Giorgia Meloni sui dossieraggi: “Fatto gravissimo, chi sono i mandanti?”

Il fatto è “gravissimo”. I metodi “da regime” e “i mandanti” sono quelli che ora vanno individuati per fare “molta chiarezza”. Finora non ne aveva parlato ma quando lo fa, Giorgia Meloni va giù dura. Senza mezzi termini. Perché questi “dossieraggi ad personam per passare le notizie ai giornali di De Benedetti” preoccupano e non poco il centrodestra.

Non tanto per l’esito delle elezioni in Abruzzo su cui tutti si dicono “ottimisti” a partire dalla premier. Quanto su quello che può esserci ancora dietro l’inchiesta di Perugia che ha scoperchiato almeno 800 accessi abusivi a banche dati pubbliche per raccogliere informazioni su personaggi politici ma anche su “normali cittadini”. Una questione “antidemocratica”, dice anche Antonio Tajani.

Una “vergogna che non si deve ripetere”, affonda Matteo Salvini, preannunciando denunce “in tutte le procure d’Italia”

Usano quasi le stesse parole i leader del centrodestra, che si ritrovano sul palco di Pescara per lanciare la volata a Marco Marsilio, in cerca di riconferma, dopo una giornata tra impegni (separati) di campagna elettorale. Perché il futuro dell’Abruzzo passa inevitabilmente in secondo piano di fronte alle carte dell’inchiesta per cui Meloni ringrazia “Cantone e Melillo”, che saranno sentiti dalla commissione Antimafia, come da loro stessa richiesta. Mentre Italia Viva vuole chiamare anche Federico Cafiero de Raho, ex procuratore nazionale antimafia fino a febbraio del 2022, che oggi però è anche deputato M5s e vicepresidente della commissione (già nel mirino anche di Forza Italia). L’audizione di un membro della stessa commissione “non ha precedenti”, spiega la stessa Raffaella Paita che ha annunciato l’iniziativa, su cui ora dovrà esprimersi la presidente Chiara Colosimo”.

Proprio il fatto che il procuratore di Perugia e il procuratore nazionale Antimafia abbiano chiesto di essere ascoltati – soprattutto dal Copasir, dove saranno auditi giovedì – ha fatto scattare l’allerta tra i parlamentari, soprattutto di maggioranza. Sul fatto che ci possa essere molto altro, e molto più “pericoloso”, di quanto emerso finora. Già così l’inchiesta sta sollevando più di un interrogativo. “C’è un regista?”, si chiede Tajani. “Qualcuno pagava, qualcuno sapeva, qualcuno ne approfittava”, incalza Salvini, sottolineando che gli accessi abusivi si sono concentrati soprattutto sul centrodestra. Mentre “il diritto alla privacy, garantito dall’articolo 15 della nostra Costituzione, è diventato ormai una sorta di aspirazione metafisica”, osserva il ministro della Giustizia Carlo Nordio, augurandosi un intervento “del legislatore” pure sulle intercettazioni.

Ma il centrodestra, come fa il presidente dei senatori di Fi Maurizio Gasparri, si spinge a chiedere su una vicenda “inquietante” un intervento “del presidente del Csm”, ovvero Sergio Mattarella che pure non cita mai, che dovrebbe “fare sentire la sua voce in questo scandalo enorme” come ha fatto “nei giorni scorsi sui temi dell’ordine pubblico”. Mentre Guido Crosetto sottolinea di non parlare “per rispetto dell’inchiesta” (“non parla la parte lesa – sottolinea però – ma parlano gli indagati”), nemmeno la premier era intervenuta sull’azione operata dal finanziere Pasquale Striano, al centro dell’inchiesta.

Ma arrivando a Teramo per la prima tappa elettorale (in solitaria prima del comizio a tre) a fianco di Marsilio, puntualizza che non si può certo parlare di “libertà di stampa” di fronte a un uso del genere delle “banche dati pubbliche”. E “gravissimo” dice in favore di microfoni che “in Italia ci siano dei funzionari dello Stato che hanno passato il loro tempo a violare la legge facendo verifiche su cittadini, comuni e non, a loro piacimento per poi passare queste informazioni alla stampa, ed in particolare ad alcuni esponenti della stampa”.

Dal palco – e sotto la pioggia – punterà il dito direttamente contro “il giornale di De Benedetti” (ci sono tre cronisti del Domani tra gli indagati) proprio nel giorno in cui Sergio Mattarella sottolinea il ruolo “indispensabile” della stampa richiamando però ciascuno alle “proprie responsabilità”. L’inchiesta, ancor più della sveglia arrivata due domeniche fa dal voto sardo, ricompatta il centrodestra, convinto che non si replicherà lo scivolone dell’isola. Nessun “effetto Sardegna” si dicono sicuri i leader sul palco (Salvini mancherà, sul finale, quando tutti risalgono per cantare l’inno d’Italia). “Intanto pensiamo all’Abruzzo” ma “ho già messo l’elmetto” dice con voce roca la premier guardando al vero appuntamento che farà da spartiacque, le prossime elezioni europee. “Succederà di tutto”, chiude la premier augurandosi intanto che Marsilio, che ha già centrato “l’impresa” di essere stato “il primo governatore di Fratelli d’Italia”, diventi anche “il primo nella storia dell’Abruzzo ad essere confermato per un secondo mandato”.




