Sarah Scazzi: condanna al fioraio, parla l’Avvocato Nicodemo Gentile

TARANTO – Si è concluso l’ultimo capito giudiziario sull’omicidio della piccola Sarah Scazzi, assassinata brutalmente e gettata in un pozzo nel fiore dei suoi quindi anni, in un triste e rovente 26 agosto del 2010. Giovanni Buccolieri, fioraio di Avetrana di 45 anni, è stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione per false dichiarazioni al pm.

Il 9 aprile del 2011, Buccolieri racconta agli inquirenti di aver visto Sarah, triste e sconvolta, essere raggiunta da Cosima Serrano che a bordo della sua Opel Astra le intimava di salire con fare minaccioso e strattonandola.

Il suo racconto, impreziosito di dettagli, vede sul sedile posteriore dell’auto una figura femminile con i capelli legati. Due giorni dopo queste importanti dichiarazioni però tutto cambia, Buccolieri ritratta e riferisce che quanto da lui asserito non corrisponde al vero ma si tratta di un sogno.

Nel corso del processo Buccolieri si è avvalso della facoltà di non rispondere, tuttavia ha depositato una memoria difensiva di circa due pagine poco prima della lettura della sentenza, dove ha spiegato di essere stato suggestionato dall’attenzione mediatica riservata al caso.

Il Pubblico Ministero aveva chiesto per Buccolieri il massimo della pena, poiché avrebbe potuto aiutare le indagini grazie alla sua testimonianza.  Insieme al fioraio è stato condannato a due anni il suo amico Michele Galasso. Quest’ultimo aveva riferito agli inquirenti di non aver avuto nessun contatto con Buccolieri prima della sua deposizione, dalle intercettazioni però è stato appurato il contrario; i due infatti avrebbe concordato al telefono la versione del sogno da dichiarare agli inquirenti.

Ricordiamo inoltre che la Prima sezione penale della Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Sabrina Misseri e Cosima Serrano, entrambe imputate per l’omicidio della quindicenne Sarah Scazzi.

Le due donne sono accusate di aver strangolato la giovane il cui corpo sarebbe successivamente stato occultato dallo zio Michele Misseri, condannato ad otto anni per occultamento di cadavere ma che oggi, a seguito di continue confessioni e ritrattazioni in merito ai fatti di quel terribile giorno, si proclama responsabile dell’omicidio.

Noi abbiamo parlato in esclusiva con l’Avvocato Nicodemo Gentile, legale della famiglia di Sarah Scazzi

– Ve l’aspettavate la condanna di Giovanni Buccolieri?
Noi ce l’aspettavamo e oggettivamente eravamo abbastanza sicuri che questo venisse sancito anche da un Giudice. Il fatto che un Giudice abbia sancito, seppur in primo grado, questa verità è un’ulteriore conferma dell’impostazione accusatoria che adesso è una verità processuale che è veritiera. Si tratta di un elemento importante, fondamentale perché è l’elemento che trascina nella vicenda Cosima Serrano perché quella condotta di cui il fioraio è stato testimone oculare è la condotta che poi ha sancito l’esistenza di un sequestro di persona. Sarah viene ricondotta con violenza, con forza all’interno del mezzo poi portata a casa e uccisa. Quindi è un segmento fondamentale nella ricostruzione, se fosse venuta meno avrebbe aperto sicuramente a scelte anche nel processo madre, di revisione o comunque avrebbe rimesso in discussione la verità e quindi anche la posizione di Cosima e di Sabrina. Questa verità ci dice che non c’è nulla da ricercare.

– Secondo lei, a distanza di sette anni dall’omicidio, come mai il fioraio continua a dire che si sia trattato di un sogno? Avendo vissuto il processo di Avetrana e le indagini, sono il primo legale che è intervenuto in questa vicenda, era il 16 o il 17 settembre del 2010, ad oggi posso con certezza dire che il materiale umano che fa da sfondo a questa vicenda è davvero scadente: gente che per evitare il controllo dell’ispettorato perché aveva i dipendenti non in perfetta regola, familiari che per aiutare altri familiari si sono macchiati di reati abbastanza seri e soprattutto non hanno rispettato la memoria di Sarah. Probabilmente aveva delle situazioni di natura persona che doveva tutelare e voleva che non venissero alla luce e quindi inizialmente lo ha ammesso e ha detto la verità, poi da li tutta una serie di ritrattazioni anche molto goffe, rozze e benali che hanno inevitabilmente condotto la Procura di Taranto prima, e un Giudice adesso a individuare delle responsabilità penali.

Angelo Barraco

 

 

 

 




Sarah Scazzi: condannato fioraio che ritrattò

TARANTO – Il giudice monocratico del tribunale di Taranto Elvira di Roma ha condannato a due anni e otto mesi di reclusione per false dichiarazioni al pm Giovanni Buccolieri, di 45 anni, il fioraio di Avetrana che raccontò ai carabinieri del sequestro di Sarah Scazzi e poi ritrattò sostenendo che le sue dichiarazioni erano solo frutto di un sogno e che era stato suggestionato dal clamore mediatico.

Il pm Mariano Buccoliero aveva chiesto la condanna a 4 anni. Per l’omicidio della ragazzina, uccisa e gettata in un pozzo di contrada Mosca il 26 agosto del 2010, sono state condannate all’ergastolo con sentenza passata in giudicato la cugina Sabrina Misseri e la zia Cosima Serrano, mentre sta scontando la condanna a 8 anni Michele Misseri (marito di Cosima e padre di Sabrina) per soppressione di cadavere.

Il giudice di Roma oggi ha anche condannato a 2 anni di carcere Michele Galasso, un amico del fioraio con il quale avrebbe concordato le versione del sogno poi riferita agli inquirenti.




