MARO': INTERVENGA LA CROCE ROSSA

Redazione

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"Temo per la salute e la sorte del militare ancora trattenuto in India che le stesse autorità indiane non hanno nascosto di considerare un ostaggio" – Lo ha scritto Luca Marco Comellini, Segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm), al Presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, dr. Peter Maurer.

"Sabato scorso, 10 gennaio, dopo aver parlato a lungo con Salvatore Girone, il fuciliere di Marina rimasto in India, o ritenuto di dover scrivere una lettera al Presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, Peter Maurer, per chiedergli “se, e quando, potrà realizzarsi il Suo autorevole intervento umanitario” per il quale si era già reso disponibile lo scorso 8 luglio 2014.

Ritengo che dopo tutto questo tempo il CICR sia il solo, a livello internazionale, capace di intervenire con l'urgenza del caso e per assicurare il pieno rispetto di quelle garanzie e quei diritti umani irrimediabilmente lesi dalla mancanza di qualsivoglia capo di imputazione perché non vedo alcuna valida soluzione nelle azioni, talvolta chiaramente improvvisate, che il Governo italiano sta portando avanti da quasi tre anni.

Per questi motivi mi auguro che il Ministro Gentiloni utilizzi il breve tempo che la Corte indiana gli ha incidentalmente concesso, con il rinvio a mercoledì prossimo della decisione sull'istanza di posticipare il rientro in India di Massimiliano Latorre, per valutare concretamente l'immediato intervento della Croce Rossa.”




MARO': MATTEO RENZI INCONTRA IL PRIMO MINISTRO INDIANO

Redazione

"E' evidente che queste occasioni sono preziose perche' danno la possibilità di ristabilire un rapporto diretto tra leader: noi stiamo seguendo con grande attenzione la vicenda dei due maro', nel rispetto di una grande querelle internazionale ma bisogna evitare di rinfocolare la polemica e rispettare quanto stabilito. Faremo tutto quanto e' possibile". Lo ha detto il presidente del consiglio, Matteo Renzi, rispondendo ai giornalisti a margine del G20 di Brisbane in merito all'incontro avuto con il premier indiano, Nerendra Modi .
 




MARO’, ASSOTUTELA: DIFFIDATO GOVERNO E FARNESINA PER MANCATA ATTUAZIONE SU PROCEDURA TRIBUNALE ARBITRALE

Redazione

“Abbiamo presentato una diffida formale nei confronti del nostro governo italiano e quindi del presidente del Consiglio, del Ministero e del Ministro degli Esteri affinché presenti, come le convenzioni internazionali convenute in sede Onu dettano, la richiesta per l’istituzione di un tribunale arbitrale per risolvere una buona volta questa dolorosa vicenda riguardante i nostri Maro’ Latorre e Girone”. Lo dichiara il presidente di Assotutela Michel Emi Maritato che precisa inoltre: “La diffida è fondata sul fatto che qualora ci fosse una questione internazionale in merito alla giurisdizione da applicarsi in acque internazionali qualora accadano incidenti come quelli che hanno visto interessati i Marò si deve avviare avvia la procedura di nomina del Tribunale Arbitrale – composto da 5 arbitri scelti in seno ad un elenco depositato presso le Nazioni Unite – di fatto investendo le Nazioni unite di un problema che sino ad ora loro stessi avevano glissato.