Europee 2024, sondaggio con Meloni e Schlein: crescerebbero i consensi. Pd dietro

Con le candidature della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e della leader Dem Elly Schlein alle elezioni Europee 2024 crescerebbero i consensi per i rispettivi partiti di appartenenza. Fdi salirebbe infatti al 30% e il Pd arriverebbe al 20,5%. E’ quanto emerge dal sondaggio Porta a Porta, realizzato dall’istituto demoscopico Noto sondaggi, relativo alle intenzioni di voto alle prossime Europee.

Nel caso di non candidatura di Meloni, Fdi arriverebbe al 27,5%, la Lega all’8% tallonata a uno solo punto da Forza Italia che si fermerebbe al 7%. Considerando il 2% di Noi Moderati, la coalizione del centrodestra totalizzerebbe il 44,5% dei consensi.

Il Pd rimane al 19,5% mentre Alleanza Verdi-Sinistra e +Europa si avvicinano al 4%. E’ da notare la tenuta del M5S che in questo scenario arriva al 18%, quindi a solo 1,5 punti dal Pd.

Con le candidature dei leader le cose invece cambiano, anche in maniera significativa. Fdi passerebbe dal 27,5 al 30% mentre la Lega scenderebbe dall’8 al 7% e sarebbe superata dagli azzurri che invece raggiungerebbero l’8%. In totale la coalizione del centrodestra aumenterebbe di due punti, dal 44,5 al 46,5%.

Con Schlein capolista nel centrosinistra il Pd arriverebbe al 20,5%, mentre calerebbero sia Alleanza Verdi-Sinistra che +Europa, allontanandosi dalla soglia del 4%. Complessivamente, però, questo schieramento rimarrebbe al 26,5%. Anche il M5S potrebbe subire una flessione e indietreggiare al 17%. Italia viva al 3,0% sia con la candidatura di Renzi che senza. E’ da notare che con la candidatura dei 4 leader l’affluenza potrebbe passare dal 50 al 54%.




Italia-Germania, firmato il Piano d’azione

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il cancelliere Olaf Scholz hanno firmato il Piano d’azione fra Italia e Germania nell’ambito del vertice intergovernativo. La firma è avvenuta alla Cancelleria, dopo l’incontro bilaterale fra i due capi di governo.

“Oggi la cooperazione tra Italia e Germania fa un passo avanti, noi abbiamo appena firmato un piano di azione che innalza la nostra cooperazione ad un nuovo livello per rafforzarla e consolidarla”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella conferenza stampa con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz al termine della riunione virtuale dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi G20.

Sul dossier migranti con Scholz “condividiamo la necessità che vada implementato il lavoro relativo al cambio di visione dell’Ue. L’unico modo per risolvere la questione è lavorare sulla dimensione esterna e lavorare in modo diverso con i Paesi africani, come abbiamo cominciato a fare e portare avanti”, ha detto ancora Giorgia Meloni. “Nell’attuale scenario – ha aggiunto – il ruolo dell’Africa è fondamentale, bisogna ricostruire una cooperazione non predatoria, con un approccio non paternalistico e aiutare i Paesi africani a vivere meglio delle grandi risorse di cui dispongono anche per gestire meglio i flussi migratori sulla base del rispetto delle regole” per “combattere l’immigrazione illegale”.

Sulla questione Ita-Lufthansa, Meloni ha detto che “siamo pronti la settimana prossima ad inviare la notifica alla Commissione Ue. Avendo risolto un problema che la Commissione ci chiedeva di risolvere, auspichiamo una soluzione immediata e velocità nel chiudere il dossier perché credo che abbiamo fatto un ottimo lavoro”. 

Italia e Germania condividono “la stessa posizione” sul conflitto russo-ucraino, basata su un “pieno sostegno” a Kiev. La presidente del Consiglio ha sottolineato la necessità di proseguire con “l’assistenza” all’Ucraina “a 360 gradi”. Per Meloni occorre puntare sulla ricostruzione del paese di Volodymyr Zelensky per “scommettere sul futuro europeo”.

Italia e Germania sono vicini sul tema dell’allargamento dell’Ue o “come dico sempre della riunificazione, parola che in Germania assume un particolare significato”. “La capacità dell’Europa di essere inclusiva e dare risposte a chi si rivolge a noi è fondamentale”, ha concluso.

Al G20 virtuale ha partecipato anche Putin, Meloni: Se la Russia vuole pace si ritiri”

Nel corso della videoconferenza dei leader G20 sotto la presidenza indiana, cui la premier e il cancelliere hanno partecipato in collegamento da Berlino, Meloni ha nuovamente “condannato” le azioni di Mosca, anche per le loro conseguenze globali e i danni che hanno provocato alle nazioni più povere, e ha sottolineato che la Russia potrebbe in ogni momento “facilmente” riportare la pace in Ucraina “ritirandosi dai territori illegalmente occupati” e ristabilendo la “sovranità” e la “piena integrità” territoriale dell’Ucraina. È quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi.

In merito al conflitto tra Israele e Hamas, Giorgia Meloni ha sottolineato in particolare tre concetti: la “ferma condanna” di Hamas per l'”ignobile e sanguinario” assalto terroristico contro Israele dello scorso 7 ottobre, il “diritto all’autodifesa” di Israele e la convinzione che in prospettiva la soluzione del conflitto non potrà che passare attraverso la creazione di due Stati.

Clima, transizione energetica e Africa, sono inoltre i temi su cui si è focalizzato l’intervento: “L’Italia – ha detto la premier, come riferiscono fonti di Palazzo Chigi – si candida a diventare un ponte con l’Europa per promuovere partenariati reciprocamente vantaggiosi, sostenendo la sicurezza energetica delle nazioni africane e mediterranee e le esportazioni di energia verde verso il resto del Vecchio Continente”.