“Laggiù tra il ferro – storie di vita, storie di reclusi”: attesissimo il nuovo libro dell’avvocato Nicodemo Gentile

“Laggiù tra il ferro – storie di vita, storie di reclusi”: questo il titolo del nuovo attesissimo libro dell’avvocato Nicodemo Gentile, l’illustre cassazionista natio di Cirò che da anni si occupa prevalentemente di diritto penale, disponibile dal prossimo 23 novembre in tutte le librerie

 

Nicodemo Gentile è ormai conosciutissimo per essersi occupato di vicende di rilevanza nazionale come il caso di Melania Rea o il delitto dell’Olgiata dove è stato legale degli imputati mentre come parte civile è stato difensore per l’omicidio della piccola Sarah Scazzi, per i fidanzati di Pordenone, Teresa e Trifone, per Guerrina Piscaglia e per Roberta Ragusa.  Quest’ultimi processi tutt’ora in corso. Nicodemo Gentile rappresenta un punto di riferimento per molte associazioni che da anni, si impegnano quotidianamente nel sociale.

 

Il carcere è un argomento di cui si parla tanto, spesso anche troppo e invita gli individui a molteplici riflessioni sulla vita che si svolge dietro le grate a seguito di una condanna. L’Avvocato Nicodemo non ha scritto “Laggiù tra il ferro – storie di vita, storie di reclusi” a scopo di lucro o per ottenere visibilità, ma lo ha fatto per pura passione, mettendo in calce le esperienze che lo hanno coinvolto direttamente o tramite colleghi, operatori di settore, cercando di descrivere quelle polaroid che la sua mente ha archiviato nel tempo, attraverso un percorso umano e professionale lungo e intenso. Un racconto fatto con la piena consapevolezza che quelle pareti bianche in cui si respira la sofferenza di una reclusione, quelle grate arrugginite e piene di dolore, quegli odori, quelle lacrime, quei rumori e quei giorni interminabili nell’attesa di una libertà possano essere descritti soltanto da chi li ha vissuti direttamente. L’Avvocato  ha deciso di raccontare questo aspetto così intimo e delicato  attraverso gli scritti che negli anni ha custodito e catturato, tramite i lunghi colloqui, le sensazioni e il malessere di chi vive quotidianamente il carcere. Massimo Picozzi, noto psichiatra e criminologo, ha scritto la prefazione del libro “ogni istituto penitenziario è un microcosmo con i suoi riti, le sue gerarchie. Non puoi conoscerlo, e non puoi conoscere chi lo abita, se non entrandoci , passandoci del tempo. Con l’umiltà di ascoltare e l’intelligenza di sospendere i giudizi. Questo è riuscito a fare Nicodemo Gentile, e questo racconta nelle pagine del suo libro. Un libro speciale, perché è un libro vero”. Non vengono raccontate le vicende processuali, sicuramente già note, e neppure viene avvalorata una tesi piuttosto che un’atra; il libro racconta il sistema carcerario e il suo funzionamento, le condizioni dei detenuti, come si svolgono le loro giornate, come impiegano le ore e soprattutto quali sono le emozioni ed i sentimenti che travolgono la loro anima in un micro mondo fatto di incertezze e anime desiderose di tornare a casa, anime e corpi che gridano la loro innocenza, affiancate spesso da spietati killer senza scrupoli. Un viaggio materiale e introspettivo dove i ciceroni saranno di volta in volta i suoi assistiti, da Salvatore Parolisi, condannato per l’omicidio della moglie Melania Rea a Manuel Winston Reyes, condannato per l’omicidio della Contessa dell’Olgiata; da Angela Birkiukova, condannata per l’omicidio del marito a Carmelo Musimeci, ex ergastolano. Nei diciannove capitoli del libro si parla inoltre di suicidio, custodia cautelare, permessi premio, 41 bis, ergastolo, ergastolo ostativo, malattia mentale, dei reclusi senza famiglia, di sovraffollamento carcerario, di Dio, con l’importante testimonianza del cappellano di Perugia che da oltre 25 anni si occupa delle detenute del carcere di Capanne, delle vittime dei reati, dei loro familiari e di misure alternative alla detenzione.

 

Abbiamo intervistato l’avvocato Nicodemo Gentile, che in merito all’imminente uscita editoriale ha detto:
“In questo libro c’è l’uomo e il professionista: l’uomo contiene il giovane Avvocato, lo studente, contiene l’Avvocato maturo che si ritrova di colpo a contatto con il dolore perché il carcere è un’esperienza umanamente molto difficile; il professionista che vive con una lente d’ingrandimento particolare. Ho bisogno di parlarne perché del carcere se ne deve parlare. Lo faccio io ma lo faccio fare soprattutto a chi, purtroppo, il carcere lo vive in prima persona perché, per colpa o senza colpa, si ritrova dentro a vivere un percorso più o meno lungo di detenzione. Attraverso vissuti di vita, con questo libro, si cerca di parlare di suicidio, di 41bis, di ergastolo, di parlare di una sfida che va vissuta e combattuta. Non a caso Papa Francesco va spesso nei penitenziari, non a caso l’ex Presidente della Repubblica Napolitano ha parlato in più occasioni di carcere, ha stimolato ad una riflessione moderna ed evoluta sul carcere e misure alternative alla detenzione. Si parla di primi permessi, di un carcere che funziona, di un carcere che rieduca; dentro ci sono i contributi di Carmelo Musumeci, ex ergastolano entrato in carcere che aveva la quinta elementare e adesso ha tre lauree e scrive libri sul carcere. Si parla anche di vittime di chi è in carcere e si parla di un carcere che funziona attraverso la rieducazione, attraverso i primi permessi, attraverso meccanismi che consentono poi al detenuto di poter essere qualcosa e una persona nuova”

