borbonico fu impoverito per convogliare manovalanza nelle neonate industrie del Nord, che la Fiat in primis ( e tante altre industrie) non sarebbero diventate delle potenze economica senza le maestranze strappate dalle terre che coltivavano con pochi profitti, che molti governi, appoggiando le politiche dell’industrializzazione del settentrione, hanno indotto l’abbandono con leggi e provvedimenti che mortificavano l’economia agricola del meridione, purtroppo in quei governi spesso vi erano politici meridionali corrotti dagli industriali del Nord.

Vogliamo ricordare a Feltri e a tanti fanatici indipendentisti della Lega, che la Cassa del Mezzogiorno fu una “tetta” alla quale assorbirono anche tante imprese del Nord, che frequentemente, imprenditori suoi conterranei, hanno usato deplorevoli trucchi, aprendo imprese fantasma che avrebbe dovuto creare posti di lavoro, solo per drenare denaro pubblico destinato alla industrializzazione del Sud. Proprio in Lombardia e nel Veneto molte industrie, nel corso di questi ultimi decenni, si sono servite delle organizzazioni criminali per usare le campagne del Sud come pattumiere dove sotterrare scorie inquinanti e chissà quante altre schifezze frutto delle lavorazioni industriali altamente inquinanti.
Gran parte del “made in Italy”, diffuso e apprezzato nel mondo, è frutto dell’intuizione, della creatività e dell’ingegno di moltissimi meridionali, l’intero meridione d’Italia è fonte di cultura e attrae una moltitudine di turisti e studiosi da tutto il pianeta.

Se Feltri uscisse ogni tanto dalle nebbie della Brianza per trascorrere qualche giorno in Sicilia, in Calabria, in Campania, si renderebbe conto di quanta gente lavora e produce molto più dei suoi conterranei, ma con profitti molto più bassi e che se un giornalista palermitano raggiunge il successo professionale arrivando a dirigere una testata come il Messaggero, probabilmente deve aver fatto molti più sacrifici di lui per farsi apprezzare.

Se non siamo male informati, Feltri deve l’inizio della sua brillante carriera anche ad un direttore di origini meridionali (o terrone , la definizione dispregiativa spesso usata da Feltri), Gino Palumbo, il quale gli diede l’opportunità nel 1974 di lavorare all’edizione pomeridiana del Corriere della Sera (Corriere d’Informazione), il quale per assumerlo avrà valutato le sue competenze e non l’appartenenza territoriale. La Lombardia e il Veneto sono legittimati a fare un referendum per chiedere l’autonomia regionale, ma un giornalista che li rappresenta non ha alcun diritto di usare argomentazioni offensive e denigratorie nei confronti dei meridionali per raccoglie i consensi dei propri lettori.
L’editoriale di Feltri è anche privo di intelligenza politica, visto che Salvini continua a sforzarsi di guadagnare consensi anche tra la gente del Sud che avrebbe tutte le ragioni per disprezzare il pensiero Leghista.

Vincenzo Giardino




Terrorismo, dalla Lombardia scappa in Siria a combattere per l'Isis

 

Redazione


SIRIA – Ha obbligato il figlioletto di soli sei anni a imparare la "lotta corpo a corpo" in un campo di addestramento in Siria, paese dove è fuggita portando il bimbo, al quale ha cambiato il nome in Yussuf e che ha cercato di educare in modo da farlo diventare un "futuro combattente". E' quanto risulta da un'indagine dell'antiterrorismo che ha portato a firmare un mandato di arresto per Valbona Berisha, ora 34 anni e di origini albanesi, che due anni fa da un piccolo centro in provincia di Lecco, è fuggita – abbandonando marito e figlie maggiori – per andare ad arruolarsi nell'esercito del Califfato, prestando opera di "soccorso" e "guerriglia". La donna, che ha anche provveduto a far circoncidere il figlio, è stata individuata con lui in un paese a 40 chilometri da Aleppo. Non si sa se i due siano ancora vivi.

Era stato il marito, anch'egli albanese, a denunciare ai carabinieri la scomparsa. Il 28 novembre il gip di Milano, Manuela Scudieri, ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti della donna per associazione a delinquere con finalità di terrorismo internazionale (270 bis del Codice penale).