Si tratta del primo vertice intergovernativo al quale prende parte il governo Meloni, a testimonianza – sottolineano fonti di Palazzo Chigi  – “dell’importanza data dal governo italiano ai rapporti con la  Germania”. 

L’ultimo vertice Italia-Germania risale al 2016 quando a Maranello si incontrarono i due governi guidati da Matteo Renzi e da  Angela Merkel. Al vertice parteciperanno sette ministri da parte  italiana e sette da parte tedesca. Nel corso della visita, Meloni e Scholz firmeranno un Piano d’azione  per il rafforzamento della cooperazione bilaterale e in ambito europeo. L’intesa si articola in cinque capitoli (economia,  innovazione e coesione sociale; clima, energia e ambiente; politica  estera e di difesa; agenda europea e migrazione; contatti tra le  società civili e cultura) e completa la “triangolazione” tra le tre  principali nazioni europee (Italia, Germania e Francia) dopo la  conclusione dei Trattati di Aquisgrana e del Quirinale: a differenza  di quest’ultimo, il Piano d’azione non necessiterà di una ratifica parlamentare.

La giornata avrà inizio con un “Business Forum”  organizzato da Confindustria e dalla Bdi, la Lega federale  dell’industria tedesca, al quale prenderanno parte le principali aziende italiane e tedesche e che verrà aperto e concluso dai due capi di governo. Seguiranno gli incontri bilaterali tra Meloni e Scholz e parallelamente tra i vari ministri. Si terranno quindi la firma del  Piano d’azione e le dichiarazioni congiunte alla stampa da parte dei  due leader.      

Il vertice si concluderà con una sessione plenaria, nel corso della quale la presidente del Consiglio e il Cancelliere tedesco riferiranno degli esiti dei rispettivi colloqui. Al centro dei lavori vi saranno tutti i principali aspetti della cooperazione bilaterale (politica,  economica ed energetica), in ambito europeo (migrazione, tematiche  economiche e allargamento dell’Unione) e internazionale (guerra di  aggressione russa all’Ucraina, conflitto tra Israele e Hamas e crisi  africane).

Il programma:

Alle 13 Meloni e il cancelliere tedesco Olaf Scholz si collegheranno alla riunione virtuale dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi G20.

Alle 15.30 è in programma l’apertura dei lavori del Business Forum e del vertice intergovernativo. I ministri non coinvolti nel Business forum avranno incontri bilaterali con i loro omologhi nelle rispettive cancellerie.

Alle 16.30 Meloni arriverà alla Cancelleria federale per il bilaterale con Scholz e alle 17.40 è prevista la cerimonia di firma del Piano d’Azione italo-tedesco per la cooperazione strategica, a cui seguiranno dichiarazioni congiunte.

Dalle 18.30 alle 20.30 si svolgerà la sessione plenaria conclusiva del Vertice.

Camera di Commercio italo-tedesca: “Italia e Germania partner strategici, 168 miliardi scambi nel 2022”

“Il Piano d’Azione firmato oggi tra Italia e Germania rappresenta un momento storico, perché si riconoscono finalmente partner strategici in materia economica, energetica, industriale”. In occasione dell’incontro bilaterale a Berlino tra Meloni e Scholz, e della firma del Piano d’Azione, la Camera di Commercio italo-tedesca ha fornito una fotografia del ‘business’ tra i due Paesi.   

“Italia e Germania sono sempre più un unico ecosistema produttivo, come certificano periodicamente i dati di interscambio – ha rilevato Joerg Buck, consigliere delegato della Camera di Commercio Italo-Germanica AHK Italien -. Occorre che i rispettivi governi dialoghino sempre di più, coordinando la loro azione europea e prevedendo misure condivise per tutelare la nostra manifattura senza venir meno agli obiettivi della transizione”.   

Buck spiega che i due Paesi hanno raggiunto 168,5 miliardi di euro di scambio nel 2022; le imprese tedesche in Italia sono oltre 1.700, con più di 75 miliardi di euro di fatturato, e occupano circa 192mila persone. Italia e Germania sono sempre più interconnesse e per questo negli scorsi anni abbiamo ripetutamente affermato, come Camera di Commercio tedesca in Italia, che il piano d’azione tra Italia e Germania doveva prevedere anche misure economiche, industriali ed energetiche per coordinare le strategie tra i nostri due Paesi: è tempo di misure condivise per gestire insieme le grandi trasformazioni del futuro, tutelando la nostra manifattura senza venir meno agli obiettivi della transizione”.




Incontro strategico tra Meloni Macron: Ue, Nato e Ucraina i temi da affrontare

La premier Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron si incontreranno domani pomeriggio all’Eliseo.

Lo rende noto la stessa presidenza francese.

La presidente del Consiglio sarà domani a Parigi per promuovere la candidatura di Roma all’Expo 2030. 

Le “relazioni bilaterali che uniscono la Francia e l’Italia, in particolare, l’attuazione del Trattato del Quirinale” ma anche “questioni europee” e comune sostegno all’Ucraina: questi i temi sul tavolo, secondo quanto si legge in una nota diffusa dalla presidenza francese. L’Eliseo aggiunge che l’incontro sarà preceduto da una dichiarazione alla stampa. La riunione, prosegue il servizio stampa di Macron, servirà anche a “preparare il vertice della Nato di Vilnius, l’11 e il 12 luglio”. “I loro scambi – conclude l’Eliseo – saranno l’occasione di ribadire il loro sostegno comune all’Ucraina sulle questioni militare, umanitaria, economica, diplomatica e giudiziaria”.