 

Lei ha raccolto le testimonianze, a livello umano e non prettamente giuridico, legate a casi di cronaca ben noti come il delitto Scazzi, Rea, Ragusa, Olgiata, Piscaglia e Pordenone: com’è stato unire esperienze così differenti?
“Il percorso è estremamente difficile e doloroso perché quando si abbassano i riflettori, ti ritrovi uomini che per la legge sono assassini ma ti rendi conto che hanno gli stessi occhi, gli stessi visi puliti di chi invece vive la sua vita ordinaria e ti rendi conto di come il percorso umano di questi soggetti sia conflittuale, di grande solitudine perché poi con il tempo la loro vita è una metamorfosi dal punto di vista sociale e familiare, man mano si perdono pezzi e spesso e volentieri l’Avvocato è l’unico soggetto che per un tratto di strada più o meno lungo sta li insieme a loro a sopportarne il peso umano, oltre a quello giuridico e processuale di questo percorso estremamente sfuggente. Spesso e volentieri si tratta di soggetti che vengono allontanati dai figli, dalle figlie, che hanno divieti di incontro, anche di natura epistolare, quindi è evidente che l’Avvocato rappresenta la finestra sul mondo, non solo l’aspetto tecnico quindi ma anche l’amico e la persona sulla quale poggiare la testa e sfogarsi. Spesso e volentieri anche i singoli istituti sono tra loro diversi, ciò che è possibile in un istituto spesso non è possibile in altri. In alcune carceri è più facile studiare, in altri no; ho avuto contatti con gente che ha vissuto il 41Bis, che si tratta comunque di un regime carcerario particolare e unico dove anche avere un particolare cibo cotto può essere una grande affermazione, una grande battaglia vinta. Ci sono situazioni dove anche avere un po’ di aria fresca oppure avere una persona con la quale discutere può essere un momento di felicità. Ci si domanda se questo tipo di terapia è la terapia giusta per questi soggetti, il problema del carcere è che ancora oggi la cosiddetta istituzione totale, il percorso dove a soggetti con malattie diverse si somministra sempre la stessa cura. Il carcere è una istituzione che rende tutti uguali persone che non lo sono. Io ho cercato di descrivere questo mondo e la cosa che a me piace dire è che innanzitutto io non sono portatore di nessuna verità e di nessun concetto rivoluzionario sul carcere, racconto la mia esperienza attraverso chi la vive, dico le cose che ci sono, le cose che funzionano e le cose che non funzionano, le riforme inattuate, i buoni propositi rimasti solo propositi, ma tutto viene fatto, così come dice Massimo Picozzi nella sua prefazione, sospendendo giudizi e con l’umiltà di ascoltare. Quando si entra nel carcere bisogna sospendere ogni tipo di giudizio e bisogna avere l’umiltà di ascoltare”.

 

Ha dedicato il libro al suo Papà…
“E’ legato a mio padre perché se io sono Avvocato è grazie a lui e se io scrivo di carcere è perché lui mi ha sicuramente trasmesso l’assoluta forza nello stare vicino a chi ha bisogno, stare vicino nonostante le difficoltà. Una seconda chance la si deve a tutti. L’ho dedicato a mio padre perché mi ha insegnato ad essere onesto. Il libro è dedicato anche ad Enzo Fragalà, un penalista che io non ho conosciuto ma che ha sacrificato sull’altare dell’onestà la propria vita e a tutti i penalisti che pur di affermare la propria onestà hanno sacrificato la loro vita”.

 

Angelo Barraco




Sarah Scazzi: la Cassazione conferma l'ergastolo per Sabrina Misseri e Cosima Serrano

 
di Angelo Barraco
 
Bari – Dopo 7 anni e tanti colpi di scena è stata decretata la parola fine al delitto di Avetrana. La Prima sezione penale della Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Sabrina Misseri e Cosima Serrano, entrambe imputate per l’omicidio della quindicenne Sarah Scazzi che nel fiore dei suoi quindici anni e nella spensieratezza di quel rovente e afoso 26 agosto del 2010 è stata brutalmente uccisa e gettata  in un pozzo. La Cassazione ha inoltre vagliato la posizione di Carmine Misseri, fratello di Michele, condanna a 5 anni e 11 mesi per soppressione di cadavere. Altra posizione che è stata esaminata riguarda invece l’ex legale di Sabrina Misseri, Vito Russo, che in appello è stato condannato ad un anno e quattro mesi  e in primo grado a due anni e Giuseppe Nigro, entrambi condannati per favoreggiamento. Le due donne sono accusate di aver strangolato la giovane il cui corpo sarebbe successivamente stato occultato dallo zio Michele Misseri, condannato ad otto anni per occultamento di cadavere ma che oggi, a seguito di continue confessioni e ritrattazioni in merito ai fatti di quel terribile giorno, si proclama responsabile dell’omicidio. Nel pomeriggio era emersa la notizia la richiesta della Procura Generale della Cassazione che chiedeva, al termine della requisitoria davanti alla Prima sezione penale della Cassazione, la conferma dei due ergastoli inflitti a Sabrina Misseri e Cosima Serrano.  L’avvocato di Sabrina Misseri si è espresso così nella sua requisitoria: “E' una vicenda umana più che processuale che parte da un dilemma: a uccidere Sarah è stato Michele oppure Sabrina e Cosima? Delle due l'una” ha inoltre puntato sul movente sessuale e su Michele Misseri “Era un uomo molesto, Sarah percepisce l'atto come molestia e minaccia di rivelarlo a Sabrina. Ecco perché la prende per il collo e la strangola in due secondi”. Gli Avvocati hanno inoltre precisato che “non è affatto vero che la prova della colpevolezza di Sabrina prescinda dalla colpevolezza di Michele Misseri. La prova della colpevolezza esclusiva di Michele Misseri è la prova dell'innocenza di Sabrina”. Il Sostituto Procuratore Generale della Cassazione nel pomeriggio dichiara “Del tutto destituita di fondamento è la pretesa di riqualificare il reato da soppressione di cadavere ad occultamento” chiedendo la conferma della condanna per Michele Misseri. Il magistrato ha ricostruito l’accaduto riferendo che il corpo “è stato calato in un luogo impervio, una pozza piena d'acqua che ne avrebbe facilitato il deperimento”.
 