Lo Stato Italiano, o meglio il Governo, ora dovrà dimostrare all'intera assemblea plenaria delle Nazioni Unite di avere quella giusta credibilità internazionale poiché, in difetto, è inutile dirlo che l'esito della decisione del Tribunale Arbitrale oltre ad avere ripercussioni sulla sorte dei nostri connazionali, porrà in evidenza quanto sia la pochezza dell'Italia a livello di politica estera, visti anche i risultati dell’operazione Mare Nostrum”. “Basta con l'Italietta – chiosa Maritato – siamo una Nazione e non un paese come ci vogliono far credere, non possiamo sempre prestare il fianco o porgere l’altra guancia e soccombere: la vicenda Maro' identifica perfettamente lo status di inciviltà e di arretratezza sociale della nostra governance”. Nel dettaglio dei termini delle diffida entra il legale che ha rappresentato nel ricorso di Assotutela. “Il Governo Italiano nella persona del presidente del Consiglio dei ministri nonché il ministero degli Affari Esteri, nella persona del ministro pro tempore avrebbero dovuto avviare ufficialmente dinanzi al Consiglio delle Nazioni Unite, così come previsto dall’art. 3 di cui all’allegato VII della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (United Nations Convention on the Law of the Sea – UNCLOS, in combinato disposto con gli tabella 287 e 298 citata convenzione, formale richiesta di istituzione di un Tribunale arbitrale costituito ai sensi e per gli effetti dell’art. 3 della tabella VII di cui alla detta UNCLOS – conclude l’avvocato Antonio Petrongolo -. Questo Tribunale arbitrale deve determinare l’applicazione alla questione giurisdizionale oggetto della presente diffida la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare”.




MARO', DITE LA VOSTRA VERITA'!

di Luca Marco Comellini*

Alle celebrazioni per i festeggiamenti della Marina militare i fiocchi gialli saranno sicuramente molti ma saranno atrettanti quelli indossati con l'ipocrisia di Stato. A Massimiliano e Salvatore rivolgo l'invito a raccontare la loro verità, quella che gli hanno imposto e che dal 15 febbraio 2012 li tiene lontani dai loro affetti. Al Ministro della difesa rivolgo l'invito ad applicare – perché non è mai troppoo tardi – il codice dell'ordinamento militare con particolare riferimento agli tabella 884,621 e 902, che prevedono per il militare "prigioniero a causa di guerra, di grave crisi internazionale, di conflitti armati assimilabili, ancorche' non formalmente dichiarati, o di impiego in missioni internazionali" che "l'aspettativa per prigionia, di cui all'articolo 884, comma 2, lettera A e' disposta di diritto.". All'ammiraglio Binelli Mantelli, capo di stato maggiore della difesa, e all'Ammiraglio De Giorgi, capo di stato maggiore della Marina militare, chiedo per quale motivo abbiano permesso che il codice dell'ordinamento militare (COM) non fosse applicato nei confronti dei due fucilieri della Marina militare? Al Premier Renzi chiedo di impedire che si continui a violare impunemente la legge e i diritti di Sal
vatore e Massimiliano.

*Segretario del partito per la tutela dei diritti dei militari e delle Forze di polizia (Pdm)




I PIZZINI DEI MARO’

di Luca Marco Comellini*

Ho riflettuto molto prima di scrivere queste poche righe, sull'opportunità o meno e sull'eventuale rischio che quanto segue potrà ben facilmente essere strumentalizzato dagli amanti della militarità interventista o dai nostalgici del ventennio stile ”armiamoci e partite”.
Purtroppo, o per mia fortuna, come ex militare e come cittadino impegnato politicamente nella tutela dei diritti dei militari, dopo aver ascoltato le dichiarazioni che i due fucilieri di marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, hanno fatto nel corso della video conferenza con i membri delle commissioni parlamentari lo scorso due giugno, mi pongo delle domande alle quali vorrei che proprio i due “marò” dessero quelle doverose risposte che, a questo punto diventano irrinunciabili.

Non mi voglio soffermare sulla questione che ormai tutti conoscono: la morte di due pescatori indiani. Non voglio commentare il senso di disagio e forse di abbandono che esprimono in modo chiaro e diretto all'interlocutore politico dall'altra parte della webcam. Non voglio esprimermi pro o contro la loro presunta innocenza per fatti che li hanno visti protagonisti, per questo ci sono i processi, i tribunali. Anche in India.