Tensione Francia – Italia. Attacco a Meloni:«incapace di risolvere i problemi migratori»

Attacco da Parigi sul tema dei migranti.Giorgia Meloni è “incapace di risolvere i problemi migratori” dell’Italia, ha detto il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin. Non tarda la risposta dell’Italia.

“Non andrò a Parigi per il previsto incontro con Colonna. Le offese al governo ed all’Italia pronunciate dal ministro Darmanin sono inaccettabili. Non è questo lo spirito con il quale si dovrebbero affrontare sfide europee comuni”. Lo ha twittato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Salta quindi la missione del ministro degli Esteri Antonio con la collega francese Catherine Colonna: un bilaterale previsto da tempo.

Parigi “spera” che la visita del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, venga “riprogrammata rapidamente”. E’ quanto fa sapere il governo francese.

Intervistato da RMC su alcune affermazioni del Rassemblement National riguardanti la situazione alla frontiera franco-italiana, Darmanin ha sostenuto che la premier italiana “è incapace di risolvere i problemi migratori” dell’Italia, Paese che conosce “una gravissima crisi migratoria”, ha detto. “La signora Meloni” – ha affermato il ministro dell’Interno francese – che guida “un governo di estrema destra scelto dagli amici della signora Le Pen, è incapace di risolvere i problemi migratori per i quali è stata eletta”. Ue, sono i Paesi a scegliere il porto di sbarco”Abbiamo ripetuto più volte che sono i Paesi membri a essere responsabili delle operazioni di soccorso e salvataggio e anche della designazione del porto più sicuro” per gli sbarchi dei migranti. Lo ha detto la portavoce della Commissione europea Anita Hipper rispondendo a una domanda sulla scelta dell’Italia di far sbarcare a La Spezia i migranti soccorsi dalla Geo Barents. “La nostra posizione è sempre la stessa sul salvataggio delle vite: si tratta di un obbligo morale e giuridico per i Paesi membri ai sensi del diritto internazionale”, ha evidenziato la portavoce.”Il governo francese auspica di lavorare con l’Italia per far fronte alla sfida comune rappresentata dalla rapida crescita dei flussi migratori”: lo ha fatto sapere il Quai d’Orsay intervenendo sulle affermazioni contro la premier Giorgia Meloni del ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin. “Il rapporto tra la Francia e l’Italia – si legge in un comunicato del Quai d’Orsay – è basato sul reciproco rispetto, fra i nostri due Paesi e fra i loro dirigenti. E’ lo spirito del Trattato del Quirinale”. La questione migratoria “deve essere affrontata da tutti gli Stati membri, tenendo a mente che potremo avere successo ed essere efficaci soltanto con una concertazione e un dialogo tranquillo”. “La dimensione esterna delle migrazioni, che implica in particolare lo stretto rafforzamento della cooperazione con i Paesi d’origine o di transito dei migranti – conclude il comunicato – è uno dei pilastri della strategia europea ed è oggetto di scambi fra i governi francese ed italiano, in particolare fra i due ministri degli Esteri”. “Ho parlato con il mio collega Antonio Tajani al telefono. Gli ho detto che la relazione tra Italia e Francia è basata sul reciproco rispetto, tra i nostri due Paesi e tra i loro dirigenti. Spero di poter accoglierlo presto a Parigi”: questo il tweet di Catherine Colonna, ministra degli Esteri francese, che avrebbe dovuto ricevere stasera alle 19.30 al Quai d’Orsay il suo omologo italiano prima dell’annullamento della visita per le parole di Darmanin.




Giorgia Meloni su migranti: “Accuse raccapriccianti, ho la coscienza a posto”

“Sulla politica estera in passato l’Italia ha avuto posizioni altalenanti: non scegliere è più redditizio. Oggi invece la politica non se lo può più permettere e nelle difficoltà ringrazio Dio per essere costretta a fare delle scelte, con la possibilità di dare a questa nazione una politica industriale, economica, un’idea per le riforme.

“Parto da un elemento che non può rinfrancare chi guida l’Italia nel momento più complesso dalla fine della seconda guerra: appena si affronta un problema, se ne apre un altro. Non sono stata fortunata”, Lo afferma la premier Giorgia Meloni alla presentazione del libro di Padre Antonio Spadaro, “L’Atlante di Francesco. Vaticano e politica internazionale”. “Per Francesco la crisi non è di per se negativa: crisi è anche scelta, cosa che spesso la politica non ha fatto. Italia non ha avuto una politica industriale”, ha aggiunto.

“Dalla crisi stiamo cercando opportunità: oggi l’Europa ha un problema di approvvigionamento, ma l’Italia ha un vantaggio, la geografia. Questo può voler dire cooperazione con i paesi africani. Considero, come indica Francesco, la misericordia il fulcro dell’azione politica. Penso che il nostro approccio sia non predatorio ma della cooperazione allo sviluppo come arma di libertà, non a caso abbiamo parlato di Piano Mattei”,  afferma la premier.

“In Africa non si vuole prendere l’oro: vogliamo lasciare investimenti e lavoro. Molti africani mi hanno detto che non vogliono scappare dalle loro terre: su questo si può fare di più, è l’approccio più umano, più misericordioso. Questo il Papa lo dice chiaramente”, afferma Meloni.