Misseri portato in carcere I carabinieri hanno prelevato dalla sua abitazione per condurlo in carcere Michele Misseri, lo zio di Sarah Scazzi. Per l'uomo oggi è diventata definitiva la condanna a otto anni di reclusione per concorso in soppressione di cadavere della quindicenne. Misseri è stato fatto salire su un'auto dei militari che l'ha portato via. "Michele Misseri ha scritto lettere a Sarah in cui chiede perdono", ha poi reso noto il suo avvocato, Luca Latanza. "Misseri – ha aggiunto il legale – è molto provato, lui si aspettava di svolgere un altro giudizio di merito per portare avanti la sua tesi. Non si aspettava una conclusione così rapida. Il processo oggi dal punto di vista giuridico si è concluso".

 

 
Sarah era una ragazza che amava uscire con le amiche e passare i pomeriggi in armonia con le persone care a cui voleva bene, la sua morte ha avuto un forte eco mediatico per il coinvolgimento di persone appartenenti alla cerchia familiare della giovane. Tanti sono stati gli appelli lanciati dalla mamma di Sarah attraverso i vari canali televisivi, tanti gli avvistamenti, le segnalazioni e le speranze che in quei giorni concitati hanno rappresentato un appiglio ma il tutto va in frantumi 42 giorni dopo la scomparsa, quando Michele Misseri confessa di aver ucciso e aver occultato il cadavere della nipote. I giornali in quei giorni di grande sgomento e incredulità mettono il mostro in prima pagina e titolano la chiusura del caso quasi con tono imperativo, ma le versioni di Misseri sono destinate a mutare nel corso del tempo e infatti alcuni giorni dopo ritratta tutto e punta il dito contro la figlia Sabrina. Successivamente si dichiara nuovamente colpevole, ma le indagini si erano già avviate e avevano scoperchiato quello che per i Giudici è da considerarsi un vaso di pandora inoppugnabile e impregnato di elementi che inchiodano le due donne. Il 24 luglio 2015 Sabrina Misseri e Cosima Serrano sono state condannate all’ergastolo. Dopo il verdetto, esattamente dopo 13 mesi, sono state depositate le motivazioni della sentenza che sono racchiuse in 1277 pagine. Si chiude una delle pagine più nere della cronaca Italiana, dove il dolore ha prevalso sull'innocenza e la fragilità di una bambina e dove la solidità dei rapporti familiari si è frammentata per lasciare spazio ad un vuoto incolmabile.



Sarah Scazzi: depositate le motivazioni della sentenza, Sabrina Misseri potrebbe essere scarcerata

di Angelo Barraco
 
Taranto – Sono state depositate le motivazioni della sentenza di secondo grado del processo per il delitto di Sarah Scazzi, uccisa e buttata in un pozzo ad Avetrana il 26 agosto del 2010. Era stato confermato l’ergastolo per Sabrina Misseri e Cosima Serrano il 24 luglio del 2015. Dopo il verdetto, esattamente dopo 13 mesi, sono state depositate le motivazioni della sentenza che sono racchiuse in 1277 pagine. Il ritardo nel deposito delle motivazioni della sentenza di secondo grado potrebbe portare alla scarcerazione per decorrenza del termine massimo di custodia cautelare per Sabrina Misseri, condannata all’ergastolo insieme alla madre Cosima Serrano. Il 15 ottobre scadrebbe il termine in assenza di sentenza definitiva, ben sei anni dopo e potrebbe attendere l’esito della sentenza definitiva a piede libero. L’avvocato di Sabrina Misseri spiega “Nel corso dei processi di primo e secondo grado sono intervenute delle ordinanze di sospensione dei termini di custodia cautelare preventiva fino al dicembre 2017. L'idea che siano comunque maturati prima della chiusura definitiva del procedimento i termini di 6 anni, come previsto dall'articolo 303 del codice di procedura penale, apre uno scenario controverso”. Il legale puntualizza che da un lato “si tende a ritenere, in mancanza di una sentenza definitiva, il termine di sei anni assoluto e non suscettibile di proroghe. Dall'altro la stessa legge abilita il giudice a sospendere i termini di custodia per la complessità del dibattimento. Questo potrebbe aprire la strada a futuri contrasti sull'interpretazione della norma, ma è un discorso che affronteremo quando sarà il momento”.
 
La Corte d’assise d’appello ha confermato la condanna a otto anni di reclusione per Michele Misseri, marito di Cosima Serrano e padre di Sabrina, per concorso in soppressione di cadavere. Durante l’inchiesta Michele Misseri si era in un primo momento autoaccusato del delitto.
 
La vicenda che riguarda la morte di Sarah Scazzi è torbida, impregnata di mistero e nebulosa. Anni di processi, accuse reciproche, ritrattazioni e persino autoaccuse che però non hanno sbrogliato la matassa su quei fatti avvenuti il 26 agosto del 2010, ma hanno ulteriormente complicato la vicenda, portando a tanti “se”, tanti “ma” e poche certezza. Oggi a Taranto la Corte di assise d’appello si è ritirata in camera di consiglio, per cosa? Per la sentenza di secondo grado sull’omicidio di Sarah Scazzi. Sabrina Misseri e Cosima Serrano invece sono in cella, nella parte opposta della città e sperano che la sentenza si ribalti rispetto al primo grado che non è stato clemente con loro e che le ha condannate all’ergastolo per omicidio volontario, sequestro di persona e soppressione di cadavere. 
 