L'indagine del Ros dei carabinieri, coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Alessandro Gobbis, ha permesso di accertare il percorso di radicalizzazione della donna che ha determinato, alla fine del 2014, la sua partenza per la Siria. Il suo trasferimento nel teatro di guerra era anche motivato dall'intenzione di sposare un macedone combattente per il Califfato.




LOMBARDIA, TOSCANA, TRENTINO E LAZIO: VIDEO PORNOGRAFICI SUL WEB, 5 IN MANETTE

Redazione

Cinque cittadini italiani sono stati arrestati ed altri 16 denunciati per produzione, diffusione e condivisione di materiale pedopornografico online nell'ambito di una vasta operazione antipedofilia condotta dalla Polizia su tutto il territorio nazionale.
I cinque arresti, eseguiti nell'ambito di perquisizioni domiciliari, sono avvenuti in Lombardia, Toscana, Trentino Alto Adige e Lazio.
Tutti gli arrestati, quattro dei quali erano incensurati e non conosciuti dalle forze dell'ordine, sono stati sorpresi a detenere e condividere ingenti quantità di materiale pedopornografico con minori.
L'operazione nasce da segnalazioni dell'Europol e della polizia belga nel settembre 2015, che sviluppati dalla Polizia italiana, hanno portato a delle connessioni internet ed al tracciamento, a mezzo dei file di hash, del materiale pedopornografico scambiato e condiviso tra gli indagati.




LOMBARDIA, LINEA DURA CONTRO IL TERROSIMO: VIETATO IL VELO IN OSPEDALI E UFFICI REGIONE

Redazione

Lombardia – La giunta regionale lombardo ha approvato una modifica al regolamento che vieta l'ingresso nelle strutture regionali, compresi gli ospedali, di persone a volto coperto. Il provvedimento, anche se nel testo non c'e' un diretto riferimento, riguarda anche donne islamiche che indossano burqa o niqab. Ad annunciare la misura e' stato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, nel corso della conferenza stampa dopo giunta: "Non si tratta di una nuova legge, e' un regolamento che rende esplicito il riferimento a una legge nazionale". In pratica "chi controlla gli ingressi sa che non devono entrare persone a volto coperto". La misura era stata annunciata la settimana scorsa sia dall'assessore regionale alla Sicurezza, Simona Bordonali, che dallo stesso governatore




LOMBARDIA MALTEMPO: CHIESTO STATO EMERGENZA, 4 VITTIME E 650 EVACUATI

Redazione

Lombardia – Il bilancio dell'ondata di maltempo che ha colpito la Lombardia e' di 4 vittime e 650 evacuati. A comunicarlo e' stato l'assessore lombardo alla Sicurezza e protezione civile, Simona Bordonali, nel corso del suo intervento in Consiglio regionale. "Quattro – ha spiegato – sono purtroppo le vittime del maltempo: una a Ispra causa annegamento lago Maggiore, una a Crema causa annegamento in roggia e due a Laveno Mombello causa frana su abitazione".

  Invece "le persone che hanno dovuto lasciare le loro abitazioni al 16 novembre sono circa 650, alcune delle quali in fase di rientro". Il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni firmera' oggi la richiesta di stato d'emergenza per i danni provocati dal maltempo che si e' abbattuto nei giorni scorsi.
  Ad annunciarlo e' stato l'assessore Simona Bordonali: "Abbiamo passato una settimana di estrema difficolta' – ha detto -.
  Anche per questi eventi la Regione Lombardia chiedera' lo stato di emergenza nazionale, nonostante il governo italiano abbia riconosciuto solo 5,5 milioni di euro rispetto a una stima dei danni di 88 milioni per i fenomeni che si sono verificati tra luglio e agosto sul nostro territorio regionale". Inoltre, Bordonali ha sottolineato che "le stime dei danni sono ancora approssimative ma ammontano gia' a diverse decine di milioni di euro". Secondo l'assessore "i danni probabilmente supereranno quelli degli eventi di quest'estate".
  Le situazioni piu' critiche sono state registrate nelle Province di Cremona (dove ci sono 200 evacuati in comune di San Daniele Po, area golenale del fiume Po), 100 evacuati in provincia di Milano (in gran parte delle comunita' di Parco Lambro) e 100 in provincia di Mantova (nelle aree golenali).
  Bordonali ha detto che "da inizio novembre si sono registrati diversi eventi di pioggia sull'intero territorio regionale". In particolare "i valori piu' alti si sono registrati nell'area del lago Maggiore, con cumulate che hanno raggiunto i 600-700 mm". Sul resto del territorio sono stati registrati: Pianura Occidentale: 200-300 mm; Pianura Orientale: 100-200 mm; Fascia prealpina: 300-400 mm, con picchi oltre 500 mm sulle Prealpi centro-occidentali; Valtellina e Valchiavenna: 200-400 mm.
  Illustrando la situazione del Po, Bordonali ha confermato che "sono state emesse ordinanze da sindaci per la chiusura delle strade golenali e per l'evacuazione delle relative aree in diversi comuni della provincia di Cremona. Circa 290 persone sono state evacuate e allontanati circa 2000 animali". Coldiretti, intanto, fa un primo bilancio dei danni subiti dal settore agricolo in Liguria. Sale ad almeno trenta milioni di euro il conto dei danni nelle campagne liguri con frane e smottamenti, strade poderali cancellate, muretti a secco crollati, terreni allagati, serre distrutte, coltivazioni perdute, dagli ortaggi alle piante aromatiche in vaso, dalle margherite fino al basilico, ma in pericolo ci sono anche pregiati vigneti. Questo e' quanto emerge da una prima stima della Coldiretti che chiede di verificare se esistono le condizioni per la dichiarazione dello stato di calamita', sulla base del monitoraggio nei territori piu' colpiti dal maltempo in Liguria dove adesso il pericolo deriva dal persistere dell'acqua sui terreni che mette a serio rischio la tenuta del territorio. Solo nella provincia di Savona, dove l'area piu' colpita e' l'Albenganese, si contano perdite – sottolinea la Coldiretti – per 15-18 milioni di euro con le strutture produttive florovivaistiche finite sott'acqua e milioni di piante in vaso trascinate via ma anche frane, smottamenti, allagamenti di imprese ed abitazioni. Una task force della Coldiretti e' al lavoro per il sostegno alle aziende danneggiate. L'area piu' colpita a La Spezia e' quella di Ortonovo, Castelnuovo Magra e Sarzana con danni soprattutto alle aziende vitivinicole e orticole che – rileva la Coldiretti – sicuramente superano i due milioni di euro ma si registrano anche problemi a infrastrutture, strade, canali che comportano ulteriori disagi alle realta' produttive in loco. Ad Imperia – continua la Coldiretti – si segnalano danni diffusi in tutta la provincia dovuti a frane e smottamenti di strade e vie di comunicazione. Ingenti i danni ai muri di sostegno delle fasce olivicole, con muretti a secco interamente divelti. Sono state registrate infiltrazioni e allagamenti fangosi nelle serre floricole Sanremesi e Ventimigliesi: qui si segnalano anche crolli di pergolati che coprivano coltivazioni di ruscus (simile al pungitopo). Sono marcite intere produzioni floricole, in particolare di ranuncolo e di anemoni.

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LOMBARDIA, 'NDRANGHETA: 34 ARRESTI

Redazione

Milano – Una vera e propria banca clandestina, in cui venivano riciclati i proventi delle estorsioni e dell'usura, grazie ad un'ampia rete di società ma anche grazie alla collusione di imprenditori e di impiegati postali e bancari.

Questo è quanto scoperto dalla Squadra mobile di Milano nell'ambito delle indagini che hanno portato all'arresto di 34 persone, tutte affiliate alla 'Ndrangheta, operanti in Lombardia.

Gli arrestati sono accusati di associazione mafiosa, riciclaggio, usura, estorsione, corruzione, esercizio abusivo del credito, intestazione fittizia di beni e società. Reati in gran parte aggravati dall'utilizzo del metodo intimidatorio tipicamente mafioso e dalla finalità di agevolare l'attività dell'associazione mafiosa.

I poliziotti hanno scoperto inoltre che i capitali accumulati, oltre ad essere esportati in Svizzera e a San Marino, venivano reimpiegati dall'organizzazione attraverso l'acquisizione di attività economiche nel settore edilizio, negli appalti e nei lavori pubblici, nei trasporti, nella nautica, nelle energie rinnovabili e nella ristorazione.

Secondo gli investigatori, inoltre, i membri dell'organizzazione avevano anche disposto una raccolta di denaro per sostenere i familiari di 'ndranghetisti detenuti.