“Sono giorni particolari, io sono stata accusata di cose raccapriccianti ma la mia coscienza è a posto: più persone partono più si rischia che qualcosa vada storto. Non è il modo umano di affrontare, forse è il più facile, decidere che siano i mafiosi a scegliere chi viene da noi, che chi arriva si trovi vittima della criminalità organizzata, della prostituzione”, aggiunge.

“La Santa Sede è la più idonea per il negoziato: ha l’appoggio dell’Italia”, afferma la premier.

“Più persone partono, più persone si mettono nelle mani di cinici trafficanti e più c’è il rischio che qualcosa vada storto: non credo che questo possa mai essere il modo giusto, umano e responsabile di affrontare questa vicenda. Forse sarebbe più facile mettere la testa sotto la sabbia, lasciare che siano dei mafiosi a decidere chi deve arrivare da noi, lasciare che arrivi da noi solo chi ha soldi per pagare quei mafiosi, lasciare che in Africa continuino a prendere piede i mercenari della Wagner e i fondamentalisti”, sottolinea Meloni.




Von der Leyen a Roma: modifiche al Piano sul tavolo. Migranti, focus su piano rimpatri

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato a Palazzo Chigi Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea.Lo comunica con una nota Palazzo Chigi.Dopo il colloquio a Bruxelles in occasione della prima visita all’estero da Presidente del Consiglio, l’incontro odierno, svoltosi con la partecipazione del Ministro Raffaele Fitto, ha rappresentato un’ottima occasione per uno scambio di vedute in preparazione del Consiglio Europeo straordinario del 9-10 febbraio dedicato in particolare all’economia e alla migrazione. Nel corso dell’incontro – si sottolinea – è stato inoltre riaffermato l’impegno del Governo italiano sul Pnrr. e condivisa la condanna per gli atti violenti in Brasile, oltre che la solidarietà alle istituzioni democratiche del Paese. Entrame hanno espresso soddisfazione per la firma, prevista domani a Bruxelles della Dichiarazione congiunta UE-NATO. Al termine del’incontro, un tweet di von der Leyen ha elencato i temi del vertice. “Un piacere incontrare Giorgia Meloni a Roma oggi. In vista della prossima riunione del Consiglio europeo – si legge – abbiamo discusso di come: Continuare a sostenere l’Ucraina; garantire un’energia sicura e accessibile; aumentare la competitività dell’industria dell’Ue; fare progressi sul Patto per la migrazione Abbiamo anche discusso dell’implementazione del Pnrr in Italia”. All’ingresso la premier aveva accolto von der Leyen nel cortile di Palazzo Chigi con uno scambio affettuoso di saluti. Stretta di mano davanti ai fotografi prima di salire per il colloquio.In precedenza si è tenuto un incontro tra la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e Romano Prodi. L’incontro, che si è svolto in un albergo romano, è parte degli appuntamenti che vedranno impegnata la leader Ue oggi nella Capitale. Al Teatro Quirino, Von der Leyen ha partecipato questa mattina alla presentazione del libro ‘La saggezza e l’audacia. Discorsi per l’Italia e per l’Europa’ di David Sassoli con lo stesso Prodi ed Enrico Letta. Successivamente, Von der Leyen si è recata a Palazzo Chigi dalla presidente del Consiglio Giorgia MeloniL’incontro conm Prodi è durato circa un’ora, per parlare di priorità che sono “nell’interesse dell’Italia e dell’Europa”. Da Bruxelles è questo l’indizio che arriva sul bilaterale tra Ursula von der Leyen e la premier Giorgia Meloni, al quale partecipa anche il ministro per gli Affari Ue, la Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto. Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza è certamente tra i temi principali sul tavolo. L’Italia, in teoria, vorrebbe più tempo per la messa a punto dei target concordati con l’Ue. Il problema, per il governo, non è la quantità di risorse ma il loro assorbimento. Difficilmente l’Ue accetterà di rinviare a oltre il 2026 la deadline del Next Generation. Ma sulle modifiche del piano la trattativa è aperta e, sottotraccia, è arrivata ad un livello già avanzato. L’Italia è in attesa che la Commissione dia la sua valutazione sulla richiesta della terza tranche di fondi. Ma il nodo è di lungo periodo. Il Paese ha un problema endemico di assorbimento delle risorse europee, i rincari dovuti all’inflazione hanno complicato il quadro.L’Ue, di fatto, ha permesso di aggiungere un capitolo al piano, quello del RePower Ue, nell’ambito del quale all’Italia spetteranno circa 9 miliardi. Roma vuole un negoziato sulle modifiche più ampio. L’alveo giuridico è l’articolo 21 del Regolamento del Next Generation, la linea rossa suggerita dalla Commissione è non modificare riforme e macro-obiettivi. Sul resto l’Ue ha già mostrato aperture, anche perché l’Italia non è il solo Paese ad aver chiesto modifiche. Aperture che von der Leyen potrebbe sancire ‘vis a vis’ con la premier. Se il Pnrr è un tema caro soprattutto all’Italia il dossier degli aiuti all’industria Ue è la sfida che von der Leyen si è posta da qui alla prossima estate. L’obiettivo è creare un Inflaction Reduction Act europeo in risposta alle legge sull’inflazione americana. Bruxelles vuole evitare di andare allo scontro con Washington aprendo una controversia al Wto ma, a questo punto, vuole rispondere con i fatti in due mosse: un regime agevolato per gli aiuti di Stato e un fondo di sovranità a protezione dell’industria, sempre nel solco del Green Deal. Due obiettivi complicati, che saranno sul tavolo del Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio. Roma non è contraria all’idea ma, nelle riunioni dei rappresentanti dei 27 all’Ue, ha già ricordato quale sia il rischio che si nasconde dietro un liberi tutti sugli aiuti di Stato: agevolare chi ha lo spazio fiscale maggiore, come la Germania.Al summit dei leader di febbraio ci sarà un altro dossier caldo sul tavolo, quello della migrazione. Ne parleranno anche von der Leyen e Meloni partendo da un punto sul quale, in realtà, non c’è mai stata divergenza tra Italia e Ue: i migranti in mare devono essere salvati. Passi avanti potrebbero arrivare nel breve periodo sulla dimensione esterna del dossier, sul quale la presidenza svedese vuole accelerare. L’obiettivo è creare un articolato piano per i rimpatri e un Sistema di preferenze generalizzate (Spg) per i Paesi d’origine che cooperano, concedendo tariffe agevolate per i prodotti in via d’esportazione. E’ una strada in salita e dispendiosa sulla quale, tuttavia, c’è più o meno l’intesa di tutti in Ue. Intesa che resta invece lontana sul sistema dei ricollocamenti, sul quale l’Italia chiede, tra l’altro, più responsabilità da parte degli Stati che finanziano le Ong che operano nel Mediterraneo. L’arrivo di von der Leyen nel giorno in cui, di fatto, la Commissione torna a pieno ritmo, non era scontato. La numero uno dell’esecutivo europeo ha voluto però omaggiare David Sassoli, e interverrà alle 11 al Teatro Quirino alla presentazione del libro ‘La saggezza e l’audacia’, che raccoglie i discorsi dell’ex presidente dell’Eurocamera. Poi, attorno alle 13, salirà a Palazzo Chigi. E a Roma è previsto un bilaterale anche con Romano Prodi che dal 1999 al 2004 guidò proprio la Commissione Ue