Il 15 giugno c’è stata l’arringa della parte civile e di Michele Misseri e Carmine Misseri. Il primo a parlare in aula è stato l’avvocato Nicodemo Gentile, legale della famiglia Scazzi. Nella scorsa udienza, la Procura Generale ha chiesto, dopo oltre otto ore di requisitoria, la condanna in primo grado all’ergastolo per Sabrina Misseri e per la madre Cosima Serrano. Sabrina Misseri ha rilasciato anche delle dichiarazioni spontanee in aula e ha “Non l'ho uccisa, so io quanto sono addolorata”, in seguito a queste parole è scoppiata a piangere. Il sostituto pg Antonella Montanaro ha detto che Sarah Scazzi è stata “ strangolata in casa Misseri con una cintura da Cosima e Sabrina”, quindi il delitto sarebbe stato commesso da due persone, di cui una persona “tratteneva Sarah e l'altra la strangolava”.
 
Un omicidio con “dolo d'impeto, non con premeditazione”. All’udienza per la morte di Sarah Scazzi non ha partecipato Cosima Serrano, ha rinunciato. Il pg ha la conferma delle condanne per gli altri imputati, partendo da colui che ha fatto ritrovare il cadavere della piccola Sarah e colui che negli anni è stato al centro di mille polemiche; Michele Misseri. Per lui è stata chiesta la conferma della condanna ad 8 anni per la soppressione di cadavere. E’ stato chiesto il non luogo a procedere per Cosimo Cosma, che è deceduto un anno fa. Per lui erano stati chiesti sei anni per soppressione di cadavere. Il Pg dice durante l’udienza: “Sarah è una sorella, dire Sabrina. Peccato che Sarah quasi nella stessa giornata dice che 'è una stronza', peccato che Sabrina dicesse che Sarah 'si vende per due coccole'. Sarah non era più la 'cosa' di Sabrina da quando aveva cominciato a frequentare il suo gruppo. Sarah diventa la rivale di Sabrina e nella sua testa vuole prendere il suo posto con Ivano Russo”.
 
Proprio Ivano sarebbe il movente e a tal proposito dice che “Lei lo voleva, lui giocava: è il dramma personale di Sabrina, la sua frustrazione, Sabrina era ossessionata da Ivano, come dimostrano i 4.500 sms scambiati tra i due da gennaio ad agosto 2010”. L’accusa sostiene che il cadavere viene portato in garage, Sabrina intanto rimane in casa per far ritardare l’amica Mariangela Spagnoletti e Michele Misseri e Cosima Serrano trasportano il cadavere portano il cadavere attraverso l’ingresso posteriore della casa. Si parla anche dei depistaggi messi in atto dalla famiglia, dalle dichiarazioni autoaccusatorie che mutavano spesso, tranne l’unica veritiera che riguarda il ritrovamento. Inoltre in auto sono state proiettate le immagini del corpo di Sarah Scazzi, ritrovata la notte che va tra il 6 e il 7 ottobre 2010, esattamente 42 giorni dopo la sparizione. Michele Misseri era impassibile a quelle immagini, Sabrina singhiozzava.



CASO SARAH SCAZZI: IL 18 LUGLIO L'UDIENZA CONCLUSIVA

di Angelo Barraco

Taranto – Il 18 luglio ci sarà l’udienza conclusiva del processo di secondo grado per l’omicidio della piccola Sarah Scazzi ed è prevista la replica del procuratore generale Antonella Montanaro e della difesa. Successivamente i giudici della Corte d’Assise d’Appello entreranno in camera di consiglio per la sentenza. Oggi è stati un giorno importante perché sono state terminate le arringhe degli imputati minori del processo, finita la requisitoria il rappresentante dell’accusa chiese la conferma della sentenza di primo grado. Il 15 giugno c’è stata l’arringa della parte civile e di Michele Misseri e Carmine Misseri. Il primo a parlare in aula è stato l’avvocato Nicodemo Gentile, legale della famiglia Scazzi.
 
Nella scorsa udienza, la Procura Generale ha chiesto, dopo oltre otto ore di requisitoria, la condanna in primo grado all’ergastolo per Sabrina Misseri e per la madre Cosima Serrano. Sabrina Misseri ha rilasciato anche delle dichiarazioni spontanee in aula e ha “Non l'ho uccisa, so io quanto sono addolorata”, in seguito a queste parole è scoppiata a piangere. Il sostituto pg Antonella Montanaro ha detto che Sarah Scazzi è stata “ strangolata in casa Misseri con una cintura da Cosima e Sabrina”, quindi il delitto sarebbe stato commesso da due persone, di cui una persona “tratteneva Sarah e l'altra la strangolava”.
 
Un omicidio con “dolo d'impeto, non con premeditazione”. All’udienza per la morte di Sarah Scazzi non ha partecipato Cosima Serrano, ha rinunciato. Il pg ha la conferma delle condanne per gli altri imputati, partendo da colui che ha fatto ritrovare il cadavere della piccola Sarah e colui che negli anni è stato al centro di mille polemiche; Michele Misseri. Per lui è stata chiesta la conferma della condanna ad 8 anni per la soppressione di cadavere. E’ stato chiesto il non luogo a procedere per Cosimo Cosma, che è deceduto un anno fa. Per lui erano stati chiesti sei anni per soppressione di cadavere. Il Pg dice durante l’udienza: “Sarah è una sorella, dire Sabrina. Peccato che Sarah quasi nella stessa giornata dice che 'è una stronza', peccato che Sabrina dicesse che Sarah 'si vende per due coccole'. Sarah non era più la 'cosa' di Sabrina da quando aveva cominciato a frequentare il suo gruppo. Sarah diventa la rivale di Sabrina e nella sua testa vuole prendere il suo posto con Ivano Russo”.
 