Voglio soltanto riflettere su due particolari frasi delle accorate dichiarazioni di Salvatore Girone: “abbiamo obbedito a degli ordini”, “abbiamo mantenuto una parola, quella che ci era stata chiesta di mantenere”.

Il 15 Marzo scorso intervenendo ad un convegno sulla pirateria marittima e sulla questione dei due “marò”, organizzato da un istituto scolastico di Napoli, ho invitato Latorre e Girone a raccontare la loro verità e ascoltando quelle due frasi quasi gridate con rabbia ho avuto la netta impressione che quell'altra verità esista realmente. Una verità che non deve essere raccontata, che è soffocata da un patto scellerato che non ha nulla di dignitoso e che rischia di essere compromesso da chi, giustamente, oggi ha ragione di temere per la propria sorte.  Il muro di solida omertà militaresca costruito attorno alla vicenda sembra vacillare e rischia di sgretolarsi. Adesso può bastare veramente poco per farlo cedere rovinosamente e neanche la dorata prigionia dell'ambasciata che i vertici militari e il governo gli hanno chiesto di sopportare potrebbe essere sufficiente a tenerlo in piedi.
Massimiliano e Salvatore rivolgendosi ai membri delle Commissioni parlamentari hanno chiesto agli italiani di riconoscere la loro innocenza. Bene, richiesta perfettamente legittima ma ora vorrei che rispondessero alle mie domande, alle domande che ormai troppi, tanti italiani si pongono  perché la dignità e l'onore con cui dicono di aver adempiuto al loro dovere non può ammettere l'esecuzione di ordini contrari alla legge o l'esistenza di una patto che nasconde la verità.

Qual'è dunque quell'ordine a cui hanno obbedito, qual'è questa “parola” data e a chi, e per quale ragione? Queste domande si fanno più inquietanti e allora le frasi pronunciate da Girone, se lette in relazione al radicale cambiamento del governo indiano e all'avvicinarsi della ripresa del processo in India, assomigliano a dei “pizzini”.

*Segretario del partito per la tutela dei diritti dei militari e delle Forze di polizia (Pdm)




MARO': IL GOVERNO CAMBIA STRADA E SCEGLIE LA PROCEDURA INTERNAZIONALE

Redazione

Grande notizia e grande cambio di rotta sul caso Marò. Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha spiegato inoltre che la nuova fase decisa dall’Italia sul caso maro’, con l’avvio della procedura internazionale, «esaurisce quella in cui ha operato Staffan de Mistura che voglio ringraziare a nome del governo per la dedizione e l’instancabile impegno con cui ha seguito la vicenda». Mogherini ha sottolineato che, esaurito il ruolo del commissario straordinario, «servono figure nuove, stiamo definendo un collegio di esperti, sotto la guida di un coordinatore» per seguire la nuova fase, ha aggiunto il capo della diplomazia.

«Il 18 aprile scorso l’Italia ha inviato una nota verbale alle autorità indiane, la quinta in due mesi, ricevuta da Delhi il 21 aprile, in cui si riconferma il richiamo all’immunità funzionale» dei due fucilieri di marina e al «diritto internazionale», ha spiegato Mogherini ricordando che «dopo due anni c’è ancora una divergenza sulla giurisdizione. Divergenza che ho potuto constatare anche all’Aja il 25 marzo scorso». Con la nota «chiediamo l’avvio di un exchange of views (uno scambio di vedute) sulla disputa e il ritorno dei maro’ in Italia. Nel caso in cui non si raggiungesse in tempi ragionevoli, per questa via, una soluzione accettabile, si ricorrerà a strumenti internazionali di risoluzione delle dispute in base alle norme internazionali», ha aggiunto il ministro aprendo quindi la strada all’arbitrato internazionale. «Questo apre una fase nuova», ha sottolineato il capo della diplomazia italiana intervenendo, con il ministro della Difesa Roberta Pinotti, a un’audizione delle commissioni estere congiunte di Camera e Senato a Palazzo Madama.