Formazione del Governo. Meloni: «Lavoriamo, lavoriamo! Saremo pronti»

“Dal consiglio federale della Lega nessun veto, preclusione o impuntatura. C’è massima disponibilità a confrontarsi e ad assumersi tutte le responsabilità richieste da un momento così difficile per il Paese”.

Lo sottolineano fonti della Lega dopo la riunione convocata alla Camera in vista dell’avvio della legislatura.”Come presidente del Senato il nome di Roberto Calderoli mi sembra autorevole. Per Matteo Salvini ministro degli Interni parlano chiaro i numeri, una persona che ha ridotto del 90% gli sbarchi. Piantedosi? Matteo Salvini è il punto di partenza, poi vedremo come vanno le trattative. È lui il ministro migliore che la Lega può esprimere”. Lo ha dichiarato il deputato della Lega Andrea Crippa al termine del consiglio federale.Intanto la leader di FdI Giorgia Meloni e Ignazio La Russa hanno lasciato Villa Grande. La riunione con Silvio Berlusconi è durata circa un’ora e mezza.Leader della maggioranza al lavoro per chiudere il primo degli step che dovrebbe portare alla formazione del governo a guida Giorgia Meloni. Domani con la convocazione delle aule di Camera e Senato partirà ufficialmente la XIX legislatura ed il primo appuntamento è proprio l’elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento.A palazzo Madama in pole resta Ignazio La Russa che avrebbe la meglio su Roberto Caderoli. Con palazzo Madama a guida Fratelli d’Italia, alla Camera sullo scranno più alto siederà un esponente della Lega. Il nome su cui punta Matteo Salvini è quello di Riccardo Molinari, attuale capogruppo del partito, candidatura in ascesa rispetto all’ipotesi Giancarlo Giorgetti. L’accordo definitivo arriverà con ogni probabilità nella riunione tra Meloni, Salvini e Berlusconi attesa in giornata.Il Pd voterà scheda bianca per le elezioni dei presidenti di Camera e Senato “come primo approccio”. Lo ha detto il segretario Enrico Letta nell’incontro con gli eletti, in corso alla Camera.Intorno alle 17 Meloni e La Russa sono arrivati a Villa Grande da Berlusconi. In mattinata Meloni si era detta “ottimista. Mi pare che le cose vadano bene, lavoriamo, lavoriamo. Saremo pronti”. “Penso che non possiamo perdere tempo, la situazione dell’Italia non è facile”, aveva aggiunto Meloni, a chi le domandava se giovedì sarà eletto il presidente del Senato, come previsto dal segretario leghista Matteo Salvini.Salvini: pronti per il governo. Si è concluso poco prima delle 18, dopo un’ora, il consiglio federale della Lega convocato alla Camera. “Il partito di Matteo Salvini – come filtra dal partito – non vede l’ora di cominciare a occuparsi dei dossier di governo. Il segretario ha spiegato che se verrà chiesto alla Lega di occuparsi di temi fondamentali come economia, sicurezza, opere pubbliche e autonomia “sappiamo come farlo e con chi farlo”. Per Salvini “sarà un onore”.”Sulle presidenze di Camera e Senato non ci sono problemi, un accordo c’è”, ha assicurato in mattinata il senatore di Fdi Giovanbattista Fazzolari arrivando negli uffici di Fdi alla Camera. Fazzolari è tranquillo anche sulla formazione della squadra di governo: “non ci sono criticità”, spiega. “Non ci sono mai state particolari criticità” con Lega e Forza Italia”, ha proseguito il senatore di Fdi a chi gli domandava se nella notte si fosse sbloccata la situazione con gli alleati sulla squadra dei ministri. Superato quindi anche lo scoglio Ronzulli? “Ripeto, veramente non ci sono mai state particolari criticità”, ha risposto Fazzolari.