Proprio Ivano sarebbe il movente e a tal proposito dice che “Lei lo voleva, lui giocava: è il dramma personale di Sabrina, la sua frustrazione, Sabrina era ossessionata da Ivano, come dimostrano i 4.500 sms scambiati tra i due da gennaio ad agosto 2010”. L’accusa sostiene che il cadavere viene portato in garage, Sabrina intanto rimane in casa per far ritardare l’amica Mariangela Spagnoletti e Michele Misseri e Cosima Serrano trasportano il cadavere portano il cadavere attraverso l’ingresso posteriore della casa. Si parla anche dei depistaggi messi in atto dalla famiglia, dalle dichiarazioni autoaccusatorie che mutavano spesso, tranne l’unica veritiera che riguarda il ritrovamento. Inoltre in auto sono state proiettate le immagini del corpo di Sarah Scazzi, ritrovata la notte che va tra il 6 e il 7 ottobre 2010, esattamente 42 giorni dopo la sparizione. Michele Misseri era impassibile a quelle immagini, Sabrina singhiozzava.



SARAH SCAZZI: OGGI LE ARRINGHE DELLA PARTE CIVILE E DI MISSERI

di Angelo Barraco

Taranto – Una nuova udienza del processo d’Appello per l’omicidio della piccola Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana uccisa e gettata in un pozzo. Oggi le arringhe dei difensori della parte civile e di Michele Misseri e Carmine Misseri. Il primo a parlare in aula è stato l’avvocato Nicodemo Gentile, legale della famiglia Scazzi. Nella scorsa udienza, la Procura Generale ha chiesto, dopo oltre otto ore di requisitoria, la condanna in primo grado all’ergastolo per Sabrina Misseri e per la madre Cosima Serrano. Sabrina Misseri ha rilasciato anche delle dichiarazioni spontanee in aula e ha “Non l'ho uccisa, so io quanto sono addolorata”, in seguito a queste parole è scoppiata a piangere. Il sostituto pg Antonella Montanaro ha detto che Sarah Scazzi è stata “ strangolata in casa Misseri con una cintura da Cosima e Sabrina”, quindi il delitto sarebbe stato commesso da due persone, di cui una persona “tratteneva Sarah e l'altra la strangolava”. Un omicidio con “dolo d'impeto, non con premeditazione”. All’udienza per la morte di Sarah Scazzi non ha partecipato Cosima Serrano, ha rinunciato. Il pg ha la conferma delle condanne per gli altri imputati, partendo da colui che ha fatto ritrovare il cadavere della piccola Sarah e colui che negli anni è stato al centro di mille polemiche; Michele Misseri. Per lui è stata chiesta la conferma della condanna ad 8 anni per la soppressione di cadavere. E’ stato chiesto il non luogo a procedere per Cosimo Cosma, che è deceduto un anno fa. Per lui erano stati chiesti sei anni per soppressione di cadavere. Il Pg dice durante l’udienza: “Sarah è una sorella, dire Sabrina. Peccato che Sarah quasi nella stessa giornata dice che 'è una stronza', peccato che Sabrina dicesse che Sarah 'si vende per due coccole'. Sarah non era più la 'cosa' di Sabrina da quando aveva cominciato a frequentare il suo gruppo. Sarah diventa la rivale di Sabrina e nella sua testa vuole prendere il suo posto con Ivano Russo”. Proprio Ivano sarebbe il movente e a tal proposito dice che “Lei lo voleva, lui giocava: è il dramma personale di Sabrina, la sua frustrazione, Sabrina era ossessionata da Ivano, come dimostrano i 4.500 sms scambiati tra i due da gennaio ad agosto 2010”. L’accusa sostiene che il cadavere viene portato in garage, Sabrina intanto rimane in casa per far ritardare l’amica Mariangela Spagnoletti e Michele Misseri e Cosima Serrano trasportano il cadavere portano il cadavere attraverso l’ingresso posteriore della casa. Si parla anche dei depistaggi messi in atto dalla famiglia, dalle dichiarazioni autoaccusatorie che mutavano spesso, tranne l’unica veritiera che riguarda il ritrovamento. Inoltre in auto sono state proiettate le immagini del corpo di Sarah Scazzi, ritrovata la notte che va tra il 6 e il 7 ottobre 2010, esattamente 42 giorni dopo la sparizione. Michele Misseri era impassibile a quelle immagini, Sabrina singhiozzava. Dal 15 giugno vi saranno le arringhe dei difensori e della parte civile. 