MARO’: SOLIDARIETA’ PELOSA E SCENEGGIATE DA GITANTI

Nel pietoso "palleggio" di responsabilità una cosa è certa: tra quelli che oggi sono in gita in India per vedere l'attrazione del momento c'è chi ce l'ha spediti per la prima volta, per la seconda e pure la terza, e sempre per soddisfare gli interessi del momento e degli amici degli amici.

 

di Luca Marco Comellini

Sul caso dei Marò, basta con le sceneggiate dei gitanti "last minute" dalla solidarietà pelosa. La verità va accertata. Quante inutili e tardive peroccupazioni per la sorte dei due marò. È chiaro che la situazione non sembra più essere recuperabile e che i due militari verranno rispediti in Italia, peccato che non sappiamo ne come ne quando. Comunque, adesso, proprio per il rispetto che è dovuto ai due militari e alle due vittime la verità deve essere accertata e per farlo serve un processo, ma prima ancora servono i capi di imputazione. In questi giorni sono molti quelli che parlano di azioni, di tecniche giudiziarie, interventi segreti e mirabolanti, di blitz e altre amenità da interventismo del ventennio che è meglio non ripetere.

Nel pietoso "palleggio" di responsabilità una cosa è certa: tra quelli che oggi sono in gita in India per vedere l'attrazione del momento c'è chi ce l'ha spediti per la prima volta, per la seconda e pure la terza, e sempre per soddisfare gli interessi del momento e degli amici degli amici. Poi c'è anche chi  li vorrebbe candidare alle europee e interrompere i rapporti con l'India ma questa è la solita trovata pubblicitaria di chi non ha più argomenti per giustificare le proprie responsabilità di quando faceva il
ministro della difesa. E quindi, per ricordargliele, e ricordarle ai più distratti, mi sembra opportuno riportare alcuni dei passaggi salienti del comunicato che la Confederazione Italiana Armatori (Confitarma) diramò il 13 luglio 2011 per ringraziare il governo Berlusconi e l'allora ministro della difesa, La Russa: "il consiglio della confederazione armatoriale, riunitosi a Verona presso la sede Unicredit, ha espresso vivo apprezzamento per l'azione del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, grazie alla quale sono state approvate le misure per la difesa attiva delle navi contro gli atti di pirateria, da tempo sollecitate da Confitarma e si concludeva con un chiarissimo "Siamo grati al governo e al ministro La Russa per aver compreso l'urgenza delle nostre richieste, peraltro condivise anche da tutti gli schieramenti politici in Parlamento". Ai gitanti "last minute" e all'opinione pubblica voglio ricordare che quelle norme antipirateria i radicali non le votarono e gli emendamenti che presentarono per cancellarle dal testo del decreto di rinnovo delle missioni internazionali furono sistematicamente respinti..




MARO': "SOFFRIAMO CON DIGNITA'"

di Maurizio Costa

Roma – Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due Marò che da due anni si trovano in India accusati di aver ucciso due pescatori il 15 febbraio del 2012, hanno incontrato un gruppo di parlamentari italiani per ricevere conforto e soprattutto sentire la vicinanza del Governo e del Popolo italiano.

Sono ormai due anni che i fucilieri della Marina non possono tornare a casa e, dopo la prospettiva di una possibile pena capitale avanzata dal Governo indiano, la situazione è ancora molto complicata.
La commissione di parlamentari, guidata dai Presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, si è recata a New Delhi per incontrare i militari, in vista della scadenza del 3 febbraio, data entro la quale i capi d'accusa dovranno essere formulati definitivamente.
I due Marò sono stati molti umili parlando della situazione: "Siamo soldati, dobbiamo soffrire con dignità." – ha detto Latorre – "Ci auguriamo di tornare con onore." "Al mattino si lavora, poi sentiamo le nostre famiglie. Nel tardo pomeriggio facciamo ginnastica." questa la giornata tipo raccontata dai due fucilieri.