Elezioni 2022, vince il centrodestra. Meloni: «Governeremo per tutti gli italiani»

L’Italia svolta a destra, Fdi è primo partito. Pd al 19%, M5s terza forza, Lega in calo. Affluenza alle 23 al 63,95%. Al Senato la coalizione di centrodestra prende almeno 114 seggi e mette in sicurezza la possibilità di governare in autonomia.Alla Camera sfiora il 43 per cento e vola.

Meloni stravince e fa volare Fdi con gli alleati interni indeboliti e la Lega di Salvini vicina al crollo. Tiene Forza Italia, almeno rispetto agli ultimi sondaggi.FdI è infatti nettamente il primo partito italiano con quasi il 26 per cento di consensi, seguito dal Pd che con il 19,4% non sfonda il tetto minimo cercato del 20%.Exploit del Movimento Cinque stelle che rimane il terzo partito italiano con il 16,5 per cento. Crolla invece la Lega all’8,5 per cento tallonata da Forza Italia data all’8%.Il centrosinistra alla Camera raggiunge il 26,8%, Il M5s il 16% e il terzo polo si ferma al 7,5 per cento. Queste sono le indicazioni che escono dagli exit poll e che danno il centrodestra avanti sia alla Camera che al Senato con la stessa forchetta tra il 41,5% e il 45,5%. Le prime proiezioni fissano il numero a metà, cioè al 42,7 per cento.




Insulti alla Meloni da parte di un professore universitario di Siena: chi semina odio e ne accusa gli altri

Hanno finito con Berlusconi, stanno continuando con Salvini, hanno incominciato con la Meloni: sarebbe il momento di smetterla

Siamo al solito commento, quando si tratta di ‘una certa’ sinistra: il bue dice cornuto all’asino.

E siamo ai fatti. Sera del 20 febbraio di quest’anno, intervista del prof. Giovanni Gozzini, ordinario di storia contemporanea e storia del giornalismo presso l’Università di Siena. Rispondendo, evidentemente, ad una domanda del giornalista a proposito dell’intervento di Giorgia Meloni, in occasione della ‘fiducia’ al governo Draghi, il professore si è lasciato andare ad una serie di insulti immotivati e senza scusanti, nonostante in appresso abbia tentato di porvi rimedio.

Le espressioni adoperate del professore non hanno, e non possono essere perdonate, essendo state pronunziate in perfetta consapevolezza e lucidità; non si tratta quindi di insulti ‘colposi’, ma profondamente ‘dolosi’ e premeditati, visto che il suo giudizio è stato formulato in pectore durante l’intervento della Meloni alla Camera dei Deputati.

Che il professore debba tacciare Giorgia Meloni di ignoranza, e definirla ‘una che non ha mai letto un libro’, quando non tutti i membri dei partiti al governo sono laureati, (come la Meloni), e abbiamo come presidente della Camera un Fico che ha difficoltà, come dimostrato durante un’intervista con Lucia Annunziata, a mettere insieme un concetto che sia tale (è famosa la frase a proposito dell’ONU, che fu definita ‘egidia’ e non egida’) travalica il confine non solo dell’insulto sessista, come qualcuno l’ha voluto definire (ma non è esatto), ma offende per partito preso, per odio politico, l’atavico ‘sinistra contro destra’. Senza voler capire che siamo in un regime di democrazia, almeno a parole, e l’appartenenza ad una corrente e ad una idea che non sia la sua sono perfettamente legittime. Oltretutto l’intervento della Meloni era l’unico che non si perdesse dietro a sdolcinature e sviolinate nei confronti di un presidente del Consiglio che conosciamo soltanto attraverso l’enunciazione delle sue intenzioni, dopo aver praticamente riconfermato il governo uscente, senza quella discontinuità che sarebbe stata, a sentire Renzi, la causa prima della crisi.

Purtroppo siamo alle solite, ed è sotto gli occhi di tutti

Abbiamo un segretario del PD che in ogni intervento sottolinea la sua intenzione di ‘battere le destre’, quello che, al di là di tutti i problemi del paese, sembra essere la sua unica e sola ragione della permanenza in vita, se non in politica. Di conseguenza, abbiamo una magistratura, secondo Palamara, ‘guidata’ da una manina politica, che manda a processo Salvini come una volta faceva con Berlusconi, e di questo sono pieni i titoli dei giornali.

Abbiamo una sinistra (o presunta tale) che taccia il leader della Lega di seminare odio quando parla di respingere le ondate di clandestini che invadono la nostra nazione, e assorbono risorse economiche importanti sia per l’accoglienza e sia per il rimpatrio, oltre ad essere (ed è dimostrato) portatori di patologie che in Italia non conoscevamo più da decenni – oltre, in qualche caso, essere positivi al covid, altro che assembramenti.

E tralasciamo altri discorsi, come crimini vari, spaccio, furti, omicidi, sfruttamento della prostituzione, aggressioni alle nostre divise: non tutti, per carità. Ma ne faremmo volentieri a meno, abbiamo già i nostri delinquenti, e una buona parte di quelli dell’est europeo. Abbiamo un ministro degli Esteri che non parla, legge, e che, per la sua mansione, dovrebbe almeno conoscere un paio di lingue straniere – oltre ad una opzione per un italiano corretto. Forse ha preso dal Papa, ma si può tranquillamente dire che non ci sembra il caso. Abbiamo un ministro della salute che ha ampiamente dimostrato di non essere adeguato al compito, e i fatti lo dimostrano. Abbiamo un Commissario per il Covid che è indagato per sapere che fine abbiano fatto i miliardi spesi per le mascherine: sappiamo benissimo dove sono andati a finire i soldi delle provvigioni degli intermediari (infatti sono stati sequestrati beni per, se la memoria non mi inganna, undici milioni e rotti di euro) ma di mascherine neanche l’ombra.