SARAH SCAZZI: CHIESTA LA CONDANNA ALL'ERGASTOLO PER SABRINA E COSIMA

di Angelo Barraco

Taranto – La Procura generale ha chiesto, dopo oltre otto ore di requisitoria, la condanna in primo grado all’ergastolo per Sabrina Misseri e per la madre Cosima Serrano. Sabrina Misseri ha rilasciato anche delle dichiarazioni spontanee in aula e ha “Non l'ho uccisa, so io quanto sono addolorata”, in seguito a queste parole è scoppiata a piangere. Il sostituto pg Antonella Montanaro ha detto che Sarah Scazzi è stata “ strangolata in casa Misseri con una cintura da Cosima e Sabrina”, quindi il delitto sarebbe stato commesso da due persone, di cui una persona “tratteneva Sarah e l'altra la strangolava”. Un omicidio con “dolo d'impeto, non con premeditazione”. All’udienza per la morte di Sarah Scazzi non ha partecipato Cosima Serrano, ha rinunciato. Il pg ha la conferma delle condanne per gli altri imputati, partendo da colui che ha fatto ritrovare il cadavere della piccola Sarah e colui che negli anni è stato al centro di mille polemiche; Michele Misseri. Per lui è stata chiesta la conferma della condanna ad 8 anni per la soppressione di cadavere. E’ stato chiesto il non luogo a procedere per Cosimo Cosma, che è deceduto un anno fa. Per lui erano stati chiesti sei anni per soppressione di cadavere. Il Pg dice durante l’udienza: “Sarah è una sorella, dire Sabrina. Peccato che Sarah quasi nella stessa giornata dice che 'è una stronza', peccato che Sabrina dicesse che Sarah 'si vende per due coccole'. Sarah non era più la 'cosa' di Sabrina da quando aveva cominciato a frequentare il suo gruppo. Sarah diventa la rivale di Sabrina e nella sua testa vuole prendere il suo posto con Ivano Russo”. Proprio Ivano sarebbe il movente e a tal proposito dice che “Lei lo voleva, lui giocava: è il dramma personale di Sabrina, la sua frustrazione, Sabrina era ossessionata da Ivano, come dimostrano i 4.500 sms scambiati tra i due da gennaio ad agosto 2010”. L’accusa sostiene che il cadavere viene portato in garage, Sabrina intanto rimane in casa per far ritardare l’amica Mariangela Spagnoletti e Michele Misseri e Cosima Serrano trasportano il cadavere portano il cadavere attraverso l’ingresso posteriore della casa. Si parla anche dei depistaggi messi in atto dalla famiglia, dalle dichiarazioni autoaccusatorie che mutavano spesso, tranne l’unica veritiera che riguarda il ritrovamento. Inoltre in auto sono state proiettate le immagini del corpo di Sarah Scazzi, ritrovata la notte che va tra il 6 e il 7 ottobre 2010, esattamente 42 giorni dopo la sparizione. Michele Misseri era impassibile a quelle immagini, Sabrina singhiozzava. Dal 15 giugno vi saranno le arringhe dei difensori e della parte civile. 



SARAH SCAZZI: COSIMA IN LACRIME AL PROCESSO D'APPELLO

di Angelo Barraco

Taranto – Riprende il processo d’appello per la morte di Sarah Scazzi, uccisa ad Avetrana il 26 agosto 2010. Per l’omicidio sono stati condannati dalla Corte d’Assise di Taranto; la cugina di Sarah, Sabrina Misseri e la zia, nonché madre di quest’ultima, accusate entrambe di omicidio doloso aggravato e Michele Misseri, padre di Sabrina nonché marito di Cosima, alla pena di otto anni per soppressione di cadavere. Durante il processo d’appello vengono fatte ascoltare le intercettazioni tra Sabrina e il padre e Cosima Serrano rende delle importanti dichiarazioni spontanee. L’intercettazione di Sabrina risale al periodo successivo al ritrovamento di Sarah e Sabrina chiede al padre il perché avesse compiuto l’atto di ucciderla. Secondo gli avvocati di Sabrina, questa intercettazione dimostrerebbe l’innocenza della loro assistita, secondo l’accusa invece Sabrina si stava semplicemente costruendo un alibi. Questo è quanto dichiarato da Cosima Serrano: “Mio marito ha tentato di aggredirmi due volte. La prima con un'accetta, la seconda volta in campagna con una pietra – Alcuni amici di Sarah le dicevano che il padre era un delinquente. Noi non abbiamo mai detto questo, lo può dire anche Claudio – Si è parlato tanto di invidia, gelosia, ma non ho mai sentito che tipo di gelosia, invidia, di quale rancore? Ci siamo sempre aiutati l'un l'altro tra genitori e sorelle, quando Concetta ha avuto bisogno di me sono stata sempre presente, sempre a disposizione, non me lo facevo ripetere due volte -Il fioraio racconta un sogno, è assurdo che Sarah si trovasse lì in strada e Anna Pisanò ha amplificato un sogno. Quel giorno Sarah non l'ho vista proprio, l'ho vista la sera prima. Il 26 agosto  sono andata a lavorare la mattina, siamo andati fra San Giorgio Jonico e Taranto, sono tornata non prima delle 13.30 e a casa non c'era nessuno”. Il processo è stato aggiornato il 13 marzo. Nell’udienza del 27 marzo ci sarà invece la discussione del sostituto procuratore generale. Dal primo aprile inizieranno le arringhe difensive invece. La sentenza è prevista per i primi di maggio.