La Commissione formata da Casini, Cicchitto, Elio Vito e Nicola Latorre, insieme ad altri parlamentari, si recherà all'Ambasciata italiana a New Delhi, dove vivono i due Marò, per capire da vicino lo stato dei militari.

LA STORIA

Tutto è cominciato il 15 febbraio 2012, quando due pescatori indiani vengono trovati morti sulla loro imbarcazione al largo della costa del Kerala, nel sud dell'India. Secondo la versione dello Stato Maggiore della Marina italiana, gli uomini a bordo dell'Enrica Lexie, che dovevano proteggere l'imbarcazione da eventuali attacchi di pirati, tra cui i due Marò, avrebbero solamente sparato tre colpi di avvertimento per dissuadere un'imbarcazione che si stava avvicinando troppo alla petroliera protetta dai fucilieri italiani. Secondo la versione indiana, l'incidente avrebbe causato la morte dei due pescatori in acque indiane e quindi i presunti assassini dovevano essere giudicati dal Governo indiano. L'Ambasciatore italiano in India, Giacomo Sanfelice di Monteforte, dichiarò che l'Enrica Lexie di trovava in acque internazionali e che comunque i Marò si sarebbero attenuti alle norme internazionali contro la pirateria; infatti, i fucilieri, prima di sparare i colpi di avvertimento, avrebbero imposto l'alt al perschereccio più di una volta, anche attraverso numerosi segnali luminosi. Tra l'altro, i proiettili trovati nei corpi dei pescatori non corrisponderebbero a quelli usati dei militari italiani.
Il 19 febbraio 2012 i due Marò vengono portati nel porto di Kochi per poi essere trasferiti nella sede della polizia in maniera coercitiva. Il sottosegretario Staffan De Mistura segue il caso e dichiara che l'imbarcazione batteva bandiera italiana e le acque erano internazionali e quindi il caso doveva essere giudicato dal Governo italiano o da una Commissione internazionale. Intanto, il 5 marzo, Latorre e Girone vengono trasferiti in carcere. Il 30 maggio l'Alta Corte del Kerala concede la libertà su cauzione dei due militari, con l'obbligo di firma e con il divieto di allontanarsi dalla zona.
I due Marò ottengono un permesso per tornare a casa per le vacanze di Natale e intanto il caso viene affidato ad una corte speciale indiana. Il 21 marzo 2013 i Marò tornano in India con l'assicurazione da parte del Governo asiatico di non applicare la pena di morte, giudizio che però adesso sembra poter essere applicato.

La situazione, dopo due anni, dovrebbe essere vicina alla risoluzione. In caso contrario, il rischio che aumenti la frattura tra Italia e India è altissimo e il destino dei Marò ancora incerto.

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MARO': IN ITALIA VIVI!

di Luca Marco Comellini – Segretario del partito per la tutela dei diritti di militari e Forze di polizia (Pdm)

Dice bene il premier Letta quando afferma che l'obiettivo è quello di riportarli in Italia, peccato che non dice come, quando e soprattuto in quale condizione. Sono quasi due anni che chiedo al Ministro della difesa di turno di riconoscere a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone – i due marinai del battaglione San Marco trattenuti in India – lo stato di prigionia previsto dall'articolo 884 del Codice dell'ordinamento militare.

La mia richiesta non è solo un mezzo per garantire una effettiva tutela della loro posizione di stato, e' una chiara azione politica che ha un preciso significato ed è un chiaro messaggio alla comunità internazionale'.
Il presidente del Consiglio, Enrico Letta -aggiunge- e il ministro della Difesa, Mario Mauro, dovrebbero comprendere e condividere e attuare con la massima urgenza la mia proposta che oggi, tra le tante solo annunciate e quelle fallite, se non derise, mi sembra sia rimasta forse la sola soluzione possibile per rimettere la questione sull'unico binario che potrebbe portare a una conclusione rapida e scevra da condizionamenti e interessi estranei alla giustizia.