Ci siamo tolti, Deo Gratias, l’Azzolina, quella che ci ha fatto sperperare più di quattro milioni di euro di banchi a rotelle, quelli che provocano il mal di schiena (oltre ad essere arrivati in ritardo) e che oggi sono accatastati da qualche parte.

Ci siamo tolti anche la spesa per circa 220 ‘Primule’, strutture in cui vaccinare tutti gli Italiani, e non solo loro, sparse il tutta Italia, che sarebbero sati un altro sperpero di denaro pubblico, considerato ‘res nullius’, cioè cosa di nessuno, mentre è il NOSTRO denaro, quelli di tutti noi.

Da quando al governo c’è la sinistra si parla sempre di ‘salvare l’Italia’ (così diceva Monti prima di precipitare il mercato immobiliare e distruggere il mercato interno), di ‘ripartenza’, di ‘luce in fondo al tunnel’, di ‘risollevare l’economia’, di ‘creare posti di lavoro’: vogliamo dire che i posti di lavoro, checchè ne pensino i vecchi democristiani che credono che mettendo insieme un’altra ILVA, ex Italsider e oggi Arcelor Mittal, si risolva il problema.

Il lavoro lo crea il mercato, e se il mercato non c’è, a causa di queste capotiche chiusure che a qualcuno piace chiamare ‘lockdown’, per renderle più importanti, anche il lavoro muore. Nessuno ha mai avanzato il sospetto che i metodi adottati non siano quelli giusti? Infatti, se ciascuno di noi adotta la mascherina (sarà efficiente?), tiene la distanza di almeno un metro da chi gli sta vicino (anche se pare che anche alla distanza di meno di un metro nessun virus sia efficace), non frequenta assembramenti, causati dal bisogno della gente di uscire dagli arresti domiciliari (mentre gli addetti ai lavori fanno tranquillamente la loro vita: quis custodiet ipsos custodes?); insomma, se andiamo al supermercato a fare la spesa, perché negare il diritto di farci una pizza la sera, quando i ristoranti adottano tutte le precauzioni, giuste o sbagliate, di legge?

L’impressione è che questa gente giallo-rossa sia altamente incapace

Il segnale d’allarme (ormai è un anno) è stato dato in ritardo, e le misure adottate sono state soltanto di chiusura, senza cercar di capire come funziona il virus realmente – e di propaganda delle vaccinazioni, senza cercar di capire come funzionano realmente questi vaccini, e se funzionano, e per quanto tempo saremmo immuni, una volta assunta la seconda dose. Oltretutto per motivi politici non si vuole adottare lo Sputnik, che, pare, sia uno dei più efficaci: i Russi saranno poco ‘democratici’, ma per ciò che riguarda la scienza, sono seri.

E non sono poi quei ‘comunisti’ tanto graditi ai nostri al potere? Ha avuto ben ragione Giorgia Meloni, nel suo intervento, a mettere i puntini sulle ‘i’ con il presidente Draghi, e ci aspettiamo ancora oggi una risposta. Arriva invece una raffica di insulti dettati solo da quell’odio politico (e non) che certi personaggi ideologizzati riescono ad esprimere quando non arrivano all’uva, tacciando gli altri di ‘presunzione’, mentre sono loro che presumono di essere superiori: e questi ci porta al mai risolto discorso della ‘questione morale’: anche se l’Unione Europea ha sancito la perfetta analogia tra comunismo e fascismo, entrambi regimi totalitari e quindi, come tali, da rifiutare. Smettiamola perciò con questa presunta superiorità (anche culturale) della sinistra.

Personalmente, se io fossi la Meloni, anche a nome di tutti coloro che nelle sue parole si sono riconosciuti come persone che nutrono ancora un sentimento di amore nei confronti della madre patria, e che non vogliono che l’Italia diventi una colonia della Germania o di altre nazioni, eleverei querela nei confronti del ‘professore’ (se insegna queste cose, il primo ad essere ‘ignorante’ e ‘bocca larga’ è lui), e arriverei fino in fondo. Da quando Fratelli d’Italia, e con lui la Meloni, hanno incominciato a salire nei sondaggi, Giorgia Meloni è stata sottoposta ad un linciaggio mediatico diffuso, e questo è il segno che qualcosa sta cambiando. Hanno finito con Berlusconi, stanno continuando con Salvini, hanno incominciato con la Meloni: sarebbe il momento di smetterla.




Meloni, al voto o è un inganno

“Abbiamo ribadito la nostra posizione chiara e semplice. Per noi l’unico o sbocco possibile è lo scioglimento immediato delle Camere ed il ritorno alle urne. Abbiamo chiesto a Mattarella di valutarlo anche nel caso in cui M5S e Pd confermassero la loro volontà di procedere verso il ‘patto della poltrona’, che è un inganno”. Lo dice Giorgia Meloni di Fdi. “Scenderemo in piazza se questo governo dovesse nascere: a piazza Montecitorio il giorno della fiducia”. Lo dice Giorgia Meloni di Fdi invitando “anche i delusi dei partiti che fanno il contrario di quello che avevano promesso. Noi siamo dalla parte della democrazia”.