SARAH SCAZZI: IL 12 DICEMBRE CORTE D'APPELLO DECIDE SU SOPRALLUOGO NELLA CASA MISSERI

Redazione

Taranto – Nell'udienza del 12 dicembre (inizio alle 10) del processo per l'omicidio di Sarah Scazzi la Corte d'Appello di Taranto sciogliera' la riserva sulla richiesta avanzata dalla difesa a proposito di un sopralluogo nella casa della famiglia Misseri ad Avetrana. A chiedere un sopralluogo e' l'avvocato di Cosima Serrano, madre di Sabrina Misseri, che insieme alla figlia il 20 aprile del 2013 e' stata condannata all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Taranto. Infatti la difesa di Cosima e di Sabrina ritiene che ad uccidere Sarah – che il 26 agosto del 2010, giorno del delitto, aveva 15 anni – sia stato Michele Misseri, zio della ragazza, e che l'omicidio sia avvenuto nel garage dell'abitazione di casa Misseri. La Corte d'Assise ha invece sentenziato che Sarah e' stata uccisa in casa Misseri dopo un litigio con la cugina Sabrina e che le due donne l'abbiano strangolata lasciando poi a Michele il compito di occultare il cadavere in un pozzo delle campagne di Avetrana dove fu poi trovato la notte del 7 ottobre del 2010.
  Nell'udienza di oggi, i giudici dell'Appello hanno sospeso i termini di custodia cautelare per Cosima e Sabrina che restano quindi in carcere a Taranto sino alla fine del processo di appello (madre e figlia rischiavano di uscire a gennaio prossimo se il processo di secondo grado non si fosse concluso) e deciso inoltre che alcune delle telefonate tra Sabrina e il padre Michele prima dell'arresto di quest'ultimo saranno trascritte. Nell'udienza del 12 dicembre ci sara' il giuramento del perito incaricato della trascrizione. No, invece, da parte dei giudici di Appello ad un nuovo interrogatorio di Michele Misseri in aula. A seguito della morte di un imputato avvenuta nei mesi scorsi – Cosimo Cosma, nipote di Michele Misseri, condannato nel 2013 a 6 anni per soppressione di cadavere – adesso gli imputati sono scesi da 9 a 8. Oltre a infliggere l'ergastolo a Sabrina Misseri e alla madre Cosima Serrano, il 20 aprile 2013 la Corte d'Assise di Taranto, presieduta dal giudice Rina Trunfio, ha condannato a 8 anni Michele Misseri, accusato di soppressione di cadavere, a 6 anni Carmine Misseri, fratello di Michele, accusato di soppressione di cadavere, e a 2 anni Vito Russo, ex avvocato di Sabrina, per intralcio alla giustizia. Con l'accusa di favoreggiamento, poi, i giudici della Corte d'Assise hanno inflitto un anno di reclusione ciascuno ad Antonio Colazzo e Cosima Prudenzano e un anno e 4 mesi a Giuseppe Nigro, con pena sospesa




SARAH SCAZZI: DOMANI RIPRENDE IL PROCESSO IN APPELLO A TARANTO

Redazione

Taranto – Riprende domattina a Taranto in Corte d'Appello il processo per l'omicidio di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana scomparsa il 26 agosto del 2010 e ritrovata senza vita, ai primi di ottobre dello stesso anno, in un pozzo nelle campagne di Avetrana al confine tra le province di Taranto e Lecce. Nella seconda udienza la Corte dovra' pronunciarsi su una serie di eccezioni sollevate dalla difesa dei principali imputati (Sabrina Misseri e la madre Cosima Serrano, entrambe condannate all'ergastolo per il delitto, e Michele Misseri, marito di Cosima e padre di Sabrina, condannato a 8 anni per soppressione di cadavere). La sentenza di primo grado e' stata pronunciata ad aprile 2013. Una nuova deposizione in aula per Michele Misseri, il riascolto della telefonata tra Michele e Sabrina la notte di ottobre 2010 in cui l'uomo fu fermato dai carabinieri, una perizia psichiatrica per lo stesso Michele, un nuovo sopralluogo a casa Misseri dove Sarah, secondo quanto emerso in primo grado, fu strangolata e uccisa: sono alcune delle richieste avanzate dai legali nella precedente udienza e sulle quali la Corte d'Appello di Taranto dovra' ora pronunciarsi. Mentre la Procura generale chiede la sospensione dei termini di custodia per Sabrina e Cosima che il prossimo 20 gennaio potrebbero lasciare il carcere se il processo di secondo grado non si fosse ancora concluso, la difesa di Sabrina, guidata dall'avvocato Franco Coppi, punta invece a riaprire l'istruttoria. Gli avvocati della cugina di Sarah insistono da tempo su un concetto: non e' stata Sabrina, con l'aiuto della madre Cosima, ad uccidere la quindicenne, ma lo zio Michele. "Sceneggiate", e' tranchant il giudizio degli avvocati della famiglia Scazzi sulle dichiarazioni di Michele Misseri che rivendica la sua responsabilita', anche perche' l'uomo si e' prima addossato il delitto, portando i carabinieri nel luogo dove il cadavere della 15enne era stato nascosto, poi ha incolpato la figlia Sabrina, poi ancora e' tornato ad assumersi la responsabilita' dell'omicidio. Tesi, questa, che Michele Misseri porta avanti da mesi prima della sentenza di primo grado. Ma per i giudici di Corte d'Assise, si legge nella sentenza di un anno e mezzo fa, Michele Misseri "non ha ucciso Sarah Scazzi, non ha assistito al delitto, non ha appreso dai reali protagonisti i dettagli dell'accaduto, non ha cognizione del contesto nel quale l'omicidio si e' verificato". Sarah e' stata uccisa da Sabrina, secondo i giudici di primo grado, perche' entrambe erano in competizione sullo stesso ragazzo. E quindi la gelosia e la passione sentimentale hanno spinto Sabrina, al termine di un litigio avvenuto in casa, ad uccidere la cugina. Secondo la ricostruzione della Corte d'Assise, infatti, Sarah Scazzi il pomeriggio del 26 agosto e' andata a casa Misseri, ha avuto una prima lite con Sabrina e Cosima, ha cercato di fuggire ma e' stata raggiunta in strada e riportata in casa dove poi e' stata strangolata dalle due donne.

Rispetto al primo grado, nella vicenda gli imputati adesso sono 8. Oltre a infliggere l'ergastolo a Sabrina Misseri e alla madre Cosima Serrano, il 20 aprile 2013 la Corte d'Assise di Taranto, presieduta dal giudice Rina Trunfio, ha anche condannato a 8 anni Michele Misseri, zio di Sarah, accusato di soppressione di cadavere e a pene minori gli altri imputati in primo